giovedì 12 giugno 2014

Weekly Pillows


Il nostro economista Coach K si prende una pausa dalle alchimie tecnico-tattiche del basket estivo e si dedica al suo lavoro, ecco il ritorno della rubrica WP, l'angolo economico.



Da Coppi alla Merkel
Settimana positiva per le piazze europee con Milano in gran spolvero (+3%). Non poteva essere diversamente dopo l’annuncio storico (giovedì 5 giugno) del presidente della BCE: Mario Draghi.
Chi segue i mercati ha osservato, prima delle parole del governatore, un indice italiano sonnacchioso, prudente, quasi sfinente, che poi, nel giro di mezz’ora, è sprintato e ha rivisto le vette raggiunte nel 2010… si è assistito a qualcosa di storico simile, per certi versi, al passaggio di borraccia tra Coppi e Bartali.
Si, perché il professor Mario stavolta ha sparato col calibro pesante (lasciando, per ora, da parte il bazooka): le sue misure sono state prese all’unanimità, ossia anche la Germania ha deciso di dire sì all’inflazione (di passare la borraccia). Quattro misure che, combinate assieme, formano un perfetto cocktail esplosivo:
1.  Il taglio dei tassi d’interesse: il tasso di rifinanziamento passa dallo 0.25 allo 0.15%; ed il tasso sui depositi overnight (quelli che durano una sola notte) subisce lo stesso taglio, diventando negativo (-0.10): ossia le banche dovranno pagare per lasciar parcheggiati fondi presso la Bce. Questa seconda misura dovrebbe “invitare” le aziende di credito a mettere in circolazione denaro ed abbassare l’euro.
2.  Liquidità : vengono concessi Tltro (Targeted long term refinancing operation) per riattivare il credito (ancora in calo). Le banche potranno chiedere liquidità alla BCE a condizioni molto vantaggiose a patto che tali risorse vengano “trasmesse” al settore privato, imprese e famiglie. Sono esclusi i mutui per la casa, per evitare bolle immobiliari come successo in Inghilterra.
3.  Titoli cartolarizzati: la BCE si impegna ad acquistare detti titoli (Abs, asset backed securities) per favorire il “credit easing”, ossia la facilitazione del credito. Si tratta di titoli emessi dalle banche per finanziare imprese e poi acquistati dalla BCE (prima, senza l’intervento della Banca centrale, tale mercato era poco trasparente e ristretto).
4.   Stop alla sterilizzazione: le banche non saranno più costrette (fino al 2016) ad approvvigionarsi di liquidità tramite aste a tasso fisso, ma potranno ottenere tutta la liquidità che richiedono.

In realtà  la vera sorpresa è stata la mossa che Draghi non ha fatto (il famoso bazooka), ovvero il Quantitative Easing (alleggerimento quantitativo).
Misura presa in Giappone già 13 anni orsono, quando nel 2001 la Boj (Bank fo Japan) per combattere la deflazione (oltre ai tassi zero, in vigore dal 1999), inondò di liquidità il sistema finanziario - per cercare di far in modo che le banche erogassero maggiori prestiti - acquistando bond (titoli) pubblici al di là del dovuto. Dal 2010 inoltre la Boj, grazie a Shinzo Abe, decise di acquistare anche obbligazioni pubbliche con l’obiettivo dichiarato di portare l’inflazione al 2%. La banca centrale in tal modo non parla più di tassi ma prende come riferimento la base monetaria (cercando di raddoppiarla) per svalutare lo yen e porre fine alla deflazione.
L’America ha seguito l’esempio giapponese e, dal 2008, la Federal Reserve ha deciso di combattere la crisi acquistando 800 miliardi di titoli del Tesoro, prestiti e bond garantiti da mutui. Successivamente Ben Bernake (l’ex governatore della Fed) varò persino un Qe 4, terminato alla fine del 2013 con il programma di tapering: ovvero la graduale riduzione degli acquisti di titoli, visto il miglioramento dell’economia statunitense.
Tornando all’Eurozona nonostante l’intraprendenza della Bce venerdì 6 giugno è arrivata sull’Italia una doccia fredda: l’agenzia di rating Standard & Poors ha mantenuto inalterato il livello del rating del nostro paese a BBB.
Ora, se è vero che Renzi ha ben impressionato gli investitori è altrettanto inconfutabile come il debito pubblico italiano sia uno dei più alti della zona euro, con la crescita economica che resta deludente e “modeste risultano le riforme strutturali implementate dall’inizio della crisi”.
A piovere sul bagnato si aggiunge il “miglior credito” dato a paesi come l’Irlanda (rating aumentato di due gradini) o Spagna e Portogallo, caduti in una crisi più profonda del Bel Paese (complice anche una bolla immobiliare) ma capaci di risollevarsi prontamente a fronte di enormi sacrifici.
Concludiamo con una punta di scetticismo:  riteniamo  le misure di Draghi non sufficienti per far ripartire la crescita in Europa, anche se diamo atto al professore di come  - passo dopo passo - sia riuscito a traghettare gli “irriducibili teutonici” a più miti consigli (ossia verso la promozione dell’inflazione), ma siamo fermamente convinti che solo l’uso del “bazooka”, cioè di stimoli monetari non convenzionali (l’invocato Qe), possa portare veri benefici a tutta l’Europa….e, a nostro avviso, questo dovrebbe avvenire nel prossimo trimestre.

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