giovedì 19 settembre 2013

TIPOLOGIA DI GIOCO, FILOSOFIA E FILOSOFIA



Dal titolo e' evidente che mi sono montato la testa.
Vada per la raccolta di dati e statistiche della nostra rubrica sugli ex Azzurra impegnati in tornei senior, ma adesso esagero con un pezzo fatto di idee e impressioni.

Dal passato abbastanza recente della pallacanestro a Trieste, dal trionfo europeo di Michi e Tonno, dalla giovane storia del settore giovanile dell'Azzurra e dal momento critico finanziario della Pallacanestro Trieste, mi sono venute in mente delle situazioni che mi sono sembrate logiche e normali, ma che non trovano un seguito nella pratica di ogni giorno.

Ogni allenatore di ogni sport ha un suo credo tecnico che poi con intelligenza cerca di cucire addosso ai propri giocatori, un esempio calcistico moderno potrebbe essere Mourinho che bada alla sostanza, chiede sacrificio fisico ai suoi giocatori, blinda il suo carrarmato per poi farlo avanzare rapidamente unito e spedito, un altra maniera e' quella del nemico giurato del portoghese ossia Guardiola che nei movimenti senza palla uniti a tecnica e palleggio ha la sua forza.
Visti i risultati ottenuti dai due mister non si puo' assolutamente dire che un tipo di gioco sia piu' efficace dell'altro, potra' essere soggettivamente preferito uno dall'altro, ma l'efficacia e' indiscutibile.
Cestisticamente anni fa si parlava se e' meglio segnare un punto in piu' degli avversari o subirne uno di meno, per contraddistinguere cosi' la mentalita' del coach, dalla pubblica opinione il coach considerato piu' offensivo era il mitico Tonino Zorzi.
Spesso quello che e' il credo, l'idea, lo sviluppo del gioco di un coach viene chiamato per me in maniera impropria: filosofia di gioco, dal mio punto di vista il coach deve essere tecnicamente molto piu' malleabile e aver spirito di adattamento verso i propri atleti.

Quindi il coach potra' avere una sua chiara tipologia di gioco e la bonta' del suo lavoro dipendera' da quanto lui sara' in grado di modellare la tipologia ai suoi giocatori.
Ben diversa deve essere la filosofia di gioco, la filosofia fa parte della societa', della programmazione, della storia di quel sodalizio, dalla conoscenza del territorio in cui si lavora.
La mia memoria cestistica ricorda il grande exploit triestino della Stefanel, ma non dimentico lo spettacolo offerto da realta' minori come lo Jadran o il Don Bosco o la Servolana che seguivo puntualmente a Poggi Paese, e la mitica Barcolana di coach maestro Stibiel e molte altre.
Da queste realta' sono usciti molti giocatori che per anni hanno primeggiato nelle migliori realta' regionali (campionati nazionali), con le eccellenze che hanno seguito poi la carriera professionistica.
Nei momenti piu' entusiasmanti del basket triestino c'e' sempre stato, in ogni squadra, un playmaker o comunque un esterno da categoria superiore che permetteva il salto di qualita' alla gia' ottima squadra, per non parlare poi dei giocatori di fisicita' minuta che hanno offerto spettacolo a Trieste e poi in giro per la penisola e oltre, pensiamo ad Attruia,Pozzecco,Pecile e Cavaliero, per citare il top, senza dimenticare pero' il numero incredibile di giocatori che hanno riempito le minors nazionali, su tutti cito il coetaneo di Pozz, Manuel Olivo, superlativo talento del Don Bosco.
In questo momento storico fatto di pochi soldi e ancora meno sono quelli dedicati allo sport, una via di uscita puo' essere l'idea, la programmazione, la filosofia.

Allora mi piacerebbe vedere che la necessita' economica della Pallacanestro Trieste di utilizzare i suoi ragazzi diventi filosofia, e che la societa' coltivi il territorio sapendo che questo fornisce in quei ruoli ottime soluzioni, sono convinto che un grande conoscitore della pallacanestro in generale e in particolare della realta' triestina come l'attuale Ds Bocchini ha gia' chiara questa situazione.
E' chiaro pero' che la punta dell'iceberg deve essere lo specchio del movimento che sta sotto, allora vedere protagonisti 117-18enni nelle serie minori indipendentemente dalle qualita' fisiche e' una necessita', e un'opportunita' potrebbe essere quella di vedere giocare assieme anche due playmaker per quintetto adattando il gioco alla tipologia di giocatore creando cosi' una filosofia.
Sono convinto che l'ideazione di una "filosofia triestina" basata sul dato di fatto che Trieste sa far giocare playmaker e guardie, porterebbe giovamento alla totalita' del movimento cestistico alabardato.

Intanto il prossimo anno oltre a Daniele Cavaliero (indigesto l'ultimo taglio per gli Europei) ad Avellino, Andrea Pecile a Pesaro in serie A1, ci godiamo Ruzzier,Tonut,Spanghero e Bossi in legadue ma anche ragazzi come Ban,Bonetta,Teghini,Cerniz,Scutiero che porteranno bollicine agli attacchi delle categorie minori.

Esiste anche un altro tipo di filosofia, quella che citiamo tra coaches, raccogliamo infatti nella parola filosofia tutti i fronzoli e le chiacchiere che si fanno attorno ad un giocatore,ad una partita o a una determinata situazione, insomma e' filosofia tutto quello che non e' sudore,lavoro,canestro e vittoria, insomma forse proprio quello che ho fatto io in queste righe........

Alla prossima

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