martedì 17 dicembre 2013

BUON NATALE!!!!





Da oggi inizia il perido di feste natalizie della famiglia Bassi-Siugzdaite, ci rivediamo il 27 dicembre.

Auguri!!!!

lunedì 16 dicembre 2013

Passione K - Panettone mangiato-



In casa Passione salta il tappo ed esplodono i botti in grande anticipo.

A Remanzacco si registra una nuova sconfitta che chiude il 2013 con un bilancio non nobilissimo di 6-3, ma soprattutto va di scena una specie di remake di C'eravamo tanto amati.

Non sono esperto di geografia friulana e non so se Remanzacco e' vicino a Trasaghis (vicino Peonis!) luoghi citati nell'opera di Ettore Scola, sono sicuro pero' che chi ha assistito alla gara si e' goduto un nuovo momento felice della commedia italiana.

Scambio di parole grosse a voce alta e magliette volanti, stile moglie tradita che caccia il marito lanciando le cose del fedifrago dalla finestra.

Dura un tempo il team del K, poi la tempesta, con un terzo parziale da 33 a 18 che chiude praticamente la contesa.
Da registrare l'esordio di Cotterle, e i rumors parlano di nuovi movimenti di mercato, per dare una scossa al team, insomma ancora una volta ci si affida a innesti e non al lavoro e ad una forte identita'.

Intanto, accigliato, coach K mangia il panettone. Auguri!

Remanzacco - Passione 87-70

Bevitori 16, Polo, Scrigner 4, Serafini 11, Bortolot 8, Benvenuto 13, Cotterle 5, K.


domenica 15 dicembre 2013

Corner K Weekly Pillows



 Dopo un assenza dettata probabilmente dalle delusioni sportive, ritorna il nostro esperto di economia:


La palude di fine anno


Tradizionalmente è periodo di rally ovvero di crescita per i mercati azionari, semplicemente perché i gestori fanno quadrare i conti ovvero mostrano la loro bravura agli investitori con aggiustamenti tecnici di portafoglio.
E’ il classico specchietto per le allodole: questo fondo ha reso il tot percento dal 01.01 al 31.12, quando in realtà le sue quotazioni sono salite nel solo mese di dicembre.
Al momento stiamo assistendo ad un fenomeno inverso dovuto ai soliti motivi: l’Italia mantiene la tripla B ma con outlook negativo dovuto in parte ad un debito pubblico troppo “importante”, ed in parte per mancanza di riforme strutturali per un paese ancora in profonda crisi (crescita prevista per il 2014 pari al 0.4%).
L’Irlanda (altro paese periferico) festeggia: dopo 3 anni gli “highlanders” hanno scongiurato il rischio di fallimento (bailout), 3 anni pieni di sacrifici ed austerità per tutta la popolazione con l’esplosione della bolla immobiliare creata da una finanza troppo allegra.
La Spagna guardando allo spread (differenza tra il rendimento dl bund tedesco e quello degli altri paesi europei) a volte ci supera a volte ci rincorre ma sembra stare meglio di noi: la disoccupazione giovanile è spaventosa ma qualcosa si sta muovendo.
 
Grillo, Letta, Renzi e ora i Forconi non spingono l’Italia nella direzione giusta, nel senso che a livello internazionale il nostro paese attrae investimenti ed investitori meno della Liberia. Non entrano soldi nel nostro paese ne sui titoli azionari (la borsa di Milano sta retrocedendo da un mese), ne sui titoli obbligazionari. Siamo considerati alla stregua di una vecchia signora, malata, piena di acciacchi a cui nessuno vuole avvicinarsi. Dovremmo diventare più attraenti, per poter attrarre risorse (soldi) che in questi anni la Fed elargiva a piene mani coi suoi programmi di quantitative easing (acquisto di titoli pubblici con cadenza mensile). Potrebbe non bastare, potrebbero essere troppo tardi infatti, dall’altra parte dell’oceano, si sono accorti di “aver alzato un po’ il gomito”, e stanno decidendo –probabilmente già il 17-18 dicembre- di abbassare un po’ la mira ovvero finanziare di meno l’economia americana che mostra evidenti segni di salute.
 
A parte Draghi pochi sembrano capire la portata del problema: togliere soldi, finanziamenti e investimenti a chi non ha le forze per rialzarsi significa metterli in ginocchio definitivamente. La legge di stabilità rimbalza in maniera paradossale e ridicola tra Camera e Senato ed ogni volta viene rimodellata, tagliata, ricucita. Chi governa sembra essere tanto bravo a parole quanto povero coi fatti: per un paese che ha la necessità di rialzarsi, di diventare un’economia leader in Europa occorrono misure straordinarie, oppure la visione pazza/sognatrice di un visionario di qualcuno che abbia il coraggio di  andare contro la cancelleria tedesca, di rischiare di perdere una partita o il suo bomber ma ridare fiducia ed equilibrio a tutta la sua squadra per ottenere, alla lunga, dei risultati migliori.

giovedì 12 dicembre 2013

Le seconde 5 giornate della Pallacanestro Trieste

Analizzando il secondo segmento di stagione e continuando a tenere a cinque gare il nostro spazio temporale non possiamo non vedere che il bilancio tra il primo ed il secondo momento e' identico.
Due vittorie de tre sconfitte, bilancio nobile per chi deve salvarsi.

Trieste si sta meritando l'appellativo di ammazzagrandi e mai virtu' fu piu' gradita dato l'alto numero di pretendenti all'altissima classifica.
Fino ad oggi sono cadute ai piedi di Carra e soci Verona, Torino, Barcellona Pozzo di Gotto e all'undicesima giornata Capo d'Orlando.

E' quantomeno ingeneroso pero' ridurre alle statistiche il cammino dei biancorossi, la salvezza la si sta avvicinando grazie al raggiungimento della seconda mission societaria ossia la crescita dei ragazzi giovani sulla quale si e' scommesso.
La mia speranza di tifoso e' che la volorizzazione dei ragazzi possa diventare da obbiettivo stagionale a DNA societario e che questa scelta non sia solo frutto delle vacche magre di questi tempi.

Credo che il coach Dalmasson e il suo staff stia lavorando su una forza di gruppo e il campo lo sta premiando alla grande.
Pur volendo parlare del periodo che porta dalla quinta giornata alla decima faro' molti flash back sull'undicesima perche' ritengo la vittoria a Capo d'Orlando qualcosa di speciale per come e' arrivata.
Solo con il concetto di forza di gruppo si puo' vincere con un quintetto in campo senza nessun esterno portatore di palla in campo ma con due tre che forzatamente spesso giocano da quattro (Harris e Fossati) due giovani che devono ancora torvare un ruolo vicino a canestro (Urbani e Candussi) e un tre che fa il play (Mastrangelo).

Dopo aver visto alcune partite grazie al caricamento su youtube, ho dato conferma alle mie sensazioni, partendo dal fatto che Diliegro e Carra supportati dal veteranissimo Hoover danno garanzie nei possessi e nelle gestioni dall'alto della loro esperienza, e che Fossati e Urbani devono portare legna quando chiamati in causa, la crescita di Mastrangelo, Ruzzier, Tonut e l'ambientamento di Candussi ed Harris sono determinanti per ogni gara e per il prosieguo della stagione.

Sono rimasto molto colpito da Will Harris, fisico bestiale, ottima mano e grande spirito, mi sono sembrate molto ingenerose alcune critiche ricevute e da me lette precedentemente.
Dal mio punto di vista pur non essendo un ragazzino, ma considerando le esperienze e' un giocatore ritenibile rookie, e da tale mi sembra avere un impatto molto importante su gara e squadra.

La crescita poi di Michele Ruzzier e' un dato di fatto, mi ha colpito la sua leadership, la sua continuita' di prestazioni e la sicurezza che emana con il suo atteggiamento, e' diventato importante anche quando l'apporto di punti e' meno rilevante, insomma sta percorrendo a forte velocita' e senza intoppi quella che e' la via per diventare un gran playmaker.

E' di parte poi il mio giudizio su Stefano Tonut, che considero un grande talento da sempre, vederlo incisivo non mi sorprende per nulla, dall'atteggiamento in campo si vede che e' cresciuto molto anche come ragazzo che in passato tendeva troppo facilmente a deprimersi, anche lui con calma sta mettendo continuita' al suo gioco e cio' e' molto incoraggiante.
Un flash di cio' lo si  e' avuto nella gara con Barcellona Pozzo di Gotto dove Stefano e' stato stoppato su un arresto e tiro, ma senza mollare un secondo ha reattivamente lottato per recuperare la palla e l'ha rigiocata con successo.

Candussi, e' nel difficile momento di transito tra essere un fattore determinante di una squadra giovanile a dover essere un riferimento di un gruppo senior che lotta per la salvezza.
Deve mettere da parte il ricamo e portare sostanza, riporre il fioretto e prendere non la spada ma l'ascia, la mazza ferrata e un nodoso randello.
La strada e' quella giusta, ma siamo ancora in rodaggio, non si puo' che avere un grande ottimismo per vedere qualcosa in piu' di gara in gara, intanto si puo' godere del decisivo due su due per la vittoria a Capo d'Orlando, ma parliamo gia' di undicesima giornata.
Anche per lui un flash che fa capire l'ingenuita' e chiude anche il nostro discorso (o forse no?)  sull'epica vittoria in terra siciliana: Candussi aiuta su una penetrazione di un esterno, salta per stoppare e va a battere la mano sul tabellone, perdendo quella frazione di secondo decisiva per il recupero su Benevelli che intanto ha goduto dello scarico finalizzando con una tripla.

La presenza poi di Mastrangelo a livello di concentrazione, forza mentale ed entusiasmo e' un tesoro che ogni coach vorrebbe.
Sembrava retrocesso un po' nelle rotazioni, ma lui e'rimasto sul pezzo e appena c'e' stato bisogno di lui per piu' tempo la risposta e' stata roboante.
Non riesco proprio a chiudere con la partita di Capo d'Orlando e cito un altro flash, ossia il numero uno degli highlights della settimana per la serie A2,' il tiro da meta'campo allo scadere dei ventiquattro secondi nato da una palla praticamente morta.
Fortuna? Certamente, ma non solo;  guardate se quel tiro e' un lancio o un vero tiro.
Mastrangelo, guarda il tempo, mette a posto i piedi, mantiene l'equilibrio e spinge con forza, insomma,  tira, non scaglia a caso sperando come dicono quelli bravi nella preghiera.

Forse proprio quel tiro e' il vero simbolo di questa squadra, una squadra che avra' sicuramente bisogno di un po' di fortuna ma che non lascia nulla al caso, non trova facili giustificazioni e che ci prova sempre.

'ndemo Muli! Forza Trieste!


giovedì 5 dicembre 2013

Alla ricerca di Feno 3




Interclub tennis e hockey Ghent, mercoledi' 4 dicembre 2013 ore 13.30 circa:

Sembra restare al suo posto ma Feno e' un diesel.

Non si puo' non notare un miglioramento, il bambino che due settimana fa sfoggiava una divisa da cavaliere templare oggi e' vestito normalmente, siamo ancora lontani da una tenuta sportiva ma gia' senza mantello,elmo e spada e'qualcosa.
Devo inoltre dire che oggi non e' neppure il piu' inadeguato, dato che una mamma ha ben pensato di mandare la figlia stivalata.

Piccolo Feno pero' oggi ha una racchetta da tennis che Ivan Lendl non aveva nelle epiche partite con Boris Becker.

Una volta mandato in campo il figlio, il nostro eroe inizia a parlare ad alta voce senza un uditore preciso, non trova chiaramente risposta.
Mani giunte dietro alla schiena, controlla la situazione, non trova nulla che possa stimolarlo, e poi, come quando rivedi dopo vent'anni il tuo primo amore: le assi che delimitano il campo.
Chi ha letto la puntata precedente sa di cosa che parlo.
Le muove spingendole con la suola della scarpa, le controlla, poi si abbassa e le accarezza, sono fisse. E' soddisfatto.

Butta l'occhio verso di me, credo mi abbia sgamato, probabilmente ha notato che spesso lo osservo e prendo appunti.
La mia visuale pero' oggi e' ostacolata dalla moglie (povera donna!) e' per questo che non riesco a godermi la Feno..menale prestazione.

Uscendo pero' proprio non ce la fa, da bordo campo alza la voce e rimprovera il figlio che non rispetta la fila poi lo saluta, prende ancora qualche secondo sgranocchiando delle arachidi, e se ne va.

Quattordici e venti, dieci minuti prima della fine della lezione, puntuale come il cagotto dopo il pranzo di Natale, si riaffaccia dalla porta, entra in campo, chiama l'istruttore che non lo degna di sguardo, mestamente torna a bordo campo.

Mi ha evidentemente sgamato, si nasconde tra i genitori, mi sento a disagio perche' il nostro sguardo si incrocia piu' volte; ma poi penso: sono io dalla parte della ragione, sono io che mi comporto bene.
Allora sostengo lo scontro oculare stile mezzogiorno di fuoco, sa di essere nel torto, abbassa lo sguardo, il codardo!
Noto il suo piede che spinge l'amata asse, ulteriore test, lo fa in maniera discreta senza dare nell'occhio, ma io Feno ti conosco, non hai segreti per me dentro quel capannone.

Non riesce proprio a non comunicare con i figli impegnati negli ultimi giochi con i compagni e i loro istruttori, sbraccia, si sposta per migliorare il campo visivo dei pargoli, senza successo.

Oggi  al club arriva SinterKlaas, che porta i regali ai bambini, gli istruttori formano una fila, spiegano, i bambini esultano.
Il torpedone umano esce dall'impianto guidato dai maestri e si avvia verso il bar per ricevere il sacchettino pieno di caramelle, tutti i bimbi hanno in mano un disegno da consegnare al vecchio canuto vestito di rosso, secondo voi chi e' che chiude la fila? Qual e' l'unico genitore che segue il gruppo?

Vai Feno, sei unico.

mercoledì 4 dicembre 2013

Passione K - Dado,Korna e smisurato ego-


Chi si aspetta la grande e veemente reazione, si deve accontentare di un brodino Knorr.

Knorr pero' fa venire in mente la Virtus Bologna primi anni 90, giocatori epocali come Danilovic,Brunamonti e Richardson e il guru di una generazione di coaches italiani come Ettore Messina, si pensa a BasketCity e uno splendido momento del nostro sport.

Restando in ambito di coach e di brodo, forse per rialzare la Pssn ci vorrebbe il carisma, e il vocione del Dado, soprannome del mitico coach Lombardi, icona anche a Trieste per la sua cavalcata con i neroverdi dell'Hurlingam del messia Rich Laurel.

Dimentichiamo tutto cio', qua si parla di un coach in confusione che per risollevare la sua squadra decide di schierarsi in campo, e che impone un cervellotico schema (k..orna), quinidi il dado Knorr puo' essere solo il classico brodino da ospizio, quello che regala un fallace sollievo e calore.

Partiamo con ordine, primo quarto sereno contro Tricesimo, 30 a 20, poi il nostro K emula un illustre predecessore, si innalza a paladino, ed esclama: Scendo in campo!
Saranno parole sfortunate ma l'esito e' nefasto.

Si tiene botta e in spogliatoio si va con il fiatone e il punteggio sul 39-33.

Saranno le scelte, sara' il doppio impegno ravvicinato, ma il terzo quarto non regala una reazione e il parziale e' negativo (18-22).
Nell'ultima frazione viene fuori il carattere di gente che per giocare lascia a meta' altri appuntamenti, e getta il corpo sul parquet per l'onore della maglia, e che soprattutto fa tirare un sospiro di sollievo a coach K che si coccola l'86 a 76 finale.


Il futuro della Pssn lo si puo' riassumere con due citazioni inerenti al testo, sara': Il dado e' tratto di Giulio Cesare o odio il brodo di Freak Antoni?
 

Passione - Tricesimo 86-76
Polo, Gadola 6, Glavina 6, Bevitori 11, Fortunati 28, Signorino 4, Serafini 2, Benvenuto 21, Scrigner 8, K.

lunedì 2 dicembre 2013

Forma di cortesia e il signor Nereo

Piu' passa il tempo e piu' mi sento fuori dai tempi.

Grazie a internet indipendentemente da dove sei, se ti interessa, puoi essere al centro del mondo.
Io cerco di essere aggiornato, prendo le notizie da due o tre quotidiani on line, poi quelle che ritengo piu' interessanti provo ad approfondirle grazie alla rete.
Indipendentemente dalle idee politiche,religiose,di come s'intende vivere la quotidianita', di cosa e' per ognuno la priorita', mi salta sempre piu' all'occhio di come siano ormai ridotti al lumicino la reverenza, l'educazione, il distacco e il rispetto dell'anzianita'.

Voci molto piu' autorevoli della mia, in trasmissioni televisive di grande audience, hanno gia' sottolineato il tono di grande confidenza che si sente spesso nei colloqui tra le diverse forze della nostra classe dirigente.
L'assessore che ride e scherza con il finanziere di turno, il politico che si da del tu con tono amabile e famigliare con l'imprenditore invischiato in situazioni poco chiare.
Dare del tu o del lei e' questo l'aspetto che mi colpisce sempre, perche' e' la cosa piu' semplice, la cosa che piu' salta all'occhio e all'orecchio.
A chi dai del tu?
A quello che hai gia' conosciuto e di comune accordo avete deciso di passare ad un tono piu' confidenziale, invece adesso lo si e' sdoganato a molte piu' persone come: ai coetanei anche se sconosciuti, conoscenti, individui che vediamo fuori dal posto di lavoro.
Mi e' successo spesso di sentire una forma di imbarazzo nel sentire amici usare il tu per persone a cui a me non passa nemmeno per la testa di rivolgermi informalmente.
Mi rendo conto di essere un po' esagerato, mi e' successo spesso di avere l'autorizzazione di usare il tu da determinate persone, ma talvolta mi viene proprio difficile, in quel momento io provo una sorta di rispetto,gratitudine e reverenza che mi porta ad usare sempre una forma di cortesia in piu'.
Tra l'altro credo che anche in un discorso leggero e magari confidenziale davanti ad una birra o un bicchier di vino si possa scherzare usando il lei creando un' ulteriore sorpresa alla battuta fatta.

Ed e' proprio su questo punto che mi e' venuto in mente il signor Nereo, ex tassista.



Circa vent'anni fa ho conosciuto il signor Nereo, prendevamo il caffe' nello stesso bar frequentavamo la stessa via.
Forse parlare di conoscenza e' esagerato, sono convinto che lui non sa il mio nome, sicuramente pero' se ci incrociamo un cenno con la testa e magari un buongiorno lo scambiamo.
Il signor Nereo era piu' di un cliente di quel bar, anche frequentatore e'riduttivo, lui era parte dell'ambiente, come il bancone, i tavoli,le sedie e il flipper.
Di lui ricordo indistintamente il viso rugoso, la figura tozza, il pettine che tirava fuori per mettere a posto i pochi capelli rimasti dietro alle orecchie, il suo ex mestiere di cui parlava continuamente, il modo di vestire sempre casual ma curato, qualche suo amico, e la passione comune all'interno del bar del gioco delle carte.
Il signor Nereo non era un conte, e con la sua voce cavernosa dovuta da troppe emmesse, faceva sempre capire il suo punto di vista.
Ebbene sara' per la sua deformazione personale (Dove la porto? O al massino: dove andiamo?) ma lui dava del lei a tutti, anche nel bestemmiare tre generazioni per un gioco di scarti sbagliato al tresette.

Il gestore del bar, giocatore accanito, ne sentiva di ogni, ma il top e' stato: Signor Giorgio, LEI la xe talmente mona ma talmente mona che se i fa una classifica dei mona LA riva secondo, perche' LA xe cusi mona de rivar secondo anche la'.
E' stata la prima volta della mia vita che ho sentito queste parole, mi hanno segnato.
Non male neanche quando il titolare provato da una precedente serata di vizi, ha fatto aprire il bar all'anziana mamma che non aveva dimestichezza con la macchina del caffe'.
Il signor Nereo come ogni mattina ordina il suo nero, dopo averlo bevuto esclama: Signora Anna, complimenti, LA meti le zate dele galine per far un brodo cusi bon....
Nessuno mai come il signor Nereo, che dava del lei anche alla sempre leopardata signora Mariuccia, stagionata vamp del bar, puntualmente provata dai Campari e spesso vittima di battute maschiliste.

La ringrazio molto Signor Nereo

Passione K -Attila, K..risi nera e aquiloni-

Quando a Trieste si parla di aquiloni spesso si intende la figura astratta del gioco stesso, infatti non e' semplicissimo con la tipica bora vedere qualche bambino giocare effettivamente con il cervo volante, ma e' molto comune vedere un adulto camminare in centro o bere caffe' con "l'aquilone".

Ailo la' con l'aquilon!! Ossia: guardalo e'nel suo mondo.

Avere l'aquilone insomma mostra un certo distacco dalla realta', una difficolta di apprendimento,ed e' un distacco della realta' o una difficolta di apprendimento quello che sta colpendo il dream team della Passione?
Dopo la sconfitta con i campioni del Fogliano bisogna registrare la sconfitta con gli Aquiloni di Aquileia.

Puo' essere quindi l'Aquilone il simbolo della crisi del team di K?

Manteniamo la speranza che si tratti di una momentanea crisi di forma e non  un problema di "aquilone" gestionale.

Coach K, pronto alla dura lotta sugli argini del Natissa, ispirato da Attila re degli Unni che nel 452 devasto' Aquileia, perde in cattiveria agonistica e si trasforma nell'insicura parodia del famoso barbaro interpretata da Abbatantuono, e a fine gara si lecca le ferite all'urlo di: Chi e' lu re?
Ma chissa' se tutti i suoi giocatori hanno correttamente risposto o se ce stata piu' di una vocina stridula.

La fredda cronaca narra di un teso pre gara con un faccia a faccia tra il coach e un top player, di un primo quarto da meno sei e di un risveglio che porta la Pssn al the' sul piu' uno.
Nella ripresa una difesa individuale almeno rivedibile, e un finale disordinato a base di falli sistematici e iniziative personali portano al 86 a 77 finale.

Testa bassa e a letto senza cena.


Aquiloni Aquileia 86 - Passione Trieste 77

Polo 2, Glavina, Bevitori 4, Fortunati 12, Scrigner 3, Serafini, Bortolot 31, Benvenuto 9, Lorenzi 16.


giovedì 28 novembre 2013

Sono andato a dormire presto

Quando mi metto davanti al pc per trovare tra i vari siti di streaming un film, oppure quando "sfoglio" in qualche negozio i dvd, spesso scelgo un film visto gia' decine di volte e ogni volta aspetto quel determinato momento per me speciale.
Il risultato pero' e' che conosco quasi a memoria alcuni film, talvolta poco importanti, e mi sono perso alcuni capisaldi e grandi classici.

Ultimamente tra i film visti, C'era una volta in America mi ha regalato grandi emozioni.
 

Innanzitutto tengo a precisare che non ho nessuna competenza di tecnica cinematografica e di settima arte in generale, non voglio fare il critico e questa non e' assolutamente una recensione, e per questo non parlero' ne' degli attori ne' del regista Sergio Leone, ma solo di emozioni personali.
Non nascondo che davanti a questa pellicola mi sono sentito quasi in imbarazzo per quanto bello e intenso l'ho trovato e ho aspettato un po' prima di scrivere perche' mi sembrava un atto quasi presuntuoso.

L'input per guardare questo grande classico me lo ha dato il prof. Livio Consonni figura carismatica della pallacanestro pordenonese, autore di un blog mai banale, in un suo post su Fb.

Non voglio parlare della trama del film, voglio fermarmi solo su una figura che piu' di ogni altro mi ha colpito.
Si puo scegliere chi e'il protagonista in questo film, ma sicuramente la figura feminile di spicco e' Deborah.
Deborah suo malgrado fa parte di un gruppo di coetanei che frequentano le strade del ghetto ebraico di NY, nel gruppo c'e' suo fratello Fat Moe che lavora da garzone nel bar di famiglia, posto fisso di aggregazione della gang.

Noodles, leader assieme a James del gruppo ha un rapporto speciale con Deborah.
Rapporto nato dalla venerazione che Noodles ha nei confronti della bella ragazza, che coltiva il suo talento e la sua passione per la danza e la recitazione sotto il furtivo sguardo del suo ammiratore.

Passa il tempo ma il rapporto tra Noodles e Deborah e'un continuo prendersi e lasciarsi, la parte forte e' lei che cerca di emergere dal fango della strada e della malavita, e seguendo le sue ambizioni cerca di lasciare il ghetto.
Noodles intanto comincia la sua carriera di gangster rispettato e temuto, ma il rispetto verso il patto con i suoi soci e' piu' forte del possibile coinvolgimento sentimentale.

"Corri Noodles che mamma ti chiama" provoca l'imperturbabile e provocante Deborah.

"I vincenti si riconoscono alla partenza" dice Noodles di Deborah, dopo molti anni, chiacchierando con il fratello di lei, Moe.
Ma e' con la maturita' che si vede come la stessa Deborah e' rimasta come gli altri, inghiottita da quell'ambiente che ha provato sulla sua pelle da sempre.
Deborah ormai e' un affermata attrice, per anni ha provocato l'orgoglio di Noodles sperando in una vita normale, interrompendo i suoi rapporti con lui solo dopo una vergognosa violenza subita.

E forse e' proprio quell'episodio il punto di non ritorno, il punto in cui si arrende, e' diventa parte di quel mondo lussuoso e sporco che finora aveva solo sfiorato.

lunedì 25 novembre 2013

Passione K - l'ora del giudizio-



Tanto tuono' che piovve, scomodiamo le liti tra Socrate e la sua bisbetica moglie Santippe per commentare la prima sconfitta della Passione del coach K.

Chi legge sa che spesso sono stato critico sulla conduzione del dream team creato nel mercato dei non tesserati, spesso i monumenti schierati dal K hanno tolto le castagne dal fuoco, altre volte la differenza evidente di valori ha fatto il suo naturale corso.

Nel confronto piu' probante di questo inizio stagione, contro i campioni in carica del Fogliano non sfigura assolutamente la Passione, ma capitola.
Potrei fare la parte di quello che dice l'avevo detto io, potrei godere delle disgrazie altrui, ma non sono un avvoltoio, e poi conosco il coach economista e non me la sento di mettere il dito o versare il sale in una piaga aperta.
Insomma notte insonne per il nostro eroe che avra' sicuramente pensato al gioco esageratamente perimetrale dei suoi, o alle invenzioni non andate a buon fine di qualche suo paladino.

La cronaca racconta di un finale all'ultimo possesso, con Giampi Bevitori che firma il pari a sette secondi dalla fine con un siluro da otto metri, reso vano dal canestro a pochi decimi dei foglianesi.

Con che atmosfera, si presentera' la Pssn al prossimo appuntamento?La sconfitta portera' scoramento o la voglia di riscatto fara' la differenza?

Ai posteri e coach K l'ardua sentenza.

Fogliano 86 - Pssn 85

Polo 2, Gadola, Glavina, Bevitori 22, Fortunati 19, Scrigner, Patarino 8, Serafini, Bortolot 24, Benvenuto 10. Coach: K

venerdì 22 novembre 2013

Lutto nazionale

I social network in particolare Facebook che uso normalmente e'spesso fonte di grandi ipocrisie, di stereotipi, e di luoghi comuni e polemiche sterili e stupide.

In questi giorni ho visto l'indignazione virtuale per una mancata presa di posizione del governo sulla proclamazione del lutto nazionale in occasione dell'alluvione in Sardegna;
e ancora peggio e'stato il confronto con il lutto sardo e la disgrazia dei viaggi della morte a Lampedusa.

Ovviamente la scadente polemica si e' esaurita quando il lutto e' stato proclamato, dopo aver dato il tempo necessario ai soccoritori di portare fuori dall'emergenza le persone ancora a rischio.

Per il mio modo di intendere il lutto, quello nazionale lo indicherei solo in occasioni di uomini meritevoli per la collettivita' e come atto dovuto dopo un accadimento imponderabile e imprevedibile.
Grande rispetto per i morti di Lampedusa e quelli della Sardegna, ma si puo' parlare di fatti imprevedibili o imponderabili dopo i naufragi o dopo l'alluvione?

Non serve un metereologo esperto o un geologo, per vedere che ormai le alluvioni sono periodiche, negli ultimi dieci anni ci sono stati 117 morti e sono state coinvolte 14 regione italiane in piu' di 20 episodi simili, con fenomeni importanti ma anche con semplici precipitazioni stagionali e da una notizia sentita da un approfondimento giornalistico in una trasmissione televisiva, le morti dovute a situazioni simili dal 1960 al 2012 sono quattromila.
A tutto cio' sommiamo che l'82 per cento del territorio italiano e' a rischio idrogeologico e sei milioni di persone sono direttamente interessate.
Sono rimasto colpito da questi dati, che sono sotto l'occhio di tutti, quindi si puo' veramente parlare di qualcosa di imprevedibile? E'fuori luogo dire che sono tragedie annunciate?

Tragedie annunciate come quella delle carrette del mare con l'aggravante di una legislatura che si e'gia' occupata del problema in maniera evidentemente non adeguata.
Pari pari con la tregedia di Lampedusa e con le polemiche a volte razziste, si discute molto sull'efficienza di quella legge chiamata Bossi-Fini, onorevoli firmatari.
Bado bene di commentare la legge, ho una mia idea politica e da cittadino che vota ho un'opinione sulle iniziative degli esponenti della classe dirigente che non rendo pubblica.
Noto pero' che la legge ormai ha quasi dodici anni e mi sembra non abbia risolto in nessuna maniera il problema dell'immigrazione clandestina e tantomeno il fenomeno delle carrette del mare.
Nel momento della disgrazia, ricordo bene le parole del sindaco di Lampedusa:

"Tre pescherecci che li hanno visti sono andati via perche' il nostro paese ha processato pescatori, armatori che hanno salvato vite umane per il reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, allora quello che deve fare il governo e': cancellare subito questo reato, cambiare queste norme, poi l'Italia deve alzare la voce, e finalmente essere orgogliosa delle vite che abbiamo salvato, perche' Lampedusa questo l'ha fatto in nime di tutto il paese, e deve cominciare a chiedere politiche europee e alle organizzazioni internazionali i corridoi umani."

Condivido queste parole e credo siano dette da una persona assolutamente competente della situazione. Si puo' non valutare il cambiamento di una legge che nei fatti mette davanti un cittadino alla rinuncia di salvare vite umane per paura di procedimenti penali personali?

Secondo me no.



giovedì 21 novembre 2013

Trieste e la crisi


Dopo aver messo alle corde Krugman e Draghi, che non hanno ritenuto di formulare una risposta in quanto spogliati e fustigati dalla lucidita' dell'economista ufficiale di questo blog, il nostro coach K al secolo Roberto Kidzik analizza la crisi di Trieste, citta' amatissima.

 Trieste e la crisi, di Roberto Kidzik

Sento e leggo spesso le “ricette” per sollevare la mia città, ovvero tirarla fuori dalla crisi.

Chi dice: il porto, bisogna rilanciare lo scalo giuliano, Capodistria (alle porte) ha un traffico superiore al nostro, da primo porto dell’impero (asburgico) ad essere superati da una piccola cittadina slovena.
Chi afferma: il turismo. Trieste, situata in posizione strategica, dev’essere il crocevia di genti e culture diverse (come sotto Maria Teresa).
Chi, ancora: turismo congressuale, oppure città della scienza o rilancio della ferriera e, perché no, sentiero della “Grande Guerra”.
Chi scrive non è d’accordo per nulla, contrarian da sempre. La città giuliana pare molto simile alla moderna Europa, imbottita di medicine per guarire, ha finito per ammalarsi.

Quello che manca a Trieste non sono le idee “miracolose” e, a mio avviso, neppure gli investimenti; peggio ciò che manca è la voglia di mettersi in gioco, rischiare per qualcosa in cui si crede, in due parole: “capacità imprenditoriale”.
Al di là di leggende metropolitane, (col bel tempo impossibile trovare un negozio aperto, tutti a prendere la tintarella), il triestino è una persona normale con alle spalle una storia pesante, mai smacchiata dal Dna.
Lo splendore, economico e non, della città risale alla dominazione austriaca, quando la città divenne lo sbocco naturale sul mare per Vienna e cominciarono a moltiplicarsi traffici e commerci. La città era entusiasta, focolaio di culture e crogiuolo di etnie: greci, turchi, ebrei, slavi, erano tutti pieni di iniziative e, alcuni di loro, fondarono banche ed assicurazioni primarie, tuttora colossi. La “grande mano” austriaca aveva portato il benessere economico e la nascita della piccola borghesia.
Vi era pure fermento culturale: caffè (diventati storici) si riempivano di letterati, di intellettuali, chi vendeva colori la mattina e la notte scriveva romanzi fumando “ultime sigarette”.

Poi la guerra, la disgregazione di tre imperi (asburgico, prussiano, ottomano), la città che diventa, una prima volta, italiana. Il sogno dell’impero và in frantumi e la gente ha paura di rischiare, di mettere in gioco quanto guadagnato con sacrificio. Sono tempi bui, in America Roosvelt combatte una crisi che passerà alla storia. L’Europa è debole, preda di facili entusiasmi, ostaggio di abili oratori,
da tale miscela esploderà un’altra guerra. 
Trieste viene sbranata dalle truppe di occupazione che danno la caccia a tutti i “diversi” (che qui da noi sono sempre stati considerati normali, perfettamente integrati). La pace porta la perdita dei territori ed il controllo “alleato” per quasi due lustri. Vi è una ripresa, ci vengono tramandati racconti in cui la gente “trafficava”, considerata la zona franca.
 Poi di nuovo si torna a essere Italia, il Governo punta su Genova, i fasti dell’Impero son uno sbiadito ricordo, chi possiede qualcosa ha ancora più paura di perderla. Vi è un piccolo boom, a differenza del resto d’Italia, perché noi, i napoletani del nord, non possediamo industria, ma sappiamo arrangiarci.
Il settore dei servizi è quello trainante, ma i veri imprenditori, i capitani d’industria non possono provenire da tale base.
La vicinanza con la ex Jugoslavia ci rende beneficiari di diversi “biglietti verdi” e ci colloca in posizione strategica. In realtà i pochi vantaggi per i triestini sono un pieno di “benza” a sconto e sigarette e carne sotto costo.
Passano gli anni e l’allarme rosso diventa uno sbiadito ricordo, con la caduta del muro (1989), Trieste si ripiega sempre più e tristemente si sta avvitando al grido disperato di “No se pol”..

Perche' non Busto Arsizio?

Poesia vincitrice di un concorso a Castiglione delle Stiviere, di cui non so altro.
Ne' l'autore, ne' quando e' stata scritta.
Ho avuto questo testo da una persona amica quando ha saputo della mia permanenza di un anno a Busto Arsizio.
Leggendo la poesia sorgono spontanee alcune domande: si parla di stazione Nord o Stato?
E poi l'amore che mori', era verso un (o una) bustocco o bustese?




Perche' non Busto Arsizio?

Tutti ma proprio tutti,
(lo so, lo so anch'io)
a piangere Venezia.
Sotto ogni cielo, in ogni idioma:
oh Venezia...oh Venice...oh Venedig...eccetera.
Perche' non Busto Arsizio?
Non una lacrima si scioglie...
...su Busto Arsizio.
Non ha un nel nome,  d'accordo,
non ha bionde turiste, d'accordo,
non ha lagune in cui scendere, patetica,
a morire...d'accordo.
E il sole non gioca
su cupole verde dorato... a Busto Arsizio,
(ha altro da fare in altri paraggi).
E, "Thomas Mann" non ha fatto "morire"
nessuno... a Busto Arsizio...

... soltanto anni fa, mori' per me
"qualcosa" a Busto Arsizio:
mori' un piccolo, infreddolito amore...
...alla stazione, nella nostra gelida nebbia...
...tra le bugie e i fiati...
senza poesia e in fretta,
nascosto nell'attorcigliarsi
della sua sciarpa rossa
(o viola? E'triste, non ricordo),

"soffocato" dal mio egoistico
riserbo, dal mio puerile
timore di "far male", e
"annegante" nei suoi umidi
occhioni,esagerati, a invadere
il suo patetico musetto da topina.

Mori', rapido,
tra il predellino di un treno
che arrivava e 
quello di un treno
che partiva.
Ecco perche' vorrei, ora,
spendere un soldo di poesia...
... e una lacrima...
... per Busto Arsizio...
... di cui vidi soltanto la stazione.

mercoledì 20 novembre 2013

Alla scoperta di Feno 2




Dopo una settimana di assenza, e' tornato, e fortunatamente in grandissima forma.
Feno, protagonista di qualche post fa si e' manifestato in tutta la sua magnificenza.

Chi e' Feno?
E'il classico genitore presente in qualunque panchina, di qualsiasi impianto, di qualsivoglia disciplina, il piu' detestato dagli istruttori.
Quello che cerca il contatto con gli altri genitori, che cerca di fare il simpatico, che calpesta qualsiasi regola impostata dallo staff in campo.

Oggi entra in sordina, si mette da parte e toglie le giacche ai bambini, uno dei due corre con gli altri mentre il piu' piccolo non ne' vuole sapere.
Siccome Feno e' anche fine psicologo infantile, senza batter ciglio, prende in braccio il pargolo e lo porta dagli altri bimbi, lo forza a mettersi in fila, soddisfatto esce, sotto lo sguardo attonito degli istruttori.

Uno dei due bambini e' vestito da cavaliere templare (Feno, ma perche'?) con tanto di spada di legno in una mano e racchetta da tennis nell'altra.
Intanto lui riesce a stabilire un contatto con il maestro piu' giovane, chiacchiera a lezione in corso, appena pero' entra il piu' esperto responsabile si defila rapidamente, il vigliacco.
Torna a bordo campo dove cerca in maniera evidente di entrare in conversazione con qualcuno degli altri genitori, chi manda dei sms, chi bada al bambino piccolo in braccio,chi semplicemente osserva il suo figliolo correre e saltare, nessuno disposto a dare del filo, e Feno e' provato.

Raccoglie nervosamente dei pezzetti di foglie, o carta e li butta in un bidone vicino, ad un certo punto sembra cacciare gli acari, non esiste piu' nulla da raccogliere.
Lo metto alla prova: ho in mano un fazzolettino di carta, strappo degli angolini piccolissimi e li butto, senza farmi vedere, a terra sul lato opposto al suo, passa pochissimo tempo e lui si getta a capofitto li prende e li butta.
Mi sono sentito come quando da bambino andavo nel parco di Villa Revoltella a Trieste a buttare i pezzi di pane ai pesci del laghetto di fronte alla chiesa,  li buttavo dove i pesci non c'erano per vedere come nuotavano veloci per procurarsi il cibo.

Intanto il bambino cavaliere templare ha riposto spada e la racchetta, e lui prende Excalibur e la brandisce per salutare i bimbi impegnati nella ginnastica, fa un gesto di saluto ai genitori presenti ed esce.

Rientra quando mancano circa dieci minuti alla fine della lezione, ovviamente entra in campo per farsi vedere dai figli, poi si siede sulle panchine, sono emozionato come un bambino, e' vicino a me.
Mi chiede se non mi sembra troppo presto per questo freddo.
Tutto il mondo e' paese, il meteo e'il miglior modo per iniziare un'inutile conversazione, non ci casco, faccio un sorriso annuisco, ma bado bene ad aprire bocca, sposto lo sguardo e credo capisca che non ci sara' un seguito al discorso.

Alla prossima Feno.

lunedì 18 novembre 2013

Passione K - viva la emme -

Era un coach K che gia' dal riscaldamento pensava alla sala stampa e a come mettere le mani avanti davanti ad un risultato deludente, contro la WLM Udine.
Era gia' pronta la formula classica: "non deve essere e non e' assolutamente un alibi, ma oggi dobbiamo registrare svariate assenze".

Ma non ha fatto i conti con i propri califfi che hanno dominato il pitturato e dopo un andamento da saliscendi hanno preso in mano la gara e portata a casa, controllando.

Grossi demeriti agli udinesi, e non per la gara che e' stata piu' che discreta ma per aver dato agli aitanti atleti alabardati delle motivazioni ulteriori a quelle che gia' il campo normalmente regala.
Infatti e' quanto meno rischioso davanti a uomini triestini tutti di un pezzo sfoggiare un nome come WLM che potrebbe tranquillamente essere un acronimo stimolante.
Allora all'urlo di viva la mela o viva la mamma, la Passione resta imbattuta e si appresta a andare a Fogliano in casa dei campioni in carica per ulteriori conferme.

Chiudiamo poi con l'ennesima Mourinhata del coach K, che evidentemente e' allergico a quei seri professionisti che hanno preso il loro impegno lavorativo come nobile missione, ed e'entrato nuovamente in polemica con un camice bianco, per questioni di convocazioni.
I lettori piu' attenti inoltre possono in  maniera maliziosa collegare le particolari polemiche e soprattutto la loro sequenza temporale, prima un farmacista poi un oculista.
 Cioe' alla prima polemica che ha interrotto i rapporti con colui che riforniva il buon coach di particolari farmaci, si e'passati ad un medico specializzato in problemi di vista, la favella popolare non e' scienza ma lasciamo a voi le conclusioni.

Insomma i risultati spazzano i malumori, ma noi lavoriamo nel fango e le nostre antenne saranno sempre pronte.


Passione 65 - Wlm Udine 58
Tonut 13,Bevitori e Fortunati 16, Lorenzi 10, Scrigner 2, Serafini 6, Glavina2.

domenica 17 novembre 2013

Il lusso del basket

Probabilmente saltero' di palo in frasca, faro' talmente tanti errori da consumare il tasto "delete" e anche mille riletture non basteranno per rendere scorrevole il testo.
Ma quello che scrivo lo penso da un sacco di tempo, tocca le mie corde piu' intime, la mia prima passione, quindi penso di meritare giustificazioni.
 Ad agosto i frequentatori del PalaTrieste o PalaRubini  (me ne strafrego della polemica inutile sul nome, io sul sondaggio del Piccolo per l'inaugurazione avevo scritto con poca fantasia PalaBora e adesso lo chiamerei PalaCola in onore di Nicola Porcelli) programmavano gia' le domeniche bianche di Piancavallo e Pramollo, o sentivano gia' il gusto di un buon crudo tagliato con la "manera" in qualche osmiza di Prepotto,Slivia o Samatorca, convinti di non vedere piu' il basket di primo livello in citta'.
Poi i pazzi visionari dell'iniziativa dell'abbonamento utile al salvataggio della societa' (Dio li salvi), ha dato linfa e motivazioni nuove.
Il sindaco affidando l'incarico a Ghiacci e Bocchini disse: ci sara' ancora il lusso della pallacanestro di vertice a Trieste, condivido al cento per cento la dichiarazione, per Trieste ora come ora la legadue e il basket senior e'un lusso.
Personalmente mi mette tristezza pensare che in un momento cosi' basso della pallacanestro italica, dove basta avere le giuste dritte, delle intuizioni e un po' di fortuna per fare un campionato di alta serie A, una piazza come la nostra arranchi in A2 e che questa situazione sia considerata giustamente un lusso.
E sempre a mio titolo, e' ancora piu' paradossale perche' da qualche anno (dalla gestione tecnica Bernardi ad oggi) finalmente vediamo campionati altamente convincenti, dove si e'spesso riusciti a coniugare il risultato agonistico alla proposta di giovani virgulti di molte societa' minori triestine differenti.

Ma allora come mai il basket a Trieste, da fenomeno cittadino per molti anni adesso e' diventato un lusso?
Innanzitutto ci si dimentica spesso che questa societa' ha dieci anni, e sono passati non so quante persone a dire la propria spesso a sproposito, non si puo' dimenticare gli anni di fior fior di professionisti veterani che sono venuti a svernare, oppure che si e' toccato il punto piu' basso con lo "show" dell'abbondante Senesi nello spareggio Trieste-Bassano per evitare l'onta della C.
Di costruzione prima dell'arrivo di Bonicciolli non c'e' mai stata traccia, sono convinto che se il corso di coach Bernardi poi proseguito da Dalmasson fosse iniziato prima adesso la situazione sarebbe diversa.
Ovviamente le responsabilita' non sono dei coaches che dal 2004 si sono cambiati sul pino, ma sulla totale assenza di un'idea da portare avanti, cosa che Bernardi e Dalmasson mi sembra abbiano ricevuto e condiviso con brillanti risultati.
Qualcuno puo' dire che la societa' ha nominalmente dieci anni ma nasce sulle ceneri di anni di esperienze, per me non e'assolutamente cosi', il fallimento azzera tutto.

Il lusso pero' lo si vede anche in altre manifestazioni attorno al team, si badi bene: io seguo in maniera continua la Pall.Ts esclusivamente grazie a internet, quindi i miei pensieri non hanno il calore della passione e del campo, ma spesso sono frutto di statistiche, di poche immagini, di impressioni di amici che reputo competenti, dei commenti dei tifosi e dei siti specializzati.
Ebbene io ho notato una specie di imbarbarimento nelle valutazioni, momenti di entusiasmo totale  e immotivato, a depressioni al limite del de profundis nell'arco di pochi giorni.
Chiunque non capisce che la squadra di quest'anno e'una squadra che deve vivere alla giornata per tutto, e' probabilmente uno che vive fuori dal mondo.
Si vivra' alla giornata per sapere se il lavoro di Ghiacci portera' a un maggio di saluti e baci oppure ad una continuazione della squadra, si vivra' alla giornata per vedere se un ambo al lotto dara' qualche moneta per tesserare Diviach o chi per lui in una struttura che evidentemente manca di un giocatore, si vivra' alla giornata per coltivare la speranza che alcuni ventenni confermino le buone cose gia' viste e altri ventenni (esordienti) prendano meno sberle, si vivra' alla giornata per vedere se i veterani riusciranno a tirare la carretta.

E' per questo che a volte mi cadono le braccia a vedere articoli sulle partite, ultimamente sentendo la radio, leggendo i commenti dei tifosi e oggi sapendo del finale a base di fischi.
Mi domando: forse chi critica l'esordiente Harris (che gioca fuori ruolo per la mancanza di un 4) si dimentica dell'anno di esordio di uno come Middleton? Chi critica Hoover (premetto: giocatore che non avrei preso) dimentica il dato di fatto che le vittorie sono venute nelle sue due giornate migliori? Chi pretende un esplosione immediata di Candussi non sa neanche di cosa parla, chi vuole continuita' da ventenni al primo o secondo anno di A pretende la luna.

In palazzo c'e' meno gente di anni fa, probabilmente da dopo Stefanel si e' sempre dato per scontato quello zoccolo duro e non si e'mai fatto nulla per avviare o almeno agevolare un cambio generazionale dei proprio tifosi, cosi'probabilmente la competenza, come il calore, e' scesa assieme al numero di spettatori e purtroppo e' arrivata anche in via flavia l'infezione del tutto e subito.
Senza fare poi una polemica personale, da tifoso acceso, vedere l'aspettativa per la partita contro Ferentino (saro' presuntuoso ma Fe-ren-ti-no!!! Si accettano scommesse per la durata del sodalizio..) con proclami e chiamate da derby mi ha messo un po' di malessere, onestamente in un campionato di A con citta' come Torino,Napoli,Brescia e Verona non mi sembra questo l'appuntamento dell'anno, pur comprendendo la voglia di rivalsa dopo i play off di serie B.
E anche vedere il pubblico aspettare tale Guarino per vendicarsi di un gesto di troppo, e quindi dare importanza al giocatore, mi sembra fuori luogo.
Cioe' mettere sullo stesso piano il capitano ciociaro a Savio,Coldebella,Mario Boni,Rusconi,Jeelani i primi beccati da Chiarbola che mi vengono in mente, mi sembra un Oscar gratuito e immeritato alla carriera.

Io credo ciecamente in questa squadra, credo possa centrare il suo obbiettivo anche se carta alla mano quasi ogni giornata giochera' con roster piu' importanti (ma avete visto i nomi di Ferentino oggi o no?), per farlo dovra' puntare sull'entusiasmo giovanile e sulla solidita' principalmente di Diliegro e Carra, e' fondamentale pero' che tutto l'ambiente capisca che non esiste nessun altro obbiettivo che cercare la quota salvezza, cercando magari di vincere pessime partite ai cinquanta punti, e probabilmente prendendo qualche scoppola anche pesante, cercando di non trarre soddisfazione da giocate funamboliche ma dai miglioramenti del tuo giovane vicino di casa, sperando poi che a maggio tutto non sia vanificato dall'ennesima crisi societaria.

Cerchiamo pertanto di preservarci il lusso con l'ambizione di farlo tornare tradizione e orgoglioso fenomeno sociale triestino.

Forza Trieste! 'Ndemo Muli!

mercoledì 13 novembre 2013

MANIFESTO DEL PIGRISMO

San Pietroburgo, 1912

Dormite.
Mangiate poco. Digerite anche poco. La digestione e' un mestiere impegnativo, toglie energie. Potete respirare, ma piano. Prima di alzarvi dal letto pensate: perche' devo alzarmi? E' proprio necessario? E poi cercate di riaddormentarvi subito. Che il pensiero e' un mestiere impegnativo, toglie energie.
Andate di corpo non piu' di due volte la settimana. E siate poveri. I poveri cagan sottile, come ha insegnato la tradizione popolare. Se siete abituati a leggere libri, leggeteli, ma non finiteli. Bastan le prime rige per capire tutto.
Anche questo manifesto, se siete arrivati fin qui, e' un brutto segno.Leggere e' un mestiere impegnativo, toglie energie. Ripiegate questo manifesto, tornate a casa lentamente, e andate a dormire. Poi quando vi svegliate provate a rileggere. Se arrivate a "Andate di corpo non piu' di due volte la settimana", siete gia' troppo avanti. Ripiegate il manifesto e andate a dormire. E cosi' via.
Fino a quando,svegliativi, non prenderete il manifesto e leggerete "Dormite", e ripiegherete il manifesto e andrete a dormire. Allora sarete sulla buona strada.

Andrej Igor

domenica 10 novembre 2013

CORNER K



 Dopo Krugman scomodiamo Draghi, bentornato all'appuntamento economico settimanale del mitico coach K, grazie Roby.



 WEEKLY PILLOWS

Falchi colombe e….Draghi
 
Mi ricordo, molti anni orsono (ahimè), di quando per farmi dormire mi leggevano le fiabe o, talvolta, mio padre le inventava. Una di quelle sere arrivò un personaggio nuovo e fantastico: un drago, essere incredibile, mostruoso, il “cattivo” per definizione, volava (forse) ma, sicuramente sputava lingue di fuoco.
Poi sono arrivati i cartoons e da killer spietato il nostro è diventato amabile pompiere, o quasi.
Per ultima, ma non meno importante, è giunta la Bce con a capo un italiano, il professor Mario Draghi. Ora se Grisù ispirava innata simpatia, la faccia del Presidente della Banca Centrale Europea è, quasi sempre, rubizza ma non perché frequentatore di “osmize” ma per le pressioni che l’uomo deve continuamente subire da falchi e colombe.
L’ultima ottava è stata ricca di accadimenti economici: il taglio dei tassi europei, l’incremento del PIL americano, il giudizio di Standard & Poors che, ancora una volta, si è abbattuto sui discendenti di Asterix.
Giovedì il professore ha deciso di ridurre il costo del denaro portandolo, all’interno della zona euro, dal precedente 0.50 all’attuale 0.25%, decisione contrastata e sofferta (da quando l’Italia è il “driver” della politica monetaria europea si tratta, inoltre, della seconda sforbiciata).
Ora chi bazzica i mercati conosce il detto : “Se gli Usa hanno il raffreddore l’Europa prende l’influenza”, per identificare la similitudine di comportamenti economici tra le due sponde dell’oceano, in questo contesto ciò non vale, anzi.
Assistiamo al “decoupling”: divergenza di comportamenti tra le due politiche monetarie.
In Europa Draghi si è sentito in obbligo di tagliare i tassi (in ritardo, a nostro avviso) per cercare di stimolare l’asfittica economia europea. Se, in teoria, i soldi costano meno è più facile per le imprese ricorrere all’indebitamento, investire produrre e far ripartire i consumi. La Germania, la solita virtuosa, ha manifestato il suo dissenso, con l’astensione al voto di 4 consiglieri, ma non ha potuto evitare (forse anche dopo l’affondo del Tesoro Americano) tale mossa. Chi scrive segue da lontano il Professore (i primi incarichi alla Banca Mondiale, la direzione della Banca d’Italia, ecc.) e riconosce come lo studioso sia attento a tutti i segnali economici.
L’inflazione europea al 0.7% in ottobre (il minimo da sempre) è suonato come un fortissimo campanello d’allarme nelle orecchie di Draghi, significava allarme deflazione. I prezzi anziché salire, scendono, causa un calo dei consumi e una situazione di produttività stagnante.
La possibilità che in Eurolandia si ripeta l’ecatombe giapponese (modelli economici indicano il tasso “ottimale” di inflazione pari al 2%), durata vent’anni ha spinto il Governatore, superando qualsiasi corrente, a tagliare subito i tassi. Questo, a nostro avviso, l’origine di tale scelta. Purtroppo ciò non basterà: i poteri della banca europea sono limitati, frenati dalla cancelliera teutonica e i maggiori soldi a disposizione non verranno messi in circolo a famiglie ed imprese ma detenuti, ancora una volta, dalle banche non assolvendo così alla loro funzione pubblica.
Il taglio dei tassi ha fatto crollare l’Euro (da 1.385 a 1.335) perché più essendo disponibile un bene (in questo caso la moneta) il suo valore si riduce. Le piazze finanziarie europee, al contrario di quelle americane, sono arretrate (Milano solo nella giornata di giovedì ha ceduto il 2%).
Negli Usa si assiste esattamente al contrario: per evitare eccessi la Federal Reserve sarà chiamata (e la scommessa si basa sul quando) ad aumentare i tassi ed avviare il tapering ovvero la progressiva riduzione degli acquisti di titoli di stato.
Forse fra diversi anni, prima della buonanotte, qualcuno racconterà la storia di quel professore italiano, ultimo baluardo dell’Europa che, come un’eroe combatteva con falchi e colombe…chissà…?

giovedì 7 novembre 2013

Dedicato alle donne

Questo e' un racconto che Don Gallo raccontava nei suoi incontri pubblici e lo potete trovare nel libro "Se non ora adesso", un libro che amo molto.


Un mattino un uomo torna dopo molte ore di pesca e decide di fare un sonnellino.
Anche se non pratica del lago, la moglie decide di uscire in barca.
Accende il motore e si spinge a una piccola distanza: spegne,butta l'ancora e si mette a leggere.


Arriva una guardia forestale in barca, si avvicina e le dice: "Buongiorno, signora.Cosa sta facendo?".
"Sto leggendo un libro" risponde lei (pensando:"Non e' forse ovvio?").
"Lei si trova in una zona di pesca vietata" ribatte la guardia.
"Mi dispiace, agente, ma non sto pescando.Sto leggendo."
"Si, ma ha tutta l'attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento.Devo portarla con e fare rapporto."
"Se lo fa, agente, dovro' denunciarla per molestia sessuale" dice la donna.
"Ma se non l'ho nemmeno toccata!" protesta la guardia forestale.
"Questo e'vero, ma possiede tutta l'attrezzatura.Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento."
"Le auguro una buona giornata,signora." e la guardia se ne va.


Morale: mai discutere con una donna che legge.E'probabile che sappia anche pensare.