martedì 14 agosto 2018

Il Mio Avvocato



Ci sono due esclamazioni non così comuni nella normale conversazione che però sono diventate ormai lessico quotidiano, sarà per il loro utilizzo nei film o per la loro forza.
Penso a : lei non sa chi sono io!
                 Avrà presto notizie del mio avvocato!

Sul lei non sa chi sono io, si sa, lo chi lo dice viene marcato di presunzione, ignoranza, aggressività.
Ma magari con qualche giustificazione in più, personalmente, anche in "avrà presto notizie del mio avvocato" vedo un cocktail di aggressività e minaccia, perché insomma, una persona della strada pur con la coscienza pulita comunque un minimo di apprensione verso la toga la prova.

Ma non è di questo che voglio parlare.
A me di questa frase colpisce che qualcuno oltre ad avere il bar di riferimento per la colazione, il medico di famiglia, il meccanico di fiducia, ha anche un avvocato.
Quindi a quarant'anni suonati ho deciso di rivolgermi ad un legale, non per un impellente incarico ma per poter anch'io sfoggiare un professionista e magari anche il suo bigliettino da visita, credo sia gratuito.

Mi sono rivolto al dottor Giovanni Mio, ho telefonato allo studio, ho fissato un appuntamento interlocutorio con la gentilissima segretaria.

Ho capito quasi subito di non essere ancora pronto a questa scelta, appena entrato nell'anticamera dello studio. Ho stretto la mano alla segretaria: piacere!
Sorridendo la gentile signorina: "Piacere mio"o piacere Mio?
Nella mia testa grande confusione, la segretaria è la moglie, la sorella, volendo la cugina o la zia o è solo ben educata?
A me questi ambienti fatti di radica scura, parquet scricchiolante, divani di fantozziana pelle umana dipinta di verde mettono soggezione.

Dopo esser stato annunciato, entro nell'ufficio dell'avvocato.
Bungiorno Bassi, si accomodi.
Con piacere, grazie.
Piacere Mio.
Si so chi è lei.
Intendevo piacere mio.
Mi scusi.

Superati imbarazzanti convenevoli, spiego all'avvocato la mia intenzione ad avere un legale di riferimento, non per un'impellente esigenza, ma per una sicurezza in più.
Gentilissimo, mi chiede i miei dati per inserirli nei suoi contatti, così sarò aggiornato sulle attività dello studio tramite la sua newsletter.
Soddisfatto esco dallo studio del mio avvocato, avvocato Mio.



venerdì 10 agosto 2018

IL LEONE E IL SOLE

Grintopoli è una bella città molto tranquilla, con tanti parchi, e c'è sempre il sole.
Molta gente si rifugia sotto gli alberi quando fa caldo, altri corrono per mantenersi in forma, a Grintopoli sono veramente in tanti impegnati nello sport.
Quasi tutti i bambini dopo aver fatto i compiti corrono nei campi di calcio, di basket, alla piscina insomma ovunque si possano fare partite, gare o anche semplicemente divertirsi assieme dando il proprio massimo.
 È così anche per Bimba S, a lei piace tutto, corre e si diverte, suda e sorride, salta e si sporca e poi si lamenta sempre quando la mamma la costringe a fare la doccia.

A Grintopoli però un giorno venne un signore molto serio che non sorrideva mai e impedì a Bimba S e qualche altro bambino di giocare liberamente, potevano farlo solo in un posto, non con tutti i giochi che volevano, e solo in certi orari e poi tolse anche il sole.
Bimba S non era felice di queste regole nuove, ma le seguì senza discutere, a volte chiedeva alla mamma e al papà il perché di questo cambio e le rispondevano che in questo momento e per un po' di tempo bisognerà fare altre cose importanti ma noiose, qualche volta fastidiose, solo dopo il signore serio se ne andrà.
La mamma e il papà dissero anche a Bimba S che tutti i parenti, gli amici, dovevano tirare fuori il leone che c'è dentro di noi, il leone coraggioso e forte, quello che con un ruggito e mostrando i denti fa scappare tutti, anche il signore serio.

Bimba S non capì subito cosa voleva dire "il leone che c'è dentro di noi" e l'idea di un grande leone dentro la sua piccola pancia la faceva ridere molto, allora, lei che ama gli animali, si vedeva piuttosto a cavallo di quel leone coraggioso.
Ma quel Re della foresta era un po' strano perché non aveva il muso di un grande gatto, ma un minuto aveva la faccia di mamma, poi di papà poi dei suoi fratelli, dei suoi amici, dei suoi parenti.
E Bimba S a cavallo del leone dalle mille facce iniziò a correre, a volte lo fermava un po' per farlo riposare, per poi riprendere più decisi e determinati.
Bimba S aveva un piano. Pensò: facendo un po' di strada sul mio leone, posso arrivare dove c'è il sole e riportarlo a Grintopoli, sono sicura che il signore serio non ama il sole  e appena lo vede, scappa.

Fu così che lei con il leone dalle mille facce iniziò a correre, una corsa lunga e dura, più di una maratona, accontentandosi dei giochi che il signore serio le concedeva.
Ma Bimba S voleva il sole, perché era sicura che solo il sole poteva portare la normalità a Grintopoli, per poter così far riposare anche il suo amico leone.