Lunedi' mattina, Roma accompagna una distrutta Giorgia, il primo giorno della settimana e' il suo giorno nero, a scuola.
Quando escono e' praticamente ancora buio, e nonostante un autunno belga assolutamente clemente, a quell'ora il freddo e' pungente.
Giorgia con una specie di colbacco rosa, giubbotto praticamente ermetico, calzamaglia e stivale in pelle idro e gelo repellente, inforca il suo zaino, sale sul monopattino e di slancio lascia dietro la mamma, che dopo aver accompagnato a scuola la figlia prosegue per qualche centinaio di metri prima di rifugiarsi nel proprio ufficio.
L' inizio di questo rito io me lo godo dalla finestra di casa dopo aver incastrato Giorgia nello scafandro di lana e cotone e aver preparato una sufficiente colazione.
Quando sono ormai lontane, per prima cosa consulto il pc o il tablet, prima i giornali, al lunedì soprattutto siti di basket per vedere i risultati del week end, ovviamente la mail e poi facebook.
E proprio sul social del pischello yankee perennemente in t shirt che trovo la grande sorpresa, infatti solo dopo pochi minuti il bacio, l'abbraccio e il saluto alla mia piccola, la vedo in una foto condivisa dalla signora Halime, mamma di Eckrin, grande amica di Gio.
E' fiera, con un microfono in mano che aizza la folla, non ho particolari notizie sulla foto, ma già la vedo in questa giornata di sciopero generale belga, ergersi a rappresentante della sua comunità di mocciosi pronti alla lotta dura senza paura. Immagino pure che alle quindici e trenta orario in cui la vado a prendere, non dovrò caricarla sulla bici, ma ci sarà il tempo solo per un breve saluto, le consegnerò un po' di biancheria e lei inizierà l'occupazione.
Riguardo la foto e la vedo sotto il colbacco che tiene in testa per distinguersi dagli altri mentre la platea pende dalle sue labbra, la maestra accovacciata che le mantiene il microfono.
E' la chiara immagine del potere che si abbassa al popolo, la classe dirigente verso il normale individuo.
Vaneggio pensando a quelle magliette che gireranno nel duemilacento circa, con il volto della mia bimba, alla stella del calcio argentino di quel tempo che si tatuerà l'effige della rivoluzionaria italo lituana che ha ribaltato come una calza il Belgio e poi l'Europa interna.
Non stacco gli occhi dall'immagine e penso male, vedo la possibilità che la foto sia ritoccata per non dar modo di vedere la sterminata folla che sta seguendo il nuovo leader carismatico, l'inquadratura e' su di lei e solo la prima fila, ma e' sempre così per chi protesta, tra un po' verra' etichettata genericamente come antagonista.
E' quasi ora, pedalo verso la scuola, faccio un giro dell'isolato per vedere se ci sono già delle forze dell'ordine pronte in caso di disordini, non vedo barricate, non sento slogan, tutto sembra tranquillo e regolare.
Entro, Gio mi vede e come sempre mi corre incontro, dopo aver rispettosamente salutato la maestra.
Usciamo, quindi capisco che l'occupazione e' saltata, a casa le chiederò tutto, ma e' elementare che Giorgia ha dato fondo a tutte le sue capacita' diplomatiche, ha raggiunto un accordo favorevole a lei ed i suoi compagni.
Quando arriviamo a casa le faccio vedere la foto, pretendo una descrizione nei minimi particolari.
Mi racconta che quando e' arrivata nel grande salone di accoglienza della scuola Klimop, dei ragazzini stavano cantando Happy Birthday, dopo di che e' toccato ai turchi e al loro idioma, poi a lei e al suo compagno sardo/belga Carlo.
Insomma non era una protesta, anzi.
La classe dirigente in questo momento di scioperi a catena in Belgio ha voluto umiliare la base facendo una fantozziana assemblea dimostrativa per onorare la direttrice nel giorno del suo compleanno.
In più, stizzito, noto anche una sfumatura di razzismo e un uso smodato di luoghi comune: Giorgia, tu che sei italiana (spaghetti,pizza,mandolino) vieni a cantare!!
E' inevitabile valutare un cambio di scuola per il prossimo anno.
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