martedì 17 dicembre 2013

BUON NATALE!!!!





Da oggi inizia il perido di feste natalizie della famiglia Bassi-Siugzdaite, ci rivediamo il 27 dicembre.

Auguri!!!!

lunedì 16 dicembre 2013

Passione K - Panettone mangiato-



In casa Passione salta il tappo ed esplodono i botti in grande anticipo.

A Remanzacco si registra una nuova sconfitta che chiude il 2013 con un bilancio non nobilissimo di 6-3, ma soprattutto va di scena una specie di remake di C'eravamo tanto amati.

Non sono esperto di geografia friulana e non so se Remanzacco e' vicino a Trasaghis (vicino Peonis!) luoghi citati nell'opera di Ettore Scola, sono sicuro pero' che chi ha assistito alla gara si e' goduto un nuovo momento felice della commedia italiana.

Scambio di parole grosse a voce alta e magliette volanti, stile moglie tradita che caccia il marito lanciando le cose del fedifrago dalla finestra.

Dura un tempo il team del K, poi la tempesta, con un terzo parziale da 33 a 18 che chiude praticamente la contesa.
Da registrare l'esordio di Cotterle, e i rumors parlano di nuovi movimenti di mercato, per dare una scossa al team, insomma ancora una volta ci si affida a innesti e non al lavoro e ad una forte identita'.

Intanto, accigliato, coach K mangia il panettone. Auguri!

Remanzacco - Passione 87-70

Bevitori 16, Polo, Scrigner 4, Serafini 11, Bortolot 8, Benvenuto 13, Cotterle 5, K.


domenica 15 dicembre 2013

Corner K Weekly Pillows



 Dopo un assenza dettata probabilmente dalle delusioni sportive, ritorna il nostro esperto di economia:


La palude di fine anno


Tradizionalmente è periodo di rally ovvero di crescita per i mercati azionari, semplicemente perché i gestori fanno quadrare i conti ovvero mostrano la loro bravura agli investitori con aggiustamenti tecnici di portafoglio.
E’ il classico specchietto per le allodole: questo fondo ha reso il tot percento dal 01.01 al 31.12, quando in realtà le sue quotazioni sono salite nel solo mese di dicembre.
Al momento stiamo assistendo ad un fenomeno inverso dovuto ai soliti motivi: l’Italia mantiene la tripla B ma con outlook negativo dovuto in parte ad un debito pubblico troppo “importante”, ed in parte per mancanza di riforme strutturali per un paese ancora in profonda crisi (crescita prevista per il 2014 pari al 0.4%).
L’Irlanda (altro paese periferico) festeggia: dopo 3 anni gli “highlanders” hanno scongiurato il rischio di fallimento (bailout), 3 anni pieni di sacrifici ed austerità per tutta la popolazione con l’esplosione della bolla immobiliare creata da una finanza troppo allegra.
La Spagna guardando allo spread (differenza tra il rendimento dl bund tedesco e quello degli altri paesi europei) a volte ci supera a volte ci rincorre ma sembra stare meglio di noi: la disoccupazione giovanile è spaventosa ma qualcosa si sta muovendo.
 
Grillo, Letta, Renzi e ora i Forconi non spingono l’Italia nella direzione giusta, nel senso che a livello internazionale il nostro paese attrae investimenti ed investitori meno della Liberia. Non entrano soldi nel nostro paese ne sui titoli azionari (la borsa di Milano sta retrocedendo da un mese), ne sui titoli obbligazionari. Siamo considerati alla stregua di una vecchia signora, malata, piena di acciacchi a cui nessuno vuole avvicinarsi. Dovremmo diventare più attraenti, per poter attrarre risorse (soldi) che in questi anni la Fed elargiva a piene mani coi suoi programmi di quantitative easing (acquisto di titoli pubblici con cadenza mensile). Potrebbe non bastare, potrebbero essere troppo tardi infatti, dall’altra parte dell’oceano, si sono accorti di “aver alzato un po’ il gomito”, e stanno decidendo –probabilmente già il 17-18 dicembre- di abbassare un po’ la mira ovvero finanziare di meno l’economia americana che mostra evidenti segni di salute.
 
A parte Draghi pochi sembrano capire la portata del problema: togliere soldi, finanziamenti e investimenti a chi non ha le forze per rialzarsi significa metterli in ginocchio definitivamente. La legge di stabilità rimbalza in maniera paradossale e ridicola tra Camera e Senato ed ogni volta viene rimodellata, tagliata, ricucita. Chi governa sembra essere tanto bravo a parole quanto povero coi fatti: per un paese che ha la necessità di rialzarsi, di diventare un’economia leader in Europa occorrono misure straordinarie, oppure la visione pazza/sognatrice di un visionario di qualcuno che abbia il coraggio di  andare contro la cancelleria tedesca, di rischiare di perdere una partita o il suo bomber ma ridare fiducia ed equilibrio a tutta la sua squadra per ottenere, alla lunga, dei risultati migliori.

giovedì 12 dicembre 2013

Le seconde 5 giornate della Pallacanestro Trieste

Analizzando il secondo segmento di stagione e continuando a tenere a cinque gare il nostro spazio temporale non possiamo non vedere che il bilancio tra il primo ed il secondo momento e' identico.
Due vittorie de tre sconfitte, bilancio nobile per chi deve salvarsi.

Trieste si sta meritando l'appellativo di ammazzagrandi e mai virtu' fu piu' gradita dato l'alto numero di pretendenti all'altissima classifica.
Fino ad oggi sono cadute ai piedi di Carra e soci Verona, Torino, Barcellona Pozzo di Gotto e all'undicesima giornata Capo d'Orlando.

E' quantomeno ingeneroso pero' ridurre alle statistiche il cammino dei biancorossi, la salvezza la si sta avvicinando grazie al raggiungimento della seconda mission societaria ossia la crescita dei ragazzi giovani sulla quale si e' scommesso.
La mia speranza di tifoso e' che la volorizzazione dei ragazzi possa diventare da obbiettivo stagionale a DNA societario e che questa scelta non sia solo frutto delle vacche magre di questi tempi.

Credo che il coach Dalmasson e il suo staff stia lavorando su una forza di gruppo e il campo lo sta premiando alla grande.
Pur volendo parlare del periodo che porta dalla quinta giornata alla decima faro' molti flash back sull'undicesima perche' ritengo la vittoria a Capo d'Orlando qualcosa di speciale per come e' arrivata.
Solo con il concetto di forza di gruppo si puo' vincere con un quintetto in campo senza nessun esterno portatore di palla in campo ma con due tre che forzatamente spesso giocano da quattro (Harris e Fossati) due giovani che devono ancora torvare un ruolo vicino a canestro (Urbani e Candussi) e un tre che fa il play (Mastrangelo).

Dopo aver visto alcune partite grazie al caricamento su youtube, ho dato conferma alle mie sensazioni, partendo dal fatto che Diliegro e Carra supportati dal veteranissimo Hoover danno garanzie nei possessi e nelle gestioni dall'alto della loro esperienza, e che Fossati e Urbani devono portare legna quando chiamati in causa, la crescita di Mastrangelo, Ruzzier, Tonut e l'ambientamento di Candussi ed Harris sono determinanti per ogni gara e per il prosieguo della stagione.

Sono rimasto molto colpito da Will Harris, fisico bestiale, ottima mano e grande spirito, mi sono sembrate molto ingenerose alcune critiche ricevute e da me lette precedentemente.
Dal mio punto di vista pur non essendo un ragazzino, ma considerando le esperienze e' un giocatore ritenibile rookie, e da tale mi sembra avere un impatto molto importante su gara e squadra.

La crescita poi di Michele Ruzzier e' un dato di fatto, mi ha colpito la sua leadership, la sua continuita' di prestazioni e la sicurezza che emana con il suo atteggiamento, e' diventato importante anche quando l'apporto di punti e' meno rilevante, insomma sta percorrendo a forte velocita' e senza intoppi quella che e' la via per diventare un gran playmaker.

E' di parte poi il mio giudizio su Stefano Tonut, che considero un grande talento da sempre, vederlo incisivo non mi sorprende per nulla, dall'atteggiamento in campo si vede che e' cresciuto molto anche come ragazzo che in passato tendeva troppo facilmente a deprimersi, anche lui con calma sta mettendo continuita' al suo gioco e cio' e' molto incoraggiante.
Un flash di cio' lo si  e' avuto nella gara con Barcellona Pozzo di Gotto dove Stefano e' stato stoppato su un arresto e tiro, ma senza mollare un secondo ha reattivamente lottato per recuperare la palla e l'ha rigiocata con successo.

Candussi, e' nel difficile momento di transito tra essere un fattore determinante di una squadra giovanile a dover essere un riferimento di un gruppo senior che lotta per la salvezza.
Deve mettere da parte il ricamo e portare sostanza, riporre il fioretto e prendere non la spada ma l'ascia, la mazza ferrata e un nodoso randello.
La strada e' quella giusta, ma siamo ancora in rodaggio, non si puo' che avere un grande ottimismo per vedere qualcosa in piu' di gara in gara, intanto si puo' godere del decisivo due su due per la vittoria a Capo d'Orlando, ma parliamo gia' di undicesima giornata.
Anche per lui un flash che fa capire l'ingenuita' e chiude anche il nostro discorso (o forse no?)  sull'epica vittoria in terra siciliana: Candussi aiuta su una penetrazione di un esterno, salta per stoppare e va a battere la mano sul tabellone, perdendo quella frazione di secondo decisiva per il recupero su Benevelli che intanto ha goduto dello scarico finalizzando con una tripla.

La presenza poi di Mastrangelo a livello di concentrazione, forza mentale ed entusiasmo e' un tesoro che ogni coach vorrebbe.
Sembrava retrocesso un po' nelle rotazioni, ma lui e'rimasto sul pezzo e appena c'e' stato bisogno di lui per piu' tempo la risposta e' stata roboante.
Non riesco proprio a chiudere con la partita di Capo d'Orlando e cito un altro flash, ossia il numero uno degli highlights della settimana per la serie A2,' il tiro da meta'campo allo scadere dei ventiquattro secondi nato da una palla praticamente morta.
Fortuna? Certamente, ma non solo;  guardate se quel tiro e' un lancio o un vero tiro.
Mastrangelo, guarda il tempo, mette a posto i piedi, mantiene l'equilibrio e spinge con forza, insomma,  tira, non scaglia a caso sperando come dicono quelli bravi nella preghiera.

Forse proprio quel tiro e' il vero simbolo di questa squadra, una squadra che avra' sicuramente bisogno di un po' di fortuna ma che non lascia nulla al caso, non trova facili giustificazioni e che ci prova sempre.

'ndemo Muli! Forza Trieste!


giovedì 5 dicembre 2013

Alla ricerca di Feno 3




Interclub tennis e hockey Ghent, mercoledi' 4 dicembre 2013 ore 13.30 circa:

Sembra restare al suo posto ma Feno e' un diesel.

Non si puo' non notare un miglioramento, il bambino che due settimana fa sfoggiava una divisa da cavaliere templare oggi e' vestito normalmente, siamo ancora lontani da una tenuta sportiva ma gia' senza mantello,elmo e spada e'qualcosa.
Devo inoltre dire che oggi non e' neppure il piu' inadeguato, dato che una mamma ha ben pensato di mandare la figlia stivalata.

Piccolo Feno pero' oggi ha una racchetta da tennis che Ivan Lendl non aveva nelle epiche partite con Boris Becker.

Una volta mandato in campo il figlio, il nostro eroe inizia a parlare ad alta voce senza un uditore preciso, non trova chiaramente risposta.
Mani giunte dietro alla schiena, controlla la situazione, non trova nulla che possa stimolarlo, e poi, come quando rivedi dopo vent'anni il tuo primo amore: le assi che delimitano il campo.
Chi ha letto la puntata precedente sa di cosa che parlo.
Le muove spingendole con la suola della scarpa, le controlla, poi si abbassa e le accarezza, sono fisse. E' soddisfatto.

Butta l'occhio verso di me, credo mi abbia sgamato, probabilmente ha notato che spesso lo osservo e prendo appunti.
La mia visuale pero' oggi e' ostacolata dalla moglie (povera donna!) e' per questo che non riesco a godermi la Feno..menale prestazione.

Uscendo pero' proprio non ce la fa, da bordo campo alza la voce e rimprovera il figlio che non rispetta la fila poi lo saluta, prende ancora qualche secondo sgranocchiando delle arachidi, e se ne va.

Quattordici e venti, dieci minuti prima della fine della lezione, puntuale come il cagotto dopo il pranzo di Natale, si riaffaccia dalla porta, entra in campo, chiama l'istruttore che non lo degna di sguardo, mestamente torna a bordo campo.

Mi ha evidentemente sgamato, si nasconde tra i genitori, mi sento a disagio perche' il nostro sguardo si incrocia piu' volte; ma poi penso: sono io dalla parte della ragione, sono io che mi comporto bene.
Allora sostengo lo scontro oculare stile mezzogiorno di fuoco, sa di essere nel torto, abbassa lo sguardo, il codardo!
Noto il suo piede che spinge l'amata asse, ulteriore test, lo fa in maniera discreta senza dare nell'occhio, ma io Feno ti conosco, non hai segreti per me dentro quel capannone.

Non riesce proprio a non comunicare con i figli impegnati negli ultimi giochi con i compagni e i loro istruttori, sbraccia, si sposta per migliorare il campo visivo dei pargoli, senza successo.

Oggi  al club arriva SinterKlaas, che porta i regali ai bambini, gli istruttori formano una fila, spiegano, i bambini esultano.
Il torpedone umano esce dall'impianto guidato dai maestri e si avvia verso il bar per ricevere il sacchettino pieno di caramelle, tutti i bimbi hanno in mano un disegno da consegnare al vecchio canuto vestito di rosso, secondo voi chi e' che chiude la fila? Qual e' l'unico genitore che segue il gruppo?

Vai Feno, sei unico.

mercoledì 4 dicembre 2013

Passione K - Dado,Korna e smisurato ego-


Chi si aspetta la grande e veemente reazione, si deve accontentare di un brodino Knorr.

Knorr pero' fa venire in mente la Virtus Bologna primi anni 90, giocatori epocali come Danilovic,Brunamonti e Richardson e il guru di una generazione di coaches italiani come Ettore Messina, si pensa a BasketCity e uno splendido momento del nostro sport.

Restando in ambito di coach e di brodo, forse per rialzare la Pssn ci vorrebbe il carisma, e il vocione del Dado, soprannome del mitico coach Lombardi, icona anche a Trieste per la sua cavalcata con i neroverdi dell'Hurlingam del messia Rich Laurel.

Dimentichiamo tutto cio', qua si parla di un coach in confusione che per risollevare la sua squadra decide di schierarsi in campo, e che impone un cervellotico schema (k..orna), quinidi il dado Knorr puo' essere solo il classico brodino da ospizio, quello che regala un fallace sollievo e calore.

Partiamo con ordine, primo quarto sereno contro Tricesimo, 30 a 20, poi il nostro K emula un illustre predecessore, si innalza a paladino, ed esclama: Scendo in campo!
Saranno parole sfortunate ma l'esito e' nefasto.

Si tiene botta e in spogliatoio si va con il fiatone e il punteggio sul 39-33.

Saranno le scelte, sara' il doppio impegno ravvicinato, ma il terzo quarto non regala una reazione e il parziale e' negativo (18-22).
Nell'ultima frazione viene fuori il carattere di gente che per giocare lascia a meta' altri appuntamenti, e getta il corpo sul parquet per l'onore della maglia, e che soprattutto fa tirare un sospiro di sollievo a coach K che si coccola l'86 a 76 finale.


Il futuro della Pssn lo si puo' riassumere con due citazioni inerenti al testo, sara': Il dado e' tratto di Giulio Cesare o odio il brodo di Freak Antoni?
 

Passione - Tricesimo 86-76
Polo, Gadola 6, Glavina 6, Bevitori 11, Fortunati 28, Signorino 4, Serafini 2, Benvenuto 21, Scrigner 8, K.

lunedì 2 dicembre 2013

Forma di cortesia e il signor Nereo

Piu' passa il tempo e piu' mi sento fuori dai tempi.

Grazie a internet indipendentemente da dove sei, se ti interessa, puoi essere al centro del mondo.
Io cerco di essere aggiornato, prendo le notizie da due o tre quotidiani on line, poi quelle che ritengo piu' interessanti provo ad approfondirle grazie alla rete.
Indipendentemente dalle idee politiche,religiose,di come s'intende vivere la quotidianita', di cosa e' per ognuno la priorita', mi salta sempre piu' all'occhio di come siano ormai ridotti al lumicino la reverenza, l'educazione, il distacco e il rispetto dell'anzianita'.

Voci molto piu' autorevoli della mia, in trasmissioni televisive di grande audience, hanno gia' sottolineato il tono di grande confidenza che si sente spesso nei colloqui tra le diverse forze della nostra classe dirigente.
L'assessore che ride e scherza con il finanziere di turno, il politico che si da del tu con tono amabile e famigliare con l'imprenditore invischiato in situazioni poco chiare.
Dare del tu o del lei e' questo l'aspetto che mi colpisce sempre, perche' e' la cosa piu' semplice, la cosa che piu' salta all'occhio e all'orecchio.
A chi dai del tu?
A quello che hai gia' conosciuto e di comune accordo avete deciso di passare ad un tono piu' confidenziale, invece adesso lo si e' sdoganato a molte piu' persone come: ai coetanei anche se sconosciuti, conoscenti, individui che vediamo fuori dal posto di lavoro.
Mi e' successo spesso di sentire una forma di imbarazzo nel sentire amici usare il tu per persone a cui a me non passa nemmeno per la testa di rivolgermi informalmente.
Mi rendo conto di essere un po' esagerato, mi e' successo spesso di avere l'autorizzazione di usare il tu da determinate persone, ma talvolta mi viene proprio difficile, in quel momento io provo una sorta di rispetto,gratitudine e reverenza che mi porta ad usare sempre una forma di cortesia in piu'.
Tra l'altro credo che anche in un discorso leggero e magari confidenziale davanti ad una birra o un bicchier di vino si possa scherzare usando il lei creando un' ulteriore sorpresa alla battuta fatta.

Ed e' proprio su questo punto che mi e' venuto in mente il signor Nereo, ex tassista.



Circa vent'anni fa ho conosciuto il signor Nereo, prendevamo il caffe' nello stesso bar frequentavamo la stessa via.
Forse parlare di conoscenza e' esagerato, sono convinto che lui non sa il mio nome, sicuramente pero' se ci incrociamo un cenno con la testa e magari un buongiorno lo scambiamo.
Il signor Nereo era piu' di un cliente di quel bar, anche frequentatore e'riduttivo, lui era parte dell'ambiente, come il bancone, i tavoli,le sedie e il flipper.
Di lui ricordo indistintamente il viso rugoso, la figura tozza, il pettine che tirava fuori per mettere a posto i pochi capelli rimasti dietro alle orecchie, il suo ex mestiere di cui parlava continuamente, il modo di vestire sempre casual ma curato, qualche suo amico, e la passione comune all'interno del bar del gioco delle carte.
Il signor Nereo non era un conte, e con la sua voce cavernosa dovuta da troppe emmesse, faceva sempre capire il suo punto di vista.
Ebbene sara' per la sua deformazione personale (Dove la porto? O al massino: dove andiamo?) ma lui dava del lei a tutti, anche nel bestemmiare tre generazioni per un gioco di scarti sbagliato al tresette.

Il gestore del bar, giocatore accanito, ne sentiva di ogni, ma il top e' stato: Signor Giorgio, LEI la xe talmente mona ma talmente mona che se i fa una classifica dei mona LA riva secondo, perche' LA xe cusi mona de rivar secondo anche la'.
E' stata la prima volta della mia vita che ho sentito queste parole, mi hanno segnato.
Non male neanche quando il titolare provato da una precedente serata di vizi, ha fatto aprire il bar all'anziana mamma che non aveva dimestichezza con la macchina del caffe'.
Il signor Nereo come ogni mattina ordina il suo nero, dopo averlo bevuto esclama: Signora Anna, complimenti, LA meti le zate dele galine per far un brodo cusi bon....
Nessuno mai come il signor Nereo, che dava del lei anche alla sempre leopardata signora Mariuccia, stagionata vamp del bar, puntualmente provata dai Campari e spesso vittima di battute maschiliste.

La ringrazio molto Signor Nereo

Passione K -Attila, K..risi nera e aquiloni-

Quando a Trieste si parla di aquiloni spesso si intende la figura astratta del gioco stesso, infatti non e' semplicissimo con la tipica bora vedere qualche bambino giocare effettivamente con il cervo volante, ma e' molto comune vedere un adulto camminare in centro o bere caffe' con "l'aquilone".

Ailo la' con l'aquilon!! Ossia: guardalo e'nel suo mondo.

Avere l'aquilone insomma mostra un certo distacco dalla realta', una difficolta di apprendimento,ed e' un distacco della realta' o una difficolta di apprendimento quello che sta colpendo il dream team della Passione?
Dopo la sconfitta con i campioni del Fogliano bisogna registrare la sconfitta con gli Aquiloni di Aquileia.

Puo' essere quindi l'Aquilone il simbolo della crisi del team di K?

Manteniamo la speranza che si tratti di una momentanea crisi di forma e non  un problema di "aquilone" gestionale.

Coach K, pronto alla dura lotta sugli argini del Natissa, ispirato da Attila re degli Unni che nel 452 devasto' Aquileia, perde in cattiveria agonistica e si trasforma nell'insicura parodia del famoso barbaro interpretata da Abbatantuono, e a fine gara si lecca le ferite all'urlo di: Chi e' lu re?
Ma chissa' se tutti i suoi giocatori hanno correttamente risposto o se ce stata piu' di una vocina stridula.

La fredda cronaca narra di un teso pre gara con un faccia a faccia tra il coach e un top player, di un primo quarto da meno sei e di un risveglio che porta la Pssn al the' sul piu' uno.
Nella ripresa una difesa individuale almeno rivedibile, e un finale disordinato a base di falli sistematici e iniziative personali portano al 86 a 77 finale.

Testa bassa e a letto senza cena.


Aquiloni Aquileia 86 - Passione Trieste 77

Polo 2, Glavina, Bevitori 4, Fortunati 12, Scrigner 3, Serafini, Bortolot 31, Benvenuto 9, Lorenzi 16.