lunedì 21 aprile 2014

Emozioni di parole

Alcuni famosi artisti andrebbero fieri di me.
Infatti col passare degli anni ho sviluppato una sensibilita' personale verso i lavori di alcuni cantanti, cantautori, poeti ma anche scrittori, registi o sceneggiatori.
Andrebbero fieri perche' provocano in me emozioni forti e credo che questo sia il primo dei loro obbiettivi nel creare.
Sono sempre le parole a rapirmi, e nelle pellicole anche  come le parole vengono dette dall'attore incaricato.

Da ragazzo, come credo tutti in quel periodo della vita, stonavo le canzoni dei miei idoli giovanili, sapevo a memoria le parole magari senza capirne in toto il significato, quando sentivo gli accordi iniziali capivo subito la canzone e l'emozione era attaccare nel momento giusto o magari anticipare di una frazione di secondo il canto dell'artista quasi come a dire: sono piu' pronto di te!
Adesso l'approccio e' diverso, mi piace ascoltare, leggere o rivedere, talvolta riscrivere un inciso particolarmente bello, vedere la metrica delle rime, e ammirare dell'utilizzo delle parole.
In questa maniera l'emozione e' meno superficiale di una volta, superato il momento della pelle d'oca, cerchi di capire il momento in cui quell'autore ha scritto quelle parole, cosa gli passava per la mente, perche' le ha scritte.

Ci sono delle canzoni, film o libri per i quali ho grande imbarazzo a dire questo e' il mio film preferito, e' la parola "mio" che crea quell'imbarazzo. Come si fa a definire "mio" un'opera che hanno visto milioni di persone, e che magari ha scatenato milioni di sentimenti, di giudizi, di emozioni.
In questo blog ho gia' scritto di C'era una volta in America, un film che mi ha messo `ko, ogni volta che parlo con qualche amico ho paura di dire una cosa sbagliata, non sono un critico ma neppure un esperto di cinema, ho visto tutto sommato pochi film e spesso non degni di nota (sono andato al cinema a vedere Proposta Indecente, lo confesso!) so pero' che quel film ha scatenato in me una riflessione, mi ha spinto a volerlo rivedere.
Pochi mesi fa quando e' stato assegnato al film La grande bellezza l'Oscar, un mio giovane amico ed ex allievo a minibasket, in una discussione su facebook ha detto che indipendentemente da come si valuti il film, lui sente l'esigenza di rivederlo per poter dare un giudizio personale e questo e' gia' un obbiettivo raggiunto dell'opera. Sacrosanto.

Un libro, un film o una canzone dal mio punto di vista deve proporre qualcosa per emozionare, deve farci vivere una situazione, darci la possibilita' di riflettere o addirittura di immedesimarci.
Da bambino ma ancora adesso leggo quelle intervista botta e risposta che spesso fanno soprattutto ai personaggi sportivi, ultimamente con la formula dell'intervista doppia, alla domanda il tuo libro preferito? o il tuo film preferito? spesso si legge come risposta un film uscito da poco, di poche pretese, o quello super pubblicizzato magari con il belloccio o la belloccia di turno, e mi sembra anche normale come risposta da mezzo secondo di tempo.
Se a me chiedi una cosa del genere, buttata li' in maniera semplicistica e superficiale senza poter fare una riflessione assieme, io ti rispondo a tono e dico Jumanji, che mi diverte, mi piace Robin Williams, ma non ho niente da dire su quel film, riesco a vederlo senza prestare un briciolo di attenzione e anche se e' avventuroso e veloce posso addormentarmi sul divano. Non mi affeziono ai lemure che invadono la casa o alle radici che si avviluppano in cucina.

Se invece hai voglia di parlare allora, posso dirti che ci sono film che non smetterei mai di guardare e di parlarne, come Ogni cosa e' illuminata, Good bye Lenin!, Il grande Lebowsky, Mediterraneo oppure canzoni che devo ascoltare almeno cinque-sei volte la settimana, Farewell, Quattro stracci, Canzone di notte 2, Almerigo di Francesco Guccini o anche di rileggere dei capoversi di libri letti che mi sono appuntato sui miei quaderni.
Proprio alcuni giorni fa cercando sulla rete piu' informazioni sul concerto dedicato alla memoria di Freak Antoni (leader degli Skiantos,  intellettuale bolognese,  recentemente e prematuramente scomparso) nella serata del suo virtuale compleanno ho sbattuto il grugno su una canzone del millenovecentonovantanove che e' entrata d'obbligo nella mia top ten delle emozioni, e che ha scatenato questo post.
Insomma tutto questo inutile scritto e' solo un'introduzione per presentarvi questa canzone che magari qualcuno piu' attento di me conosce e mi pensa dicendo: Buongiorno Gabriele, ben svegliato, ci sei arrivato pure tu.

Gran viaggione:

Vivo in dimensioni parallele, 
oscillo tra mutevoli atmosfere sospinto da elettrica euforia,
in viaggio con enorme fantasia,
non c'e' problema che mi inibisca, non c'e' confine che mi impedisca
decido di guardare se mi pare soltanto quello che voglio vedere.

Gran viaggione, gran viaggione, mi sposto senza treno ne stazione, ci metto una frazione di secondo a fare tutto il giro di questo mondo.

Come fossere effetti un po' speciali,
mi stupisco con prove madornali, non ho bisogno di droga alcuna, sono un viaggiatore di fortuna.
La gente mi considera sballato, bizzarro, lunatico, scoppiato,
e strano io lo sono di sicuro datosi che invento il mio futuro.

Gran viaggione, gran viaggione improvviso ogni cosa e situazione senza alcuna preconcetta posizione, non ho mai torto, non ho mai ragione .
Gran viaggione, gran viaggione mi sposto senza treno ne stazione, ci metto una frazione di secondo a fare tutto il giro di questo mondo.

Questo e' soltanto un assaggio, continueremo il viaggio!

Immagino di tutto e sono matto per cui consapevole lo ammetto, ma tu che mi guardi cosi' strano che ci guadagni a fare il sano, se ti piace la realta' di questa vita cosi' civile, umana e progredita, te la lascio godere fino in fondo da uomo vero, e ti assecondo.

Gran viaggione, gran viaggione, spegni per un attimo la televisione, 
gran viaggione, gran viaggione, tutto il potere all'immaginazione.
Gran viaggione, gran viaggione, io credo nella splendida illusione trovo gran sollievo e distensione nella luce della mia evasione.
Gran viaggione, gran viaggione tutto il potere all'immaginazione.
Gran viaggione, gran viaggione.







sabato 5 aprile 2014

Homeworking

In pochi mesi e in maniera quasi casuale la sua vita stava prendendo la svolta da sempre sognata. Mancava sempre qualcosa alla realizzazione del suo desiderio. Lui da sempre convinto di ottimizzare il suo lavoro con l'homeworking cercava un posto per poter vivere e lavorare in un posto da amare.
Quel piccolo bilocale soppalcato e' quello che cerca da molti anni e la liberta' concessa dal proprietario per realizzare modifiche a suo piacimento lo motiva ulteriormente.
Il proprietario,  un ex yuppie anni ottanta che adesso vive in ciabatte e camicia hawaiana in una piccola isola delle Canarie,  cercava proprio una persona come lui, un inquilino, ma soprattutto uno che custodisca quell' appartamento che lui ama ma non usa.
Dopo una doppia mano di verniciatura alle pareti, la posa del parquet, la raschiatura e laccatura della bella ed elegante scala in legno,  la consegna dei primi mobili, e' pronto per applicare dei piccoli ma significativi dettagli, che per scelta devono essere trovati in vecchi magazzini, mercatini dell'usato o dalle bancherelle in piazza.

Tra il mazzo di chiavi in suo possesso oltre a quella delle del portone condominiale, della cassetta della posta, e della porta blindata, ne trova una piccola che lo incuriosisce perche' potrebbe servire da subito, e' quella della soffitta.
Prende l'ascensore sale all'ultimo piano e da li' con un bastone uncinato aggancia una botola del soffitto, tira con forza, ed ecco scendere una scala telescopica che porta al sottotetto.
La sua soffitta e' la numero tre, apre il lucchetto, entra e vede subito degli oggetti che reputa interessanti come un vecchio telefono nero di bachelite da appendere al muro, e delle bacchette a spazzola per batteristi jazz, poi per migliorare la ricerca decide di aprire l'abbaino per far entrare la luce e far uscire un po' di polvere.
Deve forzare un po', chissa' da quanti anni nessuno lo tocca. Dopo un forte cigolio la finestrella e' completamente aperta ed e' talmente spaziosa che riesce ad affacciarsi completamente, con mezzo busto e' in mezzo alle tegole, da li' gode di una vista sui tetti della citta' che e' mozzafiato.
Con il suo telefonino cerca di inquadrare il miglior paesaggio e scatta un po' di foto, gia' le immagina in una cornice nera appese vicino alla scala.
Soddisfatto, stringe la maniglia della finestra e cerca di chiudere senza successo.
Deve riaffacciarsi, impugnare con entrambe le mani i lati opposti del serramento per cercare di sbloccare le parti incastrate, in questa posizione nota una scatola di latta incastrata tra l'antenna della televisione e delle tegole.
Riesce a sbloccare la finestra, mette da parte la sua curiosita', chiude tutto, prende il telefono e le bacchette e se ne va con la sicurezza di tornare presto.
Scende la scala, la ripiega e la spinge contro la botola che si richiude quasi spontaneamente, col bastone blocca e mette in sicurezza.
Attendendo l'ascensore per tornare a casa, si apre la porta di un condomino, e' una vecchietta in vestaglia e pantofole che fa uscire il suo gatto per un po' di liberta'.

E' bastato pochissimo tempo per lui che normalmente e' gia' scontroso e riservato diventare un topo d'appartamento.
Una volta quando usciva per andare a lavorare aveva dei minimi rapporti di cordialita' con alcune persone, come i colleghi vicini di scrivania, la ragazza del bar dove prendeva capuccino e brioches e il solito autista del bus che aveva sempre lo stesso turno e la stessa linea, privilegio ottenuto da quarant'anni di servizio.

Adesso lavora il doppio perche' non si accorge del tempo che passa, e quando fa una pausa resta collegato al computer cercando nuove idee e nuovi stimoli.
Lui e' un critico dei critici, ossia la casa editrice dove lavora ha previsto uno spazio per novizi scrittori, che una volta da lui selezionati, vengono pubblicati sul blog dell'editore e da li' altri autori o semplici iscritti discutono e recensiscono le opere lette.
Il suo e' un ampio ruolo di moderatore, editore e critico, l'idea funziona e da quasi "angolo della posta" e' diventato un vero e proprio spazio libero di cultura e comunicazione letteraria, di cui va fiero.

Dopo l'ultimo aggiornamento giornaliero del blog in un ormai inoltrato pomeriggio, decide di pianificare il lavoro del giorno dopo.
Si parlera' di gialli, argomento che non reputa accattivante, non e' mai stato un grande lettore di quel genere; allora in rete cerca idee, stimoli alternativi, da proporre alla sua comunita' virtuale.
Legge trattati di grandi criminologi, interviste e scritti di funzionari di polizia impegnati in famosi casi e grazie a youtube, segue alcuni spezzoni video di quei professionisti e periti coinvolti nelle indagini intervistati nei salotti televisivi, che trasformano morte e violenza in spettacolo, mascherando il prodotto come inchiesta.

Decide di non entrare nel dettaglio di un evento o di una casistica, raccogliera' i testi gialli scritti dagli utenti e poi proporra' la discussione "Il delitto perfetto".
Legge e rilegge dallo schermo ed e' soddisfatto di quanto fatto, prende il telefonino chiama la sua pizzeria a domicilio preferita e vicina a casa, ordina una margherita, ma la risposta e' negativa, e' quasi mezzanotte e non fanno piu' consegne.
Altra cena con creackers e un vasetto di olive.

Si sveglia molto presto e decide di uscire, ha perso il conto ormai di quanti giorni ha passato senza andare fuori di casa.
Ha poco tempo una o due ore al massimo alle dieci sul blog devono esserci i lavori degli aspiranti scrittori e immediatamente fioccheranno i commenti.
Prende l'autobus.
 "Il solito autista e' andato in pensione" e' la frase che ripete alle anziane il ragazzo neo assunto della ditta dei trasporti ancora senza divisa ufficiale.
Arriva al bar e ordina capuccino e brioches, tutto sommato e' dispiaciuto di non aver salutato "il solito autista" dentro di lui sa che l'ultimo giorno d'ufficio prima del homeworking e' anche l'ultimo giorno che ha visto quell'uomo che lo ha portato a lavorare migliaia di volte.
La ragazza del bar e' sempre carina, disponibile e sorridente, d'altronde e' il suo lavoro. Lui detesta la schiuma esagerata del capuccino e il cuoricino di cacao sopra, ma fa finta di niente e appena si gira lo tira su con il cucchiaio e lo versa sul piattino.

Reputa sufficiente la boccata d'aria presa torna nel suo bilocale, aver visto la bella barista gli ha regalato un sorriso.

Pubblica i lavori ricevuti e recensiti ad uno ad uno, non fa in tempo a completare la messa in rete del seguente che quello prima ha gia' dei commenti che deve leggere ed eventualemente evidenziare e curarli come stimolo di confronto e discussione.
Quando ultima anche l'ottavo ed ultimo lavoro, propone la discussione:


Partendo dai lavori pubblicati oggi, pensando a qualche lettura individuale e alla vostra personale idea in merito, ricostruiamo un delitto perfetto.

Ha l'impressione che l'utenza oggi sia molto giovane, in effetti molti ragazzi  vengono coinvolti nella lettura dai libri gialli.
Anche la scrittura non e' la solita, troppi emoticons, troppe K, troppi cmq, troppi puntini.
Idee e proposte piovono sul blog, decide di aspettare e poi dividere i commenti in categorie, intanto pensa di fare altro.

Mette sul tavolo del soggiorno, proprio vicino al computer, il telefono di bachelite e le bacchette, prende le forbici accorcia il cavo del telefono e con dei chiodi lo fissa al muro tra le due finestre, le bacchette invece le fissa  incrociate sopra al divano spostate leggermente a destra per lasciar spazio a qualcosa altro.
Si sposta in diversi angoli della stanza e sale anche sul soppalco per vedere se stonano i nuovi dettagli, lo trova un buon inizio ma manca ancora qualcosa.
La cura degli interni della sua casa in questo momento lo prende piu' del forum sui gialli, allora decide di catalogare i commenti vedere cosa ne viene fuori per poi dedicarsi alla sua abitazione-ufficio da troppi giorni trascurata.

Il blog e' esausto, ma sui commenti ai lavori pubblicati non trova spunti veramente interessanti, mentre sulla discussione la cura dei particolari gli mette addirittura paura.
Sembra una comunita' di aspiranti detective o potenziali serial killer, chi banalmente scrive che il delitto perfetto non e'stato ancora commesso, chi filosofeggia dicendo che non esiste il delitto perfetto in quanto per se stesso il delitto e' gia' un errore.
Ma e' chi si nasconde dietro il nickname Xnovecento che posta le righe secondo lui piu' agghiaccianti, una concisa lista con tanto di trattino davanti, come quando fai una lista della spesa.


Delitto perfetto:
- senza movente
- non conoscere la vittima
- l'arma non deve essere nota a nessuno
- freddezza dell'esecutore.

Ne ha abbastanza, xnovecento ha urtato la sua sensibilita'.
Non trova migliore distrazione che salire in soffitta, per racattare qualche altro pezzo da aggiungere con un po' di fantasia alla sua casa ancora troppo spoglia.
Questa volta per prima cosa apre l'abbaino, un filo d'aria fresca spazza la polvere, oltre ad una vecchia valigia in pelle con grandi fibie non vede nulla che fa al caso suo, pensa pero' alla scatola di latta tra l'antenna e le tegole.
Si infila nell'abbaino e si avventura in una pericolosa passeggiata sul tetto del palazzo, non va direttamente alla scatola, fa un giro, scatta altre foto, si gode un po' di sole e leggero vento. Poi prende la scatola e torna in soffitta.
La vecchia scatola di latta e' perfetta, il colore rosso non e' probabilmente acceso come lo era chissa' quanti anni fa, le scritte sono tutte in inglese, in origine la scatola conteneva due chili di biscotti ma ora pesa di piu'.
Con un po' di emozione apre la scatola, e ben coperta da un panno grosso e verde come quello di un biliardo vi trova una pistola e dei proiettili.
Non sa che pistola sia, pensa sia a tamburo, come quelle di Tex Willer, insomma la pistola per antonomasia.
Impaurito, incuriosito, in qualche maniera eccitato, chiude la scatola distende il tappeto verde sopra e appoggia la pistola, con qualche goffa manovra inserisce i proiettili nel caricatore e lo fa girare come ha visto nei film.
Chiude la soffita, scende le scale e aspetta l'ascensore, arriva velocemente il gatto della vecchia che intanto apre la porta.

Lui non conosce la vecchia, nessuno sa niente della pistola, non ha motivi per voler male alla signora, quindi, uno sparo secco e con una precisione che non pensava di avere. Il gatto fugge con uno scatto fulmineo,  lui va in ascensore e torna a casa a lavorare con piu' informazioni sul delitto perfetto.


 Ma

la polizia e' sul posto in meno di dieci minuti, in casa nessuno sa niente, una squadra di agenti controlla la casa della signora, altri cercano informazioni dai vicini.
Un ispettore nota un gatto che miagola furiosamente e gratta con forza su una porta blindata, il poliziotto bussa e poi suona il campanello, come risposta il rumore di un solo colpo di revolver.
In pochi secondi l'ispettore e i suoi agenti entrano forzatamente e vedono il critico dei critici piegato sul suo computer schizzato dal sangue, sullo schermo leggono:
   


discussione conclusa, per il delitto perfetto e' mancata la freddezza dell'esecutore.

mercoledì 2 aprile 2014

Bulova

Un martedi' mattina come tanti altri, Lia dopo aver versato qualche migliaio di lire per il biglietto, sale sul treno chiamato tecnicamente Italo ma che tutti da anni chiamano l'Adriatica.
Si parte alle sei e cinquantatre da Trieste con a bordo qualche pendolare, qualche studente e alcuni turisti nord europei che arrivano dalla costa istriana con la macchina, parcheggiano, e salgono in carrozza destinazione Venezia.
E' proprio li' nello snodo ferroviario del nord est che c'e' piu' movimento sia in uscita che in entrata, poi verso Bologna, prima di svoltare nuovamente verso il mare, Rimini, Pesaro, Ancona, Bari, Brindisi, Lecce le stazioni piu' gettonate.

Pendolari, turisti, migranti, studenti e lei, Lia, con l'occhio bagnato dal rimorso, per l'ultima volta guarda l'orologio, poi apre il finestrino e contro il regolamento scritto sulla targa posta sulla maniglia, si affaccia e lo lancia. Via il tempo passato, via la routine e la noia, con la consapevolezza di provare qualcosa di nuovo a quasi quarant'anni, ma nessuna sicurezza di andare verso il meglio.
La voglia di cambiare con la paura del nuovo, e' comunque un' emozione da provare.



Il tram tram di Bulova e' sempre lo stesso,  e le casalinghe fuori dalla panetteria, i pensionati al bar, e i passanti casuali non possono non notarlo, lo tengono sotto osservazione.
Mancano cinque minuti a mezzogiorno, e lui e' sotto il campanile che controlla le lancette, le fissa fino a quando mancano trenta secondi ai rintocchi, poi inizia il suo rituale, si toglie il cappello, chiude gli occhi, talvolta  si inginocchia, attende la fine dell'eco delle campane, poi riprende il suo girovagare.
Da adesso a sera inoltrata,  quando verra' vinto dall'ennesimo bicchiere di vino, guardera' il suo polso migliaia di volte, con l'indole e la preoccupazione del ritardatario cronico.
Al polso ha un vecchio orologio con quadrante ingiallito dal tempo e un cinturino con i fori allargati dall'usura, un orologio che non funziona e che forse da quando e' in suo possesso non ha mai funzionato.
Bulova e' il suo soprannome, aggiunto a Franco il suo vero nome, passando gli anni i piu' giovani hanno coniato Swatch e i vip del bar di tendenza durante l'aperitivo hanno ovviamente pensato a Rolex.
Lo conoscono tutti in citta' e chi non lo conosce e lo incrocia, quasi come un riflesso condizionato guarda l'orologio anche se non lo porta, tanto e' insistente il movimento di Franco Bulova.
Spesso ferma la gente chiede con un'unica parola: uattaimisit!, oppure dice frasi sconnesse e ripetute: "chi ha tempo non perda tempo-chi ha tempo non perda tempo" e altre che talvolta nemmeno si capiscono.

I giri sono sempre gli stessi, le stesse osterie, gli stessi bar per sfruttare un caffe' sospeso o scroccarne uno, il passaggio in canonica per elemosinare qualche euro e ai servizi sociali, per una giacca, un paio di guanti o un cappello nuovo.


I ragazzi maleducati che lo prendono in giro non li sente piu',  fa fatica a riconoscere gli amici di gioventu' adesso arzilli vecchietti che dedicano il loro tempo ai nipotini, al giornale, alla pulizia dell'utilitaria, ai cantieri dei lavori in corso e alle bocce.
Le loro giornate le passano cosi', tra una pelle di daino inumidita, un moccioso da spingere sull'altalena, una notizia di sport,  un infisso montato male.

Franco invece, guarda l'orologio, seduto al tavolino dell'osteria, beve gli avanzi di una brocca di vino rosso o bianco, cambia poco, alza la mano dopo aver sentito i vari: buonanotte Bulova.
Si sposta verso una panchina, appoggia il mento sul petto, e prima di chiudere gli occhi brontola:

Ma quanto e' lungo sto "torno subito" Lia?

Appunti cestistici primaverili

Arriva la primavera, e chi fa sport a qualsiasi livello comincia a sentire l'odore del sangue.
Arrivano i rush finali per raggiungere gli obbiettivi fissati circa dieci mesi prima,  oppure si cerca di coronare un sogno sportivo nato progressivamente e a sorpresa, o di salvare il salvabile di un'annata storta.

A tutti i livelli in aprile l'adrenalina sale, ogni partita puo' fare la differenza anche se non e' uno scontro diretto, e le motivazioni spesso fanno la differenza.

In seria A sembra valido il tentativo di Milano.
L'Olimpia dopo annate al limite dell'assurdo sembra abbia trovato la quadratura del cerchio, lo ha fatto spendendo molto, senesizzando il team, e nessuno puo' dire che e' il risultato di un progetto ben congeniato, e' l'unico dei tanti tentativi degli ultimi anni che sta dando frutti, sta alla societa' ora farlo diventare un progetto per il futuro.
E'indubbio che l'entrata di Hackett abbia dato spinta decisiva al salto di qualita' delle ex scarpette rosse, che hanno trovato anche un gran bel successo europeo con un passagio di turno in Eurolega con largo anticipo e la sicurezza di evitare le corazzate Cska Mosca di Ettore Messina e il fantastico Real Madrid della vecchia conoscenza triestina Pablo Laso.
Un lusso per una societa' presieduta da un dirigente che qualche anno fa aveva dichiarato che l'Eurolega per lui e' un'ottima amichevole di meta' settimana, dichiarazione,  che per un amante del basket espresso in EL, come lo sono io,  e' imperdonabile.

Per l'equilibrio della serie A bisogna sperare che Sassari non sia appagata dal meritatissimo successo in Coppa Italia e che i cugini Diener rimangano caldi a lungo, che Cantu' cresca ancora, che Brindisi prolunghi il suo sogno, che Siena (ancora competitiva ad altissimo livello, nonostante tutto) e Roma credano nel miracolo, e che Reggio Emilia raccolga prematuramente qualche risultato del loro ambizioso e intrigante progetto a lungo termine.

Mi fermo su Reggio Emilia, l'unica che puo' pronunciare con nozione di causa la parola strainflazionata: "progetto".
Per me' non e' progetto mettere assieme un tot numero di giocatori stranieri per poi cambiarli l'estate dopo, creando quel sali e scendi di societa' che un anno giocano per alti obbiettivi per poi barcamenarsi nell'anonimato.
Progetto e'programmazione negli anni (per me almeno tre) con le stesse persone dietro la scrivania,in panchina e in campo e la dovuta copertura economica.
Il progetto per essere forte e credibile deve essere piu' forte dei risultati della domenica, e i giocatori devono essere funzionali all'idea  che si sta cercando di sviluppare.
Dal mio punto di vista Reggio sta cercando di fare questo, dando spazio a giovani costruti in casa, giocatori italiani di sicura affidabilita' e per alzare l'asticella giocatori stranieri di ottimo livello.
Adesso Reggio Emilia ha firmato per cinque anni Della Valle, uno dei leader della nazionale under 20 campione d'Europa in carica, un giocatore che non ha esperienze senior e professionistiche ma arriva dal meraviglioso mondo Ncaa, dove onestamente ha giocato poco quest'anno e quasi niente l'anno passato, e dovra' iniziare con molta umilta' a lavorare per diventare quello che l'ambiente gli chiede nemmeno tanto velatamente, ossia un protagonista della nazionale.
Credo che in questo momento solo Reggio Emilia puo' garantire al ragazzo una crescita serena per il raggiungimento dell'obbiettivo. La strada e' lunga, ma sembra che il buon Amedeo goda di una stima che tanti ragazzi in passato non hanno avuto, stima di cui gode anche il suo quasi coetaneo Alessandro Gentile; a loro viene concessa una (giusta) possibilita' di sbagliare in piu' di tanti altri, non so per quali meriti speciali. 
Speriamo che questa tendenza diventi comune nella gestione dei talenti azzurri, in maniera da sentire un po' meno volte il luogo comune "i bravi giocano comunque" a cui spesso si aggiunge "prima o poi" e per me proprio qui sta la differenza, non e' mai prima ma sempre poi, creando i Peter Pan della pallacanestro italiana che a ventisette-ventotto anni sono i giovani su cui puntare.

Ventisette-ventotto anni circa sono quelli della generazione che in questo momento dovrebbe trascinare la nazionale, il condizionale e' d'obbligo perche' tra infortuni e beghe legate all'NBA, solo il buon Datome ha detto si senza se e ma al CT.
Questa e' una cosa che io faccio difficolta' a capire, perche' Datome ora, ma con altre maglie Parker, Nowitzki in precedenza rispondono sempre con una risposta definitiva (spesso si) alle convocazioni mentre altri devono valutare con la franchigia? La mia impressione e' che la volonta' individuale ha sempre la meglio sul resto, ed e' proprio su questa volonta' che io fonderei la nazionale, che forse sara' piu' o meno forte ma avra' sempre una formazione vogliosa di appartenere a quel team, a quella maglia e a quella manifestazione.

Nel particolare comunque si sa che Gallinari e' alle prese con un infortunio serissimo e anche il Mago Bargnani e' fuori da un po', mentre Belinelli approdato in una squadra con la S maiuscola ha buone probabilita' di andare avanti nei play off.

Belinelli negli ultimi tempi e' sulla bocca di chiunque parli di basket in Italia, infatti dopo un europeo con qualche ombra soprattutto al tiro, sta facendo una pazzesca stagione NBA con la ciliegina della vittoria alla gara dei tre punti nell'All star week end.
Se la ciliegina e'stata una sorpresa forse per tutti, la stagione per me non lo e'.
Belinelli dal mio punto di vista e' un enorme talento che deve venir messo nella condizione migliore per far bene (discorso che per me vale anche per  il Mago) e una volta entrato nei meccanismi perfetti di San Antonio tutto e' risultato piu' facile.
Purtroppo in Nazionale, facendo un confronto con il suo club, lui deve fare il Ginobili (continuando il paragone: Bargnani il Duncan) e forse per questo non e' ancora pronto (vedi un paio di righe sopra alla voce Peter Pan), ma se il bravissimo Pianigiani riuscira' a creare un sistema in cui Belinelli possa fare il Belinelli allora il fatturato del bolognese sara' di qualita' e non solo quantita'.

Per il resto sembra aria meno viziata per i giovani italiani, che sulla cresta dell'onda della vittoria di Tallin, la pochezza delle casse societarie e le regole del campionato di Legadue, iniziano a trovari spazi importanti a livello senior con risultati dal mio punto di vista assolutamente confortanti. Speriamo che questo trand diventi modus operandi e non occasioni figlie della crisi o di regolamenti fatti ad hoc.
Un ultima pensiero personale va a quella che si definisce politica sportiva di cui capisco poco per non dire nulla quindi da curioso cronico chiedo:
perche' Minucci dirigente della Siena vincente, discusso da tanti anni per una specie di Moggite e adesso con problemi di natura legale da chiarire, viene eletto dalla maggioranza dei club alla guida della legabasket?
Poi chiedo se il presidente Fip, Petrucci, smaliziato politico ha perso qualche colpo nel dire e confermare che il ritardo nei pagamenti di un atleta e' fisiologico?

In bocca al lupo per il finale di stagione alle societa' e ai tifosi.