Da questo piccolo buco in provincia non esco mai, ho perso parecchi chili, sono provato.
Domani e' l'anniversario: sei mesi di fuga con la sensazione di essere braccato da un momento all'altro.
Solo qui, in questi venti metri quadrati mi sono sentito protetto, sono riuscito addirittura a dormire un paio di notti complete.
Quella sensazione di qualcuno che mi spia, mi controlla, mi cura sta pero' iniziando nuovamente. Un nuovo spostamento e' d'obbligo.
Prendo le mie cose e come sempre scelgo la strada principale, mi confondo tra la gente, per poi velocizzare il passo nei viottoli traversi.
I soldi scarseggiano, talvolta salgo sul bus a scrocco ma faccio solo una o due fermate per confondere le idee a potenziali inseguitori; lo stesso con il treno, resto sul piccolo pianerottolo d'entrata e scendo al primo stop, spesso senza neanche cambiare città.
Con il sole delle buone alternative sono i parchi, una volta ho fatto tre giorni in una casetta sull'albero, con la pioggia invece i centri commerciali con i cinema multisala e lo stesso film per due o tre volte.
Sono più sereno quando capito in paesi turistici, la confusione mi da' fiducia.
In questo casino pero' mi sono ficcato proprio in una stazione turistica, dal niente mi sono sentito finito.
Due uomini vestiti come i gorilla dei nostri politici si mettono davanti a me per rallentare il mio passo dopo pochissimo altri due immediatamente dietro mi consigliano di salire sul monovolume scuro immediatamente dietro all'angolo.
Vengo spinto, poi ammanettato e bendato, qualche sberla ma tutto sommato pensavo peggio.
Mi sembra passata una vita, ma il nostro percorso e' durato si e no un paio d'ore. Uscendo dalla macchina sento una sensazione di freddo, l'aria fresca e profumata mi ricorda le mie estati presso le colonie di montagna della parrocchia, probabilmente siamo saliti di quota.
Resto incappucciato e ammanettato, mi legano ulteriormente dopo avermi messo una sedia sotto il culo.
La cosa più agghiacciante e' il silenzio, dal casino dei turisti al silenzio del monovolume e di questo posto.
Poi assieme al freddo metallico di un ferro appoggiato al collo qualcuno con voce roca mi chiede: ultimo desiderio?
Ricominciare da capo.
Da questo piccolo buco in provincia non esco mai, ho perso parecchi chili, sono provato.
Domani e' l'anniversario: sei mesi di fuga con la sensazione di essere braccato da un momento all'altro.
Solo qui, in questi venti metri quadrati mi sono sentito protetto, sono riuscito addirittura a dormire un paio di notti complete.
Quella sensazione di qualcuno che mi spia, mi controlla, mi cura sta pero' iniziando nuovamente. Un nuovo spostamento e' d'obbligo.
Prendo le mie cose e come sempre scelgo la strada principale, mi confondo tra la gente, per poi velocizzare il passo nei viottoli traversi.
I soldi scarseggiano, talvolta salgo sul bus a scrocco ma faccio solo una o due fermate per confondere le idee a potenziali inseguitori; lo stesso con il treno, resto sul piccolo pianerottolo d'entrata e scendo al primo stop, spesso senza neanche cambiare città.
Con il sole delle buone alternative sono i parchi, una volta ho fatto tre giorni in una casetta sull'albero, con la pioggia invece i centri commerciali con i cinema multisala e lo stesso film per due o tre volte.
Sono più sereno quando capito in paesi turistici, la confusione mi da' fiducia.
In questo casino pero' mi sono ficcato proprio in una stazione turistica, dal niente mi sono sentito finito.
Due uomini vestiti come i gorilla dei nostri politici si mettono davanti a me per rallentare il mio passo dopo pochissimo altri due immediatamente dietro mi consigliano di salire sul monovolume scuro immediatamente dietro all'angolo.
Vengo spinto, poi ammanettato e bendato, qualche sberla ma tutto sommato pensavo peggio.
Mi sembra passata una vita, ma il nostro percorso e' durato si e no un paio d'ore. Uscendo dalla macchina sento una sensazione di freddo, l'aria fresca e profumata mi ricorda le mie estati presso le colonie di montagna della parrocchia, probabilmente siamo saliti di quota.
Resto incappucciato e ammanettato, mi legano ulteriormente dopo avermi messo una sedia sotto il culo.
La cosa più agghiacciante e' il silenzio, dal casino dei turisti al silenzio del monovolume e di questo posto.
Poi assieme al freddo metallico di un ferro appoggiato al collo qualcuno con voce roca mi chiede: ultimo desiderio?
Ricominciare da capo.
(CONTINUA)
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