MATERASSO
Stanco, provato forse depresso.
Ben oltre i
sessant'anni, fisicamente aitante, molto curato; solo queste le note
positive di un lavoro prima bramato e sognato adesso diventato routine,
noia e col solito fardello delle prese per il culo degli amici e di chi
e' al corrente del suo mestiere.
Collaudatore di materassi da
vent'anni, prima brillante commesso venditore per un negozio di mobili
poi convinto da un rappresentante fornitore ad intraprendere questo
originale e nuovo impiego.
Pagato per restare sdraiato, questo pensava vent'anni fa e questo pensano ancora adesso gli amici.
Nei
primi anni non gli pesavano le richieste dei suoi principali, adesso si
vende meno, il pubblico cerca il prodotto nuovo, tecnologico, la
televisione con i suoi imbonitori fa una concorrenza al limite della
lealta', e anche i suoi test sono diventati piu' pesanti, i ricercatori
sempre piu' supponenti e ironici verso i collaudatori chiamati
semplicemente "soggetti", o forse e' lui che sta diventando vecchio e
meno tollerante.
Ha provato anche lui ad entrare in televisione, per
provare a vendere i materassi e mettere assieme le sue esperienze di
venditore e collaudatore, ma avrebbe firmato anche per fare
semplicemente il figurante vicino a quei sottoprotagonisti televisivi
che per restare un minimo in vista si umiliano a fare cio' che mai
avrebbero voluto, magari nella speranza di andare a svernare in qualche
isola tropicale da reality show.
Ma niente tv, solo sempre piu' frequenti visite di aggiornalmento, cosi' le chiamano in azienda.
Controllo
del peso, controllo della sudorazione, controllo della cute, controllo
di peli e capelli, per poter cosi' migliorare i prodotti e i materiali
che oltre ad essere resistenti devono essere facilmente lavabili,
idrorepellenti, antiallergici, antiacaro.
Ogni seduta l'azione
lavorativa e' praticamente un allenamento di stretching e posture,
cento-centocinquanta posizioni differenti da mantenere senza nemmeno
un'oscillazione per un tempo dato dai "cervelloni" e ad ogni movimento la
registrazione della variazione dei materiali, una volta ci fu anche
l'umiliazione di dover pisciarsi addosso per vedere se il prodotto fosse
adatto ai bambini sotto i cinque anni e per anziani non
autosufficienti.
DJ
Passano gli anni ma otto son lunghi cantava Adriano Celentano, figuratevi quanto sono lunghi venti.
Quante
cose cambiano in vent'anni, minimo quattro legislature ma sicuramente
di piu', tre presidenti della Repubblica, probabilmente almeno due papi,
una carriera di un buon giocatore di calcio, la facciata di una casa,
la tua fidanzata del liceo.
Invece lui e' sempre li', con i suoi
jeans, le sue camicie dai colori discutibili, per fortuna senza gli
orribili camperos o le scarpe nere con la punta in metallo sostituite da
piu' moderne sneakers, e tra le poche cose aggiornate il taglio dei
capelli; passati da lunghi e mossi a corti e sparati in maniera
disordinata al cielo passando per tinture improbabili, caschetti e
ridicole creste.
Ancora sul pezzo a rifornire ragazzini di biglietti
patinati e dai colori sgargianti e dando loro qualche centesimo per il volantinaggio e la
gratuita nomina a PR, anzi pierre per esteso.
Una volta riempiva le
piste era ricercato, suonava (ma poi "suona" un dj? Non mette solo i
dischi o adesso i file?) in tutto il nord Italia, e d'estate in
qualsiasi villaggio vacanze a monetizzare.
Ora ripiega con il revival
e magari anche qualche karaoke settimanale in qualche pub, seguendo
comunque la stessa scaletta e mettendo la stessa musica, raggiungendo
il minimo sindacale per comprarsi il pane.
Lui e' cambiato
e'ingrassato, leggermente stempiato, fatica a fare due serate di fila,
ma deve pur mangiare, parte del suo pubblico e' cambiato, una volta
scatenava le folle, ora accompagna una cena e magari quando cala la
notte ed alza il volume i suoi utenti potrebbero essere suoi figli e
ballano sulle musiche che sentono in casa alla domenica mattina quando
la mamma fa le pulizie.
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