Trieste, citta' di
passaggio per l'oriente europeo,
citta' di scambi e di veloci passioni.
Ma anche in questa citta' ci sono passioni radicate, passioni che ti portano a cambiare le tue abitudini, e a qualcuno addirittura la propria vita, una di queste e' sicuramente la pallacanestro.
Disciplina che coinvolge migliaia di abitanti, che si confrontano nei vari spazi liberi dotati delle strutture adatte, molto piu' semplicemente: canestri.
Marco Praga, Poggi Paese, Villa Ara, Piazza Carlo Alberto, Salesiani, Ricre, sono piu' che semplici zone della citta', sono luoghi di ritrovo e aggregazione, e non volendo bestemmiare veri e propri lughi di culto.
Luoghi che ti accompagnano da imberbe scolaretto delle elementari con la voglia di simulare il tuo campione preferito, a lavoratore con la smania di sfogarsi dentro quelle 4 righe.
Ed e' questa passione fa si, che, tu, innamorato cronico di questo sport, cerchi la possibilita' principale della tua citta' per partecipare in maniera attiva, e magari innalzare il nome della tua citta' grazie alla tua disciplina, e in questa maniera ti senti doppiamente protagonista.
E cosi' conosci la Pallacanestro Trieste, e cerchi di diventare magari un giocatore della tua squadra, per poi magari accontentarti e in maniera orgogliosa di fare il tifoso, ma un tfoso vero che ama la causa tanto anche da criticarla, mai di contestarla.
E' con questo stato d'animo che mi sento di diffondere questo manoscritto, trovato durante i lavori dello stadio Ferrini, nello scavo del parcheggio del mitico palasport di Chiarbola:
Ma anche in questa citta' ci sono passioni radicate, passioni che ti portano a cambiare le tue abitudini, e a qualcuno addirittura la propria vita, una di queste e' sicuramente la pallacanestro.
Disciplina che coinvolge migliaia di abitanti, che si confrontano nei vari spazi liberi dotati delle strutture adatte, molto piu' semplicemente: canestri.
Marco Praga, Poggi Paese, Villa Ara, Piazza Carlo Alberto, Salesiani, Ricre, sono piu' che semplici zone della citta', sono luoghi di ritrovo e aggregazione, e non volendo bestemmiare veri e propri lughi di culto.
Luoghi che ti accompagnano da imberbe scolaretto delle elementari con la voglia di simulare il tuo campione preferito, a lavoratore con la smania di sfogarsi dentro quelle 4 righe.
Ed e' questa passione fa si, che, tu, innamorato cronico di questo sport, cerchi la possibilita' principale della tua citta' per partecipare in maniera attiva, e magari innalzare il nome della tua citta' grazie alla tua disciplina, e in questa maniera ti senti doppiamente protagonista.
E cosi' conosci la Pallacanestro Trieste, e cerchi di diventare magari un giocatore della tua squadra, per poi magari accontentarti e in maniera orgogliosa di fare il tifoso, ma un tfoso vero che ama la causa tanto anche da criticarla, mai di contestarla.
E' con questo stato d'animo che mi sento di diffondere questo manoscritto, trovato durante i lavori dello stadio Ferrini, nello scavo del parcheggio del mitico palasport di Chiarbola:
Tergeste,
citta' di mercato, di
veloci passaggi, citta' di diverse genti, ed e' proprio nel mercato nei
veolci passaggi di diverse genti che si e' sviluppata una grande ludica
passione la giostra della palla al cesto.
In origine degli
illuminati dopolavoristi, con sfere di cuoio e cesti di legno, passavano
le loro serate, ma notarono di avere una certa dimestichezza con gli
attrezzi in questione e un'aitanza fisica adatta al gioco, cosi' il
dopolavoro divenne disciplina.
Arrivarono mori
mercenari
a dar loro una mano, importanti mercanti finanziarono quel gioco che
piano piano diventava maledettamente serio e seguito dai triestini.
Prima artigiani
impegnati con essenze e
profumi,poi rasoi e lame, poi ancora vernici finanziarono le gesta dei
sempre meno dopolavoristi esempre piu' cavalieri profumatamente
retribuiti.
Ma
ecco la svolta, un mercante di stoffe
proveniente, da un ansa del Sile della vicina regione, investe sulla
palla al cesto tergestina, anni di tranquillita' e gestione, si ricorda
un
generale della Trinacria che poco successo riscosse nell'estremo nord
est, per poi arrivare un balcanico, che prima di cogliere entusiasmanti
successi, sprofonda negli abissi del dilettantismo.
Ma la giostra e' sempre
seguita con amore e fiducia, tutti fanno parte di un idea, e il mecenate
veneto non smette di finanziare lautamente la causa.
Il balcanico, confuso
per
i suoi tratti somatici ad un ottomano, procede con grandi proclami e
visionarie
suggestioni, passano gli anni, fioccano le soddisfazioni, ma si
deteriora il rapporto fra il ricco sarto e la gerarchia politica della
citta', si pretende una nuova arena,arriva qualche promessa ma nessuna
prima pietra.
E'cosi'
dopo una
travagliata estate, che il sarto nobilita la sua missione e porta il
suo circo nella metroplitana e longobarda citta'Ambrosiana, dove
coprira' di gloria il suo progetto.
Nella citta' di mercato
restano solo alcune briciole, arriva un mercante di caffe' che mette
piu' che sufficienti denari e delega un simpatico menestrello a dirigere
la baracca.
Molta
passione, ma una visionaria gestione in un mondo di squali, porta ad un
anonimo vivacchiare, con alcune fiammate come la finale del secondo
trofeo nazionale nell'opulenta Romagna, il carisma di un pistolero della
Grande Mela, il tutto condotto da un focoso leader che, cosa mai vista,
entra in poco edificante e vistosa polemica con i sostenitori e saluta
tutti.
Le cose sembrano andare avanti con la stessa passione di sempre il timone passa dal menestrello ad un giocattolaio, che per salvare capra e cavoli e riempire la nuova e straordinariamente bella arena chiama alle dipendenze un paisa' e un mangiafuoco che regala emozioni forti.
Ma non e' cosa, infatti gli anni seguenti saranno di lacrime e sudore, di pochissimi denari gestiti da un elegante contabile e un carismatico leader tecnico marchigiano che riesce con slogan e proclami a riaccendere entusiamso alla fedele gente al seguito.
Purtroppo pero' il falimento tecnico fu la cosa meno grave di quelle lune primaverili, infatti i debiti di gestioni allegre non lasciarono scampo e la giostra fu inesorabilmente dichiarata fallita.
E cosi' quattro anni dopo il nuovo millenio, si ricomincia da capo, ma si sceglie di non affidarsi a giovani indigeni come trent'anni prima, ma si ingaggiano fior fior di professionisti usando molti danari, l'indiscusso fascino di arena e piazza e aiuti provenienti dalle istituzioni.
La passione del fedele pubblico scema un po' ma resta un sostegno fondamentale, cio' nonostante si profilano anni di sali scendi e di gestioni incomprensibili fino al raggiungimento del punto piu' basso, solo sfiorato, del dilettatismo piu' marcato.
Arrivati ad un punto di non ritorno, la gestione tecnica viene presa da un ex giovane discepolo dell'Ottomano impegnato vent'anni prima in citta', ed adesso affermato comandante di realta' ben piu' attrezzate, porta all'ombra del melone alabardato uno yuppie romagnolo e un verace friulano, che gia' bene conosce Trieste.
La ripartenza e' piena di entusiasmo ma anche di gloria, si risale la china e si vedono giovani cavalieri della porta accanto, diventare uomini e giocatori nella loro casa, dopo un'esperienza senz'altro positiva il romagnolo brizzolato lascia il campo ad un ancora piu' canuto generale proveniente dalla vicina Serenissima.
Ottimi risultati anche per lui, la sua truppa abbina risultati agonistici e ricambio generazionale, insomma si vince e ci si diverte vedendo giovani crescere.
Si torna dopo quasi due lustri, nell'elite della competizione, e lo si fa in gran stile due yenkee di livello assoluto, un gaucho e molte speranze.
Tutto procede per il meglio, ma la bora porta oltre al freddo, una crisi finanziaria che non permette di onorare gli impegni presi, si rinuncia alle star e si raccolgono cocci e briciole, in ambiente che diventa polemico nonostante un grande sforzo tecnico.
Torna il sole, la pietra bianca di Miramare splende, ma in Campi Elisi e' buio pesto, il triste epilogo e' alle porte, fino all'arrivo di un manipolo di visionari che danno uno scossone e riescono a scucire dei denari a scatola chiusa ad un migliaio di fedelissmi, soldi non sufficienti per rimpolpare le casse ma buoni per far aprire gli occhi a chi di dovere, intanto torna l'elegante (ed apprezzato dalla tribuna) contabile che richiama il dirigente precedentemente e incautamente messo alla porta, si naviga a vista, non e' periodo di crociere.
Eccoci qua, la sicurezza e' data dal condottiero della Serenissima terra, da alcuni virgulti tornati da una storica esperienza e con l'alloro continentale, dai fedelissimi, e da una passione che la citta' di mercato non puo' permettersi di perdere, per non morire un po' di piu'.
Nessun commento:
Posta un commento