Arriva la primavera, e chi fa sport a qualsiasi livello comincia a sentire l'odore del sangue.
Arrivano
i rush finali per raggiungere gli obbiettivi fissati circa dieci mesi
prima, oppure si cerca di coronare un sogno sportivo nato
progressivamente e a sorpresa, o di salvare il salvabile di un'annata
storta.
A tutti i livelli in aprile l'adrenalina sale, ogni partita puo' fare la differenza
anche se non e' uno scontro diretto, e le motivazioni spesso fanno la differenza.
In seria A sembra valido il tentativo di Milano.
L'Olimpia
dopo annate al limite dell'assurdo sembra abbia
trovato la quadratura del cerchio, lo ha fatto
spendendo molto, senesizzando il team, e nessuno puo' dire che e' il
risultato di un progetto ben congeniato, e' l'unico dei tanti tentativi
degli ultimi anni che sta dando frutti, sta alla societa' ora farlo
diventare un progetto per il futuro.
E'indubbio
che l'entrata di Hackett abbia dato spinta decisiva al salto di
qualita' delle ex scarpette rosse, che hanno trovato anche un gran bel
successo europeo con un passagio di turno in Eurolega con largo anticipo
e la sicurezza di evitare le corazzate Cska Mosca di Ettore Messina e
il fantastico Real Madrid della vecchia conoscenza triestina Pablo Laso.
Un
lusso per una societa' presieduta da un dirigente che qualche anno fa aveva
dichiarato che l'Eurolega per lui e' un'ottima amichevole di meta'
settimana, dichiarazione, che per un amante del basket espresso in EL, come lo sono io,
e' imperdonabile.
Per
l'equilibrio della serie A bisogna sperare che Sassari non sia appagata
dal meritatissimo successo in Coppa Italia e che i cugini Diener
rimangano caldi a lungo, che Cantu' cresca ancora, che Brindisi
prolunghi
il suo sogno, che Siena (ancora competitiva ad altissimo livello,
nonostante
tutto) e Roma credano nel miracolo, e che Reggio Emilia raccolga
prematuramente qualche risultato del loro ambizioso e intrigante
progetto a lungo termine.
Mi fermo su Reggio Emilia, l'unica che puo' pronunciare con nozione di causa la parola strainflazionata: "progetto".
Per
me' non e' progetto mettere assieme un tot numero di giocatori
stranieri per poi cambiarli l'estate dopo, creando quel sali e scendi di
societa' che un anno giocano per alti obbiettivi per poi barcamenarsi
nell'anonimato.
Progetto
e'programmazione negli anni (per me almeno tre) con le stesse persone
dietro la scrivania,in panchina e in campo e la dovuta copertura
economica.
Il
progetto per essere forte e credibile deve
essere piu' forte dei risultati della domenica, e i giocatori devono
essere funzionali all'idea che si sta cercando di sviluppare.
Dal
mio punto di vista Reggio sta cercando di fare questo, dando spazio a
giovani costruti in casa, giocatori italiani di sicura affidabilita' e
per alzare l'asticella giocatori stranieri di ottimo livello.
Adesso
Reggio Emilia ha firmato per cinque anni Della Valle, uno dei leader
della nazionale under 20 campione d'Europa in carica, un
giocatore che non ha esperienze
senior e professionistiche ma arriva dal meraviglioso mondo Ncaa, dove
onestamente ha giocato poco quest'anno e quasi niente l'anno passato, e
dovra' iniziare con molta umilta' a lavorare per diventare quello che
l'ambiente gli chiede nemmeno tanto velatamente, ossia un protagonista
della nazionale.
Credo
che in questo momento solo Reggio Emilia puo' garantire al ragazzo una
crescita serena per il raggiungimento dell'obbiettivo. La strada e'
lunga, ma sembra che il buon Amedeo goda di una stima che tanti ragazzi
in passato non hanno avuto, stima di cui gode anche il suo quasi
coetaneo Alessandro Gentile; a loro viene concessa una (giusta)
possibilita' di sbagliare
in piu' di tanti altri,
non so per quali meriti speciali.
Speriamo che questa tendenza diventi comune nella gestione dei talenti azzurri, in maniera da sentire un po' meno volte il luogo comune "i bravi giocano comunque" a cui spesso si aggiunge "prima o poi" e per me proprio qui sta la differenza, non e' mai prima ma sempre poi, creando i Peter Pan della pallacanestro italiana che a ventisette-ventotto anni sono i giovani su cui puntare.
Speriamo che questa tendenza diventi comune nella gestione dei talenti azzurri, in maniera da sentire un po' meno volte il luogo comune "i bravi giocano comunque" a cui spesso si aggiunge "prima o poi" e per me proprio qui sta la differenza, non e' mai prima ma sempre poi, creando i Peter Pan della pallacanestro italiana che a ventisette-ventotto anni sono i giovani su cui puntare.
Ventisette-ventotto
anni circa sono quelli della
generazione che in questo momento dovrebbe trascinare la nazionale, il
condizionale e' d'obbligo perche' tra infortuni e beghe legate all'NBA,
solo il buon Datome ha detto si senza se e ma al CT.
Questa
e' una cosa che io faccio difficolta' a capire, perche' Datome ora, ma
con altre maglie Parker, Nowitzki in precedenza rispondono sempre con
una risposta definitiva (spesso si) alle convocazioni mentre altri
devono valutare con la franchigia? La mia impressione e' che la volonta'
individuale ha sempre la meglio sul resto, ed e' proprio su questa
volonta' che io fonderei la nazionale, che forse sara' piu' o meno forte
ma avra' sempre una formazione vogliosa di appartenere a quel team, a
quella maglia e a quella
manifestazione.
Nel
particolare comunque si sa che Gallinari e' alle prese con un
infortunio serissimo e anche il Mago Bargnani e' fuori da un po', mentre
Belinelli approdato in una squadra con la S maiuscola ha buone
probabilita' di andare avanti nei play off.
Belinelli
negli ultimi tempi e' sulla bocca di chiunque parli di basket in
Italia, infatti dopo un europeo con qualche ombra soprattutto al tiro,
sta facendo una pazzesca stagione NBA con la ciliegina della vittoria
alla gara dei tre punti nell'All star week end.
Se la ciliegina e'stata una sorpresa forse per tutti, la stagione per me non lo e'.
Belinelli
dal mio punto di vista e' un enorme talento che deve venir messo nella
condizione migliore per far bene (discorso che per me vale anche per il
Mago) e una volta entrato nei meccanismi perfetti di San Antonio tutto
e' risultato piu' facile.
Purtroppo
in Nazionale, facendo un confronto con il suo club, lui deve fare il
Ginobili (continuando il paragone: Bargnani il Duncan) e forse per
questo non e' ancora pronto (vedi un paio di righe sopra alla voce Peter
Pan), ma se il
bravissimo Pianigiani riuscira' a creare un sistema in cui Belinelli
possa fare il
Belinelli allora il fatturato del bolognese sara' di qualita' e non
solo quantita'.
Per
il resto sembra aria meno viziata per i giovani italiani, che sulla
cresta dell'onda della vittoria di Tallin, la pochezza delle casse
societarie e le regole del campionato di Legadue, iniziano a trovari
spazi importanti a livello senior con risultati dal mio punto di vista
assolutamente confortanti. Speriamo che questo trand diventi modus
operandi e non occasioni figlie della crisi o di regolamenti fatti ad
hoc.
Un ultima pensiero personale va a quella che si definisce politica sportiva di cui capisco poco per non dire nulla quindi da curioso cronico chiedo:
perche' Minucci dirigente della Siena vincente, discusso da tanti anni per una specie di Moggite e adesso con problemi di natura legale da chiarire, viene eletto dalla maggioranza dei club alla guida della legabasket?
Poi chiedo se il presidente Fip, Petrucci, smaliziato politico ha perso qualche colpo nel dire e confermare che il ritardo nei pagamenti di un atleta e' fisiologico?
perche' Minucci dirigente della Siena vincente, discusso da tanti anni per una specie di Moggite e adesso con problemi di natura legale da chiarire, viene eletto dalla maggioranza dei club alla guida della legabasket?
Poi chiedo se il presidente Fip, Petrucci, smaliziato politico ha perso qualche colpo nel dire e confermare che il ritardo nei pagamenti di un atleta e' fisiologico?
In bocca al lupo per il finale di stagione alle societa' e ai tifosi.
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