Il nostro economista Coach K si prende una pausa dalle alchimie tecnico-tattiche del basket estivo e si dedica al suo lavoro, ecco il ritorno della rubrica WP, l'angolo economico.
Da Coppi alla Merkel
Settimana positiva per le piazze
europee con Milano in gran spolvero (+3%). Non poteva essere diversamente dopo
l’annuncio storico (giovedì 5 giugno) del presidente della BCE: Mario Draghi.
Chi segue i mercati ha osservato,
prima delle parole del governatore, un indice italiano sonnacchioso, prudente,
quasi sfinente, che poi, nel giro di mezz’ora, è sprintato e ha rivisto le
vette raggiunte nel 2010… si è assistito a qualcosa di storico simile, per
certi versi, al passaggio di borraccia tra Coppi e Bartali.
Si, perché il professor Mario
stavolta ha sparato col calibro pesante (lasciando, per ora, da parte il
bazooka): le sue misure sono state prese all’unanimità, ossia anche la Germania
ha deciso di dire sì all’inflazione (di passare la borraccia). Quattro misure
che, combinate assieme, formano un perfetto cocktail esplosivo:
1. Il taglio dei tassi
d’interesse: il tasso di rifinanziamento passa dallo 0.25 allo 0.15%; ed il
tasso sui depositi overnight (quelli che durano una sola notte) subisce lo
stesso taglio, diventando negativo (-0.10): ossia le banche dovranno pagare per
lasciar parcheggiati fondi presso la Bce. Questa seconda misura dovrebbe
“invitare” le aziende di credito a mettere in circolazione denaro ed abbassare
l’euro.
2. Liquidità : vengono concessi
Tltro (Targeted long term refinancing operation) per riattivare il credito
(ancora in calo). Le banche potranno chiedere liquidità alla BCE a condizioni
molto vantaggiose a patto che tali risorse vengano “trasmesse” al settore
privato, imprese e famiglie. Sono esclusi i mutui per la casa, per evitare
bolle immobiliari come successo in Inghilterra.
3. Titoli cartolarizzati: la BCE
si impegna ad acquistare detti titoli (Abs, asset backed securities) per
favorire il “credit easing”, ossia la facilitazione del credito. Si tratta di
titoli emessi dalle banche per finanziare imprese e poi acquistati dalla BCE
(prima, senza l’intervento della Banca centrale, tale mercato era poco
trasparente e ristretto).
4. Stop alla sterilizzazione: le banche non saranno
più costrette (fino al 2016) ad approvvigionarsi di liquidità tramite aste a
tasso fisso, ma potranno ottenere tutta la liquidità che richiedono.
In realtà la vera sorpresa è stata la mossa che Draghi
non ha fatto (il famoso bazooka), ovvero il Quantitative Easing (alleggerimento
quantitativo).
Misura presa in Giappone già 13 anni
orsono, quando nel 2001 la Boj (Bank fo Japan) per combattere la deflazione
(oltre ai tassi zero, in vigore dal 1999), inondò di liquidità il sistema
finanziario - per cercare di far in modo che le banche erogassero maggiori
prestiti - acquistando bond (titoli) pubblici al di là del dovuto. Dal 2010
inoltre la Boj, grazie a Shinzo Abe, decise di acquistare anche obbligazioni
pubbliche con l’obiettivo dichiarato di portare l’inflazione al 2%. La banca
centrale in tal modo non parla più di tassi ma prende come riferimento la base
monetaria (cercando di raddoppiarla) per svalutare lo yen e porre fine alla
deflazione.
L’America ha seguito l’esempio
giapponese e, dal 2008, la Federal Reserve ha deciso di combattere la crisi
acquistando 800 miliardi di titoli del Tesoro, prestiti e bond garantiti da
mutui. Successivamente Ben Bernake (l’ex governatore della Fed) varò persino un
Qe 4, terminato alla fine del 2013 con il programma di tapering: ovvero la
graduale riduzione degli acquisti di titoli, visto il miglioramento
dell’economia statunitense.
Tornando all’Eurozona nonostante
l’intraprendenza della Bce venerdì 6 giugno è arrivata sull’Italia una doccia
fredda: l’agenzia di rating Standard & Poors ha mantenuto inalterato il
livello del rating del nostro paese a BBB.
Ora, se è vero che Renzi ha ben
impressionato gli investitori è altrettanto inconfutabile come il debito
pubblico italiano sia uno dei più alti della zona euro, con la crescita
economica che resta deludente e “modeste risultano le riforme strutturali
implementate dall’inizio della crisi”.
A piovere sul bagnato si aggiunge il
“miglior credito” dato a paesi come l’Irlanda (rating aumentato di due gradini)
o Spagna e Portogallo, caduti in una crisi più profonda del Bel Paese (complice
anche una bolla immobiliare) ma capaci di risollevarsi prontamente a fronte di
enormi sacrifici.
Concludiamo con una punta di
scetticismo: riteniamo le misure di Draghi non sufficienti per far ripartire la crescita in Europa, anche se
diamo atto al professore di come - passo
dopo passo - sia riuscito a traghettare gli “irriducibili teutonici” a più miti
consigli (ossia verso la promozione dell’inflazione), ma siamo fermamente
convinti che solo l’uso del “bazooka”, cioè di stimoli monetari non
convenzionali (l’invocato Qe), possa portare veri benefici a tutta l’Europa….e,
a nostro avviso, questo dovrebbe avvenire nel prossimo trimestre.
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