mercoledì 26 febbraio 2014

Libri, Calcutta, ponte odontoiatrio e superficialita'

Ultimamente frequentando il corso di olandese per migliorare la mia integrazione in terra fiamminga mi e' capitato di dover presentarmi, tralascio tutti i vari -ik ben- utili per dire chi sono, cosa faccio, per fare un discorso piu' generale.
A chi non e' capitato, magari compilando una scheda di partecipazione o un curriculum, di dover oltre ai propri dati anagrafici, riempire gli spazi -altre attivita'- o -hobbies- ?
Ebbene, io sono tra i fortunati che ha avuto la possibilita' di far diventare il suo hobby passione, svolta in maniera seria e professionale.
E proprio per questa buona sorte che  parlare di hobby per me e' sempre difficile. Dare la definizione stessa e' difficoltoso.

Occupazione prediletta con cui si impiega il tempo libero, dedicandovisi a livello amatoriale : Svago, passatempo.

Il vocabolario non mi aiuta.
Pero' se voglio seguire questa definizione non posso che pensare alla lettura. Mi e' sempre piaciuto leggere, il battesimo e' stato come tanti con il mitico Topolino, in seguito il quotidiano cittadino e i magazine di basket, a dire la verita' pochissimi libri di cui ricordo: Gulliver, regalato dalla signora Piccoli la nostra dirimpettaia (nello stesso pianerottolo Piccoli e Bassi, non male), un giallo della bibblioteca scolastica (cinque mosche assassine) di cui non ho un buon ricordo,  Uno yenkee alla corte di Re Artu' di Mark Twain, e solo dopo molto tempo Il giovane Holden di Salinger, un autentico colpo di fulmine.

Alcuni anni di sciopero del libro (di cui mi pento) per poi prendere in mano la situazione in maniera definitiva (grazie a Nick Hornby) e non mollare piu' il testo di turno nei miei viaggi, nei miei momenti di attesa (il libro inganna sempre l'attesa, piu' di qualsiasi aggeggio tecnologico che ti propone sempre l'orologio davanti agli occhi) e nelle domeniche casalinghe.

Data questa lunga premessa e' chiaro che da un po' di anni a questa parte ho quasi sempre un libro come compagno fidato, devo dire che sono un lettore scostante e spesso superficiale e facilmente corruttibile.
Scostante perche' posso leggere mezzo libro di un fiato per poi ultimarlo in qualche settimana, superficiale e facilmente corruttibile in quanto quando scelgo in libreria, e non vado a colpo sicuro, spesso mi faccio abbindolare dalla copertina, dal titolo o dalla quarta di copertina, restando talvolta deluso.

Va da se che sono un frequentatore assiduo di librerie, anche ora che il novantacinque per cento dei libri e' per me indecifrabile, ma ritengo il negozio di libri un bel posto, un posto da vedere sempre, indipendentemente da quello che ti puo' offrire.
I rifornimenti personali li curo nei miei passaggi in Italia e da un po' di tempo gli acquisti li integro con le visite al terzo piano del grande magazzino Fnac qui a Gent.

Proprio della mia ultima visita nel magazzino originarimante proletario, volevo soffermarmi.
Innanzitutto spiego che la sua posizione strategica nel centro di Gent,  nella via maestra dello shopping incastrata tra la piazza piu' trafficata e un'altra piazza che fa da salotto fiorito alla domenica mattina vicino al teatro piu' nobile della citta', fa si che ha un giro di persone pazzesco, non credo di dire una cosa lontana dalla realta' affermando che e' il negozio piu' frequentato del centro cittadino.

La fila alla cassa nonostante parecchi sportelli aperti e' sempre molto lunga, dopo aver girato gli scaffali e avere scelto il libro nel settore italiaans - spans, con molta pazienza mi metto in coda sfogliando il mio nuovo amico.
Preparo i dodici euro, mi guardo attorno, quando ad un certo punto vengo assalito da un olezzo terrificante, un odore mai sentito, forte, agressivo, nauseabondo.
Mi accorgo che tra l'odore e la respirazione della ragazza dietro a me esiste un collegamento, nello stesso tempo, la persona che mi sta davanti mi guarda probabilmente con lo stesso sguardo che io ho dedicato alla ragazza dietro.
Vorrei dire - e' lei- o indicare con un gesto che e' la bocca di questa ragazza scompigliata e dallo stile vintage ad avere questo alito stile fogne di Calcutta, ma non mi sembra carino.
Ma e' lei, stufa di stare in fila, a sciogliere qualsiasi dubbio, infatti dopo qualche borbottio, sbuffa come un treno a vapore, rilasciando una nube tossica che Fukushima e Chernobyl sembrano un bagno di salute di un parco in un centro cittadino. 
Si nota un chiaro distacco in fila tra lei e il resto delle persone. 
Lei e' in quella che potrei definire una fase equina cioe' espellere aria con una forma di respirazione accelerata che denota probabilmente una condizione di pesante hangover, condizione difficile per lei, ma che noi stiamo involontarimente condividendo. Ho paura di avere dei grandi buchi sul maglione di lana, provocati dalle tarme che escono dal cavo orale infettato, stile John Coffey ne Il Miglio Verde, spero almeno che lenisca il dolore delle vertebre nel post squash.

Immagino una gola secca, una lingua felpata, in qualche maniera provo pena per  il suo malessere, ma l'odore e' persistente secondo me lo subiranno anche le donne della pulizie che dovranno spolverare quella moquette sintetica impregnata dal fiato acre.

Mi viene in mente la scena del mio amico Liga che raccontava di un incontro tra due suoi conoscenti, uno spazientito dal ritardo fa notare all'altro i venti minuti di differenza con l'ora prestabilita, e l'altro si giustifica additando il perdurare della visita dal dentista che gli ha messo un ponte senza avvisarlo precedentemente. 
La vicinanza dei due fa sentire all'arrabbiato amico un odore pesante dovuto al lavoro del medico ed esclama in triestino: Si ma i ga caga sotto quel ponte!

Adesso come faro' a leggere il mio ultimo acquisto senza pensare ai due episodi?
Come faro' a dedicare la mia sensibilita' ad un libro che la richiede, visto il titolo (Le cose fondamentali) e l'argomento (il cambio di vita dato dalla paternita') ?

Dovro' dare fondo a tutta la mia amata superficialita'.


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