martedì 28 gennaio 2014

Passione K -rincorsa ai play off-

E' una Passione rimaneggiata quanto agguerita quella che affronta il Pau Udine.

Otto cavalieri tra cui il sergente di ferro che quando si autoschiera (anzi skiera) fa incassare un 10-2 in cinque minuti (due spezzoni di circa due minuti e mezzo).

La partita e' presa in mano del funambolico Bevitori che oltre al suo bottino, tiene il ritmo e rifornisce Benvenuto in serata di grazia.
La rotazione a sei (gia' detto del K, da segnalare anche la disponibilita' parziale dell'infortunato Fortunati) porta ottime cose al team che non deve piegarsi a rotazioni ed esperimenti cervellotici del burattinaio.

Un secondo tempo da 52 punti permette un finale tranquillo, anche se dagli altri campi non arrivano buone notizie in ottica accesso ai play off, sara' un finale di stagione che ovviamente coach K affronta nella solita maniera, si vocifera infatti l'ennesimo ritorno al mercato.

Chi vivra' vedra'

Pau - Passione 53-79

Gadola 3, Bevitori 11, Fortunati 6, Benvenuto 31, K, Cotterle 10, Scrigner 12, Serafini 6.

lunedì 27 gennaio 2014

Lettera a Mara Venier

Cara Mara Venier,

dopo aver scritto un post su facebook forse un po' populista, ho deciso di scriverti.
Potresti essere mia madre cio' nonostante mi premetto di usare il tu, per una serie di motivi che adesso ti elenco:

1. Ho notato che diversi ragazzini molto piu' giovani di me,  famosi perche' recitano o cantano,  per parlare con te usano il tu.

2. Da anni sei ogni domenica a casa di tutti gli italiani, quindi anche a casa mia e casa mia di domenica ci sono solo i parenti a cui do del tu.

3. Per comodita'.

Ti dicevo del post, testualmente:  

Sulla televisione francese in Belgio danno un documentario su Abbado, contemporaneamente sulla Rai: Mara Venier, Iva Zanicchi, Orietta Berti e Jerry Cala', e' maledettamente giusto che ci prendano per il culo.

Ammetto di essermi lasciato andare, ma dopo aver mangiato polenta,  con imitazione belga di gorgonzola e funghi, seguito da un caffe' con amici al Club Reserva, gran bel locale di Gent, sono tornato a casa con il chiaro intento di diventare corpo unico con il divano.
Accendo la Tv, passo ad un zapping violento, che va dai canali in lingua fiamminga a quelli in francese, per poi arrivare alle frequenze internazionali, il canale israeliano dove seguo il Maccabi e l'Eurolega di basket, lo spagnolo, turco e i due arabi,  per poi fermarmi su Mediaset Italia e Rai uno.

Per vedere una trasmissione in inglese, cara Mara, devo essere molto concentrato e talvolta non e' sufficiente, per quanto riguarda le altre lingue non ci siamo proprio, quindi va da se che se decido di seguire distrattamente la tv mi fermo sui canali italiani. 

Ti vedo intervistare qualunque fossile, parlare sempre di spettacoli ed esperienze fatte spesso prima che io nascessi. Seguo un paio di minuti ma all'ennesima finta e preparata semipolemica tra Oriettona (quella della barca che va) e Iva (quella di ok il prezzo e' giusto ma soprattutto "io con Berlusconi vado a pulire i cessi") non resisto e cambio canale.

I tastini meno e piu' e quello back sono manna dal cielo per il professionista dello zapping.

Mi fermo su un concerto di musica classica, la telecamera e' ferma su un violinista poi si allarga a tutta l'orchestra e non si puo' non notare il direttore  Abbado appena scomparso.
Il canale e' francese. E' un documentario dove si ascolta il lavoro del Maestro,  alternato a testimonianze di addetti ai lavori e musicisti italiani, tedeschi e francesi.

Ho fatto il possibile per non fare uno piu' uno, ma non e' stato possibile.

Cara Mara, sono rimasto male nel vedere che quella che viene definita l'ammiraglia di mamma Rai perdere in maniera cosi' umiliante con un canale X francese,  lo so che in quel momento quella competizione me la sono creata io, ma mi aspettavo qualcosa, un moto d'orgoglio, uno scatto di reni, una rinascita dopo la testata di Zidane.
Stavamo perdendo e il protagonista della vittoria transalpina era un protagonista mondiale del nostro secolo nato in Italia, un Senatore a vita della Repubblica Italiana, omaggiato dopo la scomparsa dalla tv francese. Un controsenso.
Ti vedo salutare le due vetuste artiste, mi aspetto il colpo di reni, invece, cara Mara altro pugno nello stomaco.
Jerry Cala'.
 Presenta uno spettacolo autobiografico (parole sue) che portera' in tutta Italia e all'estero (Lugano), presenta la sua band e canta tutto il campionario da ultimo dell'anno in piazza, facendo una fatica incredibile.
Poi un paio di "non sono bello ma piaccccio" e "capittto??" (mancava solo la doppia libidine con i fiocchetti)  e il cachet e'stato coperto.

Back. Sul canale francese intanto mettono la lama nella piaga narrando la magnificenza del maestro, l'unica soddisfazione e'sentire che vorrebbero mettere un accento su quella o finale ma proprio non ci sta.

Ma cara Mara, veramente non si poteva fare di meglio? Veramente rischiavi tanto in termini di audience a parlare di un'eccellenza italiana contemporanea? Veramente la Berti, la Zanicchi e Cala' ti garantiscono quel minimo sindacale di sopravvivenza?

Lo so, lo so non eri in competizione con quel canale, lo so e' solo il mio orgoglio italico ferito, non si puo' fare nulla.

Ok, cara Mara adesso ti lascio anche perche' immagino che il lunedi sia il tuo giorno di meritato riposo, in piu' su mediaset italia tra un paio di minuti  inizia Forum con la Palombelli, che non posso assolutamente perdere.
 





 


giovedì 23 gennaio 2014

Alla ricerca di Feno - possibile ultimo episodio -

Ore undici e quarantacinque, bici sbloccata, marcia uno ingranata, iniziamo a pedalare e pensare.
Le piste ciclabili senza macchine permettono di guidare con piu' spensieratezza, quindi spesso formulo i miei pensieri.

Tra un'oretta circa saro' all'Interclub di Gent e vedro' Feno.

Condizionato da un libro che sto leggendo dove l'autore fa una severa autocritica sulla sua presunzione nel narrare determinate situazioni, ho deciso di cambiare il mio atteggiamento nei confronti del nostro protagonista.

Alla fine io sono un suo collega per quell'ora settimanale, probabilmente proviamo le stesse emozioni, magari le comunichiamo in maniera diversa.
Ma devo smetterla con il mio atteggiamento snob solo perche' per anni sono stato aldila' dello steccato, nel senso che per molti anni sono stato io l'istruttore che cercava di bypassare i vari Feno di turno.
Adesso io sono lui e lui e' me. Siamo sulla stessa barca.

Sono arrivato a scuola, a minuti Gio uscira' dal cancelletto.

Devo pensare una maniera per chiedere scusa al mio compare, ovviamente non in maniera plateale perche' in teoria lui non sa di essere il protagonista massacrato di questa rubrica.
Magari inizio a salutare con un largo sorriso, mi siedo vicino a lui e magari provo con il mio elementare inglese a comunicare, oppure vado al bar che gestisce e bevo qualcosa e alzando il bicchiere faccio un gesto tipo: alla tua salute!!

Papa'!!!!!! E' arrivata Gio. 
Domande istituzionali: E'andata bene a scuola? Hai mangiato? Cosa avete fatto? Ovviamente nessuna risposta, lego lo zainetto sul manubrio, Giorgia saluta i compagni che passano con i genitori mentre allaccio la cintura di sicurezza del suo seggiolino e partiamo.

Si, ok faccio cosi', do ampi segnali di disponobilita' e cordialita' comincero' sicuramente con un atteggiamento forzato ma poi chissa' magari e' una persona gradevole con cui scambiare impressioni.

Pranzo volante, prosciutto e carote, e abbiamo meno di dieci minuti per rivestirci e andare alla fermata del tram, nel preparare le ultime cose, Gio mi gela: Papa' cosa fai?
Preparo tutto per andare a tennis.
Disastro. Maschera della disperazione.
Provo in tutte la maniere, i tempi sono stretti, il tram sta arrivando, prometto una piccola sorpresa, le assicuro che passiamo alla bibblioteca comunale dove c'e' un meraviglioso reparto dedicato ai bambini, ma niente.

Non sono il tipo che forza un bambino a svolgere un attivita' tanto piu' se ludica.

Mi dispiace Feno, alla prossima.

Non credo.

giovedì 16 gennaio 2014

Alla ricerca di Feno - Calma piatta -

Settimana fiacca.

Giorgia chiaramente fa capire di non voler piu' aver a che fare con l'Interclub Tennis di Gent, per la seconda volta non ha messo piede in campo. E' fastidioso vederla serenamente sgambettare dalla panchina, con le mani sotto il culo, senza nessuna voglia di ascoltarmi meno ancora di dare qualche spiegazione.

Sara' che sono impegnato a capire mia figlia, sta di fatto che non vedo piu' un Feno attivo, oggi addirittura non e' entrato in campo.
Li', presente, in piedi, presente ma senza creare indisposizione, presente, ma anonimo, spinge solo timidamente con le sue New Balance rosse le sue amate spondine laterali.

Lo sento quasi sempre parlare in francese, sicuramente parla anche il fiammingo, inizio a pensare che capisca anche l'italiano e che dopo avermi chiaramente sgamato a prendere appunti e a fotografare, google lo abbia aiutato e magari conosca questo blog, e quinidi non mi regala piu' soddisfazioni.

Se e' cosi' caro Feno, non ho niente da nascondere, non c'e' nulla di falso, ed e' per questo probabilmente che tu adesso hai questi modi molto piu' razionali.

Forse la mia rubrica, ti ha svegliato, ha svegliato la tua coscienza di genitore invasivo,  parafrasando uno tra i piu' illustri dei miei concittadini: La coscienza di Feno.

Alla prossima, forse.

Passione K - Seconda giornata 2014 -

Un milione di posti di lavoro.

Normalmente scudetto.

Solo vittorie nel 2014.

Oggi parliamo di proclami, lo dico chiaramente a me non sono mai piaciuti, o meglio non mi piace il loro significato, il perche' li si esterna.
Quasi sempre il proclama deve colpire le menti e ci si mette al centro dell'attenzione assieme all'oggetto in questione.

Nell'elenco iniziale il primo delirante messaggio aveva l'obbiettivo di far vincere le elezioni amministrative,  il secondo far aumentare  l'entusiasmo di piazza,  il terzo per dare uno scossone ad un ambiente deluso.

Analizzandoli ulteriormente si vede come:  il primo (ahime')  e il secondo alla fine hanno centrato nel segno nonostante non si siano fattivamente verificati;  il primo e il terzo sono stati fatti da gente che ha fatto pasticci con i capelli; e sempre il primo e il terzo dal mio punto di vista sono stati fatti con malizia e opportunismo nel senso che anche gli autori non li consideravano percorribili; il secondo e il terzo invece sono accumunati dal fatto che hanno lo stesso campo, la stessa disciplina, ossia il basket e i proclamatori sono due allenatori. Un guru e un profanatore, ma comunque due coaches.

Coach K, tronfio dopo il successo con Buttrio, inventa quintetti e si affida a scelte stravaganti, tutto cio' abbinato ad un inizio di gara molle, bissato da un rientro nel terzo quarto altrettanto fiacco, fa si che il Pasian con un finale rocambolesco porti a casa la W finale.

Chissa' se coach K,  nella solitudine tipica del leader sconfitto,  ha rimuginato di piu' sugli errori banali dei suoi giocatori, sulle sue scelte, sul tiro nemmeno scagliato nell'ultima azione, o magari si mangia i gomiti sulle parole spese all'inizio dell'anno.

Chiudiamo con il piu' grande "In bocca al lupo" al totem Mauro Lorenzi, per una pronta guarigione alla sua caviglia infortunata.


Pssn - Pasian 64-65

Gadola 3, Polo, Bevitori 15, Fortunati 13, Mezzina 6, Scrigner 4, Serafini, Benvenuto 12, Lorenzi 3, Pattarino 4, Cotterle 4.

Corner K -Weekly Pillows-

1929 e dintorni..

L’età dell’oro in America…del jazz e del proibizionismo, del cavallo di ferro e della grande euforia: tutto va a gonfie vele per una delle vincitrici della Grande Guerra che, proprio in quegli anni, scavalcherà la Cina e diventerà la prima potenza mondiale.
Poi di colpo il Grande Crollo: 29 ottobre 1929, il Black Tuesday, la borsa americana crolla del 12%, inizia la Grande Depressione che durerà 10 anni e verrà risolta dal secondo conflitto mondiale. 
Gli effetti si fanno sentire in Europa e pure in Italia, tant’è che nel 1936 (in pieno regime fascista) viene emanata la prima Legge bancaria (verrà modificata appena nel 1993). Nasce la specializzazione del credito, ovvero le banche non possono più “fare tutto” ma vengono divise tra aziende che erogano finanziamenti a breve termine (fino a 18 mesi) ed istituti speciali che oltre ad operare su scadenze più lunghe possono operare sui mercati. Si cerca quindi di separare la funzione sociale delle banche: attingere capitali e prestarli ad imprese e privati, da quella commerciale: operare sui mercati con fini lucrativi e maggiormente remunerativi per gli azionisti.

Nel nostro paese vige un’altra peculiarità: le imprese di assicurazione sono obbligate ad investire una parte delle loro riserve in titoli di stato cioè a comprare titoli di debito pubblico, esenti da rischio e con rendimento minimo ma garantito.
Questa situazione perdura fino al 2008 quando uno stato sovrano (l’Irlanda) dichiara di non essere più in grado di garantire il pagamento del proprio debito pubblico.
Per la prima volta nei mercati finanziari si assiste ad un possibile default (fallimento) di un’economia occidentale sviluppata e politicamente stabile.
Per i mercati finanziari si apre una nuova era con conseguenze che colpiranno indistintamente tutti, anche coloro che erano avversi al rischio o addirittura non possessori di attività finanziarie.
Si assiste ad un vero e proprio shock finanziario, mai nel corso di 80 anni uno stato sovrano aveva apertamente dichiarato di non avere i soldi per pagare i propri debiti. Si apre la crisi europea e si sparge il contagio: la Grecia sarà la seconda economia europea a sbandierare le proprie difficoltà e dopo di lei sarà la volta di Portogallo, Spagna, Italia, Cipro e Slovenia.
I possessori di titoli di stato ossia di obbligazioni emesse dai governi europei vedono scendere vertiginosamente i prezzi di questi assets poiché tutti i grossi investitori (fondi, assicurazioni, banche) cominciano a vendere per evitare possibili perdite. 
Btp acquistati a 100 nel giro di una settimana valgono 80 con una perdita in conto capitale pari al 20%. Si tratta di un fenomeno storico, si tolgono le certezze (e le tranquillità) a quella moltitudine di persone che investivano i loro piccoli risparmi nei titoli di stato poiché sicuri e privi di rischio.
Lo spread tra Btp e Bund tocca un massimo di 600 punti, ovvero i titoli italiani diventano talmente pericolosi da rendere il 6% in più di quelli tedeschi. Viene prezzato il rischio.
La gente assiste inerme: chi vende per ripararsi da danni anche psicologici (il pensiero della perdita scava come una goccia pensieri e carattere facendoci assumere atteggiamenti negativi), chi cerca consigli rasserenanti, ma purtroppo pochi avranno la tenacia di mantenere aperte le posizioni per 5 anni e di guadagnarci sopra.
Le istituzioni finanziarie (le Banche Centrali) intervengono in maniera diversa: quella americana cominicia ad acquistare titoli di stato e obbligazioni legate ai mutui per innondare il mercato di liquidità, per mantenere vivi gli stimoli all’economia, ovvero non far mancare soldi ad imprese e privati.
In Europa la Bce si muove su di un altro terreno: la visione tedesca fa si che si privilegi la guerra all’inflazione, per cui i tassi di interesse non vengono abbassati e non si mettono in campo misure di carattere straordinario. 
L’economia si inceppa, la funzione sociale delle banche come strumento di collegamento tra economia e imprese scompare. 
Gli investimenti si riducono e la crisi comincia ad estendersi in maniera esponenziale travolgendo tutto e tutti: mutui, prestiti, salari, costo della vita….non si salva nulla. 
Oltre il danno segue la beffa: le banche non finanziano non mettono più moneta in circolazione perché imbottite di titoli di stato di paesi sovrani (si pensi alla Germania e ai suoi interessi economici in Grecia), cominciano ad ascrivere a bilancio delle perdite. Perdite dovute al crollo dei prezzi di titoli ritenuti, fino a quel momento, privi di rischi. Le aziende di credito cominciano a richiedere il rientro dei capitali prestati ad imprese e privati (per ottenere liquidità) mettendo in croce imprenditori e famiglie. I mutui pur con tassi bassi hanno piccolissime percentuali di erogazione (poiché sono “venduti” con spread ai massimi livelli), con conseguente crollo del settore immobiliare. I rubinetti sgocciolano liquidità, l’attività manifatturiera si ferma, l’Europa diventa un paese virtuoso ma morente. 
Negli Usa nonostante la disoccupazione arrivi a sfiorare il 10% il Governo sostiene le sue imprese ed i suoi cittadini.
La situazione cambia quando Draghi si insedia al vertice della Bce, la prima mossa è quella di tagliare i tassi di interesse e garantire alle banche europee operazioni di rifinanziamento all’1%. Tali misure prese per stimolare l’economia sono frenate dai banchieri che invece di finanziare imprese e privati investono in titoli di stato, facendo scendere i rendimenti ed aumentando i prezzi, lucrando sulla differenza. 
Quindi la liquidità messa a disposizione della Banca Centrale Europea viene trattenuta dalle banche che anziché stimolare le attività produttive compiono operazioni di trading per arricchire i propri bilanci.
Parafrasando T.S. Elliot “novembre è il più crudele dei mesi”, sicuramente per la dinamica del credito: i prestiti ai privati sono scesi del 4,3 % (fonte Banca d’Italia); tuttavia mentre quelli alle famiglie si riducono dell’ 1,5%, quelli alle imprese si sono ridotti (sempre su base annua) fino al 6 per cento.
Il credit crunch (la stretta del credito) continua quindi a soffocare l’economia, la Cgia di Mestre segnala come il nord-est sia una delle zone più colpite da tale fenomeno con punte massime registrate a Trieste (-8%), seguite da Rovigo e Trento (-6,4%). 
Le banche chiudendo i rubinetti del credito non consentono ad imprese sane di mantenere la propria attività fisiologica e, il più delle volte, obbligandole al rientro delle somme esposte le mettono definitivamente in ginocchio decretandone la chiusura.
Solo misure straordinarie, ovvero una politica europea che andasse in contrasto con la cancelliera Merkel ed “autorizzasse” Draghi ad interventi innovativi, consentirebbe alle imprese di ripartire e trainare quella ripresa tanto invocata che ha impoverito tutta l’Europa nell’ultimo lustro….auf wiedersehen…

lunedì 13 gennaio 2014

Passione K - Prima giornata 2014 -

Dopo i tumulti interni, lo spogliatoio vivace, risultati scadenti,  e l'ennesimo innesto dal mercato, la razionalita' consigliava di partire con il profilo basso, ma il coach Passione non si smentisce e usa il megafono dei social network per comunicare a tutti il buon proposito per l'anno nuovo:

pronostico per il 2014: vinceremo tutte le partite!


Ci si chiede cosa spinga coach K a tenere cosi' alta la pressione, una sorta di masochismo gestionale o una sua personale tecnica studiata in qualche tomo a noi sconosciuto?


Comunque alla prima giornata del girone di ritorno la Passione conquista Buttrio, con una buona seconda frazione dopo un primo tempo concluso in parita'.
Le assenze inducono il coach a chiedere alla classe operaia di scendere in paradiso e con il sangue, le lacrime e il sudore si espugna la citta' del vino.

Da segnalare l'ottimo inserimento di Cotterle (tra quanto la polemica con il coach che chiedera' di sostituire la C iniziale con l'istituzionale K?) e la prestazione di sostanza di Serafini, e la solita verve di Giampi Bevitori.

Buttrio - Passione 72-61

Polo 2, Gadola 2, Bevitori 22, Fortunati 2, Cotterle 15, Patarino 4, Serafini 9, Benvenuto 16. Coach K

domenica 12 gennaio 2014

Corner K -Weekly Pillows-


Prima di iniziare con l'angolo economico del coach K, visto il titolo dell'articolo, mi permetto di dire che stanotte ho sognato un numero il 410,80 se volete scomponetelo, capovolgetelo, insomma fate cio' che credete,  ma se vi aiuta al lotto ricordatevi di me. Grazie.


20, 8, 11..diamo i numeri
 
Signori attenzione: 
Il nuovo anno è partito col Dow Jones (l’indice della borsa americana) in perdita…apriti cielo!! Eh si, perché a volerci veder chiaro era dal 2008 che non succedeva una cosa del genere, anno in cui esplose il crack Lehman e si inizio a parlare di “recessione”.
 
I cabalisti sono sul piede guerra: 2014 annus horribillis, qualcuno si rifugia nel Talmud per ricordare come ci siano ancora circa 280 sedute per sollevare la barca e portarla in linea di galleggiamento. Niente da fare: i segnali restano negativi, 14 il numero dell’ubriaco, ma anche della saggezza (2) eterna (7), verso una riconciliazione dei mercati verso i fondamentali dell’economia? Mah, staremo a vedere…
 
Intanto dall’altra parte dell’Oceano a Milano si stappa lo spumante: prime sedute borsistiche positive e per la prima volta dal 2011 lo spread (il differenziale con i titoli di stato tedeschi) sotto i 200 punti -197 per la precisione-.
Che ci sia un risveglio europeo e un decoupling (disallineamento) rispetto l’ America ??
A leggere i numeri, parrebbe di no, ovvero i capitali (americani) si spostano da una costa all’altra alla ricerca di rendimenti migliori (fly to quality), quindi acquistando titoli di stato dei paesi periferici (Italia e Spagna in primis), fanno scendere i rendimenti ed abbassare di conseguenza lo spread.
 
Chi scrive sa come il piccolo risparmiatore sia spesso fuorviato da troppe notizie (alcune artificiose) e riesca con difficoltà a districarsi nelle giungle finanziarie e consiglia di leggere con attenzione i numeri (che non mentono mai!!) e di usare un pizzico di psicologia per avvicinarsi ai mercati.
Capita spesso che gestori o “professionisti” consiglino azioni fondi o titoli quando le cose vanno bene ovvero i mercati sono già in salita, per consigliare di stare fermi quando vi sono delle correzioni in atto. Un vecchio avo, digiuno di schemi finanziari, mi diceva che per guadagnare bisognava comprare a poco e vendere a tanto….esattamente il contrario di quello che normalmente si fa…

venerdì 10 gennaio 2014

BUONI PROPOSITI 2014

Una percentuale altissima di persone, passate le feste,  si ripromettono di dedicare, soprattutto nella prima parte dell'anno nuovo, del tempo al riassestamento del fisico e dell'organismo provato dagli eccessi natalizi.

Cosi' si pensa che con l'iscrizione in una palestra si risolvono i problemi di chili e tossine in piu', poi pero' si entra nell'ordine di idee che le macchine infernali bisogna anche impegnarle, quindi o ci si rimette la quota oppure,  gambe in spalla,  ci si sbatte un po'.

Inizia quindi il periodo da tute da ginnastica o tremende canottierine contenitive, insalatine e insulsi beveroni, rinunciando con lacrime (soprattutto qui in Belgio) alla birretta con gli amici rimpiazzandola con un insipido the' verde non zuccherato, iniziando quel periodo che con un po' di blasfemia chiamiamo ramadam.

Oggi dieci gennaio questo momento si e' vissuto in casa Bassi-Siugzdaite, dopo aver accompagnato Giorgia Jurga a scuola, abbiamo proseguito per il centro sportivo Stadium, vicinissimo all'asilo, basta attraversare un ponte, quindi a dieci minuti da casa.
Entrati nei locali dello Stadium, abbiamo rinviato il momento delle informazioni, consumando un pessimo capuccino, la sala e' da riassettare dopo un festa della sera appena passata, la palestra e' super attrezzata e moderna, i campi da squash sono interrati quindi si possono ammirare da una specie di balaustra.
La barista-receptionist sorridente e molto disponibile, preparata la colazione, ci fornisce tutte le informazioni utili.

Roma soddisfatta delle comunicazioni ricevute, prenota per lunedi' alla otto e mezzo un turno di squash, sul campo dieci ci sara' un tiratissimo Italia-Lituania, e approfondisce per l'iscrizione al club.

La ragazza consegnandoci vari depliant, ci da ulteriori informazioni su prezzi, forzando la mano sulla frequentazione giornaliera e poi sulle eventuali iscrizioni piu' lunghe.
Ed e' proprio in questo momento che vedo che mi osserva scrupolosamente, dando parecchio carburante al mio orgoglio maschile.

Penso: le piace il bovino italiano adulto canuto.

Imposto lo sguardo "in palestra vengo con la moglie ma poi posso fermarmi", trattengo un po' il fiato per slanciare la postura,  condisco il tutto con l'occhio da macho latino,  penso di esagerare passando il pollice sul labbro superiore (gesto che l'amico Roberto ritiene molto sexy), fortunatamente desisto.

Ultimato il listino prezzi, snocciola le promozioni e tiene a precisare che la percentuale di sconto aumenta secondo il peso corporeo, insomma per la receptionist non era sincero interesse per il latinlover ma mera ragioneria, a quel punto mollo il fiato pensando al portafoglio.

Praticita' belga batte fascino italico con una goleada, il mio orgoglio di maschio umiliato.




mercoledì 8 gennaio 2014

Alla ricerca di Feno 4, primo episodio 2014


Aggravante.

Confermata l'impressione delle ultime volte, il buon Feno e' il gestore del bar del circolo del tennis.

Cio' non lo giustifica affatto dalle intromissioni e dalla sua libera interpretazioni delle regole, anzi proprio perche' fa parte di quella organizzazione dovrebbe esere il primo a rispettare ruoli, disciplina e attrezzature.

Oggi purtroppo per Giorgia non e' stata una grande giornata, sta facendo un po' di fatica a riprendere i tempi precedenti alle feste natalizie sia a scuola che oggi a tennis.
Quindi non si e' staccata dalla panchina dove di solito si siedono i genitori e si appoggiano i giubbotti, era in buona compagnia, infatti proprio i piccoli Feno non volevano saperne di entrare in campo.

I tre bambini non si sono resi conto che con il loro atteggiamento/capriccio hanno scatenato una competizione, il genitore (io) che con metodi legati al dialogo costruttivo cercava di convincere la iena risoluta a non mettere piede sul tappeto verde, a cedere, e l'altro (Feno) che prima spinge i suoi pargoli per poi entrare in campo con loro.
Una guerra di interpretazioni educative, ma in ballo anche un certo orgoglio maschile, il nervosismo malcelato si respirava nell'aria.

Al primo tentativo l'insuccesso e' doppio, equilibrio, pareggio.

Non nascondo che ho anche pregato Giorgia di entrare per regalarmi questa soddisfazione, umiliarlo davanti a tutti, mi immaginavo gia' la mia piccola bionda con la sua codina al vento e io con l'aria indifferente sfilare dalla tasca del giaccone il mio libro e distaccatamente mettermi in un angolino a leggere, mentre lui, li', in mezzo al campo a costringere i suoi baby a stare in fila controvoglia.

Niente.

Gio' e' stata ferma senza fare sceneggiate, tutto sommato oltre a qualche piccola lacrima anche i piccoli Feno erano tranquilli, lui invece non se ne faceva una ragione.
La scena mi ha fatto venire in mente un film recentemente visto: La vita e'un miracolo - di Kusturica dove il postino Veljo ha la strada ostacolata da un asino e fa di tutto,  in maniera vana,  per spostarlo mentre il proprietario dell'animale il pastore Vujan rassegnato si gode l'ombra di un albero.
Quando Veljo impugna un grosso bastone, Vujan saggiamente sentenzia: Vuoi usare il bastone? Sono scettico.
Feno il postino Veljo,  il pastore Vujan io.

Ora la differenza e'una sola, Giorgia seduta vicino a me che guarda i compagni giocare, un Fenino che sta fermo come una candela in mezzo al campo e l'altro che piange in braccio del nostro eroe.

Dopo mezz'ora decido che si puo' andare via, Giorgia accoglie la decisione come la manna dal cielo, cio' mi crea qualche dubbio sulla carriera tennistica di mia figlia, saliamo sul tram, la avverto che sono arrabbiato per il suo atteggiamento, passano cinque minuti e la bionda dorme alla grossa sul sedile, la sveglio per scendere, apre gli occhi e mi chiede: Sei felice?

Ancora una volta ha vinto lei.


Vi lascio con due perle:

nella prima foto potete vedere Feno a colloquio con il capocoach che intanto gonfia un palloncino (?) anche se il top e' l'assistente dietro a quella tavola sul muro che bada bene ad uscire allo scoperto. 


Nella seconda foto invece Feno che con passo atletico, esce dal campo e lascia lavorare gli istruttori.







Germania Est - Germania Ovest - Amburgo, 22 giugno 1974 -

Da - Il desiderio di essere come tutti - di Francesco Piccolo:



....
Quindi, quando le squadre entrarono in campo, doveva essere tutto chiaro.
Da una parte c'erano quelli come noi, dall'altra parte c'erano quelli diversi da noi. Per mio padre non c'era dubbio per chi fare il tifo. Non potevo avere nulla da dire.

C'era il fatto, pero', che adesso c'erano due squadre, una di fronte all'altra: in una giocavano i forti, nell'altra i deboli;  in una c'erano tutti calciatori famosi, nell'altra tutti sconosciuti; una squadra era padrona di casa,  l'altra no, anche se giocava in Germania - ma non era la loro Germania.
E c'era un'altra cosa: l'allenatore e quelli che stavano in panchina, nella Germania dell'Est, avevano una tuta azzurra semplice semplice, come avrei potuto averla io, con una scritta enorme DDR, che sembrava cucita dalla mamma dei giocatori, proprio come la mia mamma cuciva il numero sulla mia maglia.
C'era il fatto, insomma, che a me toccava fare il tifo per i piu' belli, i piu' ricchi, i piu' forti, quelli con le maglie e le tute migliori. E questa cosa, in fondo, mi metteva a disagio.
Se nessuno mi avesse condizionato, se nessuno mi avesse detto che una Germania era come noi e un'altra era diversa da noi, se ci fossero state due squadre anonime in mezzo al campo, io avrei tifato di sicuro per la piu' debole, la piu' povera, quella con le tute comprate al mercatino dell'usato. Sarebbe stato naturale.
E invece adesso mi dicevano che era naturale il contrario.
Lo accettavo a fatica, anzi era come se lo accettassi, ma non mi sentivo in pace - a quel punto non e' che non mi piaceva una Germania o l'altra: non mi piacevo io.

lunedì 6 gennaio 2014

Rigurgiti cestistici post panettone

Sono ormai dieci giorni che ho in testa queste righe, e come spesso succede il tempo modifica i contenuti e magari vengono rafforzati alcuni aspetti e  indeboliti altri.

La scintilla e' stata la trasmissione dell'avvocato Buffa sulla vita del miglior giocatore di sempre con la palla a spicchi in mano ossia Michael Jordan.
Un po' piu' di cinquanta minuti per sintetizzare in maniera mai banale la vita di un'icona del basket ma di tutto lo sport americano, un uomo che poi e' stato interesse di ricerche di marketing che hanno fatto scuola, un uomo diventato marchio universale.

Puo' una gara di seconda lega italiana  di una societa' abitualmente alla canna del gas senza nessuna risorsa per il futuro,  costruita con dei giovani virgulti di casa con grande cuore e il resto spendendo tre tozzi di pane e un bicchiere di vino, modificare il fantastico documentario dell'avvocato?
Nella mente obnubilata di un tifoso come me, sicuramente si.

Dai vari mass media durante la mia vita di tifoso Pallacanestro Trieste mi sono sentito dare del competente, del frequentatore di un salotto o di un teatro, di forza fedele della squadra.
Adesso mi trovo spiazzato, in un momento dove abbiamo nuovamente un'ossatura di squadra e non un cozzaglia di mercenari come pochi anni fa,  l'equilibrio del tifoso competente triestino e' andato a farsi benedire.

L'opera di Buffa io l'ho vista su Youtube in un giorno centrale della settimana tra le gare della PTs contro Forli' e Casale Monferrato, partite giocate alla pari con una squadra che giocava quasi l'ultima spiaggia in casa contro una diretta concorrente e una squadra che negli ultimi anni ha fatto la serie A, ha investito sui giovani ed ha un roster superiore a quello biancorosso. Sonfitte che hanno generato un malumore che per me resta incomprensibile, per una squadra che considero miracolata a settembre e che non ha vinto cinque gare in un girone ma cinque battaglie centrando mezzo obbiettivo a mezza stagione.

Federico Buffa in meno di un'ora ha citato nomi mitici del nostro sport, d'altronde parlando di una divinita' non puoi che smuovere dei grossi calibri, ma qui si parla di Stockton, Pippen, Barkley, Thomas, gli Harlem di Lemon,  Kevin Johnson,  Dan Majerle, Worthy, Perkins ("culone" nelle fantastiche cronache del Nano Ghiacciato), Hakeem The Dream Olajuwon, Grant, Shaq, Horry, Rodman, Sam Bowie, Doc J, Rodman, Kerr, Wilkins, Paxon, Drexler, Mutombo, Kemp, Payton, Karl Malone per poi parlare separatamente di due come Bird e Magic che possono serenamente aspirare alla poltrona condivisa di Mvp di sempre.
Ma non e' finita qua, perche' oltre a tutte queste stelle l'avvocato non dimentica dei fantastici coaches come Dean Smith, Tex Winter e Phil Jakson e va avanti con colonne del basket nostrano come Dido Guerrieri e Massimo Mangano, e note di colore nei video si vedono Greg Foster cambio dei lunghi a Utah dopo un'infelice parentesi a Trieste e un veloce flash di Spacejam film animato con il basket e la sua massima espressione fatta uomo, protagonisti.
Oltre a nomi celebri vengono smossi luoghi di culto per un cestista come Springfield, North Carolina, Chicago e Chiarbola.

Chiarbola???

Si, Chiarbola, il palazzetto della discordia, amato da tutti i tifosi con le sue curve assimetriche al campo e la sua tribuna Vip retraibile, ma oggettivamente insufficiente per contenere l'entusiasmo dell'epopea Stefanel e principale motivo (scusa?) della fuga verso Milano del sarto trevigiano.
Cosa unisce Chiarbola a Buffa e a Jordan, innanzitutto la famosa amichevole della Stefanel di Santi Puglisi contro la Caserta di Boscia Tanjevic, dove il ventitre' ha fatto a pezzi il tabellone di cristallo con una sua mitica schiacciata e Tania Pollard.

In piazza Unita' nove su dieci sanno chi e' Rich Laurel, otto su dieci sanno chi e' la Pollard.
Lei al canestro dava del tu, l'unica donna che ha riempito un palazzetto a Trieste, trascinando un manipolo di ottime giocatrici locali a piazzamenti storici nella massima serie.
E' lei la persona che ha vicino Buffa quando guarda in tv una fondamentale partita di playoff tra Celtic e Bulls, quella che dopo aver vinto Larry commenta: Oggi in campo c'era Dio travestito da MJ.
Non e' questa pero' la cosa detta dall'avvocato che sconvolge la mia anima da tifoso biancorosso, lo scossone lo prendo quando presentando Tania, lui dice "lei aveva giocato a Trieste, uno dei migliori palcoscenici che esistano sulla faccia della terra".

Quando ho sentito queste parole mi sono quasi commosso, quello che non considero un giornalista ma una specie di professore di cultura sportiva che ha parole cosi' importanti per la mia citta' in una lazione sull'uomo che incarna la mia passione sportiva in soli cinquanta minuti.
In mezzo a quei nomi roboanti, ad un numero impressionante di Hall of fame, l'avvocato ha ritenuto degno di nota segnalare un tifoso dell'allora Stefanel che si alza dalla tribuna per un "consiglio" all'allora coach Desisti.


Allora mi sono chiesto cosa siamo noi tifosi ora?
Quel valore aggiunto di un pubblico forse non da arena ma sicuramente competente esiste ancora?
Ci siamo fatti ubriacare dal frenetico mordi e fuggi che ci circonda?
Forse ci siamo adagiati credendo che il basket e' come la nostra bellissima Piazza Unita' o come il Molo Audace pronti ad accoglierci nei nostri listoni baciati dal sole o presi a  dolci sberle dalla bora, forse un cambio generazionale fisiologico e magari anche guidato dalle varie gestioni societarie non ce mai stato e negli ultimi anni gli aspetti piu' importanti si chiamano sopravvivenza e iscrizione, aspetti che non permettono altri investimenti magari sulla comunicazione e immagine.
Adesso l'aspetto strettamente tecnico mi sembra ben coperto dai vent'enni in rampa di lancio, ma il resto mi sembra nebuloso, le persone che devono risolvere la situazione hanno esperienza e capacita' , a noi tifosi resta la speranza che venga concessa un po' di fiducia a questi ragazzi che finalmente dopo un po' di tempo rappresentano la citta'.
La pallacanestro di vertice a  Trieste ha bisogno di numeri, sul conto corrente e sulle tribune, e poi di idee.

Purtroppo non siamo come Michael Jordan che per definirlo l'avvocato ha detto: Non c'e' bisogno dei numeri, i numeri lo offendono. All'omino che urla - Desisti metti la Pollard! -  al tifoso della curva, al competente seduto in tribuna i numeri sono fondamentali per poter ancora far parte di uno dei migliori palcoscenici che esistatno sulla faccia della terra.

 

domenica 5 gennaio 2014

Buon anno con Corner K - Weekly Pillows -

Amici che vanno e vengono, aerei che passano sopra le teste lasciando un po' di malinconia per le belle feste passate assieme, chili acquisiti da smaltire, in mezzo a tutto cio' presente come sempre, l'attento coach-economista K che a modo suo augura a tutti un sereno 2014:



Consigli per gli acquisti
 

Nelle ultime sedute, com’è da tradizione, le borse sono salite con Wall Street che chiude un anno da record (+30%) e Milano che insegue segnando un +14. Come mai si è giunti a tali mirabolanti risultati ? Semplicemente perché gli Usa hanno adottato delle misure monetarie “non convenzionali” acquistando ogni mese 85 milioni di dollari tra titoli di stato e obbligazioni legate ai mutui bancari. Questo fiume di denaro (Quantitative Easing) ha innondato i mercati (azionario, obbligazionario, delle valute e commodities) ed ha “sollevato” i prezzi. Ora con il cambio della guardia alla Fed, sancito dall’uscita di scena di Bernanke e all’insediamento di Janet Yellen, il serpente monetario è stato ridotto di 10 milioni al mese. Questa mossa dovrebbe frenare rally e speculatori ma si sa ai giocatori piace scommettere e quindi hanno trovato un’altra ragione per acclamare i rialzi: la “forward guidance”. Le banche centrali dialogano con i mercati, comunicano le loro intenzioni, a priori, riguardo le linee di politica monetaria che intendono seguire: La Federal Reserve ha dichiarato di voler mantenere (almeno per due anni) tassi prossimi allo zero e questo ha fatto si che i gestori stappassero le bottiglie e festeggiassero nuovi rialzi.
 
Chi scrive sa come ogni bel gioco duri poco ed è scettico riguardo i record registrati da New York. 

Considerato come i prezzi azionari non siano altro che l’attualizzazione degli utili societari futuri e visto come quelli americani crescano al ritmo del 5,7% annuo (con previsioni negative negli anni a venire), sembra non vi sia corrispondenza con una crescita del mercato azionario pari al 30%. Piace inoltre la linea sposata da Niall Ferguson (strenuo oppositore di Krugman) quando indica il 2013 come “l’anno dell’economia Winehouse”.
 L’anno in cui le grandi banche centrali (americana, cinese, inglese) assomigliavano alle popstar che non avevano nessuna intenzione di disintossicarsi (No rehab) e continuare con misure monetarie straordinarie per assecondare mercati e gestori. A volte la realtà è dura e ti arriva dritta come un muro: l’Europa arranca e l’Italia peggio che mai: fuori dai grandi investimenti intravede una ripresa altrui e invoca una “sbronza” della Merkel ovvero una politica monetaria più accomodante.
I paladini teutonici non hanno salvato il vecchio continente ma ampliato il divario tra paesi virtuosi e periferici (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda..) originando tensioni sociali e ventate di populismo che potrebbero sfociare in un sentimento antieruopeo nel referendum previsto per il 2014.
Se di Europa ancora si parla è grazie ad un italiano, il professor Draghi, attuale presidente della BCE, che ha fatto di tutto per rifinanziare economie asfittiche prossime al collasso.
 
Ripresa ci sarà ne siamo convinti, ma a velocità diverse. 

Ora i testi scolastici ci insegnano che se l’economia riparte solitamente l’inflazione galoppa ed allora si interviene sui tassi (al di là di dichiarate forward guidance) alzandoli, con conseguente discesa dei mercati azionari e salita di quelli obbligazionari…e agli americani chi glielo dice che sono in piena bolla ??