lunedì 3 marzo 2014

Il perentorio ed educativo NO

In questi pochi anni di genitorialita' mi sto prendendo rivincite su me stesso.

Il mio rapporto con i genitori,  tolta l'intimita' famigliare, e' sempre stato quello tra istruttore/allenatore - genitore dell'atleta.
Tolti alcuni singoli casi, ho sempre avuto un rapporto civile ed onesto, mai troppo confidenziale, talvolta pure troppo schietto nel spiegare alcune motivazioni o il mio atteggiamento riservato portato all'estremo.
Ma non sto qui a spiegare di come gestivo la parte educativa della mia attivita', la mia idea e' di soffermarmi su quei gesti che ritenevo e ritengo sbagliati, inutili e quasi diseducativi da parte del genitore, che notavo in quegli anni come istruttore e noto ora da genitore.
Ogni volta che vedevo un determinato gesto che non condividevo per nulla mi facevo sempre due domande: perche' lo fa? Chissa' se quando saro' genitore mi comportero' nella stessa maniera?

L'essere diventato papa' non mi ha dato risposte precise alla prima domanda, mentre fortunatamente mi ha confortato per la seconda: non mi comporto nella stessa maniera, e non solo, ma non devo neppure frenare qualche impulso che mi spingerebbe a fare quei gesti sbagliati.
Insomma sono riuscito a rispettare quei paletti che spesso mi sono imposto, uno di quei punti fissi che non voglio cambiare, non ho interferito in nessuna maniera ancora nella vita di mia figlia.
Spero di esser capace a farlo ancora quando gli argomenti saranno piu' importanti di adesso dove la quasi totalita' di decisioni sono legate al gioco e alle prime importanti ma semplici esperienze.

Ho sempre fatto fatica a capire il genitore che entra nel gioco del bambino, anche in buona fede, per aiutare e spiegare che ci si puo' divertire di piu'. Provo disagio nel vedere un genitore che consiglia, spinge, addirittura obbliga il proprio figlio davanti ad un gioco.
L'esperienza personale piu' significativa e' quella dei parchi divertimento.
Finora Giorgia ha fequentato: il corso di tennis, molti parchi gioco con altalene e scivoli, il Luna Park, e Pretland un ex hangar industriale riqualificato dove ora hanno messo dei gonfiabili, labirinti, minicalcio, campi Lego e tappeti elastici.

Chi ha gia' letto questo blog gia' sa del tennis e del mio facile obbiettivo Feno, quindi passero' direttamente ai parchi gioco.

Tante volte vedo delle installazioni che io per primo vorrei provare, le faccio notare e Gio', che le guarda, valuta con la sua testa e poi decide. Spesso e' no!
Io credo ciecamente nel rispetto di quel perentorio NO! e faccio proseguire la giornata, seguendo le sue esigenze di gioco.
Non posso non notare pero' genitori (piu' alta la percentuale dei papa') che forzano la mano, facendo notare che ci sono coetanei o bambini piu' piccoli che fanno quel gioco cercando di provocare l'orgoglio (?), oppure cosa ancora peggiore provano loro, non rispettando il regolamento del gioco che proibisce l'utilizzo agli over 12.
Quindi l'insegnamento e': devi provare (lo fanno quelli piu' piccoli di te e lo faccio anch'io) fottiti del regolamento (l'ho fatto anch'io).

Pretland e' uno spettacolo, devo autoviolentarmi per non buttarmi nel mare di palline, per non saltare sulla grande bolla d'aria, per non fare uno scivolo che e' pazzesco, e per non sfondare i tappeti elastici con un paio di balzi poco leggiadri. Sicuramente la totalita' dei giochi colpisce piu' me di Giorgia.
Probabilmente e' cosi' anche per molti miei "colleghi" che pero' non esitano a togliersi le scarpe e con la scusa di "dover ad ogni costo" dimostrare la perfetta esecuzione e tecnica del gioco, si umiliano ai miei occhi, mentre il figlio se ne sta deliberatamente strafregando.

Finora in questo posto ci siamo andati tre o quattro volte e la dinamica e' sempre la stessa, grande entusiasmo durante il percorso in bicicletta (manifestato con delle gran pacche alla schiena stile fantino che stimola violentemente il suo cavallo a dare di piu') e timidezza una volta entrati al padiglione, giro di perlustrazione mano nella mano, scelta del campo base dove riponiamo giubbotti e quant'altro,  e solita prima scelta dedicata ai tappeti elastici.

Ogni volta pero' Gio' ha scelto di provare qualcosa di nuovo, quasi a diluire le emozioni, il suo coraggio e voglia di testare si apre di volta in volta, non so se ricorda le mie proposte a cui non ha aderito precedentemente.
Dal mio punto di vista il perentorio No! non e' una sconfitta del genitore, mentre il vederla provare dopo una scelta individuale e un obbiettivo raggiunto, o almeno lo e' per il mio modo di vedere il "mestiere" di genitore.

E' uno scopo raggiunto rispettando i tempi giusti, ossia i suoi tempi, i tempi di ogni bambino, i tempi in questo caso di Gio'.
Inoltre ho potuto godere della sua maturazione, di come si e' avvicinata in maniera diversa al gioco gia' provato (da consumato veterano), e all'emozione data da quello da provare, in qualche modo mi sono sentito protagonista anch'io, un protagonista silenzioso, incoraggiante e discreto che ha garantito presenza ed appoggio qualora ce ne fosse stato bisogno.

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