giovedì 29 gennaio 2015

Battaglia giornaliera

Sono le venti, ore piccole per qualsiasi bambino di Gent o almeno della scuola di Giorgia Jurga, ma lei evidentemente di indole mediterranea tiene botta, bisogna quindi ricorrere a qualsiasi mezzo per farla dormire.
Giochi di parole, letture di libri, ma soprattutto: la storia.
Non ho un buon rapporto con le favole tradizionali, nel senso che conosco quella che puo' essere la morale ma mi confondo con la cronologia degli eventi, particolare fondamentale per una narrazione fluida e precisa.
Allora invento. Talvolta con successo, altre volte meno.

Alcuni particolari per una lettura piu' chiara: GJ sta per Giorgia Jurga, P per papa', scrivero' in maiuscolo fuori dalla conversazione l'atmosfera del colloquio, preciso che quando chiamo mia figlia con il nome esteso, sempre tutto di un fiato e con voce stentorea, Giorgiajurga, vuol dire che voglio far passare la mia alterazione.

GJ: Papa' mi racconti una storia?
P: Certo, allora c'e' una bimba....
GJ: Come si chiama?
P: Non lo so Gio, e' generico, e' una storia.
GJ: Ah, ok! Ma come si chiama?
P: Elena! Si chiama Elena. Posso andare avanti?
GJ: Si!
P: Elena e' a letto e deve dormire.
GJ: Perche'?
P: Senti Giorgiajurga, o parli tu o io racconto la storia, tra un po' devi dormire, non abbiamo molto tempo.

TENSIONE

GJ: Ok papa', scusa!

TENSIONE MITIGATA

P: Niente amore! Allora Elena sta per dormire quando sulla finestra della stanza arriva un uccellino.
GJ: Di che colore e' un uccellino?
P: Blu! L'uccellino e' blu e porta ad Elena una B.
GJ: B come bambini?
P: Si Giorgiajurga, B come bambini. Posso andare avanti?
GJ: Si papa'.
P: Bene! Elena prende la B e la mette sotto il cuscino.
GJ: Anch'io ho il mio cuscino.
P: Si Giorgia anche tu. Elena sta quasi per dormire quando un cagnolino bianco.....
GJ: Bau! Bau!

GELO

P: Il cagnolino porta una U ad Elena che la mette subito sotto il cuscino. Adesso Elena ha una B ed una U. BU. Non fa in tempo a guardare le due lettere assieme che sente un gattino miagolare.
GJ: Un gatto come quello sull' Ipad?
P: Uguale! Preciso! E sai cosa fa? Porta una O. Adesso Elena ha tre lettere vicine BUO.
GJ: BUO. Si, poi?
P: Poi arriva un piccolo lombrico.
GJ: Cos'e' lombrico?
P: Un bruco. Rups in nederlands. E lui porta una N, ora Elena sotto le coperte ha un BUON.
GJ: Sotto le coperte? Ma non erano sotto il cuscino?
P: Sotto le coperte, figurativo, sii elastica. Dal giardino una piccola rana salta e quando arriva all'altezza della finestra lancia in camera una A. Adesso Elena ha la parola BUONA.
GJ: Papa', io sono buona?

STRETTA AL CUORE

P: Si, bella, sei buona. Vuoi dormire?
GJ: Non ancora.

GELO E IMPRECAZIONI MEDITATE

P: Sull'albero vicino alla finestra un gufo guarda dentro la casa, vola per qualche metro e molla a terra una N che Elena raccoglie e mette via. BUONA N! E il gattino dice se vuoi ho un'altra O. Elena la prende.
GJ: Il gatto aveva due O?
P: Sembra. In questo momento arriva una piccola zanzara che vola male, lenta, perche' sente il peso delle due T che tiene nelle zampine. Le lascia sulla coperta ed esce dalla finestra volando veloce.
GJ: Due T? Come il gatto due O? Perche' loro due lettere?
P: La storia e' cosi' Gio', io ti racconto papale papale quello che ho sentito.
GJ: Hmmm!!

DIFFIDENZA SUA, IMBARAZZO MIO.

P: Nella camera il gatto corre come un matto perche' ha visto un piccolo topolino, che prima di scappare passa ad Elena una E.
Elena mette tutto a posto. B U O N A N O T T E. Chiama la mamma e le chiede cosa c'e' scritto.
La mamma risponde: buonanotte!

SILENZIO

GJ: Papa' dormi?



Lelefante su basketnet. Primo, secondo e contorno.

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venerdì 23 gennaio 2015

Countdown

Il bagno Corallo e' li da sempre e da quando la città ha scoperto la sua vocazione turistica e' diventato punto d'incontro per ogni occasione. Luogo di riposo e relax con il sole, di movida con la luna e le stelle.
Una sola famiglia a gestire il bar-ristorante, lo specchio d'acqua pertinente e lo spazio di spiaggia per le sdraio e gli ombrelloni. Tre generazioni che hanno come denominatore comune Giordano, il bagnino tuttofare che appena finito il liceo per raccogliere qualche lira e spinto dalla reputazione da play boy dei bagnini, decise di consumare la sua prima estate da maggiorenne lavorando.
Una volta bastava la stagione estiva e qualche abile calcolo da ragioniere per campare tutto l'anno, adesso non e' più cosi'.
Giordano e' impegnato totalmente per lo stabilimento: i soliti lavori estivi e d'inverno quello che serve al bar o al ristorante. Ha lavato piatti, pulito pavimenti, fatto commissioni con il furgone. E' consapevole che l'apertura annuale e' necessaria ciononostante fa fatica ad adeguarsi.

Ama l'estate, la sabbia, le persone rilassate, non concepisce vedere eleganti lavoratori in pausa pranzo con il giornale aperto sul tavolo e il telefonino sempre vicino, pensa che per loro l'odore del mare non fa differenza con quello dell'asfalto, non percepiscono neanche la purificazione dell'aria salmastra dallo smog cittadino.
Anche questa mattina, come tutte quelle estive, Giordano e' sulla sua sabbia con i piedi nudi, quella ormai perennemente pelle bruciata dal sole, la sua barba bianca e i capelli increspati.
Prima di organizzare la giornata, si gode le sfumature di rosso che il sole offre all'alba, il sole bacia il mare e inizia a lavorare.

Da quando il Corallo e' anche una discoteca, Giordano, furibondo, raccoglie i bicchieri vuoti e insabbiati, i mozziconi e pacchetti vuoti di sigarette, chiedendosi perche' la gente ha cosi' poco rispetto per il mare e per la spiaggia.
Quando ha quasi rastrellato tutto nota sulla battigia un numero 7, ma non e' il solito disegno di un bimbo, e' nitido, chiaro, non ha sabbia intorno, e' pulito, fatto con mano ferma. Non fa in tempo a riflettere che un' onda cancella tutto.

Il sole ha fatto il suo corso, Giordano e' pronto a salutarlo, fa sempre molto velocemente il lavoro di chiusura, non sopporta l'evento tanto di moda dell'aperitivo musicale. Non comprende perché per divertirsi ci deve essere uno che urla come un isterico al microfono. "Corallo, are you ready, put the hand…….."

Al mattino sono le solite imprecazioni, bicchieri e maleparole, immondizie e maleparole, insulti e rastrello. Nello stesso punto del 7 di ieri un 6 che sembra stampato sulla spiaggia, in tanti anni ha visto castelli di sabbia più precisi di tante sculture, buche che sembravano strapiombi. Perché questi numeri così semplici ma fatti con grande perizia mi colpiscono tanto, pensa. Corre alla sdraio dove ha appoggiato le sue cose prende il telefonino con l'intento di scattare una foto, niente, un po' di schiuma qualche conchiglia, la risacca dell'onda ha portato via tutto. Non ha tempo per pensare, mantiene la concentrazione sul suo lavoro, pur essendo proiettato ai prossimi due giorni di recupero già concordati da tempo, li passera' in collina in un piccolo terreno che ha comprato qualche anno fa, dove ha posizionato la sua sgangherata ma comoda roulotte,  e raccoglierà dai due grandi alberi quintali di ciliegie.

Finalmente e' tra il verde, il suo mare lo vede dall'alto, si gode il fresco all'ombra degli alberi, dopo questi due giorni di pace tornerà al Corallo ricaricato e con un paio di borse di ciliegie da condividere con i colleghi e i clienti.
Il rientro al lavoro e' soft, infatti il cielo plumbeo e qualche goccia di pioggia inibisce turisti e bgnanti a frequentare il Corallo.
A Giordano piacciono queste giornate: guarda il mare arrabbiato seduto sul pattino in secca. Issa la bandiera rossa di pericolo generico di balneazione, e nota anche stavolta per pochi secondi un numero, il 3, tracciato al solito punto. Visto il poco lavoro Giordano può lasciare prima il suo posto.

Dopo una giornata di pioggia e vento il lavoro e' maggiore, bisogna ripulire le sdraio, tirare e rastrellare la sabbia, ripulire il bagnasciuga da alghe, pezzi di legno e altri residui portati dal mare in burrasca.
In lontananza Giordano vede una ragazza che corre, col rastrello le prepara una corsia tra i sassolini e le conchiglie, lei ringrazia con un sorriso, "a presto", e prosegue, lascia le sue impronte attorno ad un grande 2 che il bagnino non può non notare.

La giornata e' splendida, dopo il vento e la pioggia il cielo e' terso e i soliti avventori hanno voglia di recuperare il giorno perso. Giordano sta a lungo sullo sgabello da arbitro di tennis, il mare e' ancora mosso e i bagnanti sono molti.
Lavoro pesante oggi. Dopo aver messo in ordine le ultima cose e' stanco, arriva a casa e come spesso gli succede si addormenta sul divano e domani tornerà al Corallo senza passare per il letto.

Così' e' stato. I cuscini troppo morbidi del divano lasciano sempre un dolore alla parte bassa della schiena, piegarsi per raccogliere bottiglie e bicchieri oggi e' come ricevere delle pugnalate. Alla fine della raccolta, vicino al mare, vede le orme dei piedi della podista che oggi evidentemente e' già passata.
Anche oggi osserva, sempre li, la solita cifra, una riga dritta, perfetta, un 1 preciso. Non ha ne' tempo ne' voglia di pensare, i primi bagnanti sono già al banco del bar con il cappuccino. Le ore passano come sempre, come gli ultimi quarant'anni e più, a volte Giordano viene assalito dalla noia e si chiede se quel lavoro che doveva essere stagionale, diventato poi routine giornaliera, sia stata la cosa migliore per lui.

Alla sera rinuncia al divano, va direttamente a letto senza passare per la cucina e senza accendere la televisione, un po' di riposo per lui e per la schiena.

Al mattino i primi bagnanti non trovano sdraio e ombrelloni pronti, la spiaggia e' sporca e trascurata, e sulla battigia un grande cerchio, uno zero in piena regola. Il primo, unico e ultimo giorno di assenza ingiustificata di Giordano.

domenica 18 gennaio 2015

Piccoli gesti

Mario con  la sua poco elegante canottiera e' affacciato alla finestra, si sente molto solo da quando suo figlio Pino affermato manager e' volato all'estero.
Vedere tutta quella gente che passeggia sotto casa sua, svagata e rilassata, gli fa passare un po' piu' velocemente il tempo.
Ci sono gruppi di turisti che passano nella piazza per vedere quella statua cosi' importante, e cosi' presente su tutte le guide turistiche.
Per Mario e' solo un posto dove appoggiarsi quando aspetta il tram.
E proprio dopo il tram che riparte, sente un rumore diverso dal fischio ferroso delle rotaie, e' una piccola utilitaria che arriva con una gomma completamente stracciata, l'autista parcheggia in piazza, si ferma proprio sotto la statua, imprecando per quell'imprevisto che gli fa perdere del tempo.
Il proprietario dell'utilitaria ha un cappotto leggero che, passa sul lastricato della piazza quando controlla il danno, non e' pratico, tira fuori il crick, dopo aver erroneamente preso il triangolo d'emergenza.
Mario vede il signore impacciato, prova a dare istruzioni da lontano poi decide di infilare la sua felpa e di aiutare il goffo gommista occasionale.
Mario con le mani ci sa fare, e in pochi minuti il pneumatico di scorta e' fissato, e l'autista dopo qualche aiuto da garzone ed un ulteriore passaggio del tram, puo' ripartire. Grazie!

Abbassa il freno a mano, ingrana la prima quando un giovane studente con uno zainetto rincorre invano il tram, - no! adesso devo aspettare venti minuti-.
L'autista senza pensarci propone allo studente di salire in macchina nello spazio di una o due fermate il tram e' raggiungibile, e cosi' e'.
Con un abile, ma forse non legale sorpasso proprio sul mezzo pubblico, l'utilitaria arriva prima alla fermata, e lo studente in pochi secondi ha recuperato tempo e tram. Grazie!

Timbra il suo biglietto, si siede in un dei pochi sedili di rimasti, proprio quello dietro al manovratore, controlla il suo telefonino, poi prende un libro che lo accompagnera' fino alla sua destinazione.
Gente che sale e scende, una frenata brusca, e poi il solito movimento regolato da fermate e ripartenze.
La cabina e' piena quando una piccola e anziana signora con due borse di plastica per mano sta per entrare, con un sorriso saluta il conducente, fa fatica ad allungare la gamba, lo spazio tra il marciapiede e la porta aperta, al suo fisico stanco, sembra un burrone.
Il ragazzo alza la testa dal libro e con un gesto istintivo si fionda verso la porta, prende le borse della signora, le offre il braccio per accompagnarla al posto che lui ha lasciato libero.
Un sorriso e Grazie!

Arrivati al capolinea la vecchia trascina le borse e le sue gambe verso il suo piccolo appartamento, per fortuna non ha molta strada da fare.
Vicino ad un chiosco che prepara degli ottimi panini caldi e tranci di pannocchia e' posizionato uno di quei distributori automatici di bibite, una ragazza sospende il suo jogging inserisce una moneta nella feritoia, seleziona il suo prodotto, ma evidentemente la macchina e' momentaneamente in tilt.
Per la giovane l'ultima moneta e' andata, cerca tramite quel falso tasto di riavere il suo euro ma niente da fare, si trattiene dal rifilare un calcio al distributore, quando la vecchia con la borse appoggiate vicino ai piedi e in mano un consumato borsellino in pelle pieno di centesimi, offre alla ragazza le monetine utili per il mezzo litro d'acqua, la ragazza infila le monete prende la sua bottiglia e Grazie!

Ricomincia a correre entra nel parco per l'ultimo chilometro della sua seduta di allenamento giornaliera, un bimbo scatta con l'andatura caracollante, la mamma lo segue riproducendo quel gioco che abbiamo fatto tutti e che di posto in posto ha nomi diversi: Ce l'hai! Darsela! Tiki! Prendimi! Il bimbo non controlla piu' velocita' ed equilibrio, mette le mani davanti per proteggersi e la ghiaia lascia sulle dita i segni della caduta, la ragazza aiuta la mamma, versa un po' d'acqua sulle mani sporche e ferite, il bimbo con un paio di sorsi calma il suo pianto.
La mamma lo assicura al passeggino, e Grazie!

Uscendo dal parco prendono il grande viale che li avvicina a casa, l'illuminazione pubblica aumenta, si percepisce chiaramente di entrare nel cuore della citta'.
Abitare in centro e avere a qualche passo un bel parco e' una gran fortuna per la mamma ma soprattutto per il pargolo.
Ci sono quasi, devono solo passare quella bella piazza con quella statua visitata sempre da molti turisti, mancano pochi metri, quando il bimbo indica alla mamma qualcosa a terra.
E' un portafoglio, la mamma controlla subito il documento, Rossi Giuseppe, un signore con capelli castani e ricci, e dalla foto si intravvedono abiti eleganti, camicia, giacca e cravatta.
Si guarda un po' in giro, vede un signore distinto, alto con una mano in tasca. Sembra lui.
-Signor Giuseppe Rossi?- la mamma si assicura, restituisce il portafoglio, il signore sollevato lo rimette in tasca, la mamma orgogliosa puntualizza -lo ha trovato mio figlio- Giuseppe Rossi risponde prontamente -Ha proprio un bravo figlio signora, vorrei poter essere come come lui-. Grazie!

L'elegante signore continua, fa ancora due passi e arriva nella "sua" piazza, quella che e' per lui e' stata campo di calcio da bambino, punto di ritrovo da adolescente e luogo da aperitivo da adulto.
E' tanto tempo che non ci tornava nella piazza dove ha sempre abitato e dove adesso risiede ancora suo padre, solo, da quando la mamma e' stata male.
Si sente in colpa, alza la testa e lo vede affacciato alla finestra, Mario con la solita canottiera si allunga per salutarlo.
Mario lo guarda con occhi lucidi e a voce bassa dice, Grazie!

venerdì 16 gennaio 2015

Luce -soleluna-



Pur lavorando da sempre assieme non si sono mai incontrati veramente, ciò nonostante qualcuno dice che tra di loro c'e' di più di un semplice rapporto di lavoro, ma non possono verificare il loro feeling perché sanno che il turno h24 devono coprirlo loro, senza permessi, vacanze, riposo e pensione.
Lui e' estroverso regala momenti di serenita', calore, mentre lei e' piu' riservata, romantica, poetica e timida.
Lei ha il sogno impossibile di poter fare solo per una volta un cambio turno, ma non per particolari esigenze personali ma per poter regalare quel calore che lei non e' capace di dare a chi puntualmente incontra nei posti più nascosti, riparati e dimenticati, tra vecchie coperte e cartoni.
Lui sa che non si può, non ne vuole parlare perché non sa come aiutarla, lui e' più concreto e sa che non serve a nulla vivere con quel rimorso, la aiuta lavorando qualche ora in più quando può.
Talvolta lavorano di nascosto, li puoi intravedere tra il grigio che cercano di fare capolino.
Entrambi amano il mare anche se in maniera diversa, lui condivide gioia e spensieratezza, sono grandi amici e tutti godono quando stanno a braccetto.
Lei invece sfoga con il mare tutta la sua vanità e la sua vena romantica, si specchia tra le onde e regala atmosfere a chi vuole un po' di pace e silenzio.

giovedì 15 gennaio 2015

Rigurgiti cestistici post panettone 2 (un anno dopo)

Le mie consuete letture cestistiche oltre alle cronache delle gare dalla serie A1 alla D regionale del Friuli Venezia Giulia, le statistiche, le interviste ai protagonisti, si soffermano nella consultazione dei vari siti specializzati e i social network dove si possono leggere commenti ed opinioni sugli interessi comuni degli utenti, per lo più tifosi.
 

In questo inizio di 2015 mi hanno colpito tre situazioni precise: il perdurare della discussione su Gianmarco Pozzecco allenatore; le due sconfitte casalinghe della Pallacanestro Trieste; il basket femminile a Trieste.

Due argomenti su tre riguardano il mondo cestistico della mia città', ambiente che conosco quindi spero di poter dire che il punto di vista e' quello del tifoso competente.
Per non tediare chi legge, che magari del movimento triestino, non ha particolare interesse vorrei iniziare analizzando le chiacchiere sul Poz coach.

Mi schiero subito, in maniera aperta, chiara, non ambigua: sono un tifoso cieco e poco obiettivo dell'ex mosca atomica.
Gianmarco Pozzecco e' alla sua seconda stagione intera da head coach, e per la seconda volta ha scelto una sfida che per me non e' semplice, allenare in un luogo dove e' stato idolo da giocatore.
Le discussioni corrono sempre sul metodo del coach Poz, ossia quello del capo popolo, del capitano non giocatore stile tennis.
Io credo che il lavoro gi Gianmarco a Capo d'Orlando sia stato di ottimo livello e quello di Varese non e' assolutamente ancora valutabile.
Il problema e' che dal mio punto di vista, la Pallacanestro Varese e' una di quella società che formano uno zoccolo duro di squadre che ogni anno sono sul limbo per poter fare una grande stagione (vedi l'annata con coach Vitucci) e un'altra che può sembrare deludente (vedi il campionato con coach Frates poi esonerato).
Il limbo, la sottile linea, e' segnata da una forzata mancanza di programmazione, solitamente per motivi economici, che spesso fa si che ci si metta nelle mani delle proprie conoscenze e di procuratori con il fine di arruolare un gruppo di yankee più o meno forti e disponibili, con la speranza che il coach abbia una spiccata capacita' di amalgama.

Ovviamente pur essendo un tifoso del pupillo di Tullio Micol, ho delle idea diverse su alcuni aspetti del modus operandi del coach, su tutte la sua ormai conclamata preferenza a rotazioni ridotte all'osso, cosa che secondo me in serie A non e' più possibile, per la lunghezza del campionato e per lo sforzo fisico atletico richiesto.
Certamente anche l'accusa della mancata conferma di DeNicolao, se veramente scelta sua, mi trova in disaccordo.
 

A livello mediatico poi e' normale che l'unico personaggio prodotto della pallacanestro italiana degli ultimi vent'anni sia costantemente al centro dell'attenzione, pur allenando un team di seconda fascia, anche se di storia e importanza internazionale.

Gianmarco e' un ottimo coach e probabilmente la grandezza del suo personaggio farà si che dovra' dimostrarlo ogni giorno; forse in qualche frangente (sicuramente in conferenza stampa quando troppe volte fa confronti con il suo periodo di giocatore) deve ancora togliere i pantaloncini e la canottiera ma si e' creato sempre degli staff di esperienza, importanza e competenza che immagino segua con scrupolo e questo e' segnale di grande umiltà e buon senso, caratteristiche fondamentali per un coach.

Passando alle questioni triestine non posso che iniziare con quella che e' la massima espressione del basket delle mie parti, la Pallacanestro Trieste.
Come e' ben noto dopo gli antichi fasti, il fallimento, ed una lenta e difficoltosa ripresa, i biancorossi son tornati in serie A, legadue per i più attenti, per poi confermare la categoria con due campionati sempre altamente dignitosi.
Quest'anno forse con la squadra più debole, o comunque con più incognite, sta facendo qualcosa a mio modo di vedere al di sopra delle migliori aspettative.
Cio' nonostante dopo due sconfitte casalinghe con team nettamente più solidi societariamente, e tecnicamente più competitivi, non pochi sono stati i giudizi severi per le prestazioni offerte.
Le squadre passate al PalaTrieste sono formazioni di ottima caratura con giocatori di categoria superiore (relativi stipendi) e nel caso di Ferentino anche la possibilità di schierare l'Mvp dell'A1 di un paio di anni fa.

La formazione triestina ad inizio stagione ha fatto una grande scommessa puntando: su due Usa sconosciuti, un giovane del 1993 chiamato a responsabilità importanti dopo un felice praticantato, due giovanissimi (94-95)  a lottare sotto il ferro dove solitamente si trovano armadi stranieri ed esperti marpioni, altri giovani e meno giovani chiamati ad un'assoluta disciplina tattica per poter emergere a questi livelli e il capitano pronto a coprire falle e farsi carico dello spirito dello spogliatoio. Ebbene le risposte sono state roboanti: i due leader tecnici sono praticamente diventati il miglior straniero e il miglior italiano del campionato, gli altri giocatori a turno hanno garantito prestazioni di livello assoluto, ma soprattutto non mi sembra siano mai mancate abnegazione, orgoglio e spirito d'appartenenza.
Sicuramente finora e' mancato il play Usa (che comunque resta il play di due Mvp, qualcuno lo organizza pure il gioco, qualcuno da' la palla a questi due) che, parere personale, ha ottime doti, che spero esprima.

Tutto ciò ha fatto volare in classifica Trieste, facendo dimenticare ai più le aspettative e gli obiettivi di inizio anno.
Personalmente come tifoso non ho mai guardato la classifica ma ho sempre pensato a quante vittorie mancano per la salvezza, negli ultimi due anni con ventidue-ventiquattro punti si e' potuto festeggiare, quindi il mio countdown ora e' fermo a meno cinque, anche se con il pasticciaccio Forli' e altre società' in seria difficoltà (proprio quella Barcellona che ha offerto più soldi di Trieste per DaRos in sede di mercato, la più indiziata a chiudere) l'obiettivo potrebbe essere raggiunto con largo anticipo.

In archivio le motivazioni tecniche e i meri calcoli, quello che mi ha sorpreso e' che tra il pubblico triestino sempre etichettato come altamente competente e per questo quasi snob e teatrale siano emersi nella rete commenti duri, critiche feroci e addirittura e' stata usata la parola vergogna, che ormai e' talmente inflazionata che ne ha evidentemente fatto perdere gravita' e significato.
Chissa' se e' la rete a imbruttirci o se anche qualche anno fa quando ancora le considerazioni le condividevi al bar sport e non su Facebook era così, ma la mancanza della cassa di risonanza dei social non ne amplificava l'audience.
Fosse valida la seconda ipotesi mi permetto di sindacare sulla competenza del salotto triestino.

In chiusura il basket triestino in rosa.

Questi pensieri non possono che iniziare con delle scuse pubbliche al padre di una ragazza adesso ventenne che ha frequentato la società dove allenavo.
Scuse perché durante le vacanze natalizie il nostro casuale incontro che doveva essere uno scambio di auguri e invece diventato un mio sfogo.

Io, cestisticamente presuntuoso fino all'ignoranza, quando si tocca un tasto dolente inizio a parlare con termini forti, estremi ed esagerati, per cercare di chiarire più possibile il concetto.
Per quanto riguarda il basket femminile e' ormai anni che dico: e' morto!

Agli inizi del mio percorso di istruttore i tornei di minibasket erano divisi nelle categorie scoiattoli/aquilotti e libellule/gazzelle, cioè solo a Trieste si poteva fare un campionato solo con squadre femminili senza coinvolgerle con i maschi. Personalmente a me la squadra di bambini mista piace, la mia e' solo una considerazione di come il numero di bimbe praticanti sia paurosamente calato, mi sembra evidente che qualcosa e' cambiato in peggio negli ultimi anni.
Ma lo scempio vero e' quello del settore giovanile dove le due grandi entità, pur producendo molti talenti di belle speranze (Dio abbia in gloria gli istruttori), se ne sono fatte di cotte e di crude, talvolta a spese delle ragazze.
Per non parlare del livello senior, provate a parlare con una persona coinvolta in una o l'altra società, sarà impossibile non cadere dopo pochi secondi in una sterile polemiche verso gli altri.
 

Senza possibilità di smentita posso dire che negli ultimi vent'anni nessuna delle due società ha avuto in cassa un minimo per poter respirare, ogni maggio alla fine della stagione il solito pianto per reperire l'elemosina e poter ricominciare ad agosto. Lo spreco di risorse e' stato enorme per mantenere due società spesso nella stessa categoria, per non parlare dello spreco di talento.
Nel femminile triestino sono passati e ancora ci sono ottimi allenatori e con le giocatrici che ci sono state negli anni da una e dall'altre parte di Rio Ospo, si poteva tranquillamente calcare per anni la massima serie con soddisfazione.

La mia provocazione "il basket femminile e' morto!" ad oggi suona strana in questo momento storico in quanto e' tornata la serie A1 da una parte e si continua in A2 dall'altra, pero' ci si continua a far el male con la chiusura in corso d'opera di un progetto valido (via il ds e praticamente tutto lo staff della prima squadra, per motivazioni varie e dimissioni) da una parte, e un cambio generazionale gestito non al meglio vista la frattura importante che si e' creata, dall'altra.

Secondo me di chi e' la colpa di tutto ciò adesso non ha alcuna importanza, io aspetto che delle persone di buona volontà si rendano conto che le potenzialità tecniche e sportive sono enormi e qualche buona idea forse può sopperire alla mancanza di budget adeguati (o almeno si può provare!) con l'assoluto bisogno pero' di coinvolgere tutti per una possibile ai miei occhi, resurrezione.
La serie A1, e' stato chiaramente dimostrato, e' possibile, certo e' stato anche dimostrato che anche due A2 sono possibili, questioni di gusti.

sabato 3 gennaio 2015

A sorpresa, un koala.

Sull'onda delle proposte a sorpresa diventate fenomeni virali sulla rete grazie anche alle riproposizione dei giornali on line che in qualche maniera devono riempire lo spazio, Nico ha deciso di chiedere la mano di Juke, modella mezza svedese mezza italiana ma cresciuta ad Adelaide, in Australia.

Modella per pagarsi gli studi in lingue, ora hostess per una crew canadese, cura l'imbarco e la gestione del volo in business class, l'orario, lo stipendio e il trattamento e' molto diverso dalle colleghe delle low cost costrette a vendere caramelle e gratta e vinci.

Nico ha molte idee in testa, rose, anello e limousine subito fuori dall'aereoporto, musicista nella hall degli arrivi dei dipendenti, lui ha un vestito blu molto elegante, e' ancora profumato dopo la barba e i capelli trattati dal barbiere, e' tutto pronto, anche il piccolo koala in stoffa, animale preferito da Juke perche' gli ricorda la sua felice adolescenza australiana.

Sull'onda delle proposte a sorpresa diventate fenomeni virali sulla rete grazie anche alle riproposizione dei giornali on line che in qualche maniera devono riempire lo spazio, Tino ha deciso di chiedere la mano di Juke, modella mezza svedese mezza italiana ma cresciuta ad Adelaide, in Australia.

Modella per pagarsi gli studi in lingue, ora hostess per una crew canadese, cura l'imbarco e la gestione del volo in business class, l'orario, lo stipendio e il trattamento e' molto diverso dalle colleghe delle low cost costrette a vendere caramelle e gratta e vinci.

Tino ha molte idee in testa, rose, anello e limousine subito fuori dall'aereoporto, musicista nella hall degli arrivi dei dipendenti, lui ha un vestito blu molto elegante, e' ancora profumato dopo la barba e i capelli trattati dal barbiere, e' tutto pronto, anche il piccolo koala in stoffa, animale preferito da Juke perche' gli ricorda la sua felice adolescenza australiana.


Ecco che finalmente l'enorme display segnala il volo di Juke con la scritta verde "landed", i primi passeggeri dopo aver atteso al nastro le loro valigie iniziano ad uscire dalla porta automatica, stanchi ma felici abbracciano chi li sta aspettando, altri corrono per continuare il loro viaggio con il pullman o per accappararsi un taxi libero, altri cercano il loro nome tra i cartelli dei tanti autisti che attendono per fornire il loro servizio.

E' passata quasi mezz'ora quando vicino alla grande porta si apre una piu' piccola, limitata da quei corrimano che si incastrano tra paletti mobili, escono tre ragazze con un bel tailleur blu a bordi verdi, due hanno sopra dei meno eleganti giubbini catarinfrangenti ed in mano tengono stretto un apparecchio radio, l'altra trascina un piccolo trolley e prende indicazioni prima di tornare indietro probabilmente per comunicarle a qualcuno.

L'hostess con il trolley esce per prima e parla al telefonino, dietro a lei un paio di colleghe e poi il capitano mano nella mano con una bella ragazza bionda che tiene abbracciato al petto un piccolo koala di pezza.

I musicisti prendono l'ordine di non suonare, i mazzi di rose gettati nell'umido, i vestiti, i visi e i capelli sono rovinati dal sudore e dalle lacrime, i pupazzi con quel tenero animale ora detestato vanno nelle mani dei primi bambini che passano, il pullmino blu e verde con i vetri a specchio e il nome della compagnia sulla fiancata supera di slancio due limousine parcheggiate davanti.