martedì 16 marzo 2021

La consulenza di Koen

 Nelle Fiandre allevano una razza equina particolare a me sconosciuta.

L’esemplare è tozzo, muscoloso e sfoggia sopra allo zoccolo una folta è lunga peluria.

Mi spiegano che sono dei cavalli che vengono portati nelle acque basse di fiumi e ruscelli con l’intento di incastrare tra il pelo delle caviglie i gamberi di fiume, crostaceo onnivoro dal carapace robusto, lungo in media dieci centimetri, particolarmente aggressivo nella protezione del territorio e nelle lotte per l’accoppiamento.


Il cavallo al sabato di Pasqua viene portato al centro sportivo della piccola frazione fiamminga addobbato con nastri dai colori istituzionali e la criniera viene raccolta in una elegante treccia, quindi esibito agli spettatori.


Alcuni anni fa proprio in periodo pasquale, passeggiavo senza meta tra la periferia e la campagna seguendo i canali col chiaro intento di rapire, non a scopo estorsivo, un agnello che si trova facilmente al pascolo libero.

Non è semplice però assicurarselo nonostante la totale assenza del pastore perché il cane da guardia fa il suo lavoro che è senz’altro facilitato dal mio terrore verso la specie canina, senza poi contare che anche la mamma pecora non è contenta di vedersi portar via la sua creatura nonostante io non abbia nessuna intenzione violenta nei confronti del cucciolo.

È palese però che, anche dato il periodo, qualsiasi tipo di spiegazione potrebbe venir non capita o almeno fraintesa, sia dal cane che dal genitore ferito.


Sta di fatto che la mia azione è dimostrativa e sincera, nessun tipo di ricatto verso il pastore, nessuna violenza fisica all’animale.

Semplicemente un ratto simbolico, per dimostrare alla mia vicina di casa che io in periodo tradizionalmente sacrificale ho salvato un agnello da fine cruenta certa, anche se non provata.


Lei, giovane, carina, idealista e vegana avrebbe sinceramente apprezzato il gesto di un uomo non più giovane che si batte per superare un’usanza antica, inutile quanto barbara, assicurandomi così ai suoi occhi un’ammirazione  e suscitare un interesse,che magari altri futuri gesti eclatanti, avrebbero potuto far diventare morboso.


Lei però dopo pochi giorni si è trasferita in una comune al nord della Francia.

Io per non rischiare lo sfratto, nè in casa nè nel giardino condominiale sono ammessi animali, ho messo l’agnello nel soggiorno al piano terra del suo appartamento sgombero, causandole una denuncia da parte del proprietario di casa, una dal pastore derubato e una per violenza su animali da parte dell’Enpa fiamminga notoriamente più severa della nostra.


Lei ha immediatamente accusato me, gesto goffo, data l’evidenza dei fatti.

Ho negato tutto e peggiorato la sua situazione, dichiarando che nella sua permanenza nello stabile si sono verificati casi di messe nere, atti satanici e orge, che agli occhi degli inquirenti giustificavano la presenza dell’animale in casa.


Si sa che i traslochi e i rapporti col vicinato non sono mai semplici, soprattutto poi all’estero quando hai una meno diretta comunicazione e devi gestire usi e costumi molto diversi.




Ps: rendo pubblica la storia solo ora perché sono scaduti i termini per poter intraprendere vie legali per capi d’accusa inerenti alla vicenda, come mi è stato spiegato dall’amico Koen, noto barbone del centro storico con uno scorpione tatuato sulla tempia, coinvolto in passato in un caso simile che lo portò a studiare la giurisprudenza fiamminga con profitto, tanto da lasciare l’università a esami completi, senza mai discutere la tesi.