giovedì 15 gennaio 2015

Rigurgiti cestistici post panettone 2 (un anno dopo)

Le mie consuete letture cestistiche oltre alle cronache delle gare dalla serie A1 alla D regionale del Friuli Venezia Giulia, le statistiche, le interviste ai protagonisti, si soffermano nella consultazione dei vari siti specializzati e i social network dove si possono leggere commenti ed opinioni sugli interessi comuni degli utenti, per lo più tifosi.
 

In questo inizio di 2015 mi hanno colpito tre situazioni precise: il perdurare della discussione su Gianmarco Pozzecco allenatore; le due sconfitte casalinghe della Pallacanestro Trieste; il basket femminile a Trieste.

Due argomenti su tre riguardano il mondo cestistico della mia città', ambiente che conosco quindi spero di poter dire che il punto di vista e' quello del tifoso competente.
Per non tediare chi legge, che magari del movimento triestino, non ha particolare interesse vorrei iniziare analizzando le chiacchiere sul Poz coach.

Mi schiero subito, in maniera aperta, chiara, non ambigua: sono un tifoso cieco e poco obiettivo dell'ex mosca atomica.
Gianmarco Pozzecco e' alla sua seconda stagione intera da head coach, e per la seconda volta ha scelto una sfida che per me non e' semplice, allenare in un luogo dove e' stato idolo da giocatore.
Le discussioni corrono sempre sul metodo del coach Poz, ossia quello del capo popolo, del capitano non giocatore stile tennis.
Io credo che il lavoro gi Gianmarco a Capo d'Orlando sia stato di ottimo livello e quello di Varese non e' assolutamente ancora valutabile.
Il problema e' che dal mio punto di vista, la Pallacanestro Varese e' una di quella società che formano uno zoccolo duro di squadre che ogni anno sono sul limbo per poter fare una grande stagione (vedi l'annata con coach Vitucci) e un'altra che può sembrare deludente (vedi il campionato con coach Frates poi esonerato).
Il limbo, la sottile linea, e' segnata da una forzata mancanza di programmazione, solitamente per motivi economici, che spesso fa si che ci si metta nelle mani delle proprie conoscenze e di procuratori con il fine di arruolare un gruppo di yankee più o meno forti e disponibili, con la speranza che il coach abbia una spiccata capacita' di amalgama.

Ovviamente pur essendo un tifoso del pupillo di Tullio Micol, ho delle idea diverse su alcuni aspetti del modus operandi del coach, su tutte la sua ormai conclamata preferenza a rotazioni ridotte all'osso, cosa che secondo me in serie A non e' più possibile, per la lunghezza del campionato e per lo sforzo fisico atletico richiesto.
Certamente anche l'accusa della mancata conferma di DeNicolao, se veramente scelta sua, mi trova in disaccordo.
 

A livello mediatico poi e' normale che l'unico personaggio prodotto della pallacanestro italiana degli ultimi vent'anni sia costantemente al centro dell'attenzione, pur allenando un team di seconda fascia, anche se di storia e importanza internazionale.

Gianmarco e' un ottimo coach e probabilmente la grandezza del suo personaggio farà si che dovra' dimostrarlo ogni giorno; forse in qualche frangente (sicuramente in conferenza stampa quando troppe volte fa confronti con il suo periodo di giocatore) deve ancora togliere i pantaloncini e la canottiera ma si e' creato sempre degli staff di esperienza, importanza e competenza che immagino segua con scrupolo e questo e' segnale di grande umiltà e buon senso, caratteristiche fondamentali per un coach.

Passando alle questioni triestine non posso che iniziare con quella che e' la massima espressione del basket delle mie parti, la Pallacanestro Trieste.
Come e' ben noto dopo gli antichi fasti, il fallimento, ed una lenta e difficoltosa ripresa, i biancorossi son tornati in serie A, legadue per i più attenti, per poi confermare la categoria con due campionati sempre altamente dignitosi.
Quest'anno forse con la squadra più debole, o comunque con più incognite, sta facendo qualcosa a mio modo di vedere al di sopra delle migliori aspettative.
Cio' nonostante dopo due sconfitte casalinghe con team nettamente più solidi societariamente, e tecnicamente più competitivi, non pochi sono stati i giudizi severi per le prestazioni offerte.
Le squadre passate al PalaTrieste sono formazioni di ottima caratura con giocatori di categoria superiore (relativi stipendi) e nel caso di Ferentino anche la possibilità di schierare l'Mvp dell'A1 di un paio di anni fa.

La formazione triestina ad inizio stagione ha fatto una grande scommessa puntando: su due Usa sconosciuti, un giovane del 1993 chiamato a responsabilità importanti dopo un felice praticantato, due giovanissimi (94-95)  a lottare sotto il ferro dove solitamente si trovano armadi stranieri ed esperti marpioni, altri giovani e meno giovani chiamati ad un'assoluta disciplina tattica per poter emergere a questi livelli e il capitano pronto a coprire falle e farsi carico dello spirito dello spogliatoio. Ebbene le risposte sono state roboanti: i due leader tecnici sono praticamente diventati il miglior straniero e il miglior italiano del campionato, gli altri giocatori a turno hanno garantito prestazioni di livello assoluto, ma soprattutto non mi sembra siano mai mancate abnegazione, orgoglio e spirito d'appartenenza.
Sicuramente finora e' mancato il play Usa (che comunque resta il play di due Mvp, qualcuno lo organizza pure il gioco, qualcuno da' la palla a questi due) che, parere personale, ha ottime doti, che spero esprima.

Tutto ciò ha fatto volare in classifica Trieste, facendo dimenticare ai più le aspettative e gli obiettivi di inizio anno.
Personalmente come tifoso non ho mai guardato la classifica ma ho sempre pensato a quante vittorie mancano per la salvezza, negli ultimi due anni con ventidue-ventiquattro punti si e' potuto festeggiare, quindi il mio countdown ora e' fermo a meno cinque, anche se con il pasticciaccio Forli' e altre società' in seria difficoltà (proprio quella Barcellona che ha offerto più soldi di Trieste per DaRos in sede di mercato, la più indiziata a chiudere) l'obiettivo potrebbe essere raggiunto con largo anticipo.

In archivio le motivazioni tecniche e i meri calcoli, quello che mi ha sorpreso e' che tra il pubblico triestino sempre etichettato come altamente competente e per questo quasi snob e teatrale siano emersi nella rete commenti duri, critiche feroci e addirittura e' stata usata la parola vergogna, che ormai e' talmente inflazionata che ne ha evidentemente fatto perdere gravita' e significato.
Chissa' se e' la rete a imbruttirci o se anche qualche anno fa quando ancora le considerazioni le condividevi al bar sport e non su Facebook era così, ma la mancanza della cassa di risonanza dei social non ne amplificava l'audience.
Fosse valida la seconda ipotesi mi permetto di sindacare sulla competenza del salotto triestino.

In chiusura il basket triestino in rosa.

Questi pensieri non possono che iniziare con delle scuse pubbliche al padre di una ragazza adesso ventenne che ha frequentato la società dove allenavo.
Scuse perché durante le vacanze natalizie il nostro casuale incontro che doveva essere uno scambio di auguri e invece diventato un mio sfogo.

Io, cestisticamente presuntuoso fino all'ignoranza, quando si tocca un tasto dolente inizio a parlare con termini forti, estremi ed esagerati, per cercare di chiarire più possibile il concetto.
Per quanto riguarda il basket femminile e' ormai anni che dico: e' morto!

Agli inizi del mio percorso di istruttore i tornei di minibasket erano divisi nelle categorie scoiattoli/aquilotti e libellule/gazzelle, cioè solo a Trieste si poteva fare un campionato solo con squadre femminili senza coinvolgerle con i maschi. Personalmente a me la squadra di bambini mista piace, la mia e' solo una considerazione di come il numero di bimbe praticanti sia paurosamente calato, mi sembra evidente che qualcosa e' cambiato in peggio negli ultimi anni.
Ma lo scempio vero e' quello del settore giovanile dove le due grandi entità, pur producendo molti talenti di belle speranze (Dio abbia in gloria gli istruttori), se ne sono fatte di cotte e di crude, talvolta a spese delle ragazze.
Per non parlare del livello senior, provate a parlare con una persona coinvolta in una o l'altra società, sarà impossibile non cadere dopo pochi secondi in una sterile polemiche verso gli altri.
 

Senza possibilità di smentita posso dire che negli ultimi vent'anni nessuna delle due società ha avuto in cassa un minimo per poter respirare, ogni maggio alla fine della stagione il solito pianto per reperire l'elemosina e poter ricominciare ad agosto. Lo spreco di risorse e' stato enorme per mantenere due società spesso nella stessa categoria, per non parlare dello spreco di talento.
Nel femminile triestino sono passati e ancora ci sono ottimi allenatori e con le giocatrici che ci sono state negli anni da una e dall'altre parte di Rio Ospo, si poteva tranquillamente calcare per anni la massima serie con soddisfazione.

La mia provocazione "il basket femminile e' morto!" ad oggi suona strana in questo momento storico in quanto e' tornata la serie A1 da una parte e si continua in A2 dall'altra, pero' ci si continua a far el male con la chiusura in corso d'opera di un progetto valido (via il ds e praticamente tutto lo staff della prima squadra, per motivazioni varie e dimissioni) da una parte, e un cambio generazionale gestito non al meglio vista la frattura importante che si e' creata, dall'altra.

Secondo me di chi e' la colpa di tutto ciò adesso non ha alcuna importanza, io aspetto che delle persone di buona volontà si rendano conto che le potenzialità tecniche e sportive sono enormi e qualche buona idea forse può sopperire alla mancanza di budget adeguati (o almeno si può provare!) con l'assoluto bisogno pero' di coinvolgere tutti per una possibile ai miei occhi, resurrezione.
La serie A1, e' stato chiaramente dimostrato, e' possibile, certo e' stato anche dimostrato che anche due A2 sono possibili, questioni di gusti.

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