venerdì 22 novembre 2013

Lutto nazionale

I social network in particolare Facebook che uso normalmente e'spesso fonte di grandi ipocrisie, di stereotipi, e di luoghi comuni e polemiche sterili e stupide.

In questi giorni ho visto l'indignazione virtuale per una mancata presa di posizione del governo sulla proclamazione del lutto nazionale in occasione dell'alluvione in Sardegna;
e ancora peggio e'stato il confronto con il lutto sardo e la disgrazia dei viaggi della morte a Lampedusa.

Ovviamente la scadente polemica si e' esaurita quando il lutto e' stato proclamato, dopo aver dato il tempo necessario ai soccoritori di portare fuori dall'emergenza le persone ancora a rischio.

Per il mio modo di intendere il lutto, quello nazionale lo indicherei solo in occasioni di uomini meritevoli per la collettivita' e come atto dovuto dopo un accadimento imponderabile e imprevedibile.
Grande rispetto per i morti di Lampedusa e quelli della Sardegna, ma si puo' parlare di fatti imprevedibili o imponderabili dopo i naufragi o dopo l'alluvione?

Non serve un metereologo esperto o un geologo, per vedere che ormai le alluvioni sono periodiche, negli ultimi dieci anni ci sono stati 117 morti e sono state coinvolte 14 regione italiane in piu' di 20 episodi simili, con fenomeni importanti ma anche con semplici precipitazioni stagionali e da una notizia sentita da un approfondimento giornalistico in una trasmissione televisiva, le morti dovute a situazioni simili dal 1960 al 2012 sono quattromila.
A tutto cio' sommiamo che l'82 per cento del territorio italiano e' a rischio idrogeologico e sei milioni di persone sono direttamente interessate.
Sono rimasto colpito da questi dati, che sono sotto l'occhio di tutti, quindi si puo' veramente parlare di qualcosa di imprevedibile? E'fuori luogo dire che sono tragedie annunciate?

Tragedie annunciate come quella delle carrette del mare con l'aggravante di una legislatura che si e'gia' occupata del problema in maniera evidentemente non adeguata.
Pari pari con la tregedia di Lampedusa e con le polemiche a volte razziste, si discute molto sull'efficienza di quella legge chiamata Bossi-Fini, onorevoli firmatari.
Bado bene di commentare la legge, ho una mia idea politica e da cittadino che vota ho un'opinione sulle iniziative degli esponenti della classe dirigente che non rendo pubblica.
Noto pero' che la legge ormai ha quasi dodici anni e mi sembra non abbia risolto in nessuna maniera il problema dell'immigrazione clandestina e tantomeno il fenomeno delle carrette del mare.
Nel momento della disgrazia, ricordo bene le parole del sindaco di Lampedusa:

"Tre pescherecci che li hanno visti sono andati via perche' il nostro paese ha processato pescatori, armatori che hanno salvato vite umane per il reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, allora quello che deve fare il governo e': cancellare subito questo reato, cambiare queste norme, poi l'Italia deve alzare la voce, e finalmente essere orgogliosa delle vite che abbiamo salvato, perche' Lampedusa questo l'ha fatto in nime di tutto il paese, e deve cominciare a chiedere politiche europee e alle organizzazioni internazionali i corridoi umani."

Condivido queste parole e credo siano dette da una persona assolutamente competente della situazione. Si puo' non valutare il cambiamento di una legge che nei fatti mette davanti un cittadino alla rinuncia di salvare vite umane per paura di procedimenti penali personali?

Secondo me no.



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