Umberto è uno dei pochi pensionati non felice di esserlo, a lui non basta il caffè e i giornali del bar al mattino, non ha cani da portare a pisciare.
D'altronde nel suo passato ha avuto una vita frenetica, fatta di viaggi, voli per lo più interni ma continui, incontri e si dice qualche bella donna.
È obiettivamente difficile passare da un giorno all'altro da un vortice alla calma piatta.
Nella sua vita ha fatto di tutto: aspirante medico, cantautore, editore e con l'ardore giovanile il rivoluzionario comunista ambientalista, ma anche il modello di canottiere vintage, allevatore di avannotti.
Quello che però lo ha reso benestante è stata la sua capacità di imbonitore, ispirato da un suo grande amico, ma per tutti e due l'età avanza e lo smalto non è più lo stesso.
Ha piazzato di tutto, e' stato capace di accumulare i danari necessari per mantenere un ottimo stile di vita per lui e la sua famiglia.
Ora passeggia per il suo paesello in riva al lago, i suoi fedelissimi lo salutano con affetto e magari un po' di tenerezza, ricordando i fasti del passato, la grinta, la voce roca che rimbombava tra la gente.
Quando si ferma seduto su qualche panchina all'ombra a distribuire molliche di pane ai piccioni, qualche coetaneo gli porta il giornale, lui ringrazia ma lo legge malvolentieri, prova un po' di invidia verso quello definito il suo successore che riempie le prime pagine come faceva lui.
"Sto ragazzetto pensa in grande, vendere ruspe non è facile" pensa quando sfoglia le pagine.
Il suo passare la giornata viene sempre interrotta dal suo telefonino, quello con i tasti grandi:
"papà, sono in fattoria, ho un po' di carote, sedani e patate..."Ma lui lo interrompe "grazie, sono a posto così, ci sentiamo."
Non riesce a nascondere la sua malinconia, cerca di tenere davanti agli altri la sua fierezza, ma il cuore e' pieno di delusione, si sente tradito e abbandonato dalle stesse persone che lo portavano in palmo di mano, quelli che facevano la fila ogni anno per comprare ampolle d'acqua da portare a casa o in ufficio, in controtendenza con i normali boccioni che ora vengono messi negli angoli dietro ai computers o vicino al frigo.
Passeggia e borbotta e puntuale il telefonino squilla:
"Papà sono in fattoria, ho un po' di carote, sedani e patate..."ma lui lo interrompe "grazie, sono a posto così, ci sentiamo"
A lui piacerebbe passare all' osteria per giocare un po' a carte con gli altri ma il lato negativo della popolarità lo deve pagare, non è ben voluto da tutti, lo sa, e mantiene una certa discrezione, ma ciò gli pesa.
L'alternativa dei cantieri, ambita da molti pensionati, a lui non è gradita. In fondo grazie alla sua attività e alle sue amicizie quei cantieri lui li commissionava ora andare lì a vedere gli extracomunitari (che non vede di buon occhio!) a riempire la betoniera lo sente come una retrocessione, l'orgoglio del vecchio leone alla fine esce.
Quando il campanile batte mezzogiorno, come si usa in paese, si toglie il cappello e si incammina verso casa, e in questo momento che il suo pensiero vola al pomeriggio, come tirare sera? Cosa fare dopo il riposino del dopopranzo? Ama la televisione ma nello stesso tempo lo intristisce perché vede gente che non contava nulla che ora detta le regole al suo posto, preferisce mettere le vecchie vhs con lui protagonista.
Il pomeriggio passa tra play e rewind e viene interrotto solo dal cellulare con i tasti grandi. Come al solito è suo figlio. Ancora prima di dire pronto, con voce decisa: non mi servono né carote,né sedani, né patate.
Ma la risposta è sorprendente: no papà, volevo solo dirti che ho comprato una ruspa per la fattoria!
Vaffanculo, trota!
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