martedì 16 dicembre 2014

Occupazione

Lunedi' mattina, Roma accompagna una distrutta Giorgia, il primo giorno della settimana e' il suo giorno nero, a scuola.
Quando escono e' praticamente ancora buio, e nonostante un autunno belga assolutamente clemente, a quell'ora il freddo e' pungente.
Giorgia con una specie di colbacco rosa, giubbotto praticamente ermetico, calzamaglia e stivale in pelle idro e gelo repellente, inforca il suo zaino, sale sul monopattino e di slancio lascia dietro la mamma, che dopo aver accompagnato a scuola la figlia prosegue per qualche centinaio di metri prima di rifugiarsi nel proprio ufficio.
L' inizio di questo rito io me lo godo dalla finestra di casa dopo aver incastrato Giorgia nello scafandro di lana e cotone e aver preparato una sufficiente colazione.
Quando sono ormai lontane, per prima cosa consulto il pc o il tablet, prima i giornali, al lunedì soprattutto siti di basket per vedere i risultati del week end, ovviamente la mail e poi facebook.
 

E proprio sul social del pischello yankee perennemente in t shirt che trovo la grande sorpresa, infatti solo dopo pochi minuti il bacio, l'abbraccio e il saluto alla mia piccola, la vedo in una foto condivisa dalla signora Halime, mamma di Eckrin, grande amica di Gio.

E' fiera, con un microfono in mano che aizza la folla, non ho particolari notizie sulla foto, ma già la vedo in questa giornata di sciopero generale belga, ergersi a rappresentante della sua comunità di mocciosi pronti alla lotta dura senza paura. Immagino pure che alle quindici e trenta orario in cui la vado a prendere, non dovrò caricarla sulla bici, ma ci sarà il tempo solo per un breve saluto, le consegnerò un po' di biancheria e lei inizierà l'occupazione.
Riguardo la foto e la vedo sotto il colbacco che tiene in testa per distinguersi dagli altri mentre la platea pende dalle sue labbra, la maestra accovacciata che le mantiene il microfono.
E' la chiara immagine del potere che si abbassa al popolo, la classe dirigente verso il normale individuo.
Vaneggio pensando a quelle magliette che gireranno nel duemilacento circa, con il volto della mia bimba, alla stella del calcio argentino di quel tempo che si tatuerà l'effige della rivoluzionaria italo lituana che ha ribaltato come una calza il Belgio e poi l'Europa interna.
Non stacco gli occhi dall'immagine e penso male, vedo la possibilità che la foto sia ritoccata per non dar modo di vedere la sterminata folla che sta seguendo il nuovo leader carismatico, l'inquadratura e' su di lei e solo la prima fila, ma e' sempre così per chi protesta, tra un po' verra' etichettata genericamente come antagonista.

E' quasi ora, pedalo verso la scuola, faccio un giro dell'isolato per vedere se ci sono già delle forze dell'ordine pronte in caso di disordini, non vedo barricate, non sento slogan, tutto sembra tranquillo e regolare.
Entro, Gio mi vede e come sempre mi corre incontro, dopo aver rispettosamente salutato la maestra.
Usciamo, quindi capisco che l'occupazione e' saltata, a casa le chiederò tutto, ma e' elementare che Giorgia ha dato fondo a tutte le sue capacita' diplomatiche, ha raggiunto un accordo favorevole a lei ed i suoi compagni.

Quando arriviamo a casa le faccio vedere la foto, pretendo una descrizione nei minimi particolari.
Mi racconta che quando e' arrivata nel grande salone di accoglienza della scuola Klimop, dei ragazzini stavano cantando Happy Birthday, dopo di che e' toccato ai turchi e al loro idioma, poi a lei e al suo compagno sardo/belga Carlo.
Insomma non era una protesta, anzi.
La classe dirigente in questo momento di scioperi a catena in Belgio ha voluto umiliare la base facendo una fantozziana assemblea dimostrativa per onorare la direttrice nel giorno del suo compleanno.
In più, stizzito, noto anche una sfumatura di razzismo e un uso smodato di luoghi comune: Giorgia, tu che sei italiana (spaghetti,pizza,mandolino) vieni a cantare!!

E' inevitabile valutare un cambio di scuola per il prossimo anno.

giovedì 11 dicembre 2014

Il pesce Rosco

A Kaisiadorys una piccola città' della Lituania situata esattamente a meta' strada tra la capitale politica Vilnius e quella economica Kaunas c'e' un piccolo lago che in estate offre refrigerio a frotte di bagnanti, alla faccia di chi pensa che in questa terra baltica ci sia un freddo perenne.
Ma dal mio punto di vista e' d'inverno che il lago offre il panorama migliore, quando e' completamente ghiacciato e i pescatori accovacciati su improbabili sgabelli prima bucano il pack con un attrezzo che e' una via di mezzo tra un enorme cavatappi e quelle leve che si usano per abbassare le tende parasole dei poggioli, poi infilano con perizia nel foro ottenuto la lenza, approfittando della riduzione dello spazio vitale e della carenza di mezzi di sostentamento dei pesci per catturarli.
Quando cammini sul lago, in una sorta di delirio di onnipotenza divina, nei punti più limpidi puoi vedere chiaramente i pesci nuotare in maniera nervosa sul fondo in cerca di cibo, va da se che appena vedono una preda facile quanto appetitosa si buttano senza riflettere agganciando così l'amo e subendo lo strappo deciso del pescatore.
Noto pero' un pesce che più o meno ripete lo stesso giro, e quando mi adagio sul ghiaccio per ammirare e fotografare il panorama e i rituali dei pescatori, lui rallenta e butta l'occhio, tutt'altro che lesso, verso di me. Curioso, lo seguo con lo sguardo, si ferma sul fondo per poi infilarsi in un vecchio buco ora non utilizzato e non ancora ricristallizzato.

- Hei, ma che pescatore sei? Con quell'enorme lenza nera e gialla fai poca strada, siamo affamati mica imbecilli.-

Di petto rispondo che con la macchina fotografica e la cinghia non ho nessuna intenzione di pescare, solo poi realizzo che sto ascoltando e rispondendo ad un pesce che peraltro non conosco, e mia mamma dai tempi delle elementari mi ha sempre detto di non dar filo agli sconosciuti e di non prendere le caramelle offerte da uno mai visto prima.

Resto incuriosito e lui mi incalza:

- e' un brutto periodo, le risorse sono pochissime, va molto meglio d'estate quando i bambini buttano piccole molliche di pane, ma anche dai vicini canneti riusciamo a procurarci qualcosa ripulendo le foglie che si immergono nell'acqua.
Ora non c'e' nulla da fare, ci si deve muovere poco per consumare meno, e in questo il ghiaccio che occupa tutto lo spazio ci aiuta, poi bisogna fare un po' gli avvoltoi prendendo quel poco che i nostri simili staccano dall'amo prima di finire agganciati fatalmente.
I giovani non lo capiscono, non si fermano mai, corrono per trovare qualcosa, ma corrono inutilmente perché i corridoi nei ghiacci sono sempre gli stessi, e quando sono allo stremo delle forze sperano in qualcosa di migliore sapendo di andare incontro a morte sicura.
Ancora tra di loro gira il falso mito di finire in qualche boccia di vetro o acquario dopo aver abboccato, forse e' solo una maniera per sperare ancora, anche se barattare cibo sicuro con la libertà mi sembra un affare sballato.-

Sbalordito, non faccio in tempo ad organizzare una frase, che lui attacca con un pistolotto sul fatto che noi umani usiamo la forma verbale "amo", cioè il verbo del sentimento puro per antonomasia, lo trasformiamo in sostantivo ed otteniamo un'arma per uccidere un'altro essere vivente.
Penso che in effetti e' così, ma insomma usando tutta la mia superficialita' penso che lui non e' nessuno per farmi sentire in colpa, non può eleggermi a rappresentante del male umano.
Io poi, che sono andato a pescare meno di dieci volte, io, che faccio parte di una famiglia di pescatori scarsi. Mio padre, uomo di grandi virtu', si offenderà certamente alla lettura di queste righe, ma l'onesta' del racconto non può venire meno. 

Mio padre e' un pescatore fallito e spesso falso, il peggio della sua anima esce sempre dopo patetiche puntate di pesca. Clamorose corse in pescheria all'alba a spendere fior di quattrini per non subire sottili ironie famigliari  all'ordine del giorno dopo notturne e umilianti battute di pesca. 
Ho il chiaro ricordo di importanti difficoltà di successo anche nei laghetti dell'allevamento trote in Valle d'Aosta dove i pesci quasi morenti di inedia saltavano nei prati per brucare, ma non abboccavano all'amo del signor Bassi senior.

Il pensiero del mio vecchio mi permette di prendere tempo, dopo la paternale dell'ormai amico pesce che pero' riprende il suo discorso:
- cosa ci fa un italiano qui? Tu assomigli ad un forestiero che ho visto quest'estate, ci ha disturbato per mezz'ora, con dei buffi tuffi che alzavano molta acqua, si buttava praticamente con la sua prosperosa pancia per poi portare le sue gambe corte al petto quando arrivava al pelo del lago e riemergendo diceva in maniera quasi meccanica in un idioma sconosciuto: goskizza'? K, z, accenti, credo si trattasse lingua afghana o tartara anche se le similitudini con la tua figura sono enormi. 

E' la prima volta che vieni qua? - Mento spudoratamente, non mi va di ammettere che effettivamente in quel lago a luglio ho tenuto in allenamento la "clanfa" tipico tuffo triestino che nobilita l'orgoglio maschile solo se dal balzo dalla terra ferma al lago si ottiene un'importante colonna d'acqua, e che goskizza' detto di botto col primo fiato dopo l'apnea non e' altro che "ho schizzato?" in dialetto alabardato.
Non credo di averlo convinto, ma lui non si fida molto della sua vista spesso ostacolata da molti metri di acqua sopra la testa e fortunatamente glissa e ricomincia.

-Alla fine non ho molti amici qui, mi guardano con sospetto e diffidenza, sono tra i più vecchi in assoluto e pensano che magari ho qualche risorsa nascosta da cui attingo senza dire nulla a nessuno ma io sono solo timido, magari burbero ma non egoista, semplicemente vivo in maniera diversa, cerco di vivere secondo le mie rinunce, questo non e' capito da tutti.
Quindi se ti va per due chiacchiere io sono qua. Mi chiamo Rosco. Pesce Rosco.-





mercoledì 26 novembre 2014

XXX

Se hai un talento incredibile per una determinata disciplina il particolare ha meno importanza.
Se invece per portare avanti quella passione devi ragionare giorno e notte, devi appuntarti qualche "illuminazione" sul primo foglio di carta che trovi in giro, allora il particolare fa la differenza.
Da quando ho impostato questo blog, la scrittura e' un bel metodo di viaggiare con la fantasia, senza particolari ambizioni o aspettative.
La formazione scarsa e per niente umanistica, fa si che per rendere accattivanti un paio di righe devo dar risorsa a qualsiasi mezzuccio possibile.
Il titolo e' senz'altro uno di questi, a me piace sia conciso e spesso non direttamente inerente al testo.
Il titolo e' importante per me, ed e' per questo che il testo che sto scrivendo e' ancora zoppo, scrivo senza sapere ancora quale sara' quella prima parola che in qualche maniera aprira' la vostra (mi raccomando, distratta!) lettura.
Cerco parole, accozzaglie di lettere, penso ad opere importanti da cui attingere, aforismi riciclati dai social network ma anche quelli da incarto interno dei cioccolatini, scritte sui muri di qualsiasi citta', frasi celebri, canzoni.
Scomodo chiunque parli in pubblico, penso a colloqui che hanno fatto la storia del mondo, provo a consultare i miei appunti volanti dove magari ho evidenziato una frase di un libro letto o una dichiarazione estrapolata da un'intervista di qualcuno importante, ascolto un telegiornale per trovare qualcosa di attuale.
Spesso, la penna va quasi da sola e la soluzione la trovo rileggendo lo scritto: una frase che mi e' venuta particolarmente bene, magari riassunta, puo' essere un titolo perfetto o anche il senso, il succo, del testo che non viene esplicitamente espresso puo' essere un buon inizio.
Cosi' e' anche in questo caso, infatti rileggendo mi rendo conto che il titolo perfetto e': senza testo, senza titolo.

lunedì 24 novembre 2014

Serenata

Roma Siugzdaite.

Cognome difficilissimo, ma estremamente elementare il nome,  per chiunque parli italiano.
Chi mi conosce personalmente, ma forse anche chi segue questo blog, sa chi e' a portare questo nome, a chi invece non dice nulla, la spiegazione si riassume in due parole: mia moglie, o come dice il mitico Guareschi (quello di Don Camillo e Peppone per rendere l'idea) nell'ultimo libro che ho letto: "colei che non mi volle piu' signorino" o "la gentile socia della mia malinconica azienda".

Donna unica.
Ho sempre detto di aver avuto la fortuna di sposare non la miglior donna che ho conosciuto ma senz'altro la miglior persona in assoluto.
Fine intelligenza, calma olimpica, bonta' ingenua.
Poi il pregio migliore, la prima cosa che noto in una donna, se osservate bene, quando sorride (spesso!) usa la bocca, i denti ma anche gli occhi, migliorando ulteriormente la sua espressione e il suo bel viso.
E' evidente che pero' quando ti ancori ad una persona, apprezzi soprattutto i difetti e su uno in particolare mi fermo in questo post.
Non con falsa immodestia posso affermare:

mia moglie mi sovrastima.

Una coppia, la prima pietra di una famiglia, si fonda sulla complicita' e sulla sincerita', insomma devo metterla davanti ad un fatto compiuto che le faccia capire chi, o meglio cosa, ha deciso di mettersi in casa.

Sto valutando un gesto eclatante.

Tra le opzioni che reputo piu' valide, dopo una severa selezione, ho individuato queste tre possibili soluzioni.

Aspettare un week end di grande flusso turistico nella piazza sotto le finestre del soggiorno di casa nostra ed espormi come mamma mi ha fatto fino al probabile arrivo delle forze dell'ordine.

Confessare che sono un attento e affezionato telespettatore di Forum, e che dopo un inizio emotivamente molto critico promuovo il cambio di gestione Dalla Chiesa-Palombelli (ndr Ciao Rita!).

Non lavarmi, per molto tempo, e quando arrivo ad un punto di non ritorno, ammettere di essere nella personale situazione ideale.

Mi accorgo solo ora che delle tre ipotesi la confessione di Forum, siccome appena pubblicata sul blog, e' bruciata. Resta l'atto osceno in luogo pubblico e la totale carenza di igiene personale.
Ma forse e' sufficiente questo post.

Accetto consigli. A voi l'ardua sentenza.

sabato 1 novembre 2014

UFO

Un qualsiasi martedi' mattina, il giorno piu' noioso della settimana per Emilio, sono passati i bollori della domenica e le polemiche del lunedi' ed e' troppo lontano il prossimo week end per la prossima giornata di campionato.
Emilio vive per l'Ufo. Tutto e' collegato alla squadra.
Quando lavora al supermercato, nelle vigilie di gare importanti sistema i barattoli e le scatole negli scaffali secondo i colori sociali formando cosi' delle bandiere biancorosse.

L'Ufo la squadra del paese, anzi le squadre del paese.
Per anni la fusione e' stata vista con diffidenza, i vecchi in bar Duomo ancora adesso la vedono male, soprattutto dopo una sconfitta.
Di sconfitte pero' ultimamente se ne vedono poche e i vecchi tifosi della storica Unione Calcio e quella della Fortitudo hanno capito che in questo periodo di vacche magre l'Unione Fortitudo, Ufo per un'abile mossa di marketing, puo' essere un buon compromesso.
L'Ufo non giochera' mai con le grandi che si alternano a vincere gli scudetti, sara' sempre ai margini dell'industria calcistica.
E' ancora un calcio pane e salame, ai limiti del professionismo, dove qualcuno continua a mantenere il proprio lavoro, e i piu' giovani sputano sangue per poter fare il definitivo salto di qualita'.

Questo pero' e' l'anno buono, per la prima volta si lotta per una categoria ancora mai vista in zona, tutto il campionato in testa, una sola sconfitta, alla terza giornata, poi qualche pareggio in trasferta e tante vittorie, con l'orgoglio di non aver lasciato scampo tra le mura amiche.
Sono solo tre i punti che dividono l'Ufo dalla gloria, e domenica ci sara' la grande occasione, vincendo con una squadra di meta' classifica sara' matematico il successo, e il resto della stagione sara' accademia.

In paese c'e' grande fermento dal Municipio al bar Duomo hanno tirato un gran pavese bianco e rosso, non si parla d'altro.
Emilio riconosciuto da tutti come il "Sindaco" della tifoseria, viene fermato per strada e al supermercato per sapere se ci sono ancora biglietti o per avere precise direttive per la perfetta esecuzione della coreografia.
Il "sindaco" e' preciso, puntuale, si assicura che sia chiaro per tutti, ha addirittura stampato dei volantini con i testi delle canzoni e dei cori per osannare gli amati colori e beniamini.
Si avvicina il fine settimana, tutto e' gia' pronto, il "sindaco" scalpita e soffre per la scelta del mister, praticamente un profeta, di preparare questa gara a porte chiuse per mantenere alta la concentrazione.
Non resta che aspettare domenica.

La giornata e' tiepida, il sole vuole partecipare all'evento.
Gia' da prima mattina la piazza e' piena, i giovani che formano il gruppo piu' vivace dei tifosi stanno provando i cori, verso le undici la folla si dirige verso l'hotel dove i giocatori si trovano per il pranzo, un po' di riposo per poi recarsi assieme allo stadio.
Qualche coro, un fumogeno e dalla sala verso il giardino escono il team manager e il capitano Guido Matteo, la bandiera, il capocannoniere.
Un po' di strette di mano, baci e abbracci, incitamenti e poi la richiesta del team manager e del capitano per avere un po' di pace viene soddisfatta e i tifosi vanno al campo ad iniziare a colorare gli spalti con palloncini, cartoncini colorati e striscioni.

La partita va via liscia, alla mezz'ora l'Ufo ha gia' messo i tre punti in cassaforte, con la doppietta del capitano.
Lo stadio canta all'unisono, e i cori proseguono in piazza dove il bar Duomo ha allestito con la collaborazione della tv locale e del comune, un maxischermo.
Il "sindaco" piange dal primo goal.
Mancano venti minuti alla fine e c'e' il boato per Guido Matteo che lascia spazio al suo partner d'attacco, l'italo-brasiliano Lucio Martino che proprio in questa gara rientra dopo un'infortunio, e fissa il risultato finale sul tre a zero.
Bella la storia di questi due ragazzi divisi da una quindicina d'anni ma con molte cose in comune, a partire dal nome composto esclusivamente da nomi propri, al ruolo in campo, alla formazione calcistica, alla provenienza geografica. Infatti entrambi sono nati in zona e sono all'Ufo dal settore giovanile.
Un'amicizia solida che ha grande merito sul funzionamento del gruppo, quindi della stagione.

La festa allo stadio e' veloce, tutti vogliono correre in piazza assieme a chi non ha trovato biglietto, la comunita' ha voglia di unirsi per qualcosa di storico.
Sul palco ci sono gia' dei ragazzi che scaldano gli animi con un po' di musica dal vivo, per strada i campanelli delle biciclette e i clacson dei motorini e macchine quasi coprono la musica.
Neanche per le vittorie mondiali della nazionale si e' vista tanta festa, al bar Duomo le vecchie glorie dell'Unione e della Fortitudo offrono da bere.
Il "sindaco" non e' lucido, probabilmente e' il giorno piu' bello della sua vita.

Sfilano sul palco gli eroi dal piu' giovane al; piu' vecchio.
Per ultimo assieme al Mister entra il bomber, capitan Guido Matteo, che intona qualche coro con il suo popolo, fa un piccolo discorso e poi ufficializza quello che gia' era nell'aria:

oggi corono due sogni, la promozione storica e il poter smettere da vincente. Saro' sempre un sostenitore della squadra, ma sono stanco, troppi sacrifici, mia moglie e i miei bambini vogliono passare qualche domenica in piu' con me e io con loro. Grazie di tutto e adesso continua la festa! Vi lascio in buone mani!

Lo dice abbracciando Lucio Martino. Passaggio di consegne.

Al "sindaco" e' calata la notte negli occhi e nel cervello, non vede piu' i compagni di curva, non vede il biancorosso della piazza e nemmeno i fuochi d'artificio, non riesce a torliersi dalla testa le parole del capitano, il bomber della sua generazione lo ha tradito.

Come si fa a mollare proprio ora? Come fa a dire che e'stanco? Si allena una volta al giorno per al massimo due ore, il calcio ma soprattutto l'Ufo, assieme a congrui e puntuali rimborsi spese lo fa vivere bene con l'attivita' che a suo tempo si e' fatto aprire e che ora gestisce. Come fa a dire troppi sacrifici? Io rinuncio a qualsiasi gita con gli amici, la domenica per me non e' altro che una mezza giornata di riposo e poi o macinare chilometri o preparare lo stadio. Io faccio sacrifici non lui.
La moglie? I bambini? Io non ho moglie e bambini forse proprio per colpa dell'Ufo, che e' l'unica alternativa al supermercato dove lavoro. Grazie di tutto e adesso continuiamo la festa? Facile per te.
Siete in buone mani? Un ragazzino di vent'anni scarsi, che finora ha dimostrato dimestichezza col pallone, ma leadership e carisma non si comprano dall'ortolano.
No Guido, mi dispiace, non ci sto.

Alla ripresa degli allenamenti, in quel solito noioso martedi', il "sindaco" si fa trovare al campo.
Oltre a lui una cinquantina di ultras che non hanno ancora smaltito l'euforia e osannano la squadra, che nonostante la serieta' di tutti si allena in maniera meno determinata del solito.
Il "sindaco" e' solo in un angolo, vicino al grande materasso posto dietro la porta dove i saltatori in alto normalmente provano i loro prodigiosi balzi.
Non si muove di un centimetro, solo alla fine piomba in mezzo in campo e in maniera isterica pretende di parlare con il capitano, che lo prende sottobraccio. Si appartano, ma alla fine si vede chiaramente che il "sindaco" torna a casa scuotendo la testa non soddisfatto.



La sedia dove e'seduto e' in equilibrio sul tavolino del soggiorno, la sciarpa biancorossa dell'Ufo e' ben legata alla trave del soffitto e l'estremita' in basso gli sfiora la testa.
Sono passati due anni dalla festa in piazza, dal tradimento del capitano e tutto quello che ne' e' conseguito.

Il "sindaco" si e'preso una denuncia con tanto di diffida per stalking.
Guido Matteo ha giustamente ceduto alle pressioni della moglie che si sentiva in pericolo per gli appostamenti del "sindaco" al supermercato o fuori dallo stadio.
Alla fine il "sindaco" e' innocuo, ma gli insulti scritti e urlati hanno preoccupato non poco la famiglia Matteo.
Il giudice, con la mediazione dell'Ufo e di alcuni amici di Emilio e soprattutto la disponibilita' del Capitano, ha optato per una soluzione soft e ha intimato il "sindaco" a non farsi vedere piu' allo stadio, luogo di lavoro di `Guido, ora dirigente e ha chiesto alla famiglia dell'ex bomber la cortesia di cambiare negozio, ovviamente ad Emilio e' stato vietato di avvicinarsi all'abitazione dei Matteo ed e' stato sottoposto ad un obbligo di firma in commissariato durante le gare dell'Ufo e in altri determinati giorni.
Emilio non e' piu' lo stesso, va al supermercato per forza di inerzia e alla domenica corre in caaserma a firmare per poi andare a casa e sprofondare nel divano.
Sua madre ha puntato la radiosveglia all'orario della partita per provare a distrarlo in qualche maniera. Sente ma non ascolta, diventa cosa unica con il divano e attende il giorno dopo per andare a lavorare.

Adesso e' li, a decisione presa, guarda la sciarpa sopra di lui, la casa e' vuota e silenziosa, la mamma e' in gita con la parrocchia.
Alza gli occhi, prende la parte finale della sciarpa e la fissa con un nodo piu' o meno a meta' precisamente alla Z della scritta -forza Ufo- formando cosi' una grande asola.
Gli viene da piangere, in questo periodo di esilio forzato dallo stadio, non ha fatto nulla, casa-supermercato-casa, la vergogna non l'ha fatto uscire nemmeno per un caffe' al bar Duomo.
Suo malgrado quella denuncia lo ha fatto diventare famoso per qualcosa che in paese non si e' mai sentito.
Non vede scappatoie, lui sempre da solo, non sopporta di sentirsi gli occhi addosso in un posto diverso dallo stadio. Non ha mai avuto via dalla tribuna la voglia di essere coinvolto o cercato da qualcuno, anzi forse anche allo stadio non ha mai fatto parte di un branco ma ha avuto solo gente attorno, si sentiva insomma solo in mezzo ad un sacco di gente che probabilmente e' anche peggio di essere solo e basta.

Si alza in piedi sulla sedia, infila la testa nell'asola, si assicura che la sciarpa sia ben ancorata alla trave, fa scivolare dalla tasca dei pantaloni la lettera per la mamma.
Si toglie le lacrime dagli occhi, fa un bel respiro e goal!
E' la radiosveglia programmata dalla mamma che annuncia: rete al primo minuto di Martino!

Crede nel destino, il "sindaco" adesso non sa cosa fare, vede una luce, prova un barlume di felicita' nel momento peggiore della sua esistenza, da due anni non provava piu' l'emozione del goal.
Stacca la sciarpa, riordina la stanza, butta nella carta da macerare la lettera per la mamma, corre in soggiorno ad ascoltare la partita della sua Ufo.
Finisce quattro a due con tripletta di Martino ed un'autorete, il sindaco e' soddisfatto e piu' sereno.
E' quasi l'ora di cena e la mamma rientra dalla gita, Emilio le va incontro la abbraccia e le sussurra ad un'orecchio -abbiamo vinto!-


martedì 14 ottobre 2014

Passione K - Quadro della situazione

La nuova stagione agonistica e' iniziata per tutti, sono già scesi in campo i professionisti della serie A e anche gli atleti "per caso" della D.
In settimana l'elite dell'Eurolega, mentre gli scultorei attori dell'NBA hanno iniziato il loro tour di presentazione del prossimo show.
Manca solo la base, cioè chi alimenta questo movimento quegli operai, impiegati, commercianti o insegnanti che finiscono le fatidiche otto ore e una sera vanno in palestra per giocare e l'altra si mettono davanti alla tv a dare un senso ai professionisti in campo.
 

Non tutti sono così, emblematico il caso del coach K, che a perenne ricerca di allori tra i campionati non tesserati, assorbe come una spugna il male del nostro sport avvicinandolo sempre più alla pedata.
Il malcostume principe che eccita i più (coach K kompreso) e' il mercato a tutti costi, cioè cercare di migliorare il Quadro (e la q maiuscola non e' un errore) della situazione ingaggiando califfi che hanno onorato le tavole incrociate di mezzo stivale.
 

Coach K e' questo: affidare il suo destino non al lavoro in palestra, non alla solidità del gruppo, non all'identità di squadra, e dire che il suo motto e' PASSIONE.
 

Adesso cosa sarà disposto a fare? Come renderà bella e accogliente la sua casa? Pulirà e luciderà quello che già aveva o continuerà il tourbillon delle porte girevoli?
Le voci si inseguono e alcune indiscrezioni dicono che nel suo soggiorno appenderà un Quadro (ribadisco:la q maiuscola non è un errore).
 

Obbiettivo quindi trasformare un bel Quadro in un bel kuadro per avere un po' di gloria.
 

Chi vivrà vedrà.

domenica 12 ottobre 2014

Anteprima della prima

Domenica mattina, le mie donne dormono , il the' ora e' bollente ma appena si sveglieranno sarà bevibile, le fette di torta di mele sono a tavola, le fette biscottate e la marmellata anche.
 

Ho la coscienza a posto.
 

Posso scaraventarmi sul pc per spulciare i siti di basket che presentano la prima giornata del campionato italiano, e vedere anche cosa ha fatto Milano nell'anticipo di Cremona.

Milano, senza passeggiare,  ha fatto il suo dovere, da campione in carica e da favorita anche per quest'anno, ha regolato Cremona che ambisce ad una salvezza più serena possibile.
Stimolante per un tifoso triestino lo scontro tra i coach passati tutti e due sotto a San Giusto, Cesare Pancotto e Luca Banchi.

Chi potrà disturbare l'Olimpia indirizzata al back to back e' la domanda che tutti gli organi specializzati propongono come quesito di questa serie A,  devo dire che a parer mio vedo meno differenza di valori quest'anno che il precedente.
Sassari anche grazie alla partecipazione in EL, ha un roster molto più profondo, Reggio Emilia continua nel suo progetto ma la benzina messa quest'anno e' di livello assoluto per l'immediato,  Venezia appena completerà l'ambientamento e l'affiatamento di una squadra nuova sembra molto competitiva.

Dire chi potrà essere al ridosso di queste o magari sorprenderle e' molto difficile perché il solito via vai di giocatori più o meno conosciuti fanno si che le incognite si dipaneranno solo dopo qualche mese di gioco.

Nota a margine: in serata tifero' Varese nel derby con Cantu', ma solo per poter veder il mitico Pozz, coach biancorosso e forse l'unico vero personaggio di questa lega, mantenere la promessa di rasatura in caso di vittoria.

All'inizio di ogni gara ci sarà l'inno nazionale e forse sarà il solo momento veramente patriottico dei pomeriggi cestistici, speriamo non l'unico istante in cui i giocatori italiani si alzeranno dal pino.

Nel derby lombardo Milano-Cremona si è tirato a canestro 115 volte e solo 19 sono stati tentativi tricolore, di cui 12 del mai timido Gentile.
Ammetto che è un dato che sa di provocazione, e in tal senso continuo, segnalando che ai nastri di partenza quest'anno anche grazie a passaporti fasulli verranno rappresentate 26 nazioni diverse, quasi un'olimpiade.

Ore 9.30 circa, dalla camera si sentono rantolii simili a sbadigli, e timidi saluti, vado in camera per l'abbraccio di famiglia e poi a tavola che la domenica inizia.


Buon basket.

martedì 16 settembre 2014

Special olympics

Mi reputo la giusta via di mezzo tra lo sportivo da poltrona e quello attivo; attivo non fisicamente ma mentalmente.
Soprattutto guardando, parlando e analizzando la mia disciplina, il basket, penso ancora da allenatore pur non sedendomi in panchina ormai da qualche anno.
La mia fame sportiva viene soddisfatta soprattutto dalla rete che mi da la possibilità di seguire in maniera diretta tutte le gare più importanti, mentre la televisione grazie a molti canali internazionali mi offre l'evento clou del determinato paese.

Ma l'adrenalina vera la sento solo quando sono a pochi centimetri dal perimetro di gioco, quindi con la bici, tram o treno vado a vedere l'evento organizzato.
Finora qualche gara di basket belga di legadue, c, femminile, un torneo internazionale dove ho tifato la nostra nazionale donne, le finali nazionali del campionato di beachvolley, la maratona della città e qualche altra manifestazione.
Fino ad oggi non sono mai rimasto deluso, ma la carica e l'entusiasmo che ho acquisito domenica scorsa ad Antwerpen (Anversa) da spettatore lo avuto solo alla mia prima volta allo united center di Chicago prima della gara dei Bulls e alla final four di eurolega all'02 arena di Londra.

Vado con ordine.

Qualche settimana fa leggendo una rubrica del quotidiano Il Piccolo ho visto l'intervista a Valentina Cepak, nuotatrice triestina impegnata alle Special Olympics di Anversa.
La sede dei giochi dista a meno di un'ora da casa mia, e sapere che un'atleta triestina (unica alabardata in nazionale) rappresenterà in piscina il tricolore mi ha fatto sentire in dovere di andare a fare il tifo.
L'entusiasmo non mi ha fatto fare il semplice collegamento tra Valentina e Lara Cepak mia amica e sorella della della nuotatrice.
Ottima occasione quindi di combinazione tra tifo e rivedere amici lasciati a Trieste.

In treno con Giorgia, mia figlia, mi chiedevo cosa aspettarmi dagli special olympics, i miei dubbi erano soprattutto sul contorno, vedere come sono organizzati, come vengono rispettate le diverse abilità.
Ebbene la risposta e' stata molto semplice, il rispetto e' garantito da un'organizzazione perfetta senza apparentemente distinguere le abilità di alcuno.
Palazzo dell'ex po' a disposizione per accrediti e informazioni, volontari facilmente distinguibili dalla divisa comune, aree relax e stand a disposizione, accredito che da la possibilità di avere anche i mezzi di trasporto gratuiti.

In piscina poi l'atmosfera e' fantastica.
La struttura e' piuttosto piccola e il caldo e' asfissiante, ma le tribune colorate dagli accappatoi degli atleti e dalle divise degli staffla rendono accogliente, i tifosi distraggono dall'afa, le squadre sono ben strutturate con un adeguato numero tra accompagnatori e allenatori, il pubblico e' armato di qualsivoglia diavoleria per filmare, il wireless gratuito permette di condividere tutto subito ed addirittura grazie a Skype qualcuno (anche da Trieste!) segue la diretta.
Non ho mai visto in vita mia una gara di nuoto dal vivo mi sorprende vedere l'elevato numero di giudici ed arbitri; presentazione degli atleti, veloce saluto, silenzio assoluto, partenza!
Lo stile e' libero, nel senso che ognuno nuota come gli pare, l'unica specialità sarà il dorso nelle ultime batterie di giornata.

Valentina, la mula triestina, e' nella seconda batteria più competitiva della giornata e chiuderà la sua gara confermando il suo personale, mentre farà ancora meglio nel dorso dove si classificherà seconda dopo un entusiasmante testa a testa, con le altre a seguire a gran distanza.

Applausi per tutti perché estremamente meritati, lo spirito sportivo e' elevato alla massima potenza, grazie alla leale ma sentita competitività, il fair play, e cosa che mi ha impressionato di più la determinazione e grinta anche di chi si vedeva ultimo e distaccato in maniera evidente dagli altri, nessuno ha mai mollato di un secondo e spinto anche dall'incitazione di compagni di vasca e pubblico portava a termine con enorme dignità e soddisfazione la propria impresa.

Grazie Special Olympics, ci rivedremo!





Inviato da iPad

martedì 9 settembre 2014

Di nuovo on line e mondiale di basket

Si torna a bloggare, dopo una lunga pausa estiva ma soprattutto dopo aver solo parzialmente risolto i problemi al mio computer.
Prima di pubblicare qualche delirio della mia distorta fantasia, non posso che dedicare due righe sull'evento sportivo clou del momento per un'amante della pallacanestro come me.
In Spagna infatti si sta svolgendo il campionato mondiale arrivato ad oggi ai quarti di finale.


I risultati sono davanti agli occhi di tutti ed un eventuale pronostico fino ad ora mi sembra tutto sommato rispettato. 
Ho visto, divertendomi, le prime partite di girone grazie al notevole impegno di Sportitalia nel mio breve passaggio di fine estate in terra natia.
In Belgio poi nulla, una veloce notizia dell'accesso alla fase finale dei diavoli rossi al prossimo itinerante campionato europeo e stop.
Solo statistiche, highlight e siti specializzati.
La mia squadra di famiglia, la Lituania, pur andando avanti non brilla come dovrebbe. Probabilmente l'assenza last minute di Mantas Kalnietis, play e leader della squadra, si fa sentire più del previsto.
Il '92 Valanciunas direttamente da Toronto si è caricato sulle possenti spalle i compagni, e nell'ottavo di finale nonostante tre quarti persi con la Nuova Zelanda, la partenza sprint (23-9) ha garantito il quarto contro i turchi, se non sbaglio unica wild card ancora in corsa.
Cosa che ammiro molto in una manifestazione con impegni così ravvicinati e' veder crescere un team di giorno in giorno, di gara in gara.
Al precedente mondiale questa sensazione me la diede proprio la Lituania di coach Kemzura (mi manchi) e del neo milanese "palle mosce" Kleiza (non mi manchi), in Spagna invece mi sembra sia virtù della Serbia del mito Sale Djordjevic.
Per il resto gli americani se continuano con umiltà, intensità e durezza porteranno a casa il titolo con la Spagna pronta ad un eventuale colpaccio.
Per concludere: il mio pensiero va all'inchiesta Fiba nella gara tra Angola e Australia. Già mi vedo il mio ex idolo ncaa Dellavedova (con l'accento sulla o secondo il commentatore delle finals universitarie di Indianapolis) davanti ad un Poirot della palla a spicchi che dice: si,si, abbiamo perso di proposito,scusate.
Queste cose lasciamo le agli altri, perché tanto si sa che esiste il Dio del basket che stavolta si è incarnato nel turco (?) Preldzic che con due siluri ha messo tutto a posto.
Buona settimana e buone finali.

giovedì 31 luglio 2014

DIFFIDA storia di un'amicizia

Premessa: questa storiella piuttosto banale e senza velleita' narrative e' dedicata ad una persona che conosco da tanti anni ma che posso definire amica da una decina, un amico che recentemente ha passato un giorno fantastico della sua vita, reso anche piu' importante dal fatto che e' stato preceduto da qualche difficolta' finalmente risolta. 

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti non è puramente casuale.



Nel basket ci sono partite che si risolvono solo quando la sirena emette il suo fastidioso fischio.

Sono passati quaranta minuti, pochissimi, eppure per un cestista possono essere un'eternita', perche' in quaranta minuti vivi le emozioni piu' intense, prendi e dai legnate, la tua concentrazione e' tutta li', non esiste domani.

Il filo del discorso e' segnato da un anonimo tabellone luminoso con un freddo cronometro che marcia in countdown e dei numeri che raccontano il tuo percorso.
Spesso sei avanti di qualche punto ma basta pochissimo, una prodezza di un avversario o anche una banale infrazione o scivolata di un tuo compagno per soccombere.
In questi momenti non si guarda in faccia nessuno, cercherai di fare un canestro e di non farlo fare al tuo diretto avversario, userai tutti i metodi leciti e anche quelli border line.
Se sarai lucido, appoggerai la palla al giocatore piu' grande e grosso in posizione di pivot, vicino al canestro, per cercare una soluzione a piu' alta percentuale, per prendere un fallo o piu' tatticamente per dare la possibilita' al big man in questione, con la sua abilita' di passaggio, di riaprire il gioco verso l'esterno, aumentando lo spazio d'attacco.

Sembra facile.

Ma se la palla arriva veramente in quella posizione vuol dire che dietro c'e' stato un lavoro mica da ridere.
Chi ha passato la palla ha cercato la posizione migliore, la linea di passaggio, ha collaborato con il compagno a colpi di sguardi, mentre l'orco ha iniziato uno scontro fisico che sembra quasi una danza, una capoeira, con un pari taglia.
Dopo qualche giro di valzer il nostro avra' messo dietro a mazz'asta il suo braccio, fermo li', con il gomito che fa da sentinella e da fulcro a una leva che serve per difendersi e a difendere poi il seguente movimento.
Mai sarai colpito da quel gomito, se capisci di aver perso quel duello, sei dietro puoi solo cercare di intralciare i prossimi movimenti, ma se pensi di fare ancora qualcosa nell'immediato sappi che quel gomito non fara' nulla per agevolarti la strada, sara' li fermo e duro come una sfinge, e se arrivera' la palla non sara' il tuo petto o peggio lo zigomo o il naso a fermarlo.
E' probabile che ti fara' male, forse ti scendera' qualche goccia di sangue se ti ha preso bene, la tua foga e la tua adrenalina ti faranno reagire in maniera scomposta ma comprensibile.
Ti scontrerai petto a petto, a brutto muso, interverranno i compagni ed arbitri sperando che tutto si risolva in una bolla di sapone.
Ci saranno altri scontri man mano che il countdown si assottiglia, e piu' duri i contatti, e' il gioco!

La gara e' finita come spesso succede oltre al danno anche la beffa, oltre al ghiaccio ovunque devi sopportare anche il gelo della sconfitta.
Sei furioso e a fine gara scappi in spogliatoio senza salutare nessuno, tantomeno lo "sgomitatore".

Forse solo la doccia e magari una birra con i compagni in spogliatoio e la loro solidarieta' incondizionata ti solleva un po'.

Poi esci dalla palestra e in teoria tutto e' archiviato magari fino alla prossima partita, ma nella tua testa rimane l'atteggiamento del tuo avversario diretto, l'antipatia nei suoi confronti e' ormai una marchio di fabbrica che rischia di essere indelebile.

Ed e' qui che mi permetto di darti un consiglio, diffida da quel tuo pensiero, pensa che poco prima in campo avete fatto le stesse cose ma a lui e'andata meglio, per capacita', per fortuna, per esperienza, ma hai perso. Cogli l'occasione, metti in cassaforte, ti sara' utile.

Quando sali in auto per andare verso la pizzeria o il locale scelto in spogliatoio con i compagni per il dopo partita devi trovare la lucidita' per capire che quell'avversario e' come te, avete gli stessi obbiettivi, e la maniera per raggiungerli non e' poi cosi' diversa.
Diffida dalla tua voglia di lanciare accuse e minacce, alla fine esce piu' macchiata la tua reputazione che la sua.
 Poi hai visto come viene trattato da coach, compagni e anche dai tanti amici che avete in comune, e' un leader, un trascinatore.

Ti sei quasi calmato, la notte sta gia' iniziando a portare consiglio, il tuo nervosismo placato e' riacceso solo per la cronica mancanza di parcheggio vicino al locale prescelto.
Decidi di andare piu' lontano dove il posto non manca e poi camminare un po' non ti fara' male.
Anzi quella passeggiata ti rigenera, sei vicino al mare e ne senti l'odore, attraversi la strada e ti affacci ad una piazza che lascia senza fiato per la sua maestosita', la percorri e la mente e il cuore freddo ti fanno sentire la fatica nelle gambe, l'acido lattico che inizia la sua circolazione.
Entri sotto un piccolo arco in pietra percorri ancora qualche  decina di metri e all'esterno del solito locale c'e' la solita ressa, chi fuma, chi beve, chi tra telefonino e chiacchiere cerca risultati della serata, infatti l'ottanta per cento dei clienti del bar sono "colleghi".
Dopo tanti saluti, molte strette di mano, alcuni abbracci, cerchi solo uno spiraglio al banco per poter ordinare la tua birra, la giusta ricompensa post partita, il recupero che aiutera' assieme ad un buon sonno, lo smaltimento di quell'acido lattico che hai sentito in piazza.
Prendi il bicchiere fresco e vorresti passarlo sulla fronte perlata dal cambio termico doccia-aria aperta-locale, ti siedi su quello sgabello di paglia che tra poco sembrera' una poltrona dell'Hilton, poi giri la testa per vedere se qualche compagno e' gia' arrivato e invece in fondo al banco vedi lui, senza canottiera con il numero ma con una camicia bianca passata dalla tracolla del marsupio, intorno a lui un sacco di gente, la sua popolarita' e' talmente evidente che anche la tua poca obbiettivita' si deve arrendere.
Speri nell'arrivo rapido di qualche compagno per sputtanare poi il nemico, criticare qualsiasi cosa, da cosa e come beve, alla gente che ha intorno e altre futilita', intanto pero' scegli l'indifferenza, giri la testa e fissi l'entrata.

Credimi che passera' pochissimo, non ci sara' il tempo neppure di farti raggiungere dall'amico, che lui sara' vicino a te con due bicchieri in mano, il contenuto sara' rum e coca cola, precisamente brugal e cola, semplicemente un brugalato.
Non potrai fare nulla, ti ha messo ancora all'angolo, dopo averti passato il bicchiere ti invitera' con gli altri.

Il resto dipende da te o diffidi delle tue sensazioni di giocatore, delle tue remore e ti fai coinvolgere oppure ti alzi e te ne vai, facendo vincere stupidamente l'orgoglio che devi mettere e lasciare sotto la retina.

Il mio secondo e ultimo consiglio e' di gustarti il brugalato in compagnia, sara' sicuramente "seratissima" con un pessimo avversario da affrontare ma un grande amico da frequentare.

martedì 24 giugno 2014

LA POSTA DI LELEBLOG




Sono molto soddisfatto di questi primi mesi di Leleblog, ho coinvolto qualche amico, credo di aver espresso qualche mio pensiero, ho inventato qualche storia e aggiornato degli amici lontani sulla mia quotidianita'.
Ho ricevuto un sacco di indicazioni e commenti nonostante intenda ancora lo spazio che aggiorno come qualcosa di personale e lo diffonda solo tramite facebook.
Per festeggiare il prossimo traguardo dei cento post, nonostante una brusca frenata delle ultime settimane dovuta a qualche intoppo del mio supporto informatico (Piero de Muja docet) ho deciso con molta ambizione e quasi presunzione di aprire la rubrica della posta. 

D'altronde l'ambizione dei quarantenni va molto di moda in questo periodo.

Postero' le domande e qualora non conosca una risposta attendibile coinvolgero' qualche amico.
Alla prossima,  

Lele




Mi chiamo Giuditta ho trentacinque anni e in questo momento sono a casa con mia figlia nata da poco.
Tra un po' dovro' tornare al lavoro e mi chiedevo se puoi dirmi (consultando magari un utente del tuo blog) come si fa a coniugare l'essere mamma e l'essere donna in carriera. Grazie.



Cara Giuditta, provero' magari a chiedere a qualche amica ma mi sento in grado di darti una risposta plausibile:

Io sono mamma
Tu sei mamma
Ella e' mamma
Noi siamo mamme
Voi siete mamme
Esse sono mamme

Io sono una donna in carriera
Tu sei una donna in carriera
Ella e' una donna in carriera
Noi siamo donne in carriera
Voi siete donne in carriera
Esse sono donne in carriera




Caro Lele,
sono Cesare Antonio, e vorrei fare le prossime vacanze estive in qualche isola del Mediterraneo. Non ho particolari esigenze, ma vorrei godere della natura, una vacanza senza stress, traffico e grandi edifici.
Una settimana allo stato brado, tra alberi, spiagge e mare.
Grazie per il consiglio.
C.A.


Caro CA,
non so darti un consiglio preciso, ma per le tue esigenze non prenderei in considerazione Malta, troppo cementificata.


Ciao Lele, ho visto sul tuo blog degli articoli economici e volevo proporti questo inciso preso dal Sole 24 Ore:
Il 20% dell'enorme debito pubblico del Giappone (230% del Pil, il terzo Pil del pianeta da circa 6mila miliardi di dollari è nelle mani della Bank of Japan. A renderlo noto è la stessa BoJ in un comunicato. Cosa significa? Semplicemente che l'istituto centrale che guida la politica monetaria dalle parti di Tokyo negli ultimi due anni ha stampato molta moneta (al ritmo di 1.000 miliardi di dollari) l'anno e ora detiene circa 2mila miliardi di dollari del debito giapponese. Già, stampare moneta. Ma cosa significa? Davvero è possibile caricare banconote su un elicottero e distribuirle al popolo (metafora che riprende l'immagine usata dal premio Nobel Milton Friedman per descrivere un aumento dell'offerta di moneta che piove dal cielo)?


Sai dirmi cosa significa?

No!

venerdì 20 giugno 2014

Stagnazione

Da quasi dieci anni qualsiasi organo d'informazione pubblica sulla propria copertina o prima pagina notizie sulla crisi, analisi della crisi, antidoti su come uscire dalla crisi consigliati da professori e tecnici.
Persino questo patetico blog che quasi sempre cerca di raccontare storie futili, si e' occupato (grazie allo specialista coach K) del fenomeno crisi.

L'altro giorno pero' proprio ad un telegiornale ho sentito che si puo' parlare di una nuova situazione interna alla famigerata crisi, infatti il fatto che i consumi degli ultimi tempi non sono in segno negativo ma su valori prossimi allo zero fa si che possiamo dire di essere in un momento di stagnazione.

Non ho capacita' e tantomeno conoscenze per considerare questo cambio di rotta in economia, ma a me piace valutare le parole e devo dire che stagnazione mi fa piu' paura di crisi.
Faccio un esempio pratico, quante volte dopo una sconfitta della vostra squadra del cuore avete sentito l'allenatore parlare di un momento difficile ma passeggero, di una crisi momentanea.

La stagnazione invece a me da la sensazione di qualcosa di vecchio, stantio, sigillato, immobile.

Stagnazione, chiaramente da stagno, e quindi la mamma della carta alluminio, appunto la carta stagnola che aveva il compito di sigillare gli alimenti e cercava di mantenerli per piu' tempo possibile, di rallentare uno spiacevole ma naturale deperimento.
Oppure penso alla mia esperienza personale, quando cioe' mio padre ha ricevuto in regalo delle bottiglie di grappa da invecchiare e assieme le abbiamo "stagnate" sciogliendo con l'accendino la barretta di ceralacca e impresso sopra le nostre iniziali come marchio di fabbrica.
Credo che quelle bottiglie perfettamente sigillate e impolverate siano ancora nello sgabuzzino, e ormai siamo vicino ai trent'anni, insomma non sono state dimenticate ma quasi.

Anche la natura non ci aiuta, infatti l'unico stagno che conosco, inteso come piccolo specchio d'acqua, e' dalle mie parti, a Banne vicino a Fernetti, il valico con la Slovenia piu' grande e conosciuto del Carso triestino. 
Lo stagno e' un posto che per antonomasia e' fangoso, fermo, spesso abbandonato o trascurato dove le uniche attivita' sono i voli di enormi zanzare o qualche salto di poche rane.
Neanche il nome originale in sloveno non ci viene incontro: Stari Kal ossia Vecchio Stagno, appunto.

Insomma la crisi viene e prima e dopo va, la stagnazione resiste, e' praticamente perenne.

Auguri.

giovedì 12 giugno 2014

Weekly Pillows


Il nostro economista Coach K si prende una pausa dalle alchimie tecnico-tattiche del basket estivo e si dedica al suo lavoro, ecco il ritorno della rubrica WP, l'angolo economico.



Da Coppi alla Merkel
Settimana positiva per le piazze europee con Milano in gran spolvero (+3%). Non poteva essere diversamente dopo l’annuncio storico (giovedì 5 giugno) del presidente della BCE: Mario Draghi.
Chi segue i mercati ha osservato, prima delle parole del governatore, un indice italiano sonnacchioso, prudente, quasi sfinente, che poi, nel giro di mezz’ora, è sprintato e ha rivisto le vette raggiunte nel 2010… si è assistito a qualcosa di storico simile, per certi versi, al passaggio di borraccia tra Coppi e Bartali.
Si, perché il professor Mario stavolta ha sparato col calibro pesante (lasciando, per ora, da parte il bazooka): le sue misure sono state prese all’unanimità, ossia anche la Germania ha deciso di dire sì all’inflazione (di passare la borraccia). Quattro misure che, combinate assieme, formano un perfetto cocktail esplosivo:
1.  Il taglio dei tassi d’interesse: il tasso di rifinanziamento passa dallo 0.25 allo 0.15%; ed il tasso sui depositi overnight (quelli che durano una sola notte) subisce lo stesso taglio, diventando negativo (-0.10): ossia le banche dovranno pagare per lasciar parcheggiati fondi presso la Bce. Questa seconda misura dovrebbe “invitare” le aziende di credito a mettere in circolazione denaro ed abbassare l’euro.
2.  Liquidità : vengono concessi Tltro (Targeted long term refinancing operation) per riattivare il credito (ancora in calo). Le banche potranno chiedere liquidità alla BCE a condizioni molto vantaggiose a patto che tali risorse vengano “trasmesse” al settore privato, imprese e famiglie. Sono esclusi i mutui per la casa, per evitare bolle immobiliari come successo in Inghilterra.
3.  Titoli cartolarizzati: la BCE si impegna ad acquistare detti titoli (Abs, asset backed securities) per favorire il “credit easing”, ossia la facilitazione del credito. Si tratta di titoli emessi dalle banche per finanziare imprese e poi acquistati dalla BCE (prima, senza l’intervento della Banca centrale, tale mercato era poco trasparente e ristretto).
4.   Stop alla sterilizzazione: le banche non saranno più costrette (fino al 2016) ad approvvigionarsi di liquidità tramite aste a tasso fisso, ma potranno ottenere tutta la liquidità che richiedono.

In realtà  la vera sorpresa è stata la mossa che Draghi non ha fatto (il famoso bazooka), ovvero il Quantitative Easing (alleggerimento quantitativo).
Misura presa in Giappone già 13 anni orsono, quando nel 2001 la Boj (Bank fo Japan) per combattere la deflazione (oltre ai tassi zero, in vigore dal 1999), inondò di liquidità il sistema finanziario - per cercare di far in modo che le banche erogassero maggiori prestiti - acquistando bond (titoli) pubblici al di là del dovuto. Dal 2010 inoltre la Boj, grazie a Shinzo Abe, decise di acquistare anche obbligazioni pubbliche con l’obiettivo dichiarato di portare l’inflazione al 2%. La banca centrale in tal modo non parla più di tassi ma prende come riferimento la base monetaria (cercando di raddoppiarla) per svalutare lo yen e porre fine alla deflazione.
L’America ha seguito l’esempio giapponese e, dal 2008, la Federal Reserve ha deciso di combattere la crisi acquistando 800 miliardi di titoli del Tesoro, prestiti e bond garantiti da mutui. Successivamente Ben Bernake (l’ex governatore della Fed) varò persino un Qe 4, terminato alla fine del 2013 con il programma di tapering: ovvero la graduale riduzione degli acquisti di titoli, visto il miglioramento dell’economia statunitense.
Tornando all’Eurozona nonostante l’intraprendenza della Bce venerdì 6 giugno è arrivata sull’Italia una doccia fredda: l’agenzia di rating Standard & Poors ha mantenuto inalterato il livello del rating del nostro paese a BBB.
Ora, se è vero che Renzi ha ben impressionato gli investitori è altrettanto inconfutabile come il debito pubblico italiano sia uno dei più alti della zona euro, con la crescita economica che resta deludente e “modeste risultano le riforme strutturali implementate dall’inizio della crisi”.
A piovere sul bagnato si aggiunge il “miglior credito” dato a paesi come l’Irlanda (rating aumentato di due gradini) o Spagna e Portogallo, caduti in una crisi più profonda del Bel Paese (complice anche una bolla immobiliare) ma capaci di risollevarsi prontamente a fronte di enormi sacrifici.
Concludiamo con una punta di scetticismo:  riteniamo  le misure di Draghi non sufficienti per far ripartire la crescita in Europa, anche se diamo atto al professore di come  - passo dopo passo - sia riuscito a traghettare gli “irriducibili teutonici” a più miti consigli (ossia verso la promozione dell’inflazione), ma siamo fermamente convinti che solo l’uso del “bazooka”, cioè di stimoli monetari non convenzionali (l’invocato Qe), possa portare veri benefici a tutta l’Europa….e, a nostro avviso, questo dovrebbe avvenire nel prossimo trimestre.

giovedì 5 giugno 2014

mestieri dimenticati 3

LUSTRASCARPE


Che tristezza questo centro commerciale, uguale a tutti gli altri con
queste luci gialle, il ronzio delle scale mobili, la gente che corre,
scappa, per risparmiare qualche centesimo del parcheggio.
Ho nostalgia della strada, degli angoli dove appoggiavo la schiena e
scambiavo un po' di chiacchiere, osservando le persone e capendo molto
di loro, prima dalle scarpe poi dallo sguardo.

Sulla strada avevo il mio cartone, il mio sgabello, la valigetta e il
secchio delle spazzole, lavoravo molto, mettevo in atto tutti gli
insegnamenti di mio padre che lui a sua volta ha ereditato dal nonno.

Adesso mi hanno dato questo brutto camice e un bancone a due piani del
tutto simile a quello degli arbitri del tennis, forse piu' piccolo,
con la seduta in alto e l'appoggia piedi in basso che e' molto scenico
ma poco comodo.
Il lavoro e' nullo, guadagno di piu' con le mance di qualche anima
buona che aiuto, portando le buste della spesa
fino alla macchina.

La lucidatura della scarpa e' quasi un gioco, provare qualcosa di
antico e sorpassato.
Poi anche le scarpe non sono piu' quelle, ormai sono usa e getta,
spesso di stoffa o tela, materiali buoni per qualche mese, al massimo
un paio di stagioni.
Quando iniziava l'inverno un tempo, tra grasso, impermeabilizzante e
lucido, rendevo un servizio quasi di miglioramento della salute dei
piedi, li proteggevo dal freddo della strada, ammorbidivo la loro
sede, rendevo malleabile la pelle che si adeguava al piede in
movimento fino alla forma perfetta.


Ricordo sul marciapiede, proprio davanti alla porta del negozio del
barbiere, mio grande amico, lui se non aveva lavoro stava fuori con
me.
Tutti ci salutavano, il sindaco e gli assessori si fermavano con
interesse, si parlava piu' di politica in quella zona che dentro al
municipio.
I voti passavano per quella strada, per quel piccolo locale che
odorava di shampoo, gel e brillantina.

Alla domenica barba e capelli, poi subito fuori per la lucidatura dei
mocassini e cosi' si era pronti chi per la Messa, chi per il
ristorante, i piu' giovani per la balera.
Venivo chiamato dai grandi hotel, nelle serata di gala o importanti convegni.
Mi accomodavo sulla poltrona e avevo la fila di clienti, le reception
piu' organizzate stilavano una lista di appuntamenti, ogni dieci
minuti circa un nuovo cliente. 

Il lavoro era maniacale, ci si specchiava su quelle scarpe fatte con pelli di grande qualita'. Altroche' le macchinette con le spazzole rotanti di adesso, impersonali quanto inutili, spostanto solo la polvere da scarpa a scarpa.
I portieri si accontentavano di una percentuale bassa e il mio incasso
era sempre importante.



Ora invece sono chiuso qui dentro, piano tre A, neanche una via o una
piazza, solo una sigla, porto a casa qualche soldo senza fare il mio
lavoro, cambio i gettoni per il carrello o per i giochi dei bambini,
saltuariamente passo l'olio sulle serrande dei negozi, ma non mi pesa,
riesco a guadagnare onestamente e con dignita'.
Mi mancano pero' le persone, quelle che si fermano a parlare che sanno
godersi l'aria aperta ed il sole, che non vengono da te esclusivamente
per un servizio ma anche solo per dirti: buon giorno! Come va?

giovedì 29 maggio 2014

OGGETTI

Nei primi post di questo blog ho scritto che la nascita di questo spazio e' dovuta a far conoscere qualcosa di me, qualche mio punto di vista e per avere un ulteriore mezzo per restare a contatto con amici e parenti anche senza l'utilizzo di skype e facebook.
Cio' nonostante la tecnologia usata come la uso io non può' comunque colmare i milleseicento chilometri quotidianamente, non posso comunicare qualsiasi piccolo cambiamento della casa (ho spostato i divani e i mobli non so quante volte), oppure qualche particolare mutazione del modo di vivere. 

Pero' talvolta ci sono oggetti che parlano per le persone che le hanno acquistate, ti fanno capire il quotidiano di quella persona, le sue priorità'.

Ho pensato di postare oggetti di dubbio gusto, scarso utilizzo, che pero' sono presenti nel mio quotidiano, cose che magari solo chi e' passato per di qua ha potuto veramente apprezzare.
Se qualcuno che legge questo blog non mi conosce bene o non mi conosce affatto, leggendo precedenti post avrà' capito qualcosa,  magari vedendo questi oggetti completerà alcune idee che si e' fatto sulla mia personalità'. Prima di scorrere le fotografie ci tengo a precisare che i nomi che troverete sono quelli di mia moglie o mia figlia.




 Portamonete: acquisto di Roma Siugzdaite ma da me utilizzato, prezzo irrisorio, ottimo utilizzo. Indispensabile.

pappagallo in metallo con finta gabbietta: la responsabilita' dell'acquisto e' totalmente mia, forse l'unica cosa del grande mercato svedese che son stato capace di montare, comprato con molto entusiasmo per usufruire di un anellino già' presente sulla trave del soggiorno, una volta messo in bella mostra volevo distruggerlo in maniera isterica.

 Umidificatore multicolor: oggetto di un kitsch unico, potrebbe tenere botta alla gondola meteorologica che si compra dai cingalesi a Venezia, bisogna fornirlo di un bicchierino d'acqua che lui vaporizza con un filino di fumo impercettibile. Pregevole il cambio di colore, dal viola al blu, dal verde al giallo e la possibilità' di schiacciare il tasto con la funzione colore fisso. Acquisto di Roma, prezzo importante.
 Aggeggio per fare la schiuma sul capuccino: gesto di rara sensibilita' di mia moglie che ha comprato tale oggetto per ripropormi il capo in B, una tipica maniera di servire il caffè a Trieste. Prezzo spero non significativo, mai utilizzato.
 Schiscetta o buliza: contenitore per mettere il pranzo, comprato a basso prezzo alla vigilia del primo giorno di scuola di Giorgia, gran oggetto composto da quattro camere separate, gran oggetto anche perché di dimensione esagerate e impossibile da inserire nella borsa della bimba. Utilizzato due o tre giorni, acquisto di mia responsabilità.
 Portauova: acquisto mensile di uova a casa Bassi-Siugzdaite = sei uova circa, per fare una carbonara dopo aver invitato degli amici. Ciò nonostante una volta la scienziata lituana e' arrivata con otto ( otto ) di questi giustificandoli con l'imminente arrivo della Pasqua.
 Carrello portaspesa: regalo ricevuto da amici che hanno traslocato. Caldeggiato da tempo dalla moglie e assolutamente non voluto da me. Troppo Fantozziano. Ammetto pero' la sua comodità.
 Salvadanaio con contatore di monete: determinante per l'economia domestica, prezzo simbolico, osteggiato dalla consorte, intoccabile per me.
 Ombrellone: dimensione esagerate in proporzione alla terrazza, figlio di una grave crisi di shopping compulsivo di Roma, dotato di una base incredibilmente pesante e dotata di quattro rotelle che non possono sostenere tale peso, quindi completamente immobile nella posizione della foto.
 Pompa bicicletta: nuova, mai utilizzata causa valvola professionale della citybike.
 Stufa elettrica: potenza patetica - consumo esagerato, praticamente mai utilizzata neppure nell'opzione ventilatore, da segnalare che i tasti dell'accensione e la ruota graduata per la regolazione della velocità della ventola sulla testa della stufa formano un simpatico smile
 Chiave usb brain: comprate in numero esagerato, a prezzo esagerato, dubbio gusto.
 Lampadina multicolor con telecomando: regalo della cassiera del Carrefour a Giorgia, patetico il mio dank u, pieno di emozione e gratitudine.
 Portacandele: tetro, triste, mai utiilizzato.
 Profumi casa: assolutamente inodore, appaiono periodicamente in casa e dopo poche ore velocemente spariscono senza che nessuno se ne accorga.

Reggicandela in legno: prima volta che lo vedo.