mercoledì 14 maggio 2014

Mestieri dimenticati 2

MATERASSO

Stanco, provato forse depresso.
Ben oltre i sessant'anni, fisicamente aitante, molto curato; solo queste le note positive di un lavoro prima bramato e sognato adesso diventato routine, noia e col solito fardello delle prese per il culo degli amici e di chi e' al corrente del suo mestiere.
Collaudatore di materassi da vent'anni, prima brillante commesso venditore per un negozio di mobili poi convinto da un rappresentante fornitore ad intraprendere questo originale e nuovo impiego.
Pagato per restare sdraiato, questo pensava vent'anni fa e questo pensano ancora adesso gli amici.
Nei primi anni non gli pesavano le richieste dei suoi principali, adesso si vende meno, il pubblico cerca il prodotto nuovo, tecnologico, la televisione con i suoi imbonitori fa una concorrenza al limite della lealta', e anche i suoi test sono diventati piu' pesanti, i ricercatori sempre piu' supponenti e ironici verso i collaudatori chiamati semplicemente "soggetti", o forse e' lui che sta diventando vecchio e meno tollerante.
Ha provato anche lui ad entrare in televisione, per provare a vendere i materassi e mettere assieme le sue esperienze di venditore e collaudatore, ma avrebbe firmato anche per fare semplicemente il figurante vicino a quei sottoprotagonisti televisivi che per restare un minimo in vista si umiliano a fare cio' che mai avrebbero voluto, magari nella speranza di andare a svernare in qualche isola tropicale da reality show.
Ma niente tv, solo sempre piu' frequenti visite di aggiornalmento, cosi' le chiamano in azienda.
Controllo del peso, controllo della sudorazione, controllo della cute, controllo di peli e capelli, per poter cosi' migliorare i prodotti e i materiali che oltre ad essere resistenti devono essere facilmente lavabili, idrorepellenti, antiallergici, antiacaro.
Ogni seduta l'azione lavorativa e' praticamente un allenamento di stretching e posture, cento-centocinquanta posizioni differenti da mantenere senza nemmeno un'oscillazione per un tempo dato dai "cervelloni" e ad ogni movimento la registrazione della variazione dei materiali, una volta ci fu anche l'umiliazione di dover pisciarsi addosso per vedere se il prodotto fosse adatto ai bambini sotto i cinque anni e per anziani non autosufficienti.


DJ

Passano gli anni ma otto son lunghi cantava Adriano Celentano, figuratevi quanto sono lunghi venti.
Quante cose cambiano in vent'anni, minimo quattro legislature ma sicuramente di piu', tre presidenti della Repubblica, probabilmente almeno due papi, una carriera di un buon giocatore di calcio, la facciata di una casa, la tua fidanzata del liceo.
Invece lui e' sempre li', con i suoi jeans, le sue camicie dai colori discutibili, per fortuna senza gli orribili camperos o le scarpe nere con la punta in metallo sostituite da piu' moderne sneakers, e tra le poche cose aggiornate il taglio dei capelli; passati da lunghi e mossi a corti e sparati in maniera disordinata al cielo passando per tinture improbabili, caschetti e ridicole creste.
Ancora sul pezzo a rifornire ragazzini di biglietti patinati e dai colori sgargianti e dando loro qualche centesimo per il volantinaggio e la gratuita nomina a PR, anzi pierre per esteso.
Una volta riempiva le piste era ricercato, suonava (ma poi "suona" un dj? Non mette solo i dischi o adesso i file?) in tutto il nord Italia, e d'estate in qualsiasi villaggio vacanze a monetizzare.
Ora ripiega con il revival e magari anche qualche karaoke settimanale in qualche pub, seguendo comunque la stessa scaletta e mettendo la stessa musica, raggiungendo il minimo sindacale per comprarsi il pane.
Lui e' cambiato e'ingrassato, leggermente stempiato, fatica a fare due serate di fila, ma deve pur mangiare, parte del suo pubblico e' cambiato, una volta scatenava le folle, ora accompagna una cena e magari quando cala la notte ed alza il volume i suoi utenti potrebbero essere suoi figli e ballano sulle musiche che sentono in casa alla domenica mattina quando la mamma fa le pulizie.

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