giovedì 28 novembre 2013

Sono andato a dormire presto

Quando mi metto davanti al pc per trovare tra i vari siti di streaming un film, oppure quando "sfoglio" in qualche negozio i dvd, spesso scelgo un film visto gia' decine di volte e ogni volta aspetto quel determinato momento per me speciale.
Il risultato pero' e' che conosco quasi a memoria alcuni film, talvolta poco importanti, e mi sono perso alcuni capisaldi e grandi classici.

Ultimamente tra i film visti, C'era una volta in America mi ha regalato grandi emozioni.
 

Innanzitutto tengo a precisare che non ho nessuna competenza di tecnica cinematografica e di settima arte in generale, non voglio fare il critico e questa non e' assolutamente una recensione, e per questo non parlero' ne' degli attori ne' del regista Sergio Leone, ma solo di emozioni personali.
Non nascondo che davanti a questa pellicola mi sono sentito quasi in imbarazzo per quanto bello e intenso l'ho trovato e ho aspettato un po' prima di scrivere perche' mi sembrava un atto quasi presuntuoso.

L'input per guardare questo grande classico me lo ha dato il prof. Livio Consonni figura carismatica della pallacanestro pordenonese, autore di un blog mai banale, in un suo post su Fb.

Non voglio parlare della trama del film, voglio fermarmi solo su una figura che piu' di ogni altro mi ha colpito.
Si puo scegliere chi e'il protagonista in questo film, ma sicuramente la figura feminile di spicco e' Deborah.
Deborah suo malgrado fa parte di un gruppo di coetanei che frequentano le strade del ghetto ebraico di NY, nel gruppo c'e' suo fratello Fat Moe che lavora da garzone nel bar di famiglia, posto fisso di aggregazione della gang.

Noodles, leader assieme a James del gruppo ha un rapporto speciale con Deborah.
Rapporto nato dalla venerazione che Noodles ha nei confronti della bella ragazza, che coltiva il suo talento e la sua passione per la danza e la recitazione sotto il furtivo sguardo del suo ammiratore.

Passa il tempo ma il rapporto tra Noodles e Deborah e'un continuo prendersi e lasciarsi, la parte forte e' lei che cerca di emergere dal fango della strada e della malavita, e seguendo le sue ambizioni cerca di lasciare il ghetto.
Noodles intanto comincia la sua carriera di gangster rispettato e temuto, ma il rispetto verso il patto con i suoi soci e' piu' forte del possibile coinvolgimento sentimentale.

"Corri Noodles che mamma ti chiama" provoca l'imperturbabile e provocante Deborah.

"I vincenti si riconoscono alla partenza" dice Noodles di Deborah, dopo molti anni, chiacchierando con il fratello di lei, Moe.
Ma e' con la maturita' che si vede come la stessa Deborah e' rimasta come gli altri, inghiottita da quell'ambiente che ha provato sulla sua pelle da sempre.
Deborah ormai e' un affermata attrice, per anni ha provocato l'orgoglio di Noodles sperando in una vita normale, interrompendo i suoi rapporti con lui solo dopo una vergognosa violenza subita.

E forse e' proprio quell'episodio il punto di non ritorno, il punto in cui si arrende, e' diventa parte di quel mondo lussuoso e sporco che finora aveva solo sfiorato.

lunedì 25 novembre 2013

Passione K - l'ora del giudizio-



Tanto tuono' che piovve, scomodiamo le liti tra Socrate e la sua bisbetica moglie Santippe per commentare la prima sconfitta della Passione del coach K.

Chi legge sa che spesso sono stato critico sulla conduzione del dream team creato nel mercato dei non tesserati, spesso i monumenti schierati dal K hanno tolto le castagne dal fuoco, altre volte la differenza evidente di valori ha fatto il suo naturale corso.

Nel confronto piu' probante di questo inizio stagione, contro i campioni in carica del Fogliano non sfigura assolutamente la Passione, ma capitola.
Potrei fare la parte di quello che dice l'avevo detto io, potrei godere delle disgrazie altrui, ma non sono un avvoltoio, e poi conosco il coach economista e non me la sento di mettere il dito o versare il sale in una piaga aperta.
Insomma notte insonne per il nostro eroe che avra' sicuramente pensato al gioco esageratamente perimetrale dei suoi, o alle invenzioni non andate a buon fine di qualche suo paladino.

La cronaca racconta di un finale all'ultimo possesso, con Giampi Bevitori che firma il pari a sette secondi dalla fine con un siluro da otto metri, reso vano dal canestro a pochi decimi dei foglianesi.

Con che atmosfera, si presentera' la Pssn al prossimo appuntamento?La sconfitta portera' scoramento o la voglia di riscatto fara' la differenza?

Ai posteri e coach K l'ardua sentenza.

Fogliano 86 - Pssn 85

Polo 2, Gadola, Glavina, Bevitori 22, Fortunati 19, Scrigner, Patarino 8, Serafini, Bortolot 24, Benvenuto 10. Coach: K

venerdì 22 novembre 2013

Lutto nazionale

I social network in particolare Facebook che uso normalmente e'spesso fonte di grandi ipocrisie, di stereotipi, e di luoghi comuni e polemiche sterili e stupide.

In questi giorni ho visto l'indignazione virtuale per una mancata presa di posizione del governo sulla proclamazione del lutto nazionale in occasione dell'alluvione in Sardegna;
e ancora peggio e'stato il confronto con il lutto sardo e la disgrazia dei viaggi della morte a Lampedusa.

Ovviamente la scadente polemica si e' esaurita quando il lutto e' stato proclamato, dopo aver dato il tempo necessario ai soccoritori di portare fuori dall'emergenza le persone ancora a rischio.

Per il mio modo di intendere il lutto, quello nazionale lo indicherei solo in occasioni di uomini meritevoli per la collettivita' e come atto dovuto dopo un accadimento imponderabile e imprevedibile.
Grande rispetto per i morti di Lampedusa e quelli della Sardegna, ma si puo' parlare di fatti imprevedibili o imponderabili dopo i naufragi o dopo l'alluvione?

Non serve un metereologo esperto o un geologo, per vedere che ormai le alluvioni sono periodiche, negli ultimi dieci anni ci sono stati 117 morti e sono state coinvolte 14 regione italiane in piu' di 20 episodi simili, con fenomeni importanti ma anche con semplici precipitazioni stagionali e da una notizia sentita da un approfondimento giornalistico in una trasmissione televisiva, le morti dovute a situazioni simili dal 1960 al 2012 sono quattromila.
A tutto cio' sommiamo che l'82 per cento del territorio italiano e' a rischio idrogeologico e sei milioni di persone sono direttamente interessate.
Sono rimasto colpito da questi dati, che sono sotto l'occhio di tutti, quindi si puo' veramente parlare di qualcosa di imprevedibile? E'fuori luogo dire che sono tragedie annunciate?

Tragedie annunciate come quella delle carrette del mare con l'aggravante di una legislatura che si e'gia' occupata del problema in maniera evidentemente non adeguata.
Pari pari con la tregedia di Lampedusa e con le polemiche a volte razziste, si discute molto sull'efficienza di quella legge chiamata Bossi-Fini, onorevoli firmatari.
Bado bene di commentare la legge, ho una mia idea politica e da cittadino che vota ho un'opinione sulle iniziative degli esponenti della classe dirigente che non rendo pubblica.
Noto pero' che la legge ormai ha quasi dodici anni e mi sembra non abbia risolto in nessuna maniera il problema dell'immigrazione clandestina e tantomeno il fenomeno delle carrette del mare.
Nel momento della disgrazia, ricordo bene le parole del sindaco di Lampedusa:

"Tre pescherecci che li hanno visti sono andati via perche' il nostro paese ha processato pescatori, armatori che hanno salvato vite umane per il reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, allora quello che deve fare il governo e': cancellare subito questo reato, cambiare queste norme, poi l'Italia deve alzare la voce, e finalmente essere orgogliosa delle vite che abbiamo salvato, perche' Lampedusa questo l'ha fatto in nime di tutto il paese, e deve cominciare a chiedere politiche europee e alle organizzazioni internazionali i corridoi umani."

Condivido queste parole e credo siano dette da una persona assolutamente competente della situazione. Si puo' non valutare il cambiamento di una legge che nei fatti mette davanti un cittadino alla rinuncia di salvare vite umane per paura di procedimenti penali personali?

Secondo me no.



giovedì 21 novembre 2013

Trieste e la crisi


Dopo aver messo alle corde Krugman e Draghi, che non hanno ritenuto di formulare una risposta in quanto spogliati e fustigati dalla lucidita' dell'economista ufficiale di questo blog, il nostro coach K al secolo Roberto Kidzik analizza la crisi di Trieste, citta' amatissima.

 Trieste e la crisi, di Roberto Kidzik

Sento e leggo spesso le “ricette” per sollevare la mia città, ovvero tirarla fuori dalla crisi.

Chi dice: il porto, bisogna rilanciare lo scalo giuliano, Capodistria (alle porte) ha un traffico superiore al nostro, da primo porto dell’impero (asburgico) ad essere superati da una piccola cittadina slovena.
Chi afferma: il turismo. Trieste, situata in posizione strategica, dev’essere il crocevia di genti e culture diverse (come sotto Maria Teresa).
Chi, ancora: turismo congressuale, oppure città della scienza o rilancio della ferriera e, perché no, sentiero della “Grande Guerra”.
Chi scrive non è d’accordo per nulla, contrarian da sempre. La città giuliana pare molto simile alla moderna Europa, imbottita di medicine per guarire, ha finito per ammalarsi.

Quello che manca a Trieste non sono le idee “miracolose” e, a mio avviso, neppure gli investimenti; peggio ciò che manca è la voglia di mettersi in gioco, rischiare per qualcosa in cui si crede, in due parole: “capacità imprenditoriale”.
Al di là di leggende metropolitane, (col bel tempo impossibile trovare un negozio aperto, tutti a prendere la tintarella), il triestino è una persona normale con alle spalle una storia pesante, mai smacchiata dal Dna.
Lo splendore, economico e non, della città risale alla dominazione austriaca, quando la città divenne lo sbocco naturale sul mare per Vienna e cominciarono a moltiplicarsi traffici e commerci. La città era entusiasta, focolaio di culture e crogiuolo di etnie: greci, turchi, ebrei, slavi, erano tutti pieni di iniziative e, alcuni di loro, fondarono banche ed assicurazioni primarie, tuttora colossi. La “grande mano” austriaca aveva portato il benessere economico e la nascita della piccola borghesia.
Vi era pure fermento culturale: caffè (diventati storici) si riempivano di letterati, di intellettuali, chi vendeva colori la mattina e la notte scriveva romanzi fumando “ultime sigarette”.

Poi la guerra, la disgregazione di tre imperi (asburgico, prussiano, ottomano), la città che diventa, una prima volta, italiana. Il sogno dell’impero và in frantumi e la gente ha paura di rischiare, di mettere in gioco quanto guadagnato con sacrificio. Sono tempi bui, in America Roosvelt combatte una crisi che passerà alla storia. L’Europa è debole, preda di facili entusiasmi, ostaggio di abili oratori,
da tale miscela esploderà un’altra guerra. 
Trieste viene sbranata dalle truppe di occupazione che danno la caccia a tutti i “diversi” (che qui da noi sono sempre stati considerati normali, perfettamente integrati). La pace porta la perdita dei territori ed il controllo “alleato” per quasi due lustri. Vi è una ripresa, ci vengono tramandati racconti in cui la gente “trafficava”, considerata la zona franca.
 Poi di nuovo si torna a essere Italia, il Governo punta su Genova, i fasti dell’Impero son uno sbiadito ricordo, chi possiede qualcosa ha ancora più paura di perderla. Vi è un piccolo boom, a differenza del resto d’Italia, perché noi, i napoletani del nord, non possediamo industria, ma sappiamo arrangiarci.
Il settore dei servizi è quello trainante, ma i veri imprenditori, i capitani d’industria non possono provenire da tale base.
La vicinanza con la ex Jugoslavia ci rende beneficiari di diversi “biglietti verdi” e ci colloca in posizione strategica. In realtà i pochi vantaggi per i triestini sono un pieno di “benza” a sconto e sigarette e carne sotto costo.
Passano gli anni e l’allarme rosso diventa uno sbiadito ricordo, con la caduta del muro (1989), Trieste si ripiega sempre più e tristemente si sta avvitando al grido disperato di “No se pol”..

Perche' non Busto Arsizio?

Poesia vincitrice di un concorso a Castiglione delle Stiviere, di cui non so altro.
Ne' l'autore, ne' quando e' stata scritta.
Ho avuto questo testo da una persona amica quando ha saputo della mia permanenza di un anno a Busto Arsizio.
Leggendo la poesia sorgono spontanee alcune domande: si parla di stazione Nord o Stato?
E poi l'amore che mori', era verso un (o una) bustocco o bustese?




Perche' non Busto Arsizio?

Tutti ma proprio tutti,
(lo so, lo so anch'io)
a piangere Venezia.
Sotto ogni cielo, in ogni idioma:
oh Venezia...oh Venice...oh Venedig...eccetera.
Perche' non Busto Arsizio?
Non una lacrima si scioglie...
...su Busto Arsizio.
Non ha un nel nome,  d'accordo,
non ha bionde turiste, d'accordo,
non ha lagune in cui scendere, patetica,
a morire...d'accordo.
E il sole non gioca
su cupole verde dorato... a Busto Arsizio,
(ha altro da fare in altri paraggi).
E, "Thomas Mann" non ha fatto "morire"
nessuno... a Busto Arsizio...

... soltanto anni fa, mori' per me
"qualcosa" a Busto Arsizio:
mori' un piccolo, infreddolito amore...
...alla stazione, nella nostra gelida nebbia...
...tra le bugie e i fiati...
senza poesia e in fretta,
nascosto nell'attorcigliarsi
della sua sciarpa rossa
(o viola? E'triste, non ricordo),

"soffocato" dal mio egoistico
riserbo, dal mio puerile
timore di "far male", e
"annegante" nei suoi umidi
occhioni,esagerati, a invadere
il suo patetico musetto da topina.

Mori', rapido,
tra il predellino di un treno
che arrivava e 
quello di un treno
che partiva.
Ecco perche' vorrei, ora,
spendere un soldo di poesia...
... e una lacrima...
... per Busto Arsizio...
... di cui vidi soltanto la stazione.

mercoledì 20 novembre 2013

Alla scoperta di Feno 2




Dopo una settimana di assenza, e' tornato, e fortunatamente in grandissima forma.
Feno, protagonista di qualche post fa si e' manifestato in tutta la sua magnificenza.

Chi e' Feno?
E'il classico genitore presente in qualunque panchina, di qualsiasi impianto, di qualsivoglia disciplina, il piu' detestato dagli istruttori.
Quello che cerca il contatto con gli altri genitori, che cerca di fare il simpatico, che calpesta qualsiasi regola impostata dallo staff in campo.

Oggi entra in sordina, si mette da parte e toglie le giacche ai bambini, uno dei due corre con gli altri mentre il piu' piccolo non ne' vuole sapere.
Siccome Feno e' anche fine psicologo infantile, senza batter ciglio, prende in braccio il pargolo e lo porta dagli altri bimbi, lo forza a mettersi in fila, soddisfatto esce, sotto lo sguardo attonito degli istruttori.

Uno dei due bambini e' vestito da cavaliere templare (Feno, ma perche'?) con tanto di spada di legno in una mano e racchetta da tennis nell'altra.
Intanto lui riesce a stabilire un contatto con il maestro piu' giovane, chiacchiera a lezione in corso, appena pero' entra il piu' esperto responsabile si defila rapidamente, il vigliacco.
Torna a bordo campo dove cerca in maniera evidente di entrare in conversazione con qualcuno degli altri genitori, chi manda dei sms, chi bada al bambino piccolo in braccio,chi semplicemente osserva il suo figliolo correre e saltare, nessuno disposto a dare del filo, e Feno e' provato.

Raccoglie nervosamente dei pezzetti di foglie, o carta e li butta in un bidone vicino, ad un certo punto sembra cacciare gli acari, non esiste piu' nulla da raccogliere.
Lo metto alla prova: ho in mano un fazzolettino di carta, strappo degli angolini piccolissimi e li butto, senza farmi vedere, a terra sul lato opposto al suo, passa pochissimo tempo e lui si getta a capofitto li prende e li butta.
Mi sono sentito come quando da bambino andavo nel parco di Villa Revoltella a Trieste a buttare i pezzi di pane ai pesci del laghetto di fronte alla chiesa,  li buttavo dove i pesci non c'erano per vedere come nuotavano veloci per procurarsi il cibo.

Intanto il bambino cavaliere templare ha riposto spada e la racchetta, e lui prende Excalibur e la brandisce per salutare i bimbi impegnati nella ginnastica, fa un gesto di saluto ai genitori presenti ed esce.

Rientra quando mancano circa dieci minuti alla fine della lezione, ovviamente entra in campo per farsi vedere dai figli, poi si siede sulle panchine, sono emozionato come un bambino, e' vicino a me.
Mi chiede se non mi sembra troppo presto per questo freddo.
Tutto il mondo e' paese, il meteo e'il miglior modo per iniziare un'inutile conversazione, non ci casco, faccio un sorriso annuisco, ma bado bene ad aprire bocca, sposto lo sguardo e credo capisca che non ci sara' un seguito al discorso.

Alla prossima Feno.

lunedì 18 novembre 2013

Passione K - viva la emme -

Era un coach K che gia' dal riscaldamento pensava alla sala stampa e a come mettere le mani avanti davanti ad un risultato deludente, contro la WLM Udine.
Era gia' pronta la formula classica: "non deve essere e non e' assolutamente un alibi, ma oggi dobbiamo registrare svariate assenze".

Ma non ha fatto i conti con i propri califfi che hanno dominato il pitturato e dopo un andamento da saliscendi hanno preso in mano la gara e portata a casa, controllando.

Grossi demeriti agli udinesi, e non per la gara che e' stata piu' che discreta ma per aver dato agli aitanti atleti alabardati delle motivazioni ulteriori a quelle che gia' il campo normalmente regala.
Infatti e' quanto meno rischioso davanti a uomini triestini tutti di un pezzo sfoggiare un nome come WLM che potrebbe tranquillamente essere un acronimo stimolante.
Allora all'urlo di viva la mela o viva la mamma, la Passione resta imbattuta e si appresta a andare a Fogliano in casa dei campioni in carica per ulteriori conferme.

Chiudiamo poi con l'ennesima Mourinhata del coach K, che evidentemente e' allergico a quei seri professionisti che hanno preso il loro impegno lavorativo come nobile missione, ed e'entrato nuovamente in polemica con un camice bianco, per questioni di convocazioni.
I lettori piu' attenti inoltre possono in  maniera maliziosa collegare le particolari polemiche e soprattutto la loro sequenza temporale, prima un farmacista poi un oculista.
 Cioe' alla prima polemica che ha interrotto i rapporti con colui che riforniva il buon coach di particolari farmaci, si e'passati ad un medico specializzato in problemi di vista, la favella popolare non e' scienza ma lasciamo a voi le conclusioni.

Insomma i risultati spazzano i malumori, ma noi lavoriamo nel fango e le nostre antenne saranno sempre pronte.


Passione 65 - Wlm Udine 58
Tonut 13,Bevitori e Fortunati 16, Lorenzi 10, Scrigner 2, Serafini 6, Glavina2.

domenica 17 novembre 2013

Il lusso del basket

Probabilmente saltero' di palo in frasca, faro' talmente tanti errori da consumare il tasto "delete" e anche mille riletture non basteranno per rendere scorrevole il testo.
Ma quello che scrivo lo penso da un sacco di tempo, tocca le mie corde piu' intime, la mia prima passione, quindi penso di meritare giustificazioni.
 Ad agosto i frequentatori del PalaTrieste o PalaRubini  (me ne strafrego della polemica inutile sul nome, io sul sondaggio del Piccolo per l'inaugurazione avevo scritto con poca fantasia PalaBora e adesso lo chiamerei PalaCola in onore di Nicola Porcelli) programmavano gia' le domeniche bianche di Piancavallo e Pramollo, o sentivano gia' il gusto di un buon crudo tagliato con la "manera" in qualche osmiza di Prepotto,Slivia o Samatorca, convinti di non vedere piu' il basket di primo livello in citta'.
Poi i pazzi visionari dell'iniziativa dell'abbonamento utile al salvataggio della societa' (Dio li salvi), ha dato linfa e motivazioni nuove.
Il sindaco affidando l'incarico a Ghiacci e Bocchini disse: ci sara' ancora il lusso della pallacanestro di vertice a Trieste, condivido al cento per cento la dichiarazione, per Trieste ora come ora la legadue e il basket senior e'un lusso.
Personalmente mi mette tristezza pensare che in un momento cosi' basso della pallacanestro italica, dove basta avere le giuste dritte, delle intuizioni e un po' di fortuna per fare un campionato di alta serie A, una piazza come la nostra arranchi in A2 e che questa situazione sia considerata giustamente un lusso.
E sempre a mio titolo, e' ancora piu' paradossale perche' da qualche anno (dalla gestione tecnica Bernardi ad oggi) finalmente vediamo campionati altamente convincenti, dove si e'spesso riusciti a coniugare il risultato agonistico alla proposta di giovani virgulti di molte societa' minori triestine differenti.

Ma allora come mai il basket a Trieste, da fenomeno cittadino per molti anni adesso e' diventato un lusso?
Innanzitutto ci si dimentica spesso che questa societa' ha dieci anni, e sono passati non so quante persone a dire la propria spesso a sproposito, non si puo' dimenticare gli anni di fior fior di professionisti veterani che sono venuti a svernare, oppure che si e' toccato il punto piu' basso con lo "show" dell'abbondante Senesi nello spareggio Trieste-Bassano per evitare l'onta della C.
Di costruzione prima dell'arrivo di Bonicciolli non c'e' mai stata traccia, sono convinto che se il corso di coach Bernardi poi proseguito da Dalmasson fosse iniziato prima adesso la situazione sarebbe diversa.
Ovviamente le responsabilita' non sono dei coaches che dal 2004 si sono cambiati sul pino, ma sulla totale assenza di un'idea da portare avanti, cosa che Bernardi e Dalmasson mi sembra abbiano ricevuto e condiviso con brillanti risultati.
Qualcuno puo' dire che la societa' ha nominalmente dieci anni ma nasce sulle ceneri di anni di esperienze, per me non e'assolutamente cosi', il fallimento azzera tutto.

Il lusso pero' lo si vede anche in altre manifestazioni attorno al team, si badi bene: io seguo in maniera continua la Pall.Ts esclusivamente grazie a internet, quindi i miei pensieri non hanno il calore della passione e del campo, ma spesso sono frutto di statistiche, di poche immagini, di impressioni di amici che reputo competenti, dei commenti dei tifosi e dei siti specializzati.
Ebbene io ho notato una specie di imbarbarimento nelle valutazioni, momenti di entusiasmo totale  e immotivato, a depressioni al limite del de profundis nell'arco di pochi giorni.
Chiunque non capisce che la squadra di quest'anno e'una squadra che deve vivere alla giornata per tutto, e' probabilmente uno che vive fuori dal mondo.
Si vivra' alla giornata per sapere se il lavoro di Ghiacci portera' a un maggio di saluti e baci oppure ad una continuazione della squadra, si vivra' alla giornata per vedere se un ambo al lotto dara' qualche moneta per tesserare Diviach o chi per lui in una struttura che evidentemente manca di un giocatore, si vivra' alla giornata per coltivare la speranza che alcuni ventenni confermino le buone cose gia' viste e altri ventenni (esordienti) prendano meno sberle, si vivra' alla giornata per vedere se i veterani riusciranno a tirare la carretta.

E' per questo che a volte mi cadono le braccia a vedere articoli sulle partite, ultimamente sentendo la radio, leggendo i commenti dei tifosi e oggi sapendo del finale a base di fischi.
Mi domando: forse chi critica l'esordiente Harris (che gioca fuori ruolo per la mancanza di un 4) si dimentica dell'anno di esordio di uno come Middleton? Chi critica Hoover (premetto: giocatore che non avrei preso) dimentica il dato di fatto che le vittorie sono venute nelle sue due giornate migliori? Chi pretende un esplosione immediata di Candussi non sa neanche di cosa parla, chi vuole continuita' da ventenni al primo o secondo anno di A pretende la luna.

In palazzo c'e' meno gente di anni fa, probabilmente da dopo Stefanel si e' sempre dato per scontato quello zoccolo duro e non si e'mai fatto nulla per avviare o almeno agevolare un cambio generazionale dei proprio tifosi, cosi'probabilmente la competenza, come il calore, e' scesa assieme al numero di spettatori e purtroppo e' arrivata anche in via flavia l'infezione del tutto e subito.
Senza fare poi una polemica personale, da tifoso acceso, vedere l'aspettativa per la partita contro Ferentino (saro' presuntuoso ma Fe-ren-ti-no!!! Si accettano scommesse per la durata del sodalizio..) con proclami e chiamate da derby mi ha messo un po' di malessere, onestamente in un campionato di A con citta' come Torino,Napoli,Brescia e Verona non mi sembra questo l'appuntamento dell'anno, pur comprendendo la voglia di rivalsa dopo i play off di serie B.
E anche vedere il pubblico aspettare tale Guarino per vendicarsi di un gesto di troppo, e quindi dare importanza al giocatore, mi sembra fuori luogo.
Cioe' mettere sullo stesso piano il capitano ciociaro a Savio,Coldebella,Mario Boni,Rusconi,Jeelani i primi beccati da Chiarbola che mi vengono in mente, mi sembra un Oscar gratuito e immeritato alla carriera.

Io credo ciecamente in questa squadra, credo possa centrare il suo obbiettivo anche se carta alla mano quasi ogni giornata giochera' con roster piu' importanti (ma avete visto i nomi di Ferentino oggi o no?), per farlo dovra' puntare sull'entusiasmo giovanile e sulla solidita' principalmente di Diliegro e Carra, e' fondamentale pero' che tutto l'ambiente capisca che non esiste nessun altro obbiettivo che cercare la quota salvezza, cercando magari di vincere pessime partite ai cinquanta punti, e probabilmente prendendo qualche scoppola anche pesante, cercando di non trarre soddisfazione da giocate funamboliche ma dai miglioramenti del tuo giovane vicino di casa, sperando poi che a maggio tutto non sia vanificato dall'ennesima crisi societaria.

Cerchiamo pertanto di preservarci il lusso con l'ambizione di farlo tornare tradizione e orgoglioso fenomeno sociale triestino.

Forza Trieste! 'Ndemo Muli!

mercoledì 13 novembre 2013

MANIFESTO DEL PIGRISMO

San Pietroburgo, 1912

Dormite.
Mangiate poco. Digerite anche poco. La digestione e' un mestiere impegnativo, toglie energie. Potete respirare, ma piano. Prima di alzarvi dal letto pensate: perche' devo alzarmi? E' proprio necessario? E poi cercate di riaddormentarvi subito. Che il pensiero e' un mestiere impegnativo, toglie energie.
Andate di corpo non piu' di due volte la settimana. E siate poveri. I poveri cagan sottile, come ha insegnato la tradizione popolare. Se siete abituati a leggere libri, leggeteli, ma non finiteli. Bastan le prime rige per capire tutto.
Anche questo manifesto, se siete arrivati fin qui, e' un brutto segno.Leggere e' un mestiere impegnativo, toglie energie. Ripiegate questo manifesto, tornate a casa lentamente, e andate a dormire. Poi quando vi svegliate provate a rileggere. Se arrivate a "Andate di corpo non piu' di due volte la settimana", siete gia' troppo avanti. Ripiegate il manifesto e andate a dormire. E cosi' via.
Fino a quando,svegliativi, non prenderete il manifesto e leggerete "Dormite", e ripiegherete il manifesto e andrete a dormire. Allora sarete sulla buona strada.

Andrej Igor

domenica 10 novembre 2013

CORNER K



 Dopo Krugman scomodiamo Draghi, bentornato all'appuntamento economico settimanale del mitico coach K, grazie Roby.



 WEEKLY PILLOWS

Falchi colombe e….Draghi
 
Mi ricordo, molti anni orsono (ahimè), di quando per farmi dormire mi leggevano le fiabe o, talvolta, mio padre le inventava. Una di quelle sere arrivò un personaggio nuovo e fantastico: un drago, essere incredibile, mostruoso, il “cattivo” per definizione, volava (forse) ma, sicuramente sputava lingue di fuoco.
Poi sono arrivati i cartoons e da killer spietato il nostro è diventato amabile pompiere, o quasi.
Per ultima, ma non meno importante, è giunta la Bce con a capo un italiano, il professor Mario Draghi. Ora se Grisù ispirava innata simpatia, la faccia del Presidente della Banca Centrale Europea è, quasi sempre, rubizza ma non perché frequentatore di “osmize” ma per le pressioni che l’uomo deve continuamente subire da falchi e colombe.
L’ultima ottava è stata ricca di accadimenti economici: il taglio dei tassi europei, l’incremento del PIL americano, il giudizio di Standard & Poors che, ancora una volta, si è abbattuto sui discendenti di Asterix.
Giovedì il professore ha deciso di ridurre il costo del denaro portandolo, all’interno della zona euro, dal precedente 0.50 all’attuale 0.25%, decisione contrastata e sofferta (da quando l’Italia è il “driver” della politica monetaria europea si tratta, inoltre, della seconda sforbiciata).
Ora chi bazzica i mercati conosce il detto : “Se gli Usa hanno il raffreddore l’Europa prende l’influenza”, per identificare la similitudine di comportamenti economici tra le due sponde dell’oceano, in questo contesto ciò non vale, anzi.
Assistiamo al “decoupling”: divergenza di comportamenti tra le due politiche monetarie.
In Europa Draghi si è sentito in obbligo di tagliare i tassi (in ritardo, a nostro avviso) per cercare di stimolare l’asfittica economia europea. Se, in teoria, i soldi costano meno è più facile per le imprese ricorrere all’indebitamento, investire produrre e far ripartire i consumi. La Germania, la solita virtuosa, ha manifestato il suo dissenso, con l’astensione al voto di 4 consiglieri, ma non ha potuto evitare (forse anche dopo l’affondo del Tesoro Americano) tale mossa. Chi scrive segue da lontano il Professore (i primi incarichi alla Banca Mondiale, la direzione della Banca d’Italia, ecc.) e riconosce come lo studioso sia attento a tutti i segnali economici.
L’inflazione europea al 0.7% in ottobre (il minimo da sempre) è suonato come un fortissimo campanello d’allarme nelle orecchie di Draghi, significava allarme deflazione. I prezzi anziché salire, scendono, causa un calo dei consumi e una situazione di produttività stagnante.
La possibilità che in Eurolandia si ripeta l’ecatombe giapponese (modelli economici indicano il tasso “ottimale” di inflazione pari al 2%), durata vent’anni ha spinto il Governatore, superando qualsiasi corrente, a tagliare subito i tassi. Questo, a nostro avviso, l’origine di tale scelta. Purtroppo ciò non basterà: i poteri della banca europea sono limitati, frenati dalla cancelliera teutonica e i maggiori soldi a disposizione non verranno messi in circolo a famiglie ed imprese ma detenuti, ancora una volta, dalle banche non assolvendo così alla loro funzione pubblica.
Il taglio dei tassi ha fatto crollare l’Euro (da 1.385 a 1.335) perché più essendo disponibile un bene (in questo caso la moneta) il suo valore si riduce. Le piazze finanziarie europee, al contrario di quelle americane, sono arretrate (Milano solo nella giornata di giovedì ha ceduto il 2%).
Negli Usa si assiste esattamente al contrario: per evitare eccessi la Federal Reserve sarà chiamata (e la scommessa si basa sul quando) ad aumentare i tassi ed avviare il tapering ovvero la progressiva riduzione degli acquisti di titoli di stato.
Forse fra diversi anni, prima della buonanotte, qualcuno racconterà la storia di quel professore italiano, ultimo baluardo dell’Europa che, come un’eroe combatteva con falchi e colombe…chissà…?

giovedì 7 novembre 2013

Dedicato alle donne

Questo e' un racconto che Don Gallo raccontava nei suoi incontri pubblici e lo potete trovare nel libro "Se non ora adesso", un libro che amo molto.


Un mattino un uomo torna dopo molte ore di pesca e decide di fare un sonnellino.
Anche se non pratica del lago, la moglie decide di uscire in barca.
Accende il motore e si spinge a una piccola distanza: spegne,butta l'ancora e si mette a leggere.


Arriva una guardia forestale in barca, si avvicina e le dice: "Buongiorno, signora.Cosa sta facendo?".
"Sto leggendo un libro" risponde lei (pensando:"Non e' forse ovvio?").
"Lei si trova in una zona di pesca vietata" ribatte la guardia.
"Mi dispiace, agente, ma non sto pescando.Sto leggendo."
"Si, ma ha tutta l'attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento.Devo portarla con e fare rapporto."
"Se lo fa, agente, dovro' denunciarla per molestia sessuale" dice la donna.
"Ma se non l'ho nemmeno toccata!" protesta la guardia forestale.
"Questo e'vero, ma possiede tutta l'attrezzatura.Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento."
"Le auguro una buona giornata,signora." e la guardia se ne va.


Morale: mai discutere con una donna che legge.E'probabile che sappia anche pensare.

mercoledì 6 novembre 2013

Alla scoperta di Feno


In questo periodo noto su facebook un sacco di volantini fotografati all'entrata di quella palestra o di quel campo di calcio, che riassumendo dicono: se pensi o vuoi che tuo figlio diventi un campione portalo da un'altra parte.
Devo dire che questi avvisi mi hanno un po' stufato, come tutte le cose insistentemente proposte, e spesso sono un po' pregne di ipocrisia, sappiamo tutti che i genitori sono fondamentali nella nostra attivita' per il volgarissimo motivo delle quote, per il trasporto del loro figlioletto (e talvolta di qualche altro) e per altri infiniti motivi, e' chiaro che devono esistere nel rapporto istruttore-genitore delle linee guida societarie, educazione, rispetto per i ruoli e buon senso.

Chi ha la pazienza di leggere questo blog, oppure vede i testi pubblicati su facebook, e' al corrente del fatto che Giorgia, mia figlia, da poco piu' di un mese e'iscritta ad un corso di tennis.
Ogni mercoledi' ci rechiamo all'Interclub Gent e Gio con altri bimbi corrono e saltano su ogni ostacolo o attrezzo.
Per quanto mi riguarda mi sto godendo la bimba che si diverte come una pazza, ma con una certa attenzione guardo anche i genitori e gli istruttori, finalmente dall'altra parte della staccionata.

Posso dire che per la mia esperienza e formazione gli istruttori sono capaci e fanno parte di un'organizzazione di altissimo livello, sono sempre tanti sul campo, sono giovani e supportati da un responsabile piu' esperto molto presente, la fornitura di materiale e'di altissima qualita' e quantita', la struttura e'ottima per l'attivita' eseguita.
Certo vedere gli istruttori con le mani nelle tasche o spesso consultare il telefonino, con abbigliamento non adatto (piumino,sciarpa e stivale) non e' bellissimo, ma io sono sempre stato viziato da Cumbat e l'Azzurra.

Dopo queste prime impressioni comincio a vedere le sfumature e ho individuato il genitore che diventera' il nostro eroe, lui e' il fenomeno di turno, elemento presente spesso indipendentemente dalla disciplina sportiva del figlio.
Il fenomeno, lo chiameremo Feno per abbreviare, ma anche perche' solitamente lui si presenta come l'amico di tutti, scherza, e si muove in campo come  fosse casa sua.
Feno lo avevo gia' puntato la prima o seconda volta che ho portato Gio', e' stato l'unico ad entrare nel campo per parlare con l'istruttore-capo, poi prima di uscire si e' fermato a vedere delle assi piantate a terra che delimitano il campo con la passerella dove sono poste le panchine per i genitori.

Oggi, pandemonio!

Arriva in ritardo, toglie in fretta i giubbotti ai figli, entra con loro in campo li mette in fila, saluta tutti e cosa fa? Va dalle sue assi, le accarezza, le guarda e trova degl inserti metallici che dalla sua mimica possono essere pericolosissimi per l'incolumita' degli atleti, cerca un' occhiata del responsabile che finge in maniera clamorosa di non vederlo, e trova gli occhi del ragazzino assistente che si avvicina; beata gioventu'.

Il ragazzo ascolta Feno, lo asseconda e lo aiuta a spostare queste assi, in quel momento sento il responsabile richiamare in maniera ferma e decisa l'assistente e lo rimanda a lavorare con i bimbi (ammetto una mia certa eccitazione in questo momento).
Dopo un paio di minuti il responsabile si avvicina e toglie queste assi assieme a Feno senza scambiare una parola.
Tengo a precisare che la distanza delle assi al limite di campo utilizzato e'di almeno due metri, e che la corsa dei bimbi di massimo tre anni non raggiunge una velocita'olimpica.
Feno e'a disagio, capisce di aver forse oltrepassato le sue competenze e si siede come tutti quanti.

Sono sicuro che Feno mi regalera' altre soddisfazioni.

A proposito: all'atto dell'iscrizione ci e' stato chiesto per l'attivita' un abbigliamento sportivo semplice (tuta) e un paio di scarpe a suola chiara per non fare segni sul fondo sintetico.
Secondo voi chi e' il padre degli unici bambini in jeans e scarpette con suola nera?
Vai Feno, grazie di esistere.

Passione K - giornata 4-




Si fa fatica a trovare le parole: protagonismo? Egocentrismo portato a ronaldiani livelli?
Chi non ricorda l'ossigeno nei capelli, o alcuni video nel tempio plavo di strada di guardiella?

Ma adesso siamo al delirio.
Partiamo da lontano prima di analizzare la gara di ieri sera in quel di Pozzuolo.

Nello scorso turno di Eurolega ho visto alla tv il Maccabi contro il Lokomotiv Kuban, la gara non ha espresso grandi emozioni, troppo piu' forti i gialli al cospetto del DLF di Krasnodar.
Non ho potuto pero' non notare alcune analogie, secondo me date dalla razionalita' onirica e visionaria del nostro coach K.

Preambolo: tutti conoscono il tifo del nostro verso il mitico team di Tel Aviv, quindi vi pongo alcune considerazioni.

Pensiamo ad un quintetto del Maccabi con: play maker esperto di zingarate come Ohayon, una guardia con tiro mortifero e capacita' di regia come Hickman, un ala piccola dal tiro affidabile e leadership come Smith, un quattro dalla mano educatissima come Blu e un pivottone dalla grande  stazza, tecnica e intimidazione come Big Sofo.

Tutto ok? Ci siamo?

Adesso prendete le caratteristiche e cambiate i nomi in ordine con: Bevitori,Bortolot,Fortunati,Tonut,Lorenzi......
Siamo o non siamo al totale delirio?

E siamo molto lontani dal tramonto di questa (poco) lucida follia, infatti non conosco il palmares della Pssn, ma se lo spirito di emulazione ha una sua perversa logica, vi ricordo che il Maccabi ha vinto tra coppe e campionati novanta titoli nazionali.
L'unica speranza e' che K si ispiri all'ottimo coach Blatt che e' un professionista a 360 gradi, e probabilmente nei prossimi anni cambiera' fisiologicamente panchina, perche' se la sua musa e' l'antipatico avvocato Shimon Mizrahi, massimo dirigente sempre in panchina vicino al coach dal 1969, la farsa sara' infinita.

Prendiamo un aereo atterriamo a Ronchi, facciamo un po' di chilometri e andiamo a Pozzuolo, parte a razzo la Pssn fino al 22-9, per poi assistere al punto piu' alto dell'egocentrismo kidzikiano, il coach toglie figuratamente la giacca e cravatta, appoggia pennarello e lavagnetta  e stringe i lacci delle scarpe.
Risultato: si va al riposo sul meno uno, 44-43.
Ovviamente atmosfera tesa tra i senatori, ma la grande esperienza fa si che la rabbia diventa energia positiva e il solco si riforma con Bortolot protagonista assoluto, con 35 punti e 8 triple.
Incredibile ma vero, ma K ci riprova, si rimette in campo, fa piu' danni della grandine ma ormai il risultato e' acquisito.

Pozzuolo 75 - Passione 87

Polo 2, Glavina 2, Bevitori 17, Scrigner 2, Serafini 4, Benvenuto 25, Bortolot 35, Kidzik.

lunedì 4 novembre 2013

C'era una volta -resoconto settimanale degli ex Azzurra nei campionati senior-

Iniziare una partita di pallacanestro con un meno quindici ed essere consapevoli che nei quaranta minuti rischi di avere anche quindici possessi in meno del solito, non e' psicologicamente facile.
I due quindici indicati sono i numeri forniti alle voci punti e rimbalzi da Diliegro, unico giocatore interno puro della rosa di Dalmasson, vero e proprio top player triestino, assente per infortunio.
A questo aggiungiamo gli acciacchi di Hoover, e si capisce che essere competitivi con la Leonessa Brescia e' impresa titanica.
Non e' bastato far vedere ancora grande vivacita' anche se talvolta con qualche sbavatura, per fermare una squadra gia' forte che ha fatto mercato con giocatori di serie A1 come Dibella,Slay, Fultz.
Due immagini della gara rendono bene le differenze in campo: Fossati (191 cm) difende con grande spirito su Cuccarolo (ex Benetton 221 cm) cio' dimostra la grande voglia che talvolta pero' soccombe per limiti strutturali, e una grande giocata nel finale di terzo quarto tra Ruzzier e lo stesso Fossati  rende palese che con organizzazione e tecnica si resta competitivi, ma per vincere serve un quid in piu'.
Buoni segnali da Candussi, per gli ex azzurri: Michele Ruzzier 7 punti in 27 minuti e Stefano Tonut 8 in 23, non entra Ema Urbani.

Perdono in trasferta sia Trapani a Jesi (94-88) che Trento a Veroli (75-72). Poco piu' di un minuto senza canestri per Stefano Bossi in terra marchigiana, realizza 4 in 27 Marco Spanghero in Lazio.

Qualche spicciolo in Dnb per Cernivani nella bella vittoria della Poderosa Montegranaro in quel di Giulianova (64-81).

Bel ritorno alla vittoria dello Jadran in trasferta a Firenze, partita molto equilibrata che si conclude sul 56-59, Matija Batich produce 5 punti.

In C regionale il Don Bosco non riesce a staccarsi dallo zero in classifica nonostante la vena realizzativa dei tre tenori Spangaro,Schina,Carlin.
Fagagna passa in via dell'Istria per 70-79, quattro punti per Gordini,non realizza Pecchi.
Nel match-clou della giornata, Monfalcone trema per la prima volta ma passa su Latisana 80-75, nella Falconstar non entra Bon, 17 per Bonetta, top scorer di Latisana.
Sconfitta in casa della Servolana per 68-77, sei punti per Crevatin, otto per Pobega, non entra Sculin.
Grandinata di triple del Bor che domina sul Monfalcone (81-58) non realizza Vittori.
Sconfitta per il Breg in casa con Corno di Rosazzo per 52-71, che dilaga nell'ultimo periodo.

In serie D perde in casa il Santos con Grado, 9 punti per Andrea Spanghero, 4 per Ciccio Cumbat e non realizza Max Crocenzi.
Il Basket4Trieste esce sconfitto dalla  trasferta bisiaca di Perteole.
Rush finale vincente della capolista Perteole per 62-61,questo il commento del coach triestino Riki Coppola: "Partita equilibrata per tutti e 40 i minuti con due squadre in salute agonisticamente e tecnicamente parlando. Per noi e'pesata l'assenza  di Marco Catenacci per impegni lavorativi e Delise, oltre all'infortunio per stiramento di Schillani dopo soli 11 minuti di gioco. Speriamo di vedere presto un B4T al completo. Tra gli ex Azzurra bene Raf Pizziga in difesa con 4 punti a referto, Tiz Morelli che conferma il match della settimana precedente infilando 14 punti con un ottimo 5/8 dal campo, 3/3 ai liberi e 9 rimbalzi, ora aspettiamo che anche  Leo, raggiunga la forma del gemello".


Alla prossima



domenica 3 novembre 2013

Corner K -attendendo Krugman-

WEEKLY PILLOWS  

Questa volta iniziamo con una doverosa premessa: urliamo un “Big thanks” al blogger che ci ospita.. riteniamo infatti che, da soli, non saremmo mai riusciti a far imbestialire  un premio Nobel per l’economia.
Nel nostro ultimo intervento avevamo sottolineato la debolezza del dollaro (anziché la forza dell’euro) ed ecco che dalle colonne del New York Times il professor Krugman comincia ad inveire : “….le persone che dicono queste cose generalmente non hanno la più pallida idea di quale sia realmente il ruolo del dollaro, di che cos’è che possa mettere a rischio tale ruolo e di perché sia rilevante (se lo è).”
Apriti cielo. Concordiamo col Nobel come il “biglietto verde” adempia alla perfezione al ruolo della moneta (mezzo di scambio, unità di conto e mezzo di tesaurizzazione) e di come sia valuta veicolo ovvero usata per transazioni internazionali o di conversione. Siamo anche disposti a riconoscere come alcuni paesi aggancino la propria valuta a quella americana o come alcuni grossi investitori “draghino” parte dei loro patrimoni in dollari…ma adesso siamo noi a puntare i piedi.
Allora prof, prima di partire per una delle sue solite “crociate” rilegga il nostro intervento invece di “tweetare” quotidianamente un’analisi economica esprimendosi sempre con una convinzione granitica o con commenti al vetriolo (per fortuna anche verso altri premi Nobel) nei confronti di chi non è sulla sua stessa lunghezza d’onda.
 
Per qualsiasi cosa la invito, comunque, a usare questo blog come terreno di sfida. Grazie.
 
Tornando invece alla settimana trascorsa abbiamo potuto assistere ad una “prima assoluta”. Il Tesoro americano nel suo rapporto semestrale sulle valute ha criticato apertamente la Germania.
Al di là delle questioni politiche (alcuni sostengono sia stata una risposta all’affondo teutonico per il “Datagate”) ci preme sottolineare l’aspetto economico. Gli americani, ancora una volta (?), scendono in campo per salvare l’Europa dalla Germania, guidata non più da un imbianchino coi baffetti alla Charlot, ma dalla “cancelliera di ferro”.
Gli USA accusano palesemente Berlino di porre un freno alla crescita europea, già ai minimi termini. L’austerità voluta dalla BCE (su spinta della Merkel) ha tenuto si sotto freno l’inflazione europea (0.7% il dato di ottobre, i minimi di sempre) ma ha bloccato pure la domanda interna.
Forse la Germania vive un complesso: quello di essere considerata un paese piccolo, un po’ come l’Europa e quindi fa la formica perché consapevole, un giorno, di non sedere nel tavolo dei “Grandi”. Potrebbe essere valida tale ipotesi soprattutto alla luce di quanto sta facendo la Cina. Entrambe le economie (tedesca e cinese) basano tutta la loro crescita sull’esportazione. In Europa i tedeschi (grazie al cambio) sono i primi esportatori, tuttavia non stimolano in alcun modo la domanda interna ovvero i consumi tedeschi (ed europei) impedendo alla banca centrale di adottare politiche monetarie espansive, provvedimenti accolti, invece, dalle tre banche mondiali più importanti (giapponese BoJ, inglese BoE e l’americana Federal Reserve).
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il Pil cinese corre a due cifre (10%), quello europeo è tornato indietro di 20 anni….chissà cosa avrà da dire Krugman…

venerdì 1 novembre 2013

Le prime cinque giornate della Pallacanestro Trieste

Ho sempre pensato che la salute e la crescita di una squadra si possano inquadrare in un campionario di almeno cinque gare, che in un calendario normale sono le gare che si svolgono circa in un mese.
Quando i miei sempre validi collaboratori mi danno lo scout di fine gara osservo sempre con attenzione alcuni aspetti che vedo durante la gara, li analizzo rapidamente, ma poi archivio il foglio per riprenderlo un po' di tempo dopo e fare un parziale sulle ultime cinque gare.

Ieri la Pallacanestro Trieste ha giocato la sua quinta gara di campionato e da tifoso che si reputa presuntuosamente competente mi permetto di fare un primo bilancio dell'annata agonistica.
Analizzando le avversarie secondo me Trieste non ha avuto per niente un calendario soft, infatti ha affrontato tre team che io reputo molto solidi come Trento, Verona, Biella poi ha avuto un confronto diretto con Imola e una partita in una piazza storica della categoria come Jesi.

Per team solidi intendo quelle squadre che aspirano a soddisfare le proprie ambizioni con un'idea precisa e una forte identita' di squadra, cioe' quelli che non si affidano alla stella yankee di passaggio ma puntano su una solidita' tecnica e programmatica.
Credo un modus operandi che sta tentando di proporre anche Trieste ma in questo momento con impegno economico molto ridotto rispetto alle avversarie.

La vittoria con Verona e'stato un vero e proprio regalo ai tifosi, la vittoria a Imola un successo importante dato che si tratta di un probabile scontro diretto per la lotta in chiave salvezza, ci si possono mangiare i gomiti per la sconfitta di misura a Jesi ma e'obbiettivamente un risultato che ci puo' stare, le piu' nette sconfitte con Trento e Biella (guarda caso le due senza Hoover) sono dei passi falsi di una squadra che deve crescere per essere sempre pronta.

Crescere, questa e' la password per una stagione positiva, e questa crescita in questo momento puo' garantire competitivita' e qualche exploit, ma credo che bisogna avere molta pazienza per assicurare anche un minimo di continuita'.

In questo momento la speranze sono quelle di tenere in piedi il meglio possibile Hoover, che ci sia sempre un aumento di determinazione e autorita' nella regia di Ruzzier, che Diliegro resti un all star (ieri sera 17 rimbalzi, era dai tempi del povero Mangiafuoco o ancora prima Ben Coleman che non si vedevano sotto San Giusto) che Carra assicuri la sua affidabilita', Mastrangelo la sua consueta energia, che i rookie o semi rookie Harris,Tonut e Candussi accelerino il proprio processo di crescita e che Urbani e Fossati quando chiamati in causa portino la legna che serve.

Credo che far diventare queste speranze obbiettivi, sia l'unica strada per poter arrivare alla salvezza, un lavoro difficile ma gestito dalle sapienti mani di Dalmasson, garanzia assoluta.
Sicuramente poi se l'imponderabile mette le mani, e fa gestire alla coppia Ghiacci-Bocchini due euro per tesserare un mezzo lungo (Diviach) che strutturalmente manca, allora tutto sara' piu' divertente.

Con grande fiducia, 'Ndemo Muli!!!!!