giovedì 29 maggio 2014

OGGETTI

Nei primi post di questo blog ho scritto che la nascita di questo spazio e' dovuta a far conoscere qualcosa di me, qualche mio punto di vista e per avere un ulteriore mezzo per restare a contatto con amici e parenti anche senza l'utilizzo di skype e facebook.
Cio' nonostante la tecnologia usata come la uso io non può' comunque colmare i milleseicento chilometri quotidianamente, non posso comunicare qualsiasi piccolo cambiamento della casa (ho spostato i divani e i mobli non so quante volte), oppure qualche particolare mutazione del modo di vivere. 

Pero' talvolta ci sono oggetti che parlano per le persone che le hanno acquistate, ti fanno capire il quotidiano di quella persona, le sue priorità'.

Ho pensato di postare oggetti di dubbio gusto, scarso utilizzo, che pero' sono presenti nel mio quotidiano, cose che magari solo chi e' passato per di qua ha potuto veramente apprezzare.
Se qualcuno che legge questo blog non mi conosce bene o non mi conosce affatto, leggendo precedenti post avrà' capito qualcosa,  magari vedendo questi oggetti completerà alcune idee che si e' fatto sulla mia personalità'. Prima di scorrere le fotografie ci tengo a precisare che i nomi che troverete sono quelli di mia moglie o mia figlia.




 Portamonete: acquisto di Roma Siugzdaite ma da me utilizzato, prezzo irrisorio, ottimo utilizzo. Indispensabile.

pappagallo in metallo con finta gabbietta: la responsabilita' dell'acquisto e' totalmente mia, forse l'unica cosa del grande mercato svedese che son stato capace di montare, comprato con molto entusiasmo per usufruire di un anellino già' presente sulla trave del soggiorno, una volta messo in bella mostra volevo distruggerlo in maniera isterica.

 Umidificatore multicolor: oggetto di un kitsch unico, potrebbe tenere botta alla gondola meteorologica che si compra dai cingalesi a Venezia, bisogna fornirlo di un bicchierino d'acqua che lui vaporizza con un filino di fumo impercettibile. Pregevole il cambio di colore, dal viola al blu, dal verde al giallo e la possibilità' di schiacciare il tasto con la funzione colore fisso. Acquisto di Roma, prezzo importante.
 Aggeggio per fare la schiuma sul capuccino: gesto di rara sensibilita' di mia moglie che ha comprato tale oggetto per ripropormi il capo in B, una tipica maniera di servire il caffè a Trieste. Prezzo spero non significativo, mai utilizzato.
 Schiscetta o buliza: contenitore per mettere il pranzo, comprato a basso prezzo alla vigilia del primo giorno di scuola di Giorgia, gran oggetto composto da quattro camere separate, gran oggetto anche perché di dimensione esagerate e impossibile da inserire nella borsa della bimba. Utilizzato due o tre giorni, acquisto di mia responsabilità.
 Portauova: acquisto mensile di uova a casa Bassi-Siugzdaite = sei uova circa, per fare una carbonara dopo aver invitato degli amici. Ciò nonostante una volta la scienziata lituana e' arrivata con otto ( otto ) di questi giustificandoli con l'imminente arrivo della Pasqua.
 Carrello portaspesa: regalo ricevuto da amici che hanno traslocato. Caldeggiato da tempo dalla moglie e assolutamente non voluto da me. Troppo Fantozziano. Ammetto pero' la sua comodità.
 Salvadanaio con contatore di monete: determinante per l'economia domestica, prezzo simbolico, osteggiato dalla consorte, intoccabile per me.
 Ombrellone: dimensione esagerate in proporzione alla terrazza, figlio di una grave crisi di shopping compulsivo di Roma, dotato di una base incredibilmente pesante e dotata di quattro rotelle che non possono sostenere tale peso, quindi completamente immobile nella posizione della foto.
 Pompa bicicletta: nuova, mai utilizzata causa valvola professionale della citybike.
 Stufa elettrica: potenza patetica - consumo esagerato, praticamente mai utilizzata neppure nell'opzione ventilatore, da segnalare che i tasti dell'accensione e la ruota graduata per la regolazione della velocità della ventola sulla testa della stufa formano un simpatico smile
 Chiave usb brain: comprate in numero esagerato, a prezzo esagerato, dubbio gusto.
 Lampadina multicolor con telecomando: regalo della cassiera del Carrefour a Giorgia, patetico il mio dank u, pieno di emozione e gratitudine.
 Portacandele: tetro, triste, mai utiilizzato.
 Profumi casa: assolutamente inodore, appaiono periodicamente in casa e dopo poche ore velocemente spariscono senza che nessuno se ne accorga.

Reggicandela in legno: prima volta che lo vedo.

lunedì 26 maggio 2014

ELEZIONI E PRIORITA'

Lo confesso non ho seguito moltissimo queste elezioni, un minimo di campagna elettorale tramite giornali on line e qualcosa dal tg delle tredici della Rai.
Non sono andato nel dettaglio, non ho navigato in siti di approfondimento politico e nemmeno in quelli dei maggiori partiti.
Stamattina,  giornata di risultati,  ho seguito distrattamente giocando con mia figlia influenzata a memory dove vengo regolarmente massacrato, a domino dove tengo botta e invece divento leader nell'esecuzione dei puzzle.

Proprio durante il puzzle delle tre principesse mi sono imbattuto su alcune dichiarazioni che mi hanno colpito molto, me le sono velocemente appuntate per poi cercarle on line e piu' o meno le ho ritrovate in piu' ampie disamine post elettorali.
Prendete quello che seguentemente riporto con le molle e magari cercate conferme di attendibilita'  prima di farvi un'idea, io ero molto agitato per la mancanza di due pezzi centrali che rovinavano il vestito della principessa Viola e posso aver omesso qualche particolare.

OPPORTUNISMO: 
 Il leader delle preferenze di `Forza Italia, Raffaele Fitto, chiede le primarie all'interno del partito.

COSA HANNO DA DIRSI? :
Il leghista Salvini andra' a parlare con l'ultranazionalista LePen.

SICUREZZA:
Casini ha vinto.

FLOP:
L'attendibilita' dei sondaggisti.

SE MIA NONA GAVESI LE RIODE LA SARIA UN CARETO:
La coalizione di centro destra, che non esiste, tutto sommato non e' affondata. cit. Lucio Malan

MARKETING:
Il nuovo centro destra ha preso voti dall'ex popolo della liberta' senza crearsi una nuova fetta di mercato. cit. Giovanni Toti


PENSIERO PERSONALE:
La visita al Brunone Nazionale per cercare di convincere la casalinga di Voghera e la campagna elettorale monotono (urla!) non ha giovato ai pentastellati, palesando che il problema di gente che non ho motivo per non definre di buona volonta' ha un nome e un cognome: Beppe Grillo.
Ora, dopo che hanno smaronato non so da quanto tempo, l'Italia ha una leadership conclamata e soprattutto, dato che l'elezione e' europea, ha peso numerico a Bruxelles alla vigilia del semestre italiano, una rondine (simbolo del semestre!) fara' primavera?


Torno nervosamente alla ricerca del vestito della Principessa Viola.

mercoledì 14 maggio 2014

Mestieri dimenticati 2

MATERASSO

Stanco, provato forse depresso.
Ben oltre i sessant'anni, fisicamente aitante, molto curato; solo queste le note positive di un lavoro prima bramato e sognato adesso diventato routine, noia e col solito fardello delle prese per il culo degli amici e di chi e' al corrente del suo mestiere.
Collaudatore di materassi da vent'anni, prima brillante commesso venditore per un negozio di mobili poi convinto da un rappresentante fornitore ad intraprendere questo originale e nuovo impiego.
Pagato per restare sdraiato, questo pensava vent'anni fa e questo pensano ancora adesso gli amici.
Nei primi anni non gli pesavano le richieste dei suoi principali, adesso si vende meno, il pubblico cerca il prodotto nuovo, tecnologico, la televisione con i suoi imbonitori fa una concorrenza al limite della lealta', e anche i suoi test sono diventati piu' pesanti, i ricercatori sempre piu' supponenti e ironici verso i collaudatori chiamati semplicemente "soggetti", o forse e' lui che sta diventando vecchio e meno tollerante.
Ha provato anche lui ad entrare in televisione, per provare a vendere i materassi e mettere assieme le sue esperienze di venditore e collaudatore, ma avrebbe firmato anche per fare semplicemente il figurante vicino a quei sottoprotagonisti televisivi che per restare un minimo in vista si umiliano a fare cio' che mai avrebbero voluto, magari nella speranza di andare a svernare in qualche isola tropicale da reality show.
Ma niente tv, solo sempre piu' frequenti visite di aggiornalmento, cosi' le chiamano in azienda.
Controllo del peso, controllo della sudorazione, controllo della cute, controllo di peli e capelli, per poter cosi' migliorare i prodotti e i materiali che oltre ad essere resistenti devono essere facilmente lavabili, idrorepellenti, antiallergici, antiacaro.
Ogni seduta l'azione lavorativa e' praticamente un allenamento di stretching e posture, cento-centocinquanta posizioni differenti da mantenere senza nemmeno un'oscillazione per un tempo dato dai "cervelloni" e ad ogni movimento la registrazione della variazione dei materiali, una volta ci fu anche l'umiliazione di dover pisciarsi addosso per vedere se il prodotto fosse adatto ai bambini sotto i cinque anni e per anziani non autosufficienti.


DJ

Passano gli anni ma otto son lunghi cantava Adriano Celentano, figuratevi quanto sono lunghi venti.
Quante cose cambiano in vent'anni, minimo quattro legislature ma sicuramente di piu', tre presidenti della Repubblica, probabilmente almeno due papi, una carriera di un buon giocatore di calcio, la facciata di una casa, la tua fidanzata del liceo.
Invece lui e' sempre li', con i suoi jeans, le sue camicie dai colori discutibili, per fortuna senza gli orribili camperos o le scarpe nere con la punta in metallo sostituite da piu' moderne sneakers, e tra le poche cose aggiornate il taglio dei capelli; passati da lunghi e mossi a corti e sparati in maniera disordinata al cielo passando per tinture improbabili, caschetti e ridicole creste.
Ancora sul pezzo a rifornire ragazzini di biglietti patinati e dai colori sgargianti e dando loro qualche centesimo per il volantinaggio e la gratuita nomina a PR, anzi pierre per esteso.
Una volta riempiva le piste era ricercato, suonava (ma poi "suona" un dj? Non mette solo i dischi o adesso i file?) in tutto il nord Italia, e d'estate in qualsiasi villaggio vacanze a monetizzare.
Ora ripiega con il revival e magari anche qualche karaoke settimanale in qualche pub, seguendo comunque la stessa scaletta e mettendo la stessa musica, raggiungendo il minimo sindacale per comprarsi il pane.
Lui e' cambiato e'ingrassato, leggermente stempiato, fatica a fare due serate di fila, ma deve pur mangiare, parte del suo pubblico e' cambiato, una volta scatenava le folle, ora accompagna una cena e magari quando cala la notte ed alza il volume i suoi utenti potrebbero essere suoi figli e ballano sulle musiche che sentono in casa alla domenica mattina quando la mamma fa le pulizie.

martedì 6 maggio 2014

COSE CONSUETE

Man mano che il tempo passa divento sempre piu' abitudinario.
Credo di esserlo sempre stato, credo addirittura sia caratteristica di chi nasce dalle mie parti, una specie di fissa del Dna mio e dei miei concittadini.

A scandire i miei tempi e i miei ritmi, obbiettivamente lenti, sono gli impegni che ho fatto diventare cose consuete.

Amo le cose consuete, mi danno sicurezza, rispetto dei miei orari, equilibrio.
E' inevitabile che coinvolgo nelle cose consuete chi mi sta vicino, su tutti mia figlia che essendo ancora piccola non ha ancora nessuna indipendenza se non quella del gioco.
La cosa consueta che a lei fa piu' piacere e' l'ora e mezza abbondante che riserviamo al parco giochi nell'immediato doposcuola.
Dopo i saluti alle maestre e ai compagni e un percorso in bicicletta di circa cinque minuti ci fermiamo a Rabot, in un parco con una grande distesa d'erba dove adulti giocano a calcio o fresbee, una torre con almeno cinque canestri a diverse altezze, e dopo una leggera discesa la zona amata da mia figlia.
Un misto di giochi classici, tappeto elastico, scivoli, altalena, vari animaletti a molla e dei labirinti fatti con tronchi e costruzioni di legno.
Ovviamente i primi sono frequentati dai piu' piccoli mentre sui tronchi si possono trovare anche giovani universitari intenti a studiare.
Il parco e' bello, si alternano panchine all'ombra e al sole, occupate da arzille vecchiette che chiacchierano e ridono e ragazzi che smanettano sugli smartphone senza neanche guardarsi, sara' banale ma a me ha colpito; ovunque ci sono macchie bianche di margherite selvatiche, su un tronco posto tra l'altalena e il trampolino usato dai genitori per sedersi e controllare le creature, spesso troviamo una signora.

E' vestita sempre in modo simile e pesante per questa clemente primavera.
I colori spenti e freddi dei suoi pantaloni e della sua giacca sono in contrasto con il parco, le margherite ed il sole.
Il viso e' sempre serio, gli occhi scavati, l'impressione e' di una persona molto triste.
Piu' volte siamo arrivati con i giochi deserti ma lei era seduta li' comunque.
Quando mia figlia giocando, ride e urla, mi sembra di carpire nella signora un malessere. Li vuole sentire quei segnali infantili di gioia ma nello stesso momento la fanno soffrire, il viso e' sempre piu' crucciato, lo sguardo sempre piu' assente, a stento trattiene le lacrime.
Ovviamente la bimba non si accorge di tutto cio', anche perche' fino a prova contraria tutto questo e'un mio ricamo mentale di quello che vedo, potrebbe essere solo fantasia di osservatore.
Fatto sta che e'cosa consueta vederla la' prima di tutti, seduta nello stesso scomodo posto, con gli stessi vestiti, nella stessa posizione con le mani pronte a coprire talvolta gli occhi e con la lunga coda di capelli neri.
 
Penso alle sue cose consuete e come magari una variazione possa aver sconvolto la sua abitudine.

Lo sceneggiatore piu' crudo potrebbe collegare la sua presenza fissa in quel posto come l'aspettare quel nipote che per un'assurda tragedia, non potra' mai piu' godere di quei giochi.
Io voglio pensare pero' ad una situazione normale e comune a tutti, un trasferimento o semplicemente un passaggio tra infanzia ed adolescenza del nipote.

Chissa' se anche quel biscotto che addenta ogni qualvolta decide di alzarsi e' una cosa consueta.
A volte mi piacerebbe vedere Giorgia, mia figlia, e qualche suo compagno di giochi incrociare lo sguardo vuoto di quella nonna e magari far scattare su quel viso provato un piccolo sorriso per dare ancora un senso a quel suo rituale, a quella sua cosa consueta.

lunedì 5 maggio 2014

Mestieri dimenticati

IL LATRINAIO

Lavoro nell'ufficio per eccellenza, lavoro in fondo a destra, nessuno passa per portarmi o condividere un caffe' alla mia scrivania, solo qualche amico poco schizzinoso, oppure visite casuali ma interessate, anzi obbligate.
Un veloce Ciao! in entrata ed un'altro in uscita.
Che poi, voglio dire: posso capire non fermarti quando entri, hai altre priorita', improrogabili necessita', ma un paio di minuti dopo, al congedo, risolte le incombenze, da rilassato, cosa ti costa un: come va?

Regalo sollievo, nulla piu', mi sento indispensabile, e tolti i primi quindici minuti di ogni ora, dove butto un po' d'acqua, cloro e disinfettante, sono li' al mio tavolino con sopra poche cose, una settimana enigmistica, il piattino che piange sempre, un posacenere e un portapenne.

Il mio camice blu mi identifica dall'utenza, mi sono imparato a salutare in tedesco, francese, inglese ultimamente in cinese e russo.
Nei miei locali di lavoro custodisco la civilta' della mia citta' e del mio paese e l'educazione di chi fa uso di questa struttura.

Tu pensi entro, piscio e me ne vado, e ignori il servizio che ti viene fornito, una pausa gratutita o di minima spesa del tuo giro (spesso turistico), il sollievo fisico, l'acqua fredda e calda, il sapone, tutte cose pronte a farti ripartire con nuova energia.
Il passo che prima era veloce e spedito (in qualche emergenza lento, controllato, rigido quasi robotico) adesso e' sereno, sciolto e pronto a nuove mete.

Quando esci poi sei gia' schedato da come lasci quello che trovi, la tua educazione si vede da quei pochi istanti, da come lasci ceramica e tavoletta, se ti lavi e con quale cura le mani, se cestini con perizia le salviette con cui ti asciughi o se le getti come un cestista da venti per cento nel tiro libero.

Insomma ti invito a non esser superficiale in quei momenti, ricorda c'e' sempre un latrinaio pronto a ricordare la tua faccia. Tu credi: chissa' quanti ne sono passati e quanti passeranno - ma il latrinaio ti ha gia' segnato, come il barista del caffe' sotto casa che quando entri ti chiede: solito? 
Il latrinaio sa cosa farai in quei momenti, allora non essere maleducato dimostra di essere migliorato, se l'altra volta non hai lavato la mani e appena uscito hai mangiato con gusto una mela, il latrinaio si ricordera' e ti guardera' con occhio severo e schifato.
Il latrinaio e' la tua coscienza, rispettalo, ti conviene.



IL CASELLANTE

Lo so, quando sono dall'altra parte della barricata, rallentare e poi frenare fino a fermarsi tra l'altro per pagare, infastidisce pure me, con l'aggravante che il mio e' sempre un momento di vacanza, distrazione, mai di lavoro.

Al telegiornale sento parlare di giornate da bollino rosso, code, purtroppo incidenti.
Per me sono monetine e testa bassa, in una cupola di vetro che per un po' di ore mi fa vivere senza rumori veri in un minuscolo mondo finto e ovattato.
Quanti sono appena partiti e prima di iniziare la vera parte di viaggio sono passati allo sportello bancomat per prelevare quello che servira' nei prossimi giorni e usano il nostro lavoro per cambiare i pezzi grossi dati dalle macchinette? Lo so, e lo sanno i miei colleghi. E per questo siete disprezzati.
E pari atteggiamento di disprezzo lo riserviamo a chi prepara le monetine rosse di rame da un mese, e rallenta cosi' il nostro conteggio, di conseguenza la fila.
Pregevole invece chi in associazione con la moglie in posizione di navigatore, prepara l'importo esatto con pochi pezzi. Cinque e settanta, un foglio da cinque una moneta da cinquanta ed una da venti, perfetto.
Sappiate che vi si ammira.

Te lo dico io: e' sopra alla visiera che ti protegge dal sole, oppure sul cruscotto o come terza ipotesi nel taschino della giacca che pero' ti sei tolto all'autogrill e adesso e' appesa sul sedile posteriore, oppure in ultima istanza l'hai messo nel portaoggetti per avere la sicurezza di non perderlo; in questi casi anche se estremi siamo a posto, siamo nella stessa barca in tempesta invece se lo hai consegnato alla moglie e lei lo ha messo nella borsetta, prima di quel fottuto biglietto usciranno draghi di pezza del bambino anche se state viaggiando da soli, due o tre set per tagliarsi le unghie, tutte le forme di pacchetti di salviettine, la crema per le mani, le caramelle Charms che forse non sono neppure piu' in produzione, dei cd musicali preparati per il viaggio.
Certo potevi pensarci prima, la cartellonistica lo permette con anticipo certo e sufficiente, ma io non ho fretta e nel caso non salti fuori tu sai gia' cosa ti tocca, non ho responsabilita'.
Quel ticket per qualche ora e' la priorita' assoluta cio' nonostante come un pedalino alla fine del lavaggio, non si trova.
La maggior parte delle volte pero' sudato, sollevato e soddisfatto me lo consegni, la carta e' umida e malconcia ma leggibile, pagamento effettuato, un cenno con la testa e vedo il finestrino che si richiude pronti per andare verso un mio collega.

Buon viaggio.