mercoledì 20 maggio 2020

Quarantena cestistica

Era cestisticamente un buon momento, come coach minors si viaggiava serenamente in una seconda fase/play off senza particolari ambizioni, le ragazzine più giovani si ritagliavano spazi meritati sfruttando i buoni consigli delle zie più grandi, sempre ben disposte. Si programmava già qualche trasferta -gita estiva, grigliate di fine anno e quei poveri cristi di dirigenti tastavano il terreno per le conferme per l’annata sportiva seguente.

Da tifoso, la mia squadra del cuore sembrava in ripresa e le dirette concorrenti in difficoltà insomma si prospettava una salvezza possibile senza scosse importanti alle coronarie.

Poi la pandemia, un colpo di spugna forzato ma necessario agli sforzi economici ed agonistici, vittorie e sconfitte cancellate, situazioni in stand by.

Noi per fortuna sanissimi ma malati di basket, abbiamo approfittato per aggiornarci on line, per scambiare anche solo un saluto con i nostri compagni di squadra o colleghi.
Personalmente ho visto un numero esagerato di partite degli ultimi quarant’anni , ho sentito alcuni coaches professionisti che hanno messo a disposizione la loro esperienza in ben organizzati incontri on line e ovviamente ho seguito la serie dedicata allo smisurato ego del venerabile 23.

Apro e chiudo la parentesi “The last dance” dicendo che ovviamente è stato piacevole rivedere una storia ampiamente conosciuta, con sfumature a me ignote, riprese mai viste e facce e corpi imbolsiti di quelli che un po’ di tempo fa sembravano divinità greche.
Non mi ha sorpreso il leit motiv degli episodi, cioè la competitività e l’ego di MJ.
Mi ha profondamente deluso il massacro a Jerry Krause, come se a gestire in maniera oculata e programmatica il club, il mettere davanti a tutto l’organizzazione fosse uno sgarro a sua maestà e al suo scudiero in particolare.
A proposito di organizzazione, Mr. Jordan how is Charlotte doing?

Alla fine devo dire che nonostante gli anni passati e i cambi di linguaggi comunicativi, non ho trovato una differenza così evidente con le vecchie vhs stile “Back to Back” dei Lakers, la mia favorita.

Non serviva aspettare il lunedì di netflix per connettersi sugli account FIBA o Eurolega e scegliersi qualche partita.
A memoria: due tre dell’Olimpia di Peterson-Casalini, Zalgiris-Pana del 2003, Lituania-Jugoslavia con un epico confronto Djordjevic-Marciulionis, URSS-USA ai mondiali in Canada del 1994 (a proposito Walter Fuochi su Repubblica scriveva: Non ci sarà l' Italia, in Canada; né una tv italiana, della nostra repubblica fondata sull' audience, fra i 133 paesi e il miliardo e mezzo di persone che seguiranno il torneo) e forse la più recente: un Belgio-USA dell’ultimo mondiale donne, se avete pregiudizi sul femminile, guardatela, vi cancellerà qualsiasi dubbio, gara bellissima.

La parte più bella era tediare con le mie impressioni l’avvocato Pesce, brillante istruttore MB e giovanile, con diverse competenze date da una solida preparazione ed una cultura sportiva e generale da mai giovane, quale in effetti è.
Ho un’assoluta stima per quelli mai stati giovani.
Trovo soddisfazione a parlare con l’avvocato Pesce perché spesso abbiamo idee simili ma non uguali, ma una sua imbeccata arricchisce la mia opinione.

Stavolta però non ci siamo, e lui lo saprà da queste righe.

L’avvocato tende a smontare chi sostiene che una volta si giocava meglio, dicendo che ci sono spazi, velocità, corpi troppi diversi per un confronto sano.
Sono d’accordo con riserva.
La riserva è motivata dai cambiamenti del regolamento in primis.
In base alle partite che ho visto credo che i cambi epocali siano fondamentalmente tre, due di assoluta rilevanza, uno meno invasivo nelle situazioni di gioco.
Il tiro da tre punti, il passaggio da 30” a 24” e la divisione in quarti dei quaranta minuti.
Nelle partite precedenti al 1984, ossia all’entrata della linea dei 6.25, si vedevano degli arieti che o trovando un pertugio o sfondando un muro cercavano una soluzione da più vicino possibile o uno scarico interno, nonostante la severità della regola dei tre secondi in area fosse completamente diversa da ora.
I tiri da lontano erano da massimo cinque metri.

Poi vent’anni dopo, il cambiamento del tempo di possesso palla e di attraversamento della metà campo ha dato via a difese più lunghe, (prima era una scelta tattica ben definita)e attacchi più veloci, transizioni più organizzate.

Quindi, credo che nell’evoluzione del gioco, il regolamento ha avuto molta importanza.
Meno decisivo sul gioco, di più sulle scelte del coach, il passaggio da due tempi a quattro quarti.

A parità di situazioni cioè con i due (e mezzo) cambi di precettistica (precettistica, ti piace avv. Pesce?) metabolizzati non vedo distanze così abissali, per essere più chiaro: dai primi anni duemila ad oggi non vedo miglioramenti tali da dire quel giocatore “stella” vent’anni fa oggi farebbe fatica.
Magari è solo nostalgia dei miei venticinque anni e di quelli di Andrea Meneghin o Gianluca Basile, oppure sono solo gli effetti su di me della noia della quarantena.

Avvocato Pesce, non credo di averti convinto, ma sono disposto a discuterne in un chiringuito a Roseto, Trieste o chissà dove, sappi però che a un certo punto potrò meschinamente ordinare al barista e mandarti a pagare e prendere bicchieri, con boria ti guarderò negli occhi, capirai lo sfregio, non potrai dire nulla, solo per l’osservanza di un’aleatoria ma rispettata anzianità e gerarchia.









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