Dal titolo e'
evidente che mi sono montato la testa.
Vada per la raccolta
di dati e statistiche della nostra rubrica sugli ex Azzurra impegnati
in tornei senior, ma adesso esagero con un pezzo fatto di idee e
impressioni.
Dal passato
abbastanza recente della pallacanestro a Trieste, dal trionfo europeo di
Michi e Tonno, dalla giovane storia del settore giovanile dell'Azzurra e
dal momento critico finanziario della Pallacanestro Trieste, mi sono
venute in mente delle situazioni che mi sono sembrate logiche e normali,
ma che non trovano un seguito nella pratica di ogni giorno.
Ogni allenatore di
ogni sport ha un suo credo tecnico che poi con intelligenza cerca di
cucire addosso ai propri giocatori, un esempio calcistico moderno
potrebbe essere Mourinho che bada alla sostanza,
chiede sacrificio fisico ai suoi giocatori, blinda il suo carrarmato
per poi farlo avanzare rapidamente unito e spedito, un altra maniera e'
quella del nemico giurato del portoghese ossia Guardiola che nei
movimenti senza palla uniti a tecnica e palleggio ha la sua forza.
Visti i risultati
ottenuti dai due mister non si puo' assolutamente dire che un tipo di
gioco sia piu' efficace dell'altro, potra' essere soggettivamente
preferito uno dall'altro, ma l'efficacia e' indiscutibile.
Cestisticamente anni
fa si parlava se e' meglio segnare un punto in piu' degli avversari o
subirne uno di meno, per contraddistinguere cosi' la mentalita' del
coach,
dalla pubblica opinione il coach considerato piu' offensivo era il
mitico Tonino Zorzi.
Spesso quello che e' il credo, l'idea, lo sviluppo del gioco di
un coach viene chiamato per me in maniera impropria: filosofia di
gioco, dal mio punto di vista il coach deve essere tecnicamente molto
piu' malleabile e aver spirito di adattamento verso i propri atleti.
Quindi il coach
potra' avere una sua chiara tipologia di gioco e la bonta' del suo
lavoro dipendera' da quanto lui sara' in grado
di modellare la tipologia ai suoi giocatori.
Ben diversa deve
essere la filosofia di gioco, la filosofia fa parte della societa',
della programmazione, della storia di quel sodalizio, dalla conoscenza
del territorio in cui si lavora.
La mia memoria
cestistica ricorda il grande exploit triestino della Stefanel, ma non
dimentico lo spettacolo offerto da realta' minori come lo Jadran o il
Don Bosco o la Servolana che seguivo puntualmente a Poggi Paese, e la
mitica Barcolana di coach maestro Stibiel e molte altre.
Da queste realta'
sono usciti molti giocatori che per anni hanno primeggiato nelle
migliori realta' regionali (campionati nazionali), con le eccellenze che
hanno seguito poi la carriera professionistica.
Nei momenti piu'
entusiasmanti del basket triestino c'e' sempre stato, in ogni squadra,
un playmaker o comunque un esterno da categoria superiore che permetteva
il salto di qualita' alla gia' ottima squadra, per non parlare poi dei
giocatori di fisicita' minuta che hanno offerto spettacolo a Trieste e
poi in giro per la penisola e oltre, pensiamo ad Attruia,Pozzecco,Pecile
e Cavaliero, per citare il top, senza dimenticare pero' il numero
incredibile di giocatori che hanno riempito le minors nazionali, su
tutti cito il coetaneo di Pozz, Manuel Olivo, superlativo
talento del Don Bosco.
In questo momento storico fatto di pochi soldi e ancora meno
sono quelli dedicati allo sport, una via di uscita puo' essere l'idea,
la programmazione, la filosofia.
Allora mi piacerebbe
vedere che la necessita' economica della Pallacanestro Trieste di
utilizzare i suoi ragazzi diventi filosofia, e che la societa' coltivi
il territorio sapendo che questo fornisce in quei ruoli ottime
soluzioni, sono convinto che un grande conoscitore della pallacanestro
in
generale e in particolare della realta' triestina come l'attuale Ds
Bocchini ha gia' chiara questa situazione.
E' chiaro pero' che
la punta dell'iceberg deve essere lo specchio del movimento che sta
sotto, allora vedere protagonisti 117-18enni nelle serie minori
indipendentemente dalle qualita' fisiche e' una necessita', e
un'opportunita' potrebbe essere quella di vedere giocare assieme anche
due playmaker per quintetto adattando il gioco alla tipologia di
giocatore creando cosi' una filosofia.
Sono convinto che
l'ideazione di una "filosofia triestina" basata sul dato di fatto che
Trieste sa far giocare playmaker e guardie, porterebbe
giovamento alla totalita' del movimento cestistico alabardato.
Intanto il prossimo
anno oltre a Daniele Cavaliero (indigesto l'ultimo taglio per gli
Europei) ad Avellino, Andrea Pecile a Pesaro in serie A1, ci godiamo
Ruzzier,Tonut,Spanghero e Bossi in legadue ma anche ragazzi come
Ban,Bonetta,Teghini,Cerniz,Scutiero che porteranno bollicine agli
attacchi delle categorie minori.
Esiste anche un
altro tipo di filosofia, quella che citiamo tra coaches, raccogliamo
infatti nella parola filosofia tutti i fronzoli e le chiacchiere che si
fanno attorno ad un giocatore,ad una partita o a una determinata
situazione, insomma e' filosofia tutto quello che non e'
sudore,lavoro,canestro e vittoria, insomma forse proprio quello che ho
fatto io in queste righe........
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